Anime & Manga > Lamù
Ricorda la storia  |      
Autore: Amy Dickinson    17/07/2011    9 recensioni
Lamù acquista da un altro pianeta una macchina che promette il teletrasporto, è ansiosa di provarla e, vedendo che funziona, propone ai suoi amici di teletrasportarsi tutti insieme alle Hawaii cosa che, ovviamente accettano di buon grado. Ma anziché andare alle Hawaii la combriccola finisce a Nerima...
Una veloce e bizzarra one-shot su due dei mondi fantastici di Rumiko Takahashi con un piccolo cameo di un terzo. Spero che possa piacervi, mi raccomando fatemi sapere che ve ne pare, buona lettura ^^
Amy
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atarù Moroboshi, Lamù, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era mattina a Tomobiki, una bella giornata estiva, soleggiata ma accompagnata da un venticello fresco e piacevole. Lamù si era svegliata da poco ed era affacciata alla finestra della stanza di Ataru. Il suo tesoruccio dormiva beatamente nel futon e, poco più in là, Ten sonnecchiava sul suo tappeto tigrato.

*Oggi fa caldo ma il clima è comunque piacevole, sarebbe bello poter andare al mare anziché restarsene qui in città* pensò.

“Ma sei impazzito, stupido marmocchio?!” gridò improvvisamente Ataru svegliandosi di soprassalto dopo aver ricevuto una fiammata in pieno volto.

“Ho fatto un brutto sogno e vedere la tua brutta faccia già di prima mattina non mi aiuta a dimenticare!” protestò Ten.

“Ah sì, eh? Se vuoi litigare per me va bene” fece allora, brandendo una padella.

“Quella ti servirà a poco dopo che avrò arrostito il tuo fondoschiena!”

“Ehi voi due, ogni mattina la stessa storia, adesso basta!” sopraggiunse Lamù, mettendosi in mezzo.

“Ha cominciato lui!” gridarono all’unisono i due litiganti, additandosi a vicenda.

“Non mi importa chi ha cominciato, smettetela. Dato che siamo tutti svegli andiamo di sotto a fare colazione”

Il tono della oni non ammetteva repliche e, vista la fame, nessuno dei due aprì bocca, così iniziarono a scendere le scale per recarsi al piano sottostante ignorandosi a vicenda.

L’attenzione di Lamù fu però attirata da un rumore che proveniva dall’esterno e così corse alla finestra per vedere di cosa si trattasse. In un batter d’occhio apparve davanti ai suoi occhi la poco gradevole figura del postino spaziale che le rilasciò un pacco.

*Che sia…?*

Non potendo resistere alla curiosità, aprì la scatola per accertarsi che contenesse quello che aveva ordinato. Saltò fuori un curioso dispositivo che assomigliava vagamente ad una coccinella e un libricino di istruzioni scritte in una lingua incomprensibile agli umani.

“Ehi Lamù, vuoi deciderti a scendere?” gridò Ataru poco dopo.

“Arrivo tesoro” rispose lei, presa dal manuale.

Non molto tempo dopo la ragazza scese al piano sottostante con in mano l’oggetto che le era stato consegnato.

“Ma cos’è quell’affare?” chiese Ataru mentre si abbuffava come suo solito.

“E’ un congegno che consente di teletrasportarsi in qualsiasi luogo del pianeta in un attimo” spiegò Lamù prendendo posto e salutando i futuri suoceri.

“E quel coso permetterebbe di teletrasportarsi? Ma non farmi ridere! Figuriamoci, sarà la solita fregatura”

“Non ci credi, vero? Bene, ti dimostro subito che funziona invece”

Senza nemmeno fare colazione, l’aliena si guardò attorno e la sua attenzione ricadde su di una mela.

“Guarda quella mela, ora grazie a questo la sposterò dal tavolo alla tua scrivania” e così dicendo premette un pulsante sul dorso della coccinella, quella si aprì emanando un bagliore, la mela venne come risucchiata al suo interno, poi l’affare si richiuse e del frutto non v’era più traccia.

