Salve,
sono
ancora qui.
Lo so che
dovrei trovarmi un hobby, ma che volete, la nullafacenza fa male e
produce cose
come queste.
Spero che vi
piacerà.
Buona
lettura! =)
THE KONOHAS
La
sera
estiva era fragrante, calda ma non afosa, per una volta; non era ancora
totalmente buio, ma Sakura Haruno poteva già scorgere la
luna e le prime stelle
mentre si incamminava, assieme ad Ino Yamanaka, verso
il parco poco lontano dal quartiere dove
entrambe abitavano.
Erano d’accordo
per trovarsi lì con i loro amici per fare un giro al
festival giovanile, che
sarebbe durato ancora qualche giorno, dove avrebbero potuto guardare le
bancarelle e cenare con un hamburger e una coca o una birra; verso le
nove, poi,
avrebbero iniziato a suonare i primi gruppi musicali sul grande palco
installato al centro del parco.
“Fronte
Spaziosa, ti sei persa nei tuoi pensieri?”
Sakura si
voltò verso Ino, ormai troppo abituata al nomignolo per
arrabbiarsi sul serio,
e ammirò ancora una volta la perfezione della sua migliore
amica: in qualunque
vestito si infilasse, qualunque trucco usasse, qualunque stile
scegliesse, in
qualunque contesto si trovasse riusciva sempre a sembrare totalmente
padrona di
sé e della situazione, ed era così diversa da
lei, sorridente ma più introversa
e timida, e meno propensa ad abitini attillati e vistosi.
“Scusa,
stavo pensando al concerto di stasera.”
Ino la
guardò, un po’ complice e un po’ seccata.
“Chissà perché
la cosa non mi sorprende. Ma tra tutti i gruppi emergenti di Tokyo
scommetto
che ti stavi soffermando su uno in particolare.”
Sakura
sospirò, vagamente depressa.
Fortunatamente
solo Ino era a conoscenza della sua ossessione per i Konoha: gli altri
della
loro compagnia ritenevano semplicemente che le piacessero, che fosse
una comune
fan.
Ed era molto
meglio così, perché i componenti della band,
così come gli amici che avrebbe
incontrato quella sera, erano stati suoi compagni di liceo ed anche
adesso che
erano tutti all’università avevano mantenuto i
contatti tra loro: non credeva
che avrebbe potuto sopportare l’imbarazzo se i tre ragazzi
del gruppo che
conosceva fossero venuti a conoscenza della sua ossessione per loro, e
per uno in particolare.
“Devi
trovare il modo di farti passare quella cotta assurda per il
chitarrista, vai
avanti da quando eravamo tutti alle medie e il gruppo non
esisteva.”
“Lo dici
come se fosse facile.”
“Ti sei già
dichiarata al liceo, e già ti aveva detto che preferiva
lasciar perdere. Non c’è
niente di disonorevole in questo, non significa che sei da buttare. Ma
non puoi
continuare a-”
“Lascia
stare, Ino. Ti ringrazio.”
Entrambe
lasciarono cadere il discorso, consce di pensarla in modo troppo
diverso per
arrivare ad un accordo in merito.
Finalmente,
dopo quello che ad entrambe parve un tempo interminabile – ma
probabilmente
erano più che altro i loro piedi a pensarla così,
infilati senza pietà in
scarpe dal tacco alto – arrivarono all’entrata del
parco, ove incontrarono
tutto il gruppo ad attenderle.
Ino si gettò
tra le braccia del suo ragazzo, Shikamaru, che sbuffò ma la
cinse in un
abbraccio veloce cui lei si sottrasse in fretta per salutare Tenten e
Temari, e
poi tutti gli altri ragazzi, ovvero Neji, Lee, Choji, Sai, Shino, Gaara
e
Kankuro.
