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Autore: Lady Numb    12/07/2011    6 recensioni
"Alexandra si accoccolò fra le sue braccia, lasciando che l’ansia di poco prima scivolasse via, non le sarebbe successo niente finché suo fratello fosse stato lì con lei, Zack non lo avrebbe permesso. [...]
Si addormentò con quel pensiero, sarebbe andato tutto bene, finché c’era Zack sarebbe andato tutto bene."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Shattered by Broken Dreams

Prologo:

2002:

Urla, urla, urla e ancora urla.

Tutto quello che sentiva erano urla.

Si raggomitolò ancora di più in quell’angolino della sua camera, al buio, perché loro dovevano credere che stesse dormendo, altrimenti avrebbero urlato ancora di più per decidere chi dei due fosse più irresponsabile.

Trattenne il respiro quando vide un fascio di luce entrare nella camera, segno che la porta si era aperta, ma non alzò lo sguardo.

Un attimo dopo sentì le braccia di Zacky avvolgerla in un abbraccio rassicurante.

‘Non è niente scricciolo, basta piangere’ le sussurrò lui, accarezzandole i capelli e tenendola stretta a sé.

Non si era nemmeno accorta delle lacrime che stavano scorrendo sul suo volto, ormai era talmente abituata a piangere in silenzio che nemmeno lo notava più.

Affondò il viso nel collo di Zack, sentendosi al sicuro, con lui si sentiva sempre più tranquilla e infatti già le sembrava di stare meglio.

‘Così scricciolo, brava’ le disse lui, spostandola da sé per poterla guardare in volto.

‘Sono stufa Zacky’ rispose lei.

‘Lo so...’ fu tutto quello che riuscì a dirle lui, non sapeva davvero cosa altro risponderle, era stanco quanto lei di quella situazione.

Odiava sentire i suoi genitori urlare in quel modo, ma la cosa che odiava di più era che non si rendevano conto di quanto male facessero ad Alexandra: sua sorella aveva quindici anni, non era una bambina, ma non voleva certo dire che per lei fosse facile, non lo era per lui che di anni ne aveva quasi ventuno e ormai passava la metà del tempo fuori casa con la band, figurarsi per lei.

‘Dai, mettiti a letto che è tardi’ le disse lui, indicando la radiosveglia, era quasi mezzanotte ‘Hai scuola domani’

‘Resti qui, per favore?’ gli chiese lei, lanciandogli quello sguardo disarmante che faceva fare a Zack tutto quello che lei voleva.

‘Certo che sì scricciolo’ le rispose lui, sdraiandosi di fianco a lei sul letto.

Alexandra si accoccolò fra le sue braccia, lasciando che l’ansia di poco prima scivolasse via, non le sarebbe successo niente finché suo fratello fosse stato lì con lei, Zack non lo avrebbe permesso.

‘Prima o poi finirà Lexy... te lo giuro, prima o poi finirà’ le disse lui ‘E finché non finirà io sono qui, ok?’

La ragazza annuì, sapeva che quelle di Zack non erano parole al vento, era certa che prima o poi l’avrebbe portata via di lì se i loro genitori non avessero preso provvedimenti prima.

Lui e la sua band stavano andando più che bene, presto avrebbero fatto successo e lei non avrebbe più dovuto sopportare tutte quelle urla.

Si addormentò con quel pensiero, sarebbe andato tutto bene, finché c’era Zack sarebbe andato tutto bene.

 

Due giorni più tardi

 

‘Zack, senza offesa, lo sai che adoro tua sorella, ma era proprio necessario venire a prenderla a scuola?’ chiese impaziente Brian, avrebbero potuto essere nel garage di Matt a suonare anziché in mezzo ad una valanga di ragazzini felici di lasciare quel luogo d’inferno chiamato scuola.

‘Te l’ho già detto Bri, non mi fido, te l’ho raccontato di mia madre o no?’ rispose leggermente irritato Zack.

Brian annuì, decidendo che era il caso di tenere la bocca chiusa, Zack era già abbastanza agitato e volendo essere del tutto sinceri non aveva torto: da quel che aveva capito, la sera prima sua madre aveva sostanzialmente provato a convincerlo a fare le valigie e a partire, per “lasciarsi alle spalle tutto questo”, ossia la situazione ormai insostenibile fra lei e il padre di Zack e Lexy.

