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Autore: Panda_chan    18/07/2011    6 recensioni
Li vide entrare, uno alla volta, posizionandosi nel punto che di solito occupavano.
Per ultimo, arrivò Lui.
Sakura trattenne il fiato alla comparsa di Sasuke Uchiha, chitarrista, capelli e occhi neri, viso mascolino e perfetto.
Era l’unico dei quattro a non alzare mai lo sguardo durante gli spettacoli e l’unico che non cantava mai: mentre infatti Kiba o Suigetsu accompagnavano spesso e volentieri la voce dominante di Naruto e in alcune occasioni cantavano anche da solisti, Sasuke non apriva mai bocca né per cantare né per parlare ai fan.
Alcuni dicevano che era timidezza, altri semplice reticenza; Sakura dal canto suo si era sempre chiesta il perché di quel chiuso mutismo, dal momento che lo aveva conosciuto bene anche al di fuori dell’ambito musicale e anche se l’ultima volta che gli aveva parlato risaliva a parecchio tempo prima ricordava che aveva una bellissima voce.
Rimaneva sempre inebriata dal modo in cui le sue dita scorrevano sullo strumento, e una volta aveva pensato che se sapeva toccare una donna nel modo in cui toccava la sua chitarra fare l’amore con lui doveva essere probabilmente una vera e propria esperienza dei sensi.

[Sasuke/Sakura]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve, sono ancora qui.
Lo so che dovrei trovarmi un hobby, ma che volete, la nullafacenza fa male e produce cose come queste.
Spero che vi piacerà.
Buona lettura! =)

 

THE KONOHAS

 

 