“Ma… dov’è finita?” si chiese il padre di Ataru staccando la faccia dal suo giornale per un momento.

“Di sopra, naturalmente”

“Come fai ad esserne tanto sicura?”

“Ten, va’ a prendere la mela”

Il piccolo oni annuì e, pochi istanti dopo, scese dalla scala con in mano quella stessa mela.

“Incredibile!” esclamarono tutti e tre i Moroboshi.

“Hai visto, tesoruccio?”

“Vuol dire che se lo uso potrò teletrasportarmi a casa di tutte le più belle ragazze della città per chiedere loro di uscire con me? Hai fatto un ottimo acquisto, brava Lamù!” fece Ataru strappando la coccinella dalle mani della ragazza.

“Hai capito proprio male, tesoruccio!” gridò, lanciandogli una scarica elettrica così potente da fargli sfondare il tetto e mandarlo fuori orbita.

“De-devo ancora finire di pagarla questa casa!” piagnucolò lo sfortunato capofamiglia.

La coccinella spaziale precipitò dal cielo e ricadde nelle mani di Lamù.

*E dire che volevo usarla per fare una vacanza permettendoti di risparmiare i soldi del viaggio… sei proprio uno stupido!* pensò, indossando la divisa scolastica.

Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola prima della pausa estiva e Lamù non vedeva l’ora di prendersi un po’ di meritato riposo dopo faticosi mesi di studio – alla poverina era toccato impegnarsi molto per potersi mettere alla pari coi compagni.

“Oh, buongiorno cara Lamù”

“Ciao ragazzi” salutò di rimando.

“Oggi è proprio una bella giornata, vero?” chiese Megane.

“Sì, fortuna poi che è l’ultimo giorno di scuola”

“Infatti! Senti Lamù, avresti dei programmi per…”

“Non dovreste rallegrarvi!” l’interruppe una voce severa alle loro spalle. “Durante le vacanze dimenticate puntualmente quello che io cerco di insegnarvi durante tutto l’anno col sudore della mia fronte, rincitrullendovi ancora di più!”

“Salve professor Onsen” salutò Lamù, ignorando Megane a sua volta.

“Ehi Lamù, dammi subito quell’affare!” gridò all’improvviso Ataru correndo nella direzione della ragazza.

“Moroboshi! Non è questo il modo di rivolgersi a Lamù” sopraggiunse Mendo cercando di colpirlo con la sua spada.

“Cos’è, vuoi rompere già di prima mattina? Non ti impicciare!”

“Di che si tratta?” chiese Shinobu avvicinandosi all’aliena.

“Ecco, ho acquistato per corrispondenza un oggetto che è in grado di teletrasportare” spiegò, tirando fuori la strana coccinella dalla cartella scolastica.

“Dici davvero?”

“Sì sì, l’ho già collaudata con successo”

“Con una mela” specificò Ten a Shinobu.

“Su forza, la campanella sta suonando, entrare immediatamente!” urlò il professore.

“Perché non lo fai comparire sul tetto della scuola come dimostrazione?” suggerì Ataru indicandolo.

Lamù esitò un momento ma poi, colta dall’entusiasmo, attivò il meccanismo e il povero Onsen venne risucchiato e spedito direttamente sull’estremità più alta dell’istituto.

“Ma che accidenti…? Ehi, Moroboshi, se non mi fai scendere subito sei in punizione da oggi fino all’anno prossimo!!!”

“Sorprendente!” fu l’esclamazione generale – il povero Onsen venne ancora una volta ignorato.

“A dire il vero l’ho acquistato perché pensavo di fare una vacanza col mio tesoruccio ma dato che lui non accetterebbe mai di andarci da solo con me, pensavo di chiederlo anche a tutti voi. Vorreste tornare alle Hawaii?”

“Come sei gentile…” disse Megane mentre i suoi occhiali si appannavano per gli audaci sogni ad occhi aperti che si fecero strada nella sua mente.

“Magari, sarebbe fantastico!”