Sakura, dopo
un saluto generico rivolto a tutti, prese a chiacchierare con Hinata,
un po’
timida ma sempre molto dolce; essendo la fidanzata del vocalist dei
Konoha, era
principalmente lei ad aggiornarla sulle esibizioni del gruppo, anche se
non
aveva mai voluto che la mettesse in contatto con l’oggetto
dei suoi desideri:
lo smacco del liceo era stato decisamente troppo, e preferiva ammirarlo
da
lontano.
Choji, il solito pozzo senza
fondo, propose di
andare allo stand culinario prima che si affollasse troppo, ed in
effetti una
volta tanto ebbe ragione, dal momento che dopo cinque minuti il parco
iniziò a
riempirsi.
Si sedettero
ad uno dei tavoli sparsi per
mangiare,
ognuno con il panino e la bibita, e chiacchierarono del più
e del meno finché
Lee non ricordò a tutti con un ululato esaltato che i Konoha
si sarebbero esibiti
di lì a poco.
Il suo
entusiasmo era generalmente abbastanza condiviso: anche se non erano
fan
sfegatati come Sakura erano tutti sempre curiosi di vedere i loro ex
compagni
di scuola sul palco.
Si fecero
largo tra la calca per guadagnarsi un posto in prima fila –
Sakura non ne fu
molto felice, lei preferiva di solito cercarsi angolini strategici da
cui
seguire le esecuzioni non vista – e ci riuscirono,
installandosi esattamente
davanti al palco, a qualche metro.
I Konoha non
erano i primi, infatti furono annunciati prima di loro alcuni altri
gruppi che
si esibirono nell’approvazione generale; ma quando lo speaker
annunciò al
microfono il loro turno, Sakura non sentì le ovazioni della
folla, né le urla
entusiaste di Ino e Lee, né gli applausi di Hinata, Neji e
Choji, così come non
vide le espressioni di impazienza di Sai, Shikamaru e degli altri;
riusciva
solo ad avvertire il suo cuore battere all’impazzata,
completamente fuori
controllo, e le dita delle mani farsi improvvisamente gelide e le
labbra
tremare, completamente annichilita dal secondo di attesa che precedeva
la loro
entrata in scena.
Infine li
vide entrare, uno alla volta, posizionandosi nel punto che di solito
occupavano
sul palco.
Il primo a
palesarsi fu Naruto Uzumaki, il ragazzo di Hinata, che era del gruppo
cantante
e il bassista: era biondo e piuttosto alto, perennemente allegro e
strafottente
con un carattere prorompente e chiassoso; spesso alcuni conoscenti si
erano chiesti
come lui ed Hinata potessero stare insieme, essendo così
diversi, ma chi li
conosceva bene sapeva che erano fatti davvero l’uno per
l’altra.
Per secondo
comparve il batterista, Kiba Inuzuka, capelli castani e sorriso
sfacciato, scatenato
quanto Naruto ma forse ancora più irriverente; nonostante
l’apparenza
scapestrata quando si sedeva davanti alla batteria diventava un vero e
proprio
professionista e dava con le sue percussioni un movimento sublime a
tutte le
canzoni che suonavano.
Fu poi la
volta di Suigetsu Hozuki, il tastierista; in realtà non si
sapeva poi così
tanto di lui, ed era unanimemente considerato il più
inquietante dei quattro
con la sua espressione che pareva tagliente nonostante il sorriso;
ciononostante era un eccellente musicista, e le sue mani volavano sulla
tastiera creando melodie perfette su cui gli altri membri si
appoggiavano per
dar voce ai loro strumenti.
Per ultimo,
sul palco arrivò Lui.
Sakura
trattenne il fiato alla comparsa di Sasuke Uchiha, chitarrista, capelli
e occhi
neri, viso mascolino e perfetto.
Era l’unico
dei quattro a non alzare mai lo sguardo durante gli spettacoli e
l’unico che
non cantava mai: mentre infatti Kiba o Suigetsu accompagnavano spesso e
volentieri la voce dominante di Naruto e in alcune occasioni cantavano
anche da
solisti, Sasuke non apriva mai bocca né per cantare
né per parlare ai fan.