La sera estiva era fragrante, calda ma non afosa, per una volta; non era ancora totalmente buio, ma Sakura Haruno poteva già scorgere la luna e le prime stelle mentre si incamminava, assieme ad Ino Yamanaka,  verso il parco poco lontano dal quartiere dove entrambe abitavano.
Erano d’accordo per trovarsi lì con i loro amici per fare un giro al festival giovanile, che sarebbe durato ancora qualche giorno, dove avrebbero potuto guardare le bancarelle e cenare con un hamburger e una coca o una birra; verso le nove, poi, avrebbero iniziato a suonare i primi gruppi musicali sul grande palco installato al centro del parco.
“Fronte Spaziosa, ti sei persa nei tuoi pensieri?”
Sakura si voltò verso Ino, ormai troppo abituata al nomignolo per arrabbiarsi sul serio, e ammirò ancora una volta la perfezione della sua migliore amica: in qualunque vestito si infilasse, qualunque trucco usasse, qualunque stile scegliesse, in qualunque contesto si trovasse riusciva sempre a sembrare totalmente padrona di sé e della situazione, ed era così diversa da lei, sorridente ma più introversa e timida, e meno propensa ad abitini attillati e vistosi.
“Scusa, stavo pensando al concerto di stasera.”
Ino la guardò, un po’ complice e un po’ seccata.
“Chissà perché la cosa non mi sorprende. Ma tra tutti i gruppi emergenti di Tokyo scommetto che ti stavi soffermando su uno in particolare.”
Sakura sospirò, vagamente depressa.
Fortunatamente solo Ino era a conoscenza della sua ossessione per i Konoha: gli altri della loro compagnia ritenevano semplicemente che le piacessero, che fosse una comune fan.
Ed era molto meglio così, perché i componenti della band, così come gli amici che avrebbe incontrato quella sera, erano stati suoi compagni di liceo ed anche adesso che erano tutti all’università avevano mantenuto i contatti tra loro: non credeva che avrebbe potuto sopportare l’imbarazzo se i tre ragazzi del gruppo che conosceva fossero venuti a conoscenza della sua ossessione per loro, e per uno in particolare.
“Devi trovare il modo di farti passare quella cotta assurda per il chitarrista, vai avanti da quando eravamo tutti alle medie e il gruppo non esisteva.”
“Lo dici come se fosse facile.”
“Ti sei già dichiarata al liceo, e già ti aveva detto che preferiva lasciar perdere. Non c’è niente di disonorevole in questo, non significa che sei da buttare. Ma non puoi continuare a-”
“Lascia stare, Ino. Ti ringrazio.”
Entrambe lasciarono cadere il discorso, consce di pensarla in modo troppo diverso per arrivare ad un accordo in merito.
Finalmente, dopo quello che ad entrambe parve un tempo interminabile – ma probabilmente erano più che altro i loro piedi a pensarla così, infilati senza pietà in scarpe dal tacco alto – arrivarono all’entrata del parco, ove incontrarono tutto il gruppo ad attenderle.
Ino si gettò tra le braccia del suo ragazzo, Shikamaru, che sbuffò ma la cinse in un abbraccio veloce cui lei si sottrasse in fretta per salutare Tenten e Temari, e poi tutti gli altri ragazzi, ovvero Neji, Lee, Choji, Sai, Shino, Gaara e Kankuro.
Sakura, dopo un saluto generico rivolto a tutti, prese a chiacchierare con Hinata, un po’ timida ma sempre molto dolce; essendo la fidanzata del vocalist dei Konoha, era principalmente lei ad aggiornarla sulle esibizioni del gruppo, anche se non aveva mai voluto che la mettesse in contatto con l’oggetto dei suoi desideri: lo smacco del liceo era stato decisamente troppo, e preferiva ammirarlo da lontano.
Choji, il solito pozzo senza fondo, propose di andare allo stand culinario prima che si affollasse troppo, ed in effetti una volta tanto ebbe ragione, dal momento che dopo cinque minuti il parco iniziò  a riempirsi.
Si sedettero ad uno dei tavoli sparsi  per mangiare, ognuno con il panino e la bibita, e chiacchierarono del più e del meno finché Lee non ricordò a tutti con un ululato esaltato che i Konoha si sarebbero esibiti di lì a poco.
Il suo entusiasmo era generalmente abbastanza condiviso: anche se non erano fan sfegatati come Sakura erano tutti sempre curiosi di vedere i loro ex compagni di scuola sul palco.
Si fecero largo tra la calca per guadagnarsi un posto in prima fila – Sakura non ne fu molto felice, lei preferiva di solito cercarsi angolini strategici da cui seguire le esecuzioni non vista – e ci riuscirono, installandosi esattamente davanti al palco, a qualche metro.