“Perché non partiamo subito? Qui comincia a fare caldo…” osservò Perma che stava vicino a Megane.

“Va bene, visto che insistete tanto…”

Un sonoro esulto della combriccola convinse Lamù ad utilizzare l’apparecchio.

“Teniamoci per mano, al mio tre avvierò il congegno, pronti? 1, 2, 3!” fece la ragazza poco prima che un fascio di luce accecante li avvolgesse e li spingesse nel vuoto.

Vorticarono nel nulla, immersi nel bianco, per un tempo che non seppero definire prima di ritrovarsi, spaesati, sull’asfalto. Doveva essere pomeriggio.

“Siamo già arrivati alle Hawaii?” chiese Chibi strofinandosi gli occhi.

“Macché Hawaii e Hawaii! Non vedi che siamo ancora in città?” fece Megane.

“Lamù, come al solito non sai fare altro che disastri, dovevi portarci al mare e invece siamo ancora al punto di partenza!”

“Ma tesoruccio…”

“Non osare mai più rivolgerti a lei in quel modo, chiaro Moroboshi?” fecero all’unisono Mendo, Megane e gli altri usando un tono minaccioso.

“Sono sicura che siamo ancora a Tokyo, ma non a Tomobiki” sentenziò Shinobu.

“Non ho potuto non ascoltare la tua melodiosa voce, dolce fanciulla. Qui infatti non è Tomobiki ma Nerima” disse un ragazzo con indosso un kimono sbucando dal nulla ed afferrando le mani di Shinobu.

“Ma tu chi sei?”

“E’ strano che tu non conosca il mio nome ma è evidente che non sei del quartiere. Sono Tatewaki Aristocrat Kuno, diciassette anni, campione di kendo e tuono blu del liceo Furinkan” si presentò.

“Giù le mani da Shinobu!” fece Ataru colpendolo in testa con un martello di legno.

“Nerima, hai detto?” fece Shinobu.

“Oh, quale splendore!” un istante dopo essere stato colpito, il volto di Kuno si illuminò alla sola vista di Lamù tanto che corse ad abbracciarla.

“Ma come ti permetti?!” gridò l’aliena atterrandolo con una potente scarica elettrica.

“Ma che gente c’è qui? Questo sembra Ataru…”

“Cosa dici Shinobu? Io non farei mai la corte ad altre donne all’infuori di te!”

“Lasciami subito!” fece la ragazza colpendolo visto che la stava abbracciando.

“Tesoruccio, giù le mani da lei!” gridò contemporaneamente Lamù.

“Se non altro sappiamo dove siamo finiti. Propongo di cercare una piantina della città per vedere come tornarcene a Tomobiki” suggerì Mendo, rammaricandosi di aver lasciato a casa il suo telefono.

“Ottima idea, andiamo a comprarne una”

Ma proprio nel momento in cui si misero in marcia il muro davanti a loro si squarciò.

Bakusai Tenketsu!” gridò qualcuno.

Diradatosi il polverone, apparve un altro ragazzo.

“Ma dove sono finito adesso?!” esclamò dando l’idea di parlare più a se stesso che a loro.

“E ora chi è ‘sto qui?” domandò Ataru.

“Dovete portarmi a casa Tendo!” intimò quello prendendo Ataru per il lembo della giacca.

“Casa Tendo? Non siamo di queste parti!”

“Oh, no! E adesso come faccio a tornare da Akane col mio pessimo senso dell’orientamento?” si lamentò scuotendo la testa e piangendo.

“Akane? Com’è questa Akane?” chiese Ataru, incuriosito dal nome femminile.

“Akane è la ragazza più bella che conosca” rispose il ragazzo immaginando Akane avvolta in una veste bianca con tanto di ali ed areola da angelo.

“Bene, ti aiuteremo a trovare Akane. Andiamo ragazzi!” fece Ataru, pieno d’energia nonostante la calura.

“Davvero? Grazie mille!”

“Ataru non capisce più niente quando si tratta di ragazze” osservò Mendo mentre tirava fuori un pettine e uno specchio per ammirarsi ed avere la conferma di essere ancora in ordine.