Alcuni
dicevano che era timidezza, altri semplice reticenza; Sakura dal canto
suo si
era sempre chiesta il perché di quel chiuso mutismo, dal
momento che lo aveva conosciuto
bene anche al di fuori dell’ambito musicale e anche se
l’ultima volta che gli
aveva parlato risaliva a parecchio tempo prima ricordava perfettamente
che
aveva una bellissima voce.
Non era
decisamente il classico chitarrista scatenato che si lanciava in
frenetici accompagnamenti
alle canzoni, ma nessuno
avrebbe potuto dubitare che, con i suoi riff che potevano essere
delicati come
ricami musicali o affilati come spade, era lui a dare anima alle
canzoni.
Sakura rimaneva sempre inebriata dal modo in cui le sue dita scorrevano
sullo
strumento, e una volta aveva pensato che se sapeva toccare una donna
nel modo in
cui toccava la sua chitarra fare l’amore con lui doveva
essere probabilmente
una vera e propria esperienza dei sensi.
La nota
iniziale del basso di Naruto la riscosse dallo stato di trance in cui
era
piombata, così come le percussioni di Kiba, frenetiche ma
incredibilmente
appropriate; udì poi la melodia che nasceva dalle dita di
Suigetsu, e riconobbe
gli accordi di una delle sue canzoni preferite.
La voce di
Naruto sovrastò le urla dei fan attorno a lei ed
iniziò ad intonare le parole,
potente e coinvolgente come sempre, ma per quanto la riguardava la
canzone
iniziò veramente quando udì l’accordo
basso e deciso della chitarra elettrica
inserirsi nella trama della melodia, dando vita alle sensazioni di chi
la
suonava.
Completamente
straniata dal resto del mondo, nonché dalla voce di Ino che
la stava chiamando
da almeno due minuti, per il resto della canzone Sakura
seguì il suono di un
unico strumento, che era per lei la concretizzazione della Sua voce.
Quando la
canzone finì, fu come svegliarsi da un sogno.
Naruto
salutò allegramente il pubblico e ammiccò ad
Hinata, che arrossì
smisuratamente, poi passò il microfono a Kiba e Suigetsu che salutarono a loro
volta, mentre Sasuke a malapena
si produsse in un cenno del capo; infine si eclissarono dietro le
quinte,
lasciando il posto alla band successiva.
Sakura si
voltò, cercando Ino, Shikamaru e gli altri, ma
avvertì una punta di panico non
vedendoli.
Allora si
rivolse ad Hinata, l’unica che fosse rimasta lì,
per chiederle dove fossero
finiti.
“Ino ha
cercato di avvertirti” rispose lei con un sorriso
“Ma eri talmente assorta che
non l’hai sentita, credo. Comunque mi ha detto che visto che
i riflettori sono
a pieno regime, il caldo stava diventando insopportabile e la canzone
era quasi
finita, hanno deciso di andare a prendere qualcosa da bere. Ha detto di
telefonarle alla fine della canzone per ritrovarsi.”
“Oh…
Capisco. Beh, ti ringrazio per avermi aspettata.”
“Oh, di
nulla. E poi, volevo anche io vedere Naruto-kun finire di
cantare…”
Sakura
estrasse il cellulare dalla borsa, componendo il numero di Ino a
memoria, e
tentando senza successo di chiamarla tre o quattro volte, senza
ottenere
risposta.
“Ma dove
cazzo è finita, adesso?” mormorò,
talmente stizzita da non poter trattenere la
volgarità che le era appena sfuggita.
Dopotutto la
canzone ormai stava terminando, nessuno sarebbe morto di sete se
avessero
aspettato che i Konoha
scendessero dal
palco!
Dopo qualche
altro squillo a vuoto Sakura dovette arrendersi all’evidenza
che Ino al momento
era irrintracciabile.