I Konoha non erano i primi, infatti furono annunciati prima di loro alcuni altri gruppi che si esibirono nell’approvazione generale; ma quando lo speaker annunciò al microfono il loro turno, Sakura non sentì le ovazioni della folla, né le urla entusiaste di Ino e Lee, né gli applausi di Hinata, Neji e Choji, così come non vide le espressioni di impazienza di Sai, Shikamaru e degli altri; riusciva solo ad avvertire il suo cuore battere all’impazzata, completamente fuori controllo, e le dita delle mani farsi improvvisamente gelide e le labbra tremare, completamente annichilita dal secondo di attesa che precedeva la loro entrata in scena.
Infine li vide entrare, uno alla volta, posizionandosi nel punto che di solito occupavano sul palco.
Il primo a palesarsi fu Naruto Uzumaki, il ragazzo di Hinata, che era del gruppo cantante e il bassista: era biondo e piuttosto alto, perennemente allegro e strafottente con un carattere prorompente e chiassoso; spesso alcuni conoscenti si erano chiesti come lui ed Hinata potessero stare insieme, essendo così diversi, ma chi li conosceva bene sapeva che erano fatti davvero l’uno per l’altra.
Per secondo comparve il batterista, Kiba Inuzuka, capelli castani e sorriso sfacciato, scatenato quanto Naruto ma forse ancora più irriverente; nonostante l’apparenza scapestrata quando si sedeva davanti alla batteria diventava un vero e proprio professionista e dava con le sue percussioni un movimento sublime a tutte le canzoni che suonavano.
Fu poi la volta di Suigetsu Hozuki, il tastierista; in realtà non si sapeva poi così tanto di lui, ed era unanimemente considerato il più inquietante dei quattro con la sua espressione che pareva tagliente nonostante il sorriso; ciononostante era un eccellente musicista, e le sue mani volavano sulla tastiera creando melodie perfette su cui gli altri membri si appoggiavano per dar voce ai loro strumenti.
Per ultimo, sul palco arrivò Lui.
Sakura trattenne il fiato alla comparsa di Sasuke Uchiha, chitarrista, capelli e occhi neri, viso mascolino e perfetto.
Era l’unico dei quattro a non alzare mai lo sguardo durante gli spettacoli e l’unico che non cantava mai: mentre infatti Kiba o Suigetsu accompagnavano spesso e volentieri la voce dominante di Naruto e in alcune occasioni cantavano anche da solisti, Sasuke non apriva mai bocca né per cantare né per parlare ai fan.
Alcuni dicevano che era timidezza, altri semplice reticenza; Sakura dal canto suo si era sempre chiesta il perché di quel chiuso mutismo, dal momento che lo aveva conosciuto bene anche al di fuori dell’ambito musicale e anche se l’ultima volta che gli aveva parlato risaliva a parecchio tempo prima ricordava perfettamente che aveva una bellissima voce.
Non era decisamente il classico chitarrista scatenato che si lanciava in frenetici  accompagnamenti alle canzoni, ma nessuno avrebbe potuto dubitare che, con i suoi riff che potevano essere delicati come ricami musicali o affilati come spade, era lui a dare anima alle canzoni. Sakura rimaneva sempre inebriata dal modo in cui le sue dita scorrevano sullo strumento, e una volta aveva pensato che se sapeva toccare una donna nel modo in cui toccava la sua chitarra fare l’amore con lui doveva essere probabilmente una vera e propria esperienza dei sensi.
La nota iniziale del basso di Naruto la riscosse dallo stato di trance in cui era piombata, così come le percussioni di Kiba, frenetiche ma incredibilmente appropriate; udì poi la melodia che nasceva dalle dita di Suigetsu, e riconobbe gli accordi di una delle sue canzoni preferite.
La voce di Naruto sovrastò le urla dei fan attorno a lei ed iniziò ad intonare le parole, potente e coinvolgente come sempre, ma per quanto la riguardava la canzone iniziò veramente quando udì l’accordo basso e deciso della chitarra elettrica inserirsi nella trama della melodia, dando vita alle sensazioni di chi la suonava.
Completamente straniata dal resto del mondo, nonché dalla voce di Ino che la stava chiamando da almeno due minuti, per il resto della canzone Sakura seguì il suono di un unico strumento, che era per lei la concretizzazione della Sua voce.
Quando la canzone finì, fu come svegliarsi da un sogno.
Naruto salutò allegramente il pubblico e ammiccò ad Hinata, che arrossì smisuratamente, poi passò il microfono a Kiba e Suigetsu  che salutarono a loro volta, mentre Sasuke a malapena si produsse in un cenno del capo; infine si eclissarono dietro le quinte, lasciando il posto alla band successiva.