“A proposito, non ci hai detto il tuo nome”

“Sono Ryoga Hibiki”

Le presentazioni furono presto ultimate, tuttavia, nessuno osò ricordare a Ryoga che non conoscevano la strada per la casa dei Tendo.

“Fermati brutto vecchiaccio!”

“Ahahahah, prendimi se ci riesci!”

Sul bordo di un muro lì vicino correvano a tutta forza una piccola figura nera e una ragazza con la treccia.

“Oh, ma sono Ranma e il vecchio Happosai! Seguiamoli, presto, ci porteranno loro a destinazione” li esortò Ryoga.

“Subito!” esclamarono Ataru e Mendo ammirando le forme della ragazza appena passata.

Dopo una corsa trafelata si ritrovarono tutti davanti ad una casa, l’insegna diceva ‘Tendo – scuola di arti marziali’ .

“Eccoci arrivati” spiegò Ryoga.

“Ehi ma abbiamo perso Megane e gli altri”

“Non preoccuparti Shinobu, vedrai che troveranno la strada”

“Se lo dici tu, Mendo”

“E’ permesso?” chiese intanto Ryoga entrando in casa.

“Ciao Ryoga, è un po’ che non ci si vede, sei venuto a trovare Ranma? Oh, hai portato degli amici” salutò una bella ragazza facendo capolino nell’ingresso.

“Ciao Kasumi, beh non proprio, loro…”

“Ti prego bellezza, esci con me?”

“Tesoruccio, sei sempre il solito!” lo sgridò Lamù mentre Ryoga gli diede un pugno.

“Scusalo, non ha le maniere adatte. Sono Shutaro Mendo e questi sono i miei amici Lamù, Shinobu, Ten e Ataru. Purtroppo ci siamo persi e siamo arrivati qui. Avremmo bisogno di qualche indicazione, possiamo entrare, bella signorina?” domandò Mendo con fare cerimonioso.

“Sì certo, prego” rispose la ragazza un po’ perplessa ma sempre con il suo sorriso gentile.

Fece accomodare gli ospiti in soggiorno e andò a prendere del tè freddo.

“Oh accidenti, devo andare in bagno” si lamentò Ataru.

“Ti faccio vedere dov’è” si offrì Ryoga nonostante quella non fosse casa sua.

“Sembra che lui conosca bene la casa eppure non sapeva come arrivarci”

“Hai ragione Lamù, è così strano”

Ryoga mostrò ad Ataru la porta del bagno e lui non esitò ad entrare. Dall’ambiente della vasca fuoriusciva vapore acqueo che solleticò le fantasie del dongiovanni di Tomobiki.

*Dev’esserci qualcuno che sta facendo il bagno* pensò, sbavando.

Scorse un’esile figura che si stava per immergere nell’acqua, così non perse tempo, aprì la porta e si lanciò su di lei. Era proprio la ragazza che avevano visto pochi minuti prima in strada e ora era nuda poiché pronta a fare il bagno.

*Questa è la mia occasione!* pensò, spogliandosi all’istante.

“Ciao, facciamo il bagno insieme?”

“E tu chi sei?” chiese lei sbigottita.

Ataru, prendendola di sorpresa, riuscì ad abbracciarla.

“Toglimi quelle mani di dosso!” gridò, colpendolo con una gomitata sulla testa.

“Esatto, solo io posso toccare Ranma!” sopraggiunse un vecchietto, toccandole il seno.

“Fuori dai piedi, maledetti maniaci!” gridò Ranma mandandoli in orbita con un calcio.

“Che succede?” sopraggiunse Ryoga.

“Ah, sei tu Ryoga? Il solito Happosai e un altro maniaco come lui” fece la ragazza immergendosi nella vasca e… prendendo le sembianze di un ragazzo.

“Maniaco?”

“Oh no, il mio tesoruccio! Dove è andato il mio tesoruccio?” gridò Lamù prendendosela con Ryoga.