“Uhm, ok…
Hinata, che facciamo?”
“Oh, ehm… Io
ero d’accordo con Naruto per trovarci al bar
all’angolo, quello in fondo alla
seconda via a destra dopo il parco. Ha una saletta privata e i ragazzi
la
prenotano spesso. Puoi venire con me, se vuoi. Sono sicura che a
Naruto-kun
farà molto piacere rivederti, visto che vi siete un
po’ persi di vista.”
Naruto le
era sempre stato molto affezionato e si era dispiaciuto quando
all’università
si erano allontanati; anche Sakura era certa che sarebbe stato
fantastico
rivederlo, ma naturalmente il problema non era certo lui.
“Non devi
preoccuparti per Sasuke-kun, non ti mangia mica. Potrai parlare con me,
Naruto
e Kiba, e ti presenteremo Suigetsu. Non sei obbligata a parlare con
lui, se non
vuoi.”
Hinata
rimaneva sempre un tesoro.
Naturalmente
aveva ragione, non c’era nessun motivo di comportarsi come se
avesse voluto
trascinarla in un covo di serial killer.
L’avrebbe
salutato, si sarebbe seduta con loro e avrebbe chiacchierato con i suoi
amici
bevendo qualcosa mentre aspettava che quella vacca
di Ino si facesse viva.
Semplice.
“Ah, e va
bene. Guidami.”
Seguì Hinata
fuori dal parco e verso la stradina che cercavano, tentando di dominare
il
panico che le montava dentro nonostante tutte le parole ragionevoli che
si era
appena detta; poco dopo arrivarono al bar, non molto grande ma carino.
Hinata
salutò gentilmente e con una certa familiarità la
barista – ci venivano spesso,
lì, era evidente – poi passò oltre
verso una porta un po’ nascosta, scesero una
scala e giunsero un una stanza più ampia e fresca nel
seminterrato, dove
risuonavano chiare le urla di Naruto e Kiba.
Il ragazzo biondo
salutò con un lungo bacio e un abbraccio stretto
un’imbarazzatissima Hinata,
appena entrò, ed appena scorse anche Sakura si produsse in
un sorriso
stupefacente.
“Sakura-chaaaaaan,
da quanto tempo! È fantastico rivederti!”
Abbracciò
anche lei, quindi li raggiunse Kiba che salutò Sakura a sua
volta come una
vecchia amica per poi presentarle Suigetsu – che
effettivamente era un po’
inquietante, doveva ammetterlo.
Quando la
piccola folla attorno a lei si fu dispersa, Sakura lo vide: seduto al
tavolo al
centro della stanza, sempre silenzioso e schivo, stava Sasuke.
Lo salutò
agitando piano la mano, e lui le rispose chinando appena il capo; era
quasi
doloroso rivederlo così da vicino dopo un periodo
così lungo in cui tuttavia
non aveva mai smesso di pensare a lui.
Distolsero
entrambi lo sguardo, e Sakura tentò di seguire il consiglio
di Hinata e
chiacchierare con gli altri, che giravano ancora esaltati per la
stanza, senza
sedersi, e per un po’ riuscì perfino a divertirsi
con loro.
Poi però
Kiba ebbe la terrificante idea di proporre due passi, che le sarebbe
sembrata
più che valida per una serata estiva in circostanze normali,
ma quei dannati
tacchi le stavano veramente uccidendo i piedi e lei non se la sentiva
di
camminare ancora se non per tornare a casa e levarseli.
D’altro canto,
però, Sasuke aveva appena annunciato che li avrebbe
aspettati lì perché non gli
andava di camminare, quindi la sua scelta prevedeva due alternative:
scorticarsi i piedi o rimanere sola con lui.
Scorticarsi
i piedi, decisamente.