‘Ehy, ciao Zacky!’.

I due si voltarono e si trovarono davanti ad Alyssa, una delle tante compagne di classe di Alexandra che aveva una cotta colossale per Zack.

‘Ciao Aly’ la salutò lui, mentre Brian tratteneva a stento una risata: Zack cercava solo di essere gentile, ma se non si fosse dato una mossa a mettere in chiaro che non era interessato, quella ragazzina prima o poi gli sarebbe saltata addosso. ‘Lexy?’ le chiese poi, guardandosi intorno alla ricerca della sorella.

Alyssa gli lanciò uno sguardo strano, poi gli rispose.

‘Lexy è uscita prima oggi, è passata tua madre a prenderla’.

Brian vide Zack sbiancare e decise che era il momento di iniziare a preoccuparsi.

‘Quando?’ chiese alla ragazza, dal momento che Zack sembrava aver perso la facoltà di parlare.

‘Era l’ultima ora prima di pranzo... quattro ore fa, più o meno’ rispose lei.

Zack non diede a Brian il tempo di rispondere, urlò un saluto ad Alyssa e trascinò l’amico verso la macchina, ma quando fece per salire al posto di guida l’altro lo fermò.

‘Tu non guidi in queste condizioni, fila dall’altra parte’ gli disse Brian, sedendosi dal lato del guidatore e partendo non appena l’amico si fu seduto di fianco a lui.

Zack nel frattempo aveva tirato fuori il cellulare e aspettava impazientemente che suo padre rispondesse.

‘Pronto? Papà, dove sei? Ha preso Lexy... sì, è andata a prenderla a scuola ti dico... non lo so, non ne ho idea... no che non me lo ha detto, cazzo! Ok... ok, sto andando a casa a vedere... no, guida Brian... sì, a dopo’ disse, riattaccando.

‘Allora?’ chiese preoccupato Brian, quella situazione cominciava a sembrargli veramente poco piacevole.

‘Mio padre non sa niente... cazzo Brian, se l’è portata via, se l’è portata via’ rispose Zack, prendendosi la testa tra le mani.

‘Calmati Zack, non fasciarti la testa prima di averla rotta, ok?’ provò a calmarlo Brian, ma non ci credeva nemmeno lui, da quello che gli aveva raccontato il suo amico, sua madre sembrava veramente capace di aver fatto una cosa del genere.

Nel frattempo erano arrivati a casa di Zack, che si precipitò fuori dall’auto e dopo aver aperto la porta di casa corse su per le scale, seguito da Brian, ed entrò in camera della sorella.

‘Fanculo!’ urlò Zack, dando un calcio alla sedia della scrivania, per poi lasciarsi cadere sul letto della sorella pericolosamente prossimo alle lacrime.

Non ci voleva certo un genio per capire che quello che Zack aveva ipotizzato in macchina era giusto, guardandosi intorno la prima cosa che Brian aveva notato erano i cassetti aperti e quasi vuoti, senza contare che non era rimasto più nulla in quella camera di Lexy, solo qualche poster appeso al  muro e le foto sul comodino, ma tutto il resto era sparito.

In quel momento sentirono qualcuno salire le scale e un attimo dopo il signor Baker entrò nella stanza, sbiancando esattamente come il figlio quando vide che era sparito tutto quanto.

‘L’ha presa...’ disse Zack, senza alzare lo sguardo dal pavimento.

‘Chiamo la polizia’ disse suo padre, chiedendo a Brian di restare col figlio prima di scendere di sotto.

‘Ehy’ disse Brian, sedendosi di fianco a Zack.

‘E se non la trovano Brian?’ chiese il ragazzo con la voce incrinata.

‘Zack, cerca di essere positivo...’

‘Come cazzo faccio ad essere positivo? Ha avuto quattro ore, cazzo, quattro ore!’ sbottò il ragazzo, per poi tornare di nuovo all’atteggiamento disperato di poco prima ‘Scusa’ sussurrò poi, non aveva avuto intenzione di prendersela con Brian.

‘Non preoccuparti’ gli rispose l’altro, era comprensibile che Zack fosse sul punto di esplodere e lui non sapeva sinceramente cosa dirgli senza suonare banale.

