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Autore: Mattimeus    15/07/2011    4 recensioni
Mentre la nave entrava nel porto, venimmo accolti da un caloroso benvenuto di profumo di pane. Quello non era certo l'unico odore che aleggiava intorno alla nave, anzi, a me pareva che la puzza di acciughe e di sartie bagnate soverchiasse tutto il resto. Eppure i marinai sono ormai abituati a tutto questo e apprezzano particolarmente una città come Portovivo, dove il forno del panettiere è spesso sopravento ai moli. Ma io non ero un marinaio, ero un mozzo, e al tanfo delle casse di merluzzo marcio non ci ero ancora abituato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a coloro che amano



Storia di mare

Mentre la nave entrava nel porto, venimmo accolti da un caloroso benvenuto di profumo di pane. Quello non era certo l'unico odore che aleggiava intorno alla nave, anzi, a me pareva che la puzza di acciughe e di sartie bagnate soverchiasse tutto il resto. Eppure i marinai sono ormai abituati a tutto questo e apprezzano particolarmente una città come Portovivo, dove il forno del panettiere è spesso sopravento ai moli. Ma io non ero un marinaio, ero un mozzo, e al tanfo delle casse di merluzzo marcio non ci ero ancora abituato.

Mentre l'equipaggio manovrava la nave per l'attracco, io abbracciai con lo sguardo la città, che mi era diventata tanto cara nonostante non riuscissi ancora ad apprezzare le fragranze del fornaio: era qui infatti che viveva lei, Agave, nel viottolo ciottolato accanto al droghiere. Mi stava aspettando. Mi aveva aspettato per tutto l'autunno, mentre la nave faceva rotta verso sud e verso affari migliori; mi aveva aspettato per tutto l'inverno, mentre la nave era rimasta nelle acque più calde e più prolifiche di guadagno; e mi aveva aspettato per tutta la primavera, mentre la nave finalmente tornava in queste acque per restarci tutta l'estate. Portovivo è una città molto trafficata, molte rotte commerciali passano di lì, cosa che mi consentiva di fermarmi qualche giorno ogni settimana per stare con Agave. Erano passati quasi dieci mesi da quando ci eravamo visti l'ultima volta. I marinai parlano spesso di un anno come se fosse un attimo. “Passerà prima che tu te ne accorga” dicevano. Sembravano avere molta esperienza in queste cose, eppure a me sono sembrati un'eternità. Figuriamoci poi un anno intero. Tutto ciò naturalmente non aveva fatto altro che accrescere la mia ansia di rimettere piede in città: mai una nave mi è sembrata così lenta come in quel momento.

Finalmente la nave attraccò e l'equipaggio si sbrigò, dopo aver ricevuto la paga, ad andare a divertirsi in città. Naturalmente noi mozzi rimanemmo a bordo a pulire. In tre, ci volle fino a sera per concludere. La paga di un mozzo non è certo quella di un marinaio, ma consente un soggiorno decoroso nei brevi periodi di vita a terra.

Appena finito il lavoro, animato dal pensiero di rivederla, praticamente saltai giù dalla nave, lasciai indietro i miei due stanchi colleghi e corsi tra le luci delle osterie fino al mercato, poi a destra verso il droghiere. Giunto a casa sua, non vidi nessuna luce dentro le finestre. La sua porta era al primo piano. Salii le scale con reverenza, arrivai alla porta e bussai. Aspettai ancora, poi bussai ancora, ma ancora nessuna risposta. Mi sedetti contro la ringhiera che dava sulla strada, pensando che forse la stanchezza degli altri due mozzi era condivisibile. Poi passò di lì Piombino, il più giovane dei due, e mi urlò dal basso che loro si erano sistemati da Baffiunti. Gli urlai in risposta che a breve li avrei raggiunti, poi, appena trovai la forza di alzarmi, mi avviai all'osteria.

Baffiunti era un nostro vecchio amico; l'estate scorsa io e Piombino avevamo alloggiato praticamente sempre da lui e, per inciso, era lui che mi aveva fatto conoscere agave. Appena entrai nella sua osteria mi lanciò un saluto rumoroso dal bancone:

-Pesce! Razza di zuccone! Ci avrei scommesso che saresti andato a casa sua ancora prima di venire a salutarmi! Forza, avvicinati. Se fossi passato prima da me ti avrei avvisato: non è a casa, è andata nell'entroterra a fare una commissione per il droghiere. Ma voi marinai siete tutti uguali, se avete in testa una cosa nemmeno con il martello ve la si può schiodare-.

-Io non sono un marinaio, sono un mozzo. Se fossi stato un marinaio la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata venire qui ad affogarmi nella tua ottima birra, come effettivamente ha fatto tutto l'equipaggio-.

-Ma che dici! Tutti non ci sarebbero stati qui dentro: un po' sono andati alla vecchia taverna dei moli. Ma non è questo il punto. Agave è tanto importante per te da essere la prima cosa a cui pensi quando scendi dalla nave?-

-In realtà non ho mai smesso di pensarci... e se non ti sta bene avresti dovuto riflettere meglio quando me l'hai presentata-.

-Non potevo non presentarvi. Con tutte le forniture che mi procura prima o poi avreste finito per presentarvi da soli e io questo non potevo permetterlo, o avrei perso tante notizie di voi due in anteprima-.

-Sei peggio di una vedova pettegola-.

-Ovvio, questa è una regola di ogni oste che si rispetti. Tu piuttosto sembri un marinaio abbastanza atipico-.

-Questo perché continui a confonderti. Io sono un mozzo-.

-Comunque Agave non tornerà prima di domani pomeriggio. Tu quando riparti?-

-Non ce l'hanno ancora detto-.

-Bene! Allora ti rimpinzerò con la tua zuppa preferita, dato che stai diventando un bel fusto e bisogna mettere tanta legna nella stufa-.

-Guarda che è la tua zuppa preferita-.

-Tanto per stasera offre la casa, quindi zitto e mangia. Vai a sederti laggiù con gli altri, tra poco vi porto la sbobba-.



Circa a metà della zuppa, quando ancora nessuno di noi aveva parlato – troppo stanchi e intenti a mangiare – entrò nell'osteria l'Irlandese. Anche l'Irlandese era una conoscenza dell'anno precedente, non stretta come Baffiunti ma comunque buona. E non avrebbe potuto essere altrimenti: l'Irlandese suonava il violino in maniera divina. Appena Piombino lo vide entrare, si staccò dalla zuppa e mi disse: -Hai visto, Pesce? Te l'avevo detto! Suona ancora! Vedi? Ha portato il violino, l'ha portato!-.

Quando iniziò a suonare, il centro dell'osteria diventò una pista da ballo. L'Irlandese era... incredibile. Il suo violino era sempre intonato. Dovunque andasse, dovunque suonasse, aveva il potere di far ballare chiunque. Era il tipo di uomo dalle cui labbra pendevano sempre tutti, soprattutto le donne. Lo si vedeva spesso in compagnia di qualche giovane avvenente. Era magnetico. Così andai anch'io a battere piedi e mani al ritmo di uno dei suoi famosi reel, finché la stanchezza mi rapì alla musica per portarmi a letto. I miei ricordi riprendono la mattina dopo.

   
 
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