“Naruto-kun,
a Sakura-chan facevano male le scarpe, prima.”
tentò Hinata. “Magari possiamo
passeggiare un’altra volta…”
“Ma non c’è
problema se lei non vuole venire! Il bar rimane aperto fino a tardi,
può
restare qui a fare compagnia a Sas’ke finché non
torniamo, così non rimane
troppo da solo, quell’asociale.”
No. Nononono, baka! Sai benissimo
cos’è
successo tra me e lui, chiudi quella boccaccia…!
“Poi non credo
che per lui sia un problema, no, teme?”
Sasuke alzò
il viso dalla chitarra, guardandoli vagamente criptico.
“No,
non è un
problema.” rispose poi, atono.
Merda.
“Perfetto!” concluse
Naruto, ilare. “Possiamo andare!”
E partì di
gran carriera verso le porte, seguito da Kiba, Suigetsu e Hinata, che
la guardò
con un’espressione di scusa prima di scomparire dietro la
porta.
Sakura
rimase immobile per un attimo, chiedendosi cosa fare, finché
non sentì l’altro
parlare.
“Puoi
sederti, se ti fanno male i piedi.”
“Ok…”
Caracollò
fino alla sedia – la stavano davvero scorticando, quelle
dannate scarpe – e si
sedette di fronte a lui; poi, visto che le pareva davvero ridicolo
rimanere lì
ad aspettare senza aprire bocca, cercò di iniziare un
discorso qualunque.
“Allora, hai
iniziato anche tu l’università,
vero…?”
“Sì, ingegneria.”
“Ah, certo.
Hai seguito le orme di tuo fratello Itachi, se non sbaglio ha fatto
ingegneria
anche lui.”
“Già. Tu
invece cos’hai scelto, alla fine?”
Sakura alzò
gli occhi, vagamente sorpresa.
Si era
aspettata di dover parlare lei tutto il tempo incassando le risposte
monosillabiche di lui, quindi questo interessamento da parte sua,
seppur molto
vago, la metteva un po’ in difficoltà.
“Oh, io…
Medicina, alla fine.”
“Capisco.”
A quel punto
cadde il silenzio, che si protrasse per qualche minuto, con enorme
imbarazzo di
Sakura.
Improvvisamente
Sasuke si alzò e ripose la chitarra nella custodia; infine
si sedette
nuovamente, solo che, con gran panico di Sakura, lo fece nella sedia accanto alla sua.
“Mi è
dispiaciuto che non ci siamo più parlati, da quella
volta.”
Ma… Ma che stai dicendo? Chi sei
tu, e cosa
ne hai fatto del vero Sasuke Uchiha, quello che mi ha respinta senza
pietà…?
“Ah, ehm…
Anche a me, molto.”
“Immagino…
Immagino che non sia stato molto delicato da parte mia risponderti in
quel modo…”
Ma no, figurati. ‘Non voglio nessuna
fidanzata, né ora né in futuro’. Un
campione di tatto, davvero.
“…Ma ero un
ragazzino.”
Non che ora a ventun anni tu sia un uomo
navigato, rispetto a quando ne avevi diciassette, ma
comunque…
“Oh, beh…
Non preoccuparti, Sas’ke. Me ne sono fatta una ragione, non
c’è bisogno di
parlarne ancora.”
Tutta quella
loquacità da parte sua cominciava a preoccuparla,
però. Non si era mai scusato
per qualcosa con lei neanche quando erano ancora compagni di classe, e
il fatto
che lo facesse adesso quando si parlavano nuovamente per la prima volta
dopo
anni la impensieriva, tanto più che non era mai stato un
tipo logorroico.
Sasuke
avvicinò lievemente il viso a quello di Sakura, e lei,
potendo annusare il suo
respiro, comprese subito quale fosse il problema, ricollegandolo anche
ai tre
bicchieri vuoti sul tavolo.
Hai bevuto, stupido idiota. Ci rivediamo
dopo tanto tempo, e invece di parlare tu fai parlare l’alcol,
imbecille. E imbecille
io più di te che ti inseguo ancora come una bambina.