“Cosa vuoi che ne sappia io?!”

“Sei tu che lo hai portato qui!” fece trasmettendogli l’elettroshock. Inutile dire che il poveretto si accasciò sul pavimento.

“Ma voi chi siete?” domandò Ranma coprendosi con un grosso asciugamano.

“Oh beh, li ho incontrati per strada e ho chiesto loro di portarmi qui”

“E tu porti estranei in casa d’altri con queste futili motivazioni, Ryoga?”

“Macché futili motivazioni, volevo vedere Akane!”

“Non è il momento di litigare, dicci dov’è andato Moroboshi” fece Mendo minacciando Ranma con la spada.

“Ma sei un parente di Kuno?”

“Rispondi alla mia domanda!”

“Togliti dai piedi!” rispose, mandando in orbita anche lui.

“Vi ho portato del tè. Dove siete ragazzi?” chiamò Kasumi.

Lamù e Shinobu uscirono dal bagno con le idee confuse ed un po’ imbarazzate. Presero il tè ed aspettarono che Ataru e Mendo si facessero vivi. Al loro posto però fecero capolino Ryoga e l’altro ragazzo.

“Non mi sono presentato, sono Ranma Saotome”

“Ciao, io sono Shinobu Miyake”

“E io Lamù. Dimmi Ranma, hai per caso visto il mio tesoruccio?”

“Intendi quello con lo sguardo allupato? Eccolo lì” rispose, indicando un albero nel giardino dei Tendo.

“Oh, tesoro, che ti è successo?”

“Ehi, c’è anche Mendo!”

Le due ragazze si precipitarono sotto l’albero e tirarono giù i malridotti amici.

“Capisco, allora sei un’aliena…” fece Ranma dopo che le spiegazioni furono terminate.

“E tu una mezza ragazza” fece Ataru.

“Macché mezza ragazza, stupido!”

“Ehi, non dare dello stupido al mio tesoruccio!”

“Ragazzi, calma… vi ho portato anche del gelato, con questo caldo è proprio l’ideale, vi rinfrescherà le idee”

“Grazie, Kasumi” disse Ranma.

“Ecco dov’eri finito, Ten”

“Sì, questo bambino alieno è adorabile, mi ha dato una mano a scongelare la cena di stasera” disse Kasumi dandogli una pacca affettuosa sulla testa.

*Co-com’è bella…* e così pensando, il piccoletto arrossì.

“Oh, papà, signor Genma, bentornati”

“Ciao Kasumi, vedo che abbiamo ospiti. Sono Soun Tendo, piacere di conoscervi” fece un uomo dai folti baffi e dall’aria gentile, salutando tutti.

“Ah, eccoti qui, papà! Per colpa tua prima sono caduto nel canale!” gridò Ranma alzandosi e prendendo a calci e pugni un grosso panda che protestava esponendo cartelli a destra e a manca. Alla fine, lottando, caddero nel laghetto del giardino e il ragazzo col codino lasciò spazio alla ragazza col codino.

“Papà?!” fecero Lamù e Shinobu sbigottite guardando il panda.

“Sarà pure un maschio in realtà ma mi attrae lo stesso!” fece Ataru buttandosi nel laghetto.

Sfortunatamente per lui, sulla sua testa si posò una piccola figura che l’usò come trampolino.

“Sono a casaaa!”

“Maestro, ha fatto buona caccia?” chiese Soun con un falso sorriso sulle labbra.

“Sì, oggi Ranma non mi ha dato alcun fastidio e ho fatto un giro più lungo… eheheh!” rise la figura, mostrandosi come un piccolo vecchio con un grande fagotto sulle spalle. Apertolo, si rallegrò nel vedere il suo contenuto: biancheria intima femminile.

“Wow!” fece Ataru – che nel frattempo era uscito dal lago – ammirando il bottino dell’uomo.

“Ehi, tieni giù le mani, questa è roba mia!”