Sakura si voltò, cercando Ino, Shikamaru e gli altri, ma avvertì una punta di panico non vedendoli.
Allora si rivolse ad Hinata, l’unica che fosse rimasta lì, per chiederle dove fossero finiti.
“Ino ha cercato di avvertirti” rispose lei con un sorriso “Ma eri talmente assorta che non l’hai sentita, credo. Comunque mi ha detto che visto che i riflettori sono a pieno regime, il caldo stava diventando insopportabile e la canzone era quasi finita, hanno deciso di andare a prendere qualcosa da bere. Ha detto di telefonarle alla fine della canzone per ritrovarsi.”
“Oh… Capisco. Beh, ti ringrazio per avermi aspettata.”
“Oh, di nulla. E poi, volevo anche io vedere Naruto-kun finire di cantare…”
Sakura estrasse il cellulare dalla borsa, componendo il numero di Ino a memoria, e tentando senza successo di chiamarla tre o quattro volte, senza ottenere risposta.
“Ma dove cazzo è finita, adesso?” mormorò, talmente stizzita da non poter trattenere la volgarità che le era appena sfuggita.
Dopotutto la canzone ormai stava terminando, nessuno sarebbe morto di sete se avessero aspettato che i  Konoha scendessero dal palco!
Dopo qualche altro squillo a vuoto Sakura dovette arrendersi all’evidenza che Ino al momento era irrintracciabile.
“Uhm, ok… Hinata, che facciamo?”
“Oh, ehm… Io ero d’accordo con Naruto per trovarci al bar all’angolo, quello in fondo alla seconda via a destra dopo il parco. Ha una saletta privata e i ragazzi la prenotano spesso. Puoi venire con me, se vuoi. Sono sicura che a Naruto-kun farà molto piacere rivederti, visto che vi siete un po’ persi di vista.”
Naruto le era sempre stato molto affezionato e si era dispiaciuto quando all’università si erano allontanati; anche Sakura era certa che sarebbe stato fantastico rivederlo, ma naturalmente il problema non era certo lui.
“Non devi preoccuparti per Sasuke-kun, non ti mangia mica. Potrai parlare con me, Naruto e Kiba, e ti presenteremo Suigetsu. Non sei obbligata a parlare con lui, se non vuoi.”
Hinata rimaneva sempre un tesoro.
Naturalmente aveva ragione, non c’era nessun motivo di comportarsi come se avesse voluto trascinarla in un covo di serial killer.
L’avrebbe salutato, si sarebbe seduta con loro e avrebbe chiacchierato con i suoi amici bevendo qualcosa mentre aspettava che quella vacca di Ino si facesse viva.
Semplice.
“Ah, e va bene. Guidami.”
Seguì Hinata fuori dal parco e verso la stradina che cercavano, tentando di dominare il panico che le montava dentro nonostante tutte le parole ragionevoli che si era appena detta; poco dopo arrivarono al bar, non molto grande ma carino.
Hinata salutò gentilmente e con una certa familiarità la barista – ci venivano spesso, lì, era evidente – poi passò oltre verso una porta un po’ nascosta, scesero una scala e giunsero un una stanza più ampia e fresca nel seminterrato, dove risuonavano chiare le urla di Naruto e Kiba.
Il ragazzo biondo salutò con un lungo bacio e un abbraccio stretto un’imbarazzatissima Hinata, appena entrò, ed appena scorse anche Sakura si produsse in un sorriso stupefacente.
“Sakura-chaaaaaan, da quanto tempo! È fantastico rivederti!”
Abbracciò anche lei, quindi li raggiunse Kiba che salutò Sakura a sua volta come una vecchia amica per poi presentarle Suigetsu – che effettivamente era un po’ inquietante, doveva ammetterlo.
Quando la piccola folla attorno a lei si fu dispersa, Sakura lo vide: seduto al tavolo al centro della stanza, sempre silenzioso e schivo, stava Sasuke.
Lo salutò agitando piano la mano, e lui le rispose chinando appena il capo; era quasi doloroso rivederlo così da vicino dopo un periodo così lungo in cui tuttavia non aveva mai smesso di pensare a lui.
Distolsero entrambi lo sguardo, e Sakura tentò di seguire il consiglio di Hinata e chiacchierare con gli altri, che giravano ancora esaltati per la stanza, senza sedersi, e per un po’ riuscì perfino a divertirsi con loro.
Poi però Kiba ebbe la terrificante idea di proporre due passi, che le sarebbe sembrata più che valida per una serata estiva in circostanze normali, ma quei dannati tacchi le stavano veramente uccidendo i piedi e lei non se la sentiva di camminare ancora se non per tornare a casa e levarseli.
D’altro canto, però, Sasuke aveva appena annunciato che li avrebbe aspettati lì perché non gli andava di camminare, quindi la sua scelta prevedeva due alternative: scorticarsi i piedi o rimanere sola con lui.
Scorticarsi i piedi, decisamente.