“Secondo me
invece potremmo discuterne ancora…”
Il viso di
lui era seriamente vicino, adesso, e Sakura cominciava chiaramente ad
avvertire
il panico invaderla.
“Non credo…
Non credo sia il caso.” rispose nervosa, allontanando
il proprio volto.
“Io invece
credo di sì.”
Il ragazzo
le afferrò il viso, impedendole di allontanarlo
ulteriormente, e poggiò le
labbra su quelle di lei, in un bacio famelico.
Sakura
credette di morire, in principio,
quanto
aveva sognato un bacio da lui? Quanto aveva sofferto?
Ma, con
tutta forza di volontà che riuscì a racimolare,
allontanò Sasuke, senza forza
ma con fermezza.
“Credevo
fosse quello che avevi sempre desiderato, Haruno.”
Allora non hai capito niente di me.
“Non voglio
le attenzioni di un ubriaco, Sas’ke, anche se
l’ubriaco sei tu.”
Si alzò più
velocemente che poté, recuperò la borsa e
uscì dalla stanza e poi dal bar,
quanto più rapidamente le consentivano di fare i suoi piedi;
infine raggiunse
casa sua, che non era fortunatamente troppo lontana, ed entrata
silenziosamente
per non svegliare i suoi genitori si gettò sul letto
vestita, scoppiando a
piangere.
Si
risvegliò
direttamente la mattina dopo, rintronata
e con il trucco tutto sbavato, e per prima cosa
abbrancò il cellulare
dalla borsa per scrivere ad Hinata, visto che la sera prima non
l’aveva
avvisata di essersene andata né si era scusata.
Aprì senza
nemmeno leggerlo il messaggio di Ino che era comparso sulla schermata
– “Fronte Spaziosa, sei
ancora viva?” – e
lo stesso pensò di fare con il messaggio successivo, almeno
finché non si
accorse che il mittente era Sasuke, di cui conservava il numero,
inutilizzato,
sin dalla terza media.
L’sms era
stato inviato al mattino presto, e nonostante
fosse abbastanza breve ebbe il potere di metterla in
difficoltà.
“Non si può
più nemmeno bere, Haruno?”
Velocemente
la ragazza digitò la sua risposta.
“Non si può fare gli
idioti con una ragazza,
dopo aver bevuto, e raccontarle cazzate. Ecco cosa non si
può fare.”
La replica
giunse quasi fulminea.
“Magari stavo facendo
l’idiota ma non stavo
raccontando cazzate, ci hai pensato?”
Per la foga
di rispondere Sakura lasciò quasi cadere il cellulare.
“Quello che hai detto e fatto non
veniva da
te, veniva dall’alcol.”
BIP! Quella
era l’ultima risposta che gli avrebbe concesso, aveva deciso.
Poi l’avrebbe
mandato a quel paese.
“L’alcol non ci spinge a
dire ciò che non
pensiamo o a fare ciò che non vogliamo, si limita ad
eliminare le nostre
inibizioni. Una che studia medicina dovrebbe saperlo. Allora,
Dottoressa, quali
sono le tue conclusioni?”
Premette
il
piede sull’acceleratore, spingendo l’auto al limite
di velocità, e con un moto
di sollievo vide lo stadio avvicinarsi progressivamente.
Mostrando al
volo il suo pass per l’area riservata allo staff e agli
artisti entrò nel parcheggio
sorvegliato, posteggiando la macchina con una manovra alquanto
libertina –
glielo diceva sempre, lui, che
guidava come una pazza.
Mostrò
nuovamente il pass alla bodyguard per entrare nel backstage, e passando
per il
corridoio che portava ai camerini vide appeso uno dei manifesti che
avevano
tappezzato tutta Tokyo nei mesi precedenti: dopo anni passati a suonare
pezzi
singoli ai festival, quella sera, ovvero di lì a molto poco,
ci sarebbe stato
il primo concerto interamente dedicato ai Konoha.