“Vecchio, allora tu… pratichi un passatempo così affascinante? Vorresti insegnarmelo? Mi chiamo Ataru Moroboshi”

“Ataru, si vede proprio che sei un bravo ragazzo… io sono il maestro Happosai e sarò ben felice di prenderti come mio discepolo”

“Tesoruccio, non vorrai mica collezionare anche tu biancheria femminile?” sopraggiunse Lamù incredula.

“Naturalmente sì”

“Non te lo permetterò!” e così dicendo lo colpì con una forte scarica.

“E tu chi sei, cara?” chiese Happosai, spostando lo sguardo dal reggiseno che aveva in mano al completo tigrato della oni.

“Non sono fatti che ti riguardano, vecchio”

“Suvvia, non fare così, mi farò perdonare permettendoti di abbracciarmi” fece lanciandosi verso di lei.

“Brutto porco!” dissero all’unisono Ataru, Ranma e Ryoga colpendo il vecchio.

“Vedo che gli ospiti si sono ambientati, mi fa piacere” osservò Kasumi parlando a suo padre mentre Ten le fluttuava sempre accanto.

“Dici che questo è ambientarsi?” domandò allora sua sorella che era appena rientrata.

“Bentornata, Nabiki”

“Sono a casa”

“Ah, è arrivata anche Akane”

“Cosa, Akane è qui?” fece Ryoga mentre gli occhi gli si illuminarono.

“Voglio proprio vedere che mutandine porta oggi!” esclamò Happosai scansando il ragazzo e mandandolo a finire nell’acqua.

“Vengo con lei, maestro” fece Ataru seguendolo.

“Moroboshi, tu hai già Lamù, perché ti ostini a correre dietro alle altre?” chiese allora Mendo minacciandolo con la spada.

“Fermatevi, maledetti pervertiti!” gridò Ranma correndogli dietro.

Mentre i quattro si precipitarono in salotto il povero Ryoga riemerse dall’acqua sottoforma di maialino nero e il padre di Ranma assunse l’aspetto umano dopo essere tornato dal bagno.

“Ma chi diavolo sono questi due?” chiese la ragazza all’ingresso.

“Akanucciaaa!” sopraggiunse Happosai.

“Sparisci, vecchiaccio!” gridò lei calciandolo lontano.

“Vattene Mendo, l’ho vista prima io!”

“Vattene tu, Ataru, sei un dongiovanni!”

“Visto che ci siete, andatevene tutti e due!” gridò Ranma spedendoli lontano.

“Tutto bene, Akane?”

“Sì Ranma, ma chi erano quelli?”

“Abbiamo degli strani ospiti oggi…”

“Che strana storia però” disse Genma dopo aver ascoltato il racconto.

Alla fine si erano fermati a cena e ormai stavano gustando una fetta di cocomero ciascuno. Ce n’era voluto di tempo ma tutto sembrava andare finalmente bene…

Ni hao, Lanma!

… ho parlato troppo presto.

Una ragazza cinese sbucò dal nulla e abbracciò Ranma. Ataru, ovviamente attratto dal suo corpo, si tuffò subito su di lei.

“Levati, Shampoo!” fece Ranma.

“Piacere di conoscerti, io sono Ataru”

Una pesante aura maligna invase la casa mentre Lamù e Akane si alzarono in piedi.

La prima colpì Ataru con una scossa elettrica e la seconda tirò a Shampoo una secchiata d’acqua fredda, trasformandola in una gattina e facendo gridare Ranma ragazza per il terrore.

“Ranma…”

“Tesoruccio…”

“…sei uno stupido!” gridarono all’unisono le ragazze, spedendoli in orbita insieme alla micetta. Poi si guardarono.

“Anche il tuo tesoruccio non perde mai occasione per mettere le mani addosso alle altre?” chiese Lamù ad Akane.

“Purtroppo sì, comunque non è il mio…”

“Sono degli idioti, non capiscono che così fanno soffrire noi ragazze innamorate?”

“Ma io non sono innamorata di lui!”

“Ma tuo padre ha detto chiaramente che siete fidanzati, o sbaglio?”

“Non sbagli, solo che è tutto un…” stava per finire la frase ma qualcosa la interruppe.