“Naruto-kun, a Sakura-chan facevano male le scarpe, prima.” tentò Hinata. “Magari possiamo passeggiare un’altra volta…”
“Ma non c’è problema se lei non vuole venire! Il bar rimane aperto fino a tardi, può restare qui a fare compagnia a Sas’ke finché non torniamo, così non rimane troppo da solo, quell’asociale.”
No. Nononono, baka! Sai benissimo cos’è successo tra me e lui, chiudi quella boccaccia…!
“Poi non credo che per lui sia un problema, no, teme?”
Sasuke alzò il viso dalla chitarra, guardandoli vagamente criptico.
“No, non  è un problema.” rispose poi, atono.
Merda.
“Perfetto!”  concluse Naruto, ilare. “Possiamo andare!”
E partì di gran carriera verso le porte, seguito da Kiba, Suigetsu e Hinata, che la guardò con un’espressione di scusa prima di scomparire dietro la porta.
Sakura rimase immobile per un attimo, chiedendosi cosa fare, finché non sentì l’altro parlare.
“Puoi sederti, se ti fanno male i piedi.”
“Ok…”
Caracollò fino alla sedia – la stavano davvero scorticando, quelle dannate scarpe – e si sedette di fronte a lui; poi, visto che le pareva davvero ridicolo rimanere lì ad aspettare senza aprire bocca, cercò di iniziare un discorso qualunque.
“Allora, hai iniziato anche tu l’università, vero…?”
“Sì, ingegneria.”
“Ah, certo. Hai seguito le orme di tuo fratello Itachi, se non sbaglio ha fatto ingegneria anche lui.”
“Già. Tu invece cos’hai scelto, alla fine?”
Sakura alzò gli occhi, vagamente sorpresa.
Si era aspettata di dover parlare lei tutto il tempo incassando le risposte monosillabiche di lui, quindi questo interessamento da parte sua, seppur molto vago, la metteva un po’ in difficoltà.
“Oh, io… Medicina, alla fine.”
“Capisco.”
A quel punto cadde il silenzio, che si protrasse per qualche minuto, con enorme imbarazzo di Sakura.
Improvvisamente Sasuke si alzò e ripose la chitarra nella custodia; infine si sedette nuovamente, solo che, con gran panico di Sakura, lo fece nella sedia accanto alla sua.
“Mi è dispiaciuto che non ci siamo più parlati, da quella volta.”
Ma… Ma che stai dicendo? Chi sei tu, e cosa ne hai fatto del vero Sasuke Uchiha, quello che mi ha respinta senza pietà…?
“Ah, ehm… Anche a me, molto.”
“Immagino… Immagino che non sia stato molto delicato da parte mia risponderti in quel modo…”
Ma no, figurati. ‘Non voglio nessuna fidanzata, né ora né in futuro’. Un campione di tatto, davvero.
“…Ma ero un ragazzino.”
Non che ora a ventun anni tu sia un uomo navigato, rispetto a quando ne avevi diciassette, ma comunque…
“Oh, beh… Non preoccuparti, Sas’ke. Me ne sono fatta una ragione, non c’è bisogno di parlarne ancora.”
Tutta quella loquacità da parte sua cominciava a preoccuparla, però. Non si era mai scusato per qualcosa con lei neanche quando erano ancora compagni di classe, e il fatto che lo facesse adesso quando si parlavano nuovamente per la prima volta dopo anni la impensieriva, tanto più che non era mai stato un tipo logorroico.
Sasuke avvicinò lievemente il viso a quello di Sakura, e lei, potendo annusare il suo respiro, comprese subito quale fosse il problema, ricollegandolo anche ai tre bicchieri vuoti sul tavolo.
Hai bevuto, stupido idiota. Ci rivediamo dopo tanto tempo, e invece di parlare tu fai parlare l’alcol, imbecille. E imbecille io più di te che ti inseguo ancora come una bambina.
“Secondo me invece potremmo discuterne ancora…”
Il viso di lui era seriamente vicino, adesso, e Sakura cominciava chiaramente ad avvertire il panico invaderla.
“Non credo… Non credo sia il caso.” rispose nervosa,  allontanando il proprio volto.
“Io invece credo di sì.”
Il ragazzo le afferrò il viso, impedendole di allontanarlo ulteriormente, e poggiò le labbra su quelle di lei, in un bacio famelico.
Sakura credette di morire, in principio,  quanto aveva sognato un bacio da lui? Quanto aveva sofferto?
Ma, con tutta forza di volontà che riuscì a racimolare, allontanò Sasuke, senza forza ma con fermezza.
“Credevo fosse quello che avevi sempre desiderato, Haruno.”
Allora non hai capito niente di me.
“Non voglio le attenzioni di un ubriaco, Sas’ke, anche se l’ubriaco sei tu.”
Si alzò più velocemente che poté, recuperò la borsa e uscì dalla stanza e poi dal bar, quanto più rapidamente le consentivano di fare i suoi piedi; infine raggiunse casa sua, che non era fortunatamente troppo lontana, ed entrata silenziosamente per non svegliare i suoi genitori si gettò sul letto vestita, scoppiando a piangere.