“Sakura, da
questa parte!” Hinata la chiamò
dall’ultimo camerino in fondo.
“Eccomi!”
Sakura entrò
nella stanza, e dopo aver salutato l’amica scorse Naruto, che le sorrise.
“Finalmente sei arrivata, e meno male che hai fatto in tempo.
Lo sai che non ti
avrebbe mai perdonato di non essere presente.”
“Già, lo so,
ma c’era un traffico spaventoso, tutta colpa dei vostri
fan!”
“Lui è nel
suo camerino, comunque, non ha voluto venire qui. Non so se prefesce
aspettarti
lì o se è troppo teso per restare in compagnia,
come Suigetsu.”
Sakura
sorrise, allontanandosi e sorridendo con la mano.
“Va bene,
allora lo raggiungo, ci vediamo dopo, Naruto!”
Quando
entrò
nel suo camerino lo vide seduto sul
divano ad accordare metodicamente la chitarra, come faceva sempre.
“Alla buon’ora,
credevo di dover mandare un elicottero a prenderti.”
esordì, caustico. “Ti sei
schiantata con la macchina? Guarda che non te ne compro una
nuova.”
“Scemo”
ribatté lei, elettrizzata. “Allora, come ti
senti?”
“Come vuoi
che mi senta, Sakura, è un normalissimo concerto, come molti
altri a cui
abbiamo partecipato.”
“Ma questo
sarà tutto per voi!”
“Già, grazie
di avermelo ricordato. Ormai dovevano essere più di venti
minuti che Naruto non
me lo ripeteva.”
Sakura
scostò la chitarra appoggiandola sul divano con molta
attenzione, quindi si
sedette sulle sue ginocchia, infilando le mani tra i suoi capelli
scuri, mentre
lui le cinse la vita.
“Sarete
meravigliosi, Sas’ke, come sempre. E tu sarai
fantastico.”
Sasuke
appoggiò la fronte a quella di lei, sospirando profondamente
e cercando di rilassare
i muscoli contratti dalla tensione.
Dopo un
tempo indefinito, forse due secondi o forse un’ora, sentirono
le urla di Naruto
provenire dal corridoio, che inequivocabilmente significavano solo una
cosa: si
iniziava.
Si alzarono
dal divano, Sasuke prese il suo strumento ed entrambi si avviarono
verso il
palco, assieme ad Hinata, Naruto, Kiba e Suigetsu – questi
ultimi, parecchio
agitati, non facevano altro che rimbeccarsi.
Appena
dietro le quinte si separarono, perché i quattro sarebbero
entrati
contemporaneamente da direzioni diverse; così Sakura rimase
con Sasuke finché
non udirono entrambi il segnale che indicava il momento di entrare in
scena.
Sasuke prese
il viso di Sakura, come aveva fatto diverso tempo prima nella stanzetta
privata
nel seminterrato di un piccolo bar, e la baciò ancora, come
bevesse ossigeno
dalle sue labbra.
“Regala loro
un sogno, stasera, Sasuke. Ti basterà un riff per
riuscirci.”
Lui annuì,
sorridendo lievemente nonostante la tensione, e dopo averla guardata
un’ultima
volta si lanciò assieme agli altri al suo posto nel palco,
immerso nel boato
della folla.
***********
Ahem.
Non so cosa
mi succeda in questo periodo, davvero.
Dev’essere
una malattia. -.-
Precisazione:
l’ultima battuta – “Regala loro un
sogno” – l’ho presa da qualche parte,
forse da
una fanfiction: nel caso fosse così, prego
l’autore di non offendersi perché è
stato del tutto non intenzionale.
Come sempre
i vostri giudizi o le vostre sensazioni espresse tramite recensione mi
rallegreranno.
Grazie di
aver letto! ^^
Panda