“Shampoo, finalmente ti ho trovata!” esclamò un ragazzo cinese, spuntato anche lui fuori dal nulla, abbracciando confidenzialmente Shinobu.

“Shampoo a chi? Non mettermi mai più le mani addosso, maniaco!” gridò lei colpendolo ripetutamente con il tavolo della cucina fino a lasciarlo cadere in terra svenuto.

“Il solito Mousse che si ostina a non mettersi gli occhiali anche se non vede un tubo” commentò Akane.

“Noi ci lamentiamo di Akane, ma anche queste ragazze non scherzano in fatto di aggressività” osservò Nabiki.

“Non hai tutti i torti” ammise Kasumi.

“Ehi, voi due!” protestò la piccola Tendo.

Suonarono alla porta e Kasumi allora andò ad aprire, trovandosi davanti quattro bizzarri studenti dall’aspetto esasperato.

“Papà, sono arrivati gli amici di Lamù”

“Cosa, altri?” chiese l’uomo mettendosi a letto per un’improvvisa febbre.

“Lamù, Shinobu! Dove sono Ataru, Mendo e Ten?” chiese Megane dopo un rapido ‘buonasera’.

“Là, su quell’albero” si limitò a rispondere Shinobu.

“Ma c’è solo Mendo”

“Akane, lasciati dire che sei proprio carina, ti va di uscire con me?”

“Lasciami in pace!”

“Ma cosa vuoi da lei, tesoruccio?”

“Lascia subito le mani di Akane, depravato!” gridò Ranma – tornato maschio – e sferrandogli un calcio.

“Dato che tu sei il fidanzato ma lei non sembra interessarti ho pensato di approfittarne, eheheh!”

“Chi ha mai detto che lei non mi interessa? Tieni giù le mani!”

*Oh, Ranma…* pensò Akane.

“Hai visto, tesoro? Così parla un ragazzo innamorato!” sopraggiunse Lamù.

“Eh? Ma no, avete frainteso, non volevo dire che…”

“Ranma, sono io la tua fidanzata, puoi amare soltanto me!” fece la sua comparsa un’altra ragazza brandendo un’enorme spatola per gli okonomiyaki.

“Ma è Ucchan!” esclamò Ranma spostandosi in tempo e lasciandola colpire Ataru.

“Come hai osato cercare di colpire il mio Ranma?” fece un’altra ragazza ancora, attorniata da un turbinio di petali neri.

“C’è anche Kodachi la rosa nera” osservò Akane.

“Il tuo Ranma? Spiacente, Ranma è mio soltanto e combatterò per averlo!” rispose la ragazza con la spatola.

“Interessante, battiamoci allora!” rispose Kodachi.

“Chi vincerà? Chi riuscirà a prendersi Ranma? Le scommesse sono aperte, si parte da 1000 yen, fate il vostro gioco” sopraggiunse Nabiki.

“Ma ti pare il momento?” domandò Kasumi.

“Ma quante bellezze, il mio sogno di avere un harem sta per avverarsi”

“Ah, sei tornato alla carica, eh tesoruccio?”

“Su Ucchan, Kodachi non litigate per me”

“Ran-chan stanne fuori, questa è una battaglia fra donne”

“Ma così rischiate di farvi male” fece il ragazzo mentre Akane gli tirò un pugno sulla testa.

“E’ solo colpa tua e del tuo fare il cascamorto se si combattono!”

“Ma che dici, stupida? E’ normale che mi preoccupi per loro, Ukyo e Kodachi sono donne!”

“E io cosa sarei?” gridò calciandolo via.