 

 

Si risvegliò direttamente la mattina dopo, rintronata  e con il trucco tutto sbavato, e per prima cosa abbrancò il cellulare dalla borsa per scrivere ad Hinata, visto che la sera prima non l’aveva avvisata di essersene andata né si era scusata.
Aprì senza nemmeno leggerlo il messaggio di Ino che era comparso sulla schermata – “Fronte Spaziosa, sei ancora viva?” – e lo stesso pensò di fare con il messaggio successivo, almeno finché non si accorse che il mittente era Sasuke, di cui conservava il numero, inutilizzato, sin dalla terza media.
L’sms era stato inviato al mattino presto, e nonostante  fosse abbastanza breve ebbe il potere di metterla in difficoltà.
Non si può più nemmeno bere, Haruno?”
Velocemente la ragazza digitò la sua risposta.
Non si può fare gli idioti con una ragazza, dopo aver bevuto, e raccontarle cazzate. Ecco cosa non si può fare.”
La replica giunse quasi fulminea.
Magari stavo facendo l’idiota ma non stavo raccontando cazzate, ci hai pensato?”
Per la foga di rispondere Sakura lasciò quasi cadere il cellulare.
Quello che hai detto e fatto non veniva da te, veniva dall’alcol.”
BIP! Quella era l’ultima risposta che gli avrebbe concesso, aveva deciso. Poi l’avrebbe mandato a quel paese.
“L’alcol non ci spinge a dire ciò che non pensiamo o a fare ciò che non vogliamo, si limita ad eliminare le nostre inibizioni. Una che studia medicina dovrebbe saperlo. Allora, Dottoressa, quali sono le tue conclusioni?”