‘Devo avvisare gli altri... le prove...’ disse improvvisamente Zack, confermando a Brian che era decisamente sotto shock.

‘Ci penso io... se vogliono venire qui che gli dico?’

‘Ok’ rispose l’altro.

Non appena il padre di Zack rientrò in camera, Brian disse che andava a telefonare, anche per lasciarli da soli, in quel momento si sentiva di troppo.

Come aveva immaginato, Matt gli disse che sarebbero arrivati immediatamente e una volta che ebbe riattaccato, Brian si lasciò cadere sul divano del salotto: non era da lui essere pessimista, ma quella situazione non lasciava presagire nulla di buono.

 

‘Mamma, dove stiamo andando?’ chiese per l’ennesima volta Lexy, da quando l’aveva prelevata da scuola ore prima non aveva detto molto, si era limitata a dirle che dovevano andare in un posto, l’aveva caricata in macchina ed erano in viaggio da allora.

‘Te l’ho detto, via da qui’

‘Io non voglio! Riportami a casa! Voglio andare da Zack!’

‘Zack ha scelto di restarsene a casa, smettila Lexy!’ esclamò sua madre.

‘No! Zack non mi lascerebbe mai da sola!’ ribatté lei.

‘E invece lo ha fatto, ok? Ha preferito la sua stupida band e ha detto che ci potevamo andare da sole via da quella casa se proprio ci tenevamo, ok?!’ le urlò la madre.

Lexy rimase a fissarla senza parole: Zacky non poteva aver fatto una cosa del genere, si rifiutava di crederlo.

‘Lexy...’ riprese la donna con un tono più dolce ‘Credi che non abbia chiesto anche a lui di venire via con noi? Gliel’ho detto che me ne volevo andare, che non ce la facevo più a stare in quella casa, che volevo ricominciare con voi... ma lui si è tirato fuori Lexy, ha detto che preferiva restare in California... non l’ho potuto obbligare, ha quasi ventun’anni, è una sua scelta’.

La ragazza si limitò ad annuire senza dire nulla: Zack l’aveva abbandonata, l’unica cosa che riusciva a pensare era che Zack l’aveva abbandonata.

‘Voglio chiamarlo’ disse Lexy alla madre, che le aveva preso il cellulare.

‘Tesoro, non è una buona idea... aspettiamo che si calmino le acque, poi potrai chiedere spiegazioni direttamente a lui, ok?’ le disse la donna.

La ragazza si limitò ad annuire, voltandosi verso il finestrino per non far vedere alla madre le lacrime che stavano scendendo sulle sue guance: Zack l’aveva tradita, Zack aveva scelto volontariamente di lasciarla da sola quando aveva promesso che non lo avrebbe mai fatto.

Mai nella sua vita si era sentita più ferita e abbandonata.

‘Dove stiamo andando?’ chiese di nuovo Lexy, senza voltarsi.

‘Pensavo a New York... ti piace l’idea?’ le chiese entusiasta la donna.

‘Sì... New York va bene’ rispose piatta Lexy, senza mai smettere di guardare il paesaggio scorrere fuori dal finestrino: voleva mettere la maggior distanza possibile fra lei e Zack, lo odiava per averle mentito, lo odiava per averla tradita, non voleva mai più avere nulla a che fare con lui.

 

Ebbene sì… Lady Numb is back!

Allora, un paio di piccolo note su questa storia... come avrete già intuito, la mia vena tragica è partita per la tangente, d’altronde ho cominciato a scriverla nel periodo più nero della stesura della mia tesi, è assolutamente normale avere pulsioni omicide... (fra parentesi: MI SONO LAUREATA, OLLE’!!! J )

Altra cosa: non è assolutamente finita, è in fase di stesura... quindi vi avviso fin da subito che gli aggiornamenti NON saranno regolari, anche perché fra una settimana parto per il mare e poi è estate... insomma, immagino che anche voi abbiate una certa vita sociale, no? ;)

Altro... mmh... niente, spero che vi piaccia questo prologo, vi invito caldamente a recensire per farmi sapere cosa ne pensate... tutte le opinioni sono bene accette, così come le critiche (costruttive)!

xxx

Lady Numb

 

   
 
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