La confusione regnava generale… Ukyo e Kodachi lottavano fra di loro; Lamù cercava di liberarsi di Happosai che le era saltato sul petto e nel contempo cercava di fermare Ataru che non perdeva occasione per importunare qualsiasi ragazza che gli capitasse a tiro; Akane cercava di ritrovare la calma tenendo in braccio il suo porcellino nero; Nabiki faceva il possibile per guadagnare dalle sue scommesse; Kasumi era andata in cucina a lavare i piatti; Genma e Soun stavano giocando come loro solito; Mendo era caduto giù dall’albero ma si lamentava di aver paura del buio perché gli era arrivato in pieno viso un nido d’uccelli che gli oscurava la vista; Ten, Megane e gli altri cercavano di staccare Happosai da Lamù; Shinobu colpiva Mousse ogni volta che la chiamava Shampoo e cercava di abbracciarla…

“Ranmaaaaa, è tutta colpa tuaaaaa” gridò all’improvviso Soun stanco della situazione, trasformandosi in demone e facendo venire un colpo a tutti i presenti per lo spavento.

“Ma io che c’entro?” si lamentò il ragazzo.

“Lamù, per favore, torniamocene a casa, le cose si stanno complicando” suggerì Ten con fare giudizioso.

“Adesso bastaaaaaa!” gridò l’aliena, lanciando una scarica elettrica così potente che nessuno ne fu escluso – a parte Kasumi che era in cucina e Nabiki che si era riparata nel dojo.

La calma tornò, solo qualche cagnolino abbaiava in lontananza.

“Bene, mi sono sfogata. Grazie della cena, signor Tendo, noi andiamo a casa” disse Lamù con buonumore.

Nessuno fiatò, i ragazzi di Tomobiki si presero per mano e, dopo che la coccinella spaziale fu avviata, con un bagliore sparirono nel nulla senza lasciare traccia.

“Che gente strana” riuscì a malapena a dire Soun vedendo in che stato era stata ridotta la sua casa.

“Che gente strana” disse Shinobu.

“L’importante è che siamo tornati nel nostro quartiere” sospirò Mendo.

“Ma non è Tomobiki” fece notare Kakugari.

“Comunque non dovremmo essere lontani, conviene andare con i mezzi pubblici, io di quell’aggeggio di Lamù non mi fido” fece Ataru.

“Come sarebbe? Evidentemente non va bene per il trasporto di molte persone oppure per i luoghi lontani, ma che colpa ne ho io?” si lamentò la oni.

“Devi informarti prima di comprare una cosa!” gli gridò contro lui, ricevendo in cambio una forte scossa elettrica.

“Su ragazzi, andiamo da quella parte, c’è la fermata dell’autobus” fece Ten.

*Eh? Ma quei due volano! Che siano dei demoni? Devo avvertire subito il nonno!* pensò un ragazzino affacciandosi dal cancello di un tempio lì vicino.

“Sota, entra in casa” lo chiamarono dall’interno dell’edificio.

“Arrivo, Kagome”

“Finalmente a casa!” fece Ataru.

“Ma dove siete stati voi tre? Ci stavamo preoccupando!” li sgridò la signora Moroboshi.

“Davvero? E allora la mia cena dov’è?”

“Se l’è spazzolata Sakurambo con la scusa dell’ oscuro presagio… ora è in cucina che dorme, ubriaco”

“Deve aver finito anche il sakè” osservò Lamù.

“Beh, comunque avevo già mangiato. Buonanotte”

“Lamù, puoi spiegarmi almeno tu?”

“Sì, ma domani, ora è tardi e siamo stanchissimi” e così dicendo mostrò Ten che se la dormiva fra le sue braccia.

*Adesso capisco… questa macchina proviene dal pianeta Nachi, ecco perché non funziona bene… * pensò, riponendo il manuale di istruzioni. *Beh comunque, anche se strana, è stata una giornata tutto fuorché noiosa*

FINE



************** ************* *************

Ciao gente,
allora che ne pensate? Spero tanto che questo mio piccolo sclero UY/Ranma vi sia piaciuto, inoltre è la mia primissima ficcy crossover ^^
...chi ha capito da cosa è stato anagrammato il pianeta Nachi e perchè? :)
Non dimenticate di lasciarmi le vostre impressioni, grazie per la lettura ^^
Alla prossima,
Amy


  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lamù / Vai alla pagina dell'autore: Amy Dickinson