 

 

Premette il piede sull’acceleratore, spingendo l’auto al limite di velocità, e con un moto di sollievo vide lo stadio avvicinarsi progressivamente.
Mostrando al volo il suo pass per l’area riservata allo staff e agli artisti entrò nel parcheggio sorvegliato, posteggiando la macchina con una manovra alquanto libertina – glielo diceva sempre, lui, che guidava come una pazza.
Mostrò nuovamente il pass alla bodyguard per entrare nel backstage, e passando per il corridoio che portava ai camerini vide appeso uno dei manifesti che avevano tappezzato tutta Tokyo nei mesi precedenti: dopo anni passati a suonare pezzi singoli ai festival, quella sera, ovvero di lì a molto poco, ci sarebbe stato il primo concerto interamente dedicato ai Konoha.
“Sakura, da questa parte!” Hinata la chiamò dall’ultimo camerino in fondo.
“Eccomi!”
Sakura entrò nella stanza, e dopo aver salutato l’amica scorse Naruto, che  le sorrise.
“Finalmente sei arrivata, e meno male che hai fatto in tempo. Lo sai che non ti avrebbe mai perdonato di non essere presente.”
“Già, lo so, ma c’era un traffico spaventoso, tutta colpa dei vostri fan!”
“Lui è nel suo camerino, comunque, non ha voluto venire qui. Non so se prefesce aspettarti lì o se è troppo teso per restare in compagnia, come Suigetsu.”
Sakura sorrise, allontanandosi e sorridendo con la mano.
“Va bene, allora lo raggiungo, ci vediamo dopo, Naruto!”

 

Quando entrò nel suo camerino lo vide seduto  sul divano ad accordare metodicamente la chitarra, come faceva sempre.
“Alla buon’ora, credevo di dover mandare un elicottero a prenderti.” esordì, caustico. “Ti sei schiantata con la macchina? Guarda che non te ne compro una nuova.”
“Scemo” ribatté lei, elettrizzata. “Allora, come ti senti?”
“Come vuoi che mi senta, Sakura, è un normalissimo concerto, come molti altri a cui abbiamo partecipato.”
“Ma questo sarà tutto per voi!”
“Già, grazie di avermelo ricordato. Ormai dovevano essere più di venti minuti che Naruto non me lo ripeteva.”
Sakura scostò la chitarra appoggiandola sul divano con molta attenzione, quindi si sedette sulle sue ginocchia, infilando le mani tra i suoi capelli scuri, mentre lui le cinse la vita.
“Sarete meravigliosi, Sas’ke, come sempre. E tu sarai fantastico.”
Sasuke appoggiò la fronte a quella di lei, sospirando profondamente e cercando di rilassare i muscoli contratti dalla tensione.
Dopo un tempo indefinito, forse due secondi o forse un’ora, sentirono le urla di Naruto provenire dal corridoio, che inequivocabilmente significavano solo una cosa: si iniziava.
Si alzarono dal divano, Sasuke prese il suo strumento ed entrambi si avviarono verso il palco, assieme ad Hinata, Naruto, Kiba e Suigetsu – questi ultimi, parecchio agitati, non facevano altro che rimbeccarsi.
Appena dietro le quinte si separarono, perché i quattro sarebbero entrati contemporaneamente da direzioni diverse; così Sakura rimase con Sasuke finché non udirono entrambi il segnale che indicava il momento di entrare in scena.
Sasuke prese il viso di Sakura, come aveva fatto diverso tempo prima nella stanzetta privata nel seminterrato di un piccolo bar, e la baciò ancora, come bevesse ossigeno dalle sue labbra.
“Regala loro un sogno, stasera, Sasuke. Ti basterà un riff per riuscirci.”
Lui annuì, sorridendo lievemente nonostante la tensione, e dopo averla guardata un’ultima volta si lanciò assieme agli altri al suo posto nel palco, immerso nel boato della folla.

 

***********

 

Ahem.
Non so cosa mi succeda in questo periodo, davvero.
Dev’essere una malattia. -.-
Precisazione: l’ultima battuta – “Regala loro un sogno” – l’ho presa da qualche parte, forse da una fanfiction: nel caso fosse così, prego l’autore di non offendersi perché è stato del tutto non intenzionale.
Come sempre i vostri giudizi o le vostre sensazioni espresse tramite recensione mi rallegreranno.
Grazie di aver letto! ^^
Panda

  
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