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Autore: DazedAndConfused    18/07/2011    3 recensioni
"Si accarezzò il mento piano, socchiudendo gli occhi.
-… certe volte vien da chiedersi se siate amanti, voi due.-
Il chitarrista s’irrigidì nel sentire quelle parole, e Jimmy non poté fare a meno di farsi scappare un risolino divertito.
-Jeff, stavo scherzando.-"
[Aderente all'iniziativa 101 kisses]
[#087, spiral]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Mitch, che mi ha avvicinato all’universo degli Yardbirds.

Left, left to find.

prompt: #087, spiral

 

-Sicuro che sia tutto ok, Jeff? Hai un’aria così abbattuta…-

-Io… Non… È tutto sotto controllo, Keith.-

Il chitarrista se ne stava buttato sul letto, mentre l’amico gli sedeva accanto.

Percependo il sospiro preoccupato, Jeff si tirò su e gli fece un sorriso tirato.

-Davvero, devi credermi. Sono solo un po’ stanco…-

Keith ricambiò il sorriso e si alzò.

-Allora sarà meglio che ti lasci riposare.-

Uscì dalla porta ma, in un moto di paura, cacciò nuovamente la testa dentro alla stanza e gli sorrise per l’ennesima volta, mentre le vertebre di Jeff parevano scosse una ad una da un movimento impercettibile.

Il chitarrista lo salutò velocemente e si ficcò la federa in testa, per nascondere le guance palesemente rosse.

Keith uscì e si lasciò scivolare contro il legno freddo della porta.

 

 

Non sapeva dire per quanto tempo fosse rimasto a fissare il muro fino a farsi male agli occhi, ma alla fine s’era addormentato sul serio, ed ora, mentre apriva gli occhi, l’emicrania gli diede il suo buongiorno.

-Aaaah, fanculo!- piagnucolò, mettendosi a sedere e fissandosi nel lontano specchio attaccato alla parete.

Trasalì quando vide una figurina eterea fissarlo nel riflesso, con un sorrisino beffardo che non voleva proprio saperne di staccarglisi dalle labbra.

-Che… che cazzo ci fai qua?- si voltò, impallidendo ed evitando lo sguardo profondo che l’altro gli stava rivolgendo.

-Keith ha detto che non ti sentivi molto bene e sono venuto a controllare la situazione di persona…-

-Molto… Molto gentile da parte tua, ma sto bene, quindi ora puoi anche andartene.- mormorò Jeff, buttandosi nuovamente sul letto, il culo preventivamente rivolto verso il muro.

L’altro parve non sentirlo nemmeno e continuò a parlare, con quella sua vocetta insopportabilmente delicata.

-Avresti dovuto vederlo: era bianco come uno straccio, sembrava che avesse incontrato la morte!-

Si accarezzò il mento piano, socchiudendo gli occhi.

-… certe volte vien da chiedersi se siate amanti, voi due.-

Il chitarrista s’irrigidì nel sentire quelle parole, e Jimmy non poté fare a meno di farsi scappare un risolino divertito.

-Jeff, stavo scherzando.-

-Non… non era divertente, cazzo.-

Page si bloccò e lo fissò con i suoi occhietti minuscoli ma incredibilmente profondi.

-Se vuoi scopare con Keith non sono mica geloso, eh.- soffiò poi, rivolgendo il proprio sguardo ad alcuni passerotti fuori dalla finestra.

-Io… io non riesco a capire come diamine tu riesca a parlare così liberamente di queste cose, porca puttana.-

-Queste cose, come le chiami tu, ti piacciono. E pure tanto, anche. Quindi evita di fare il finto scandalizzato, grazie. E cos’è, hai paura che ti diano del frocio? È il minimo che possano farti, Beck.-

Jeff tremò: odiava quando Jimmy lo chiamava per cognome, quando lo sentiva la bocca gli si riempiva sempre di un sapore schifosissimo e di quella fottuta sensazione di un qualcosa che non conosci e che ti sta per assalire, sensazione di cui faceva volentieri a meno.

-Sbaglio o ti avevo detto chiaro e tondo di andartene? Levati dai coglioni, su.- sibilò piano, stringendo il cuscino a sé fino a far diventare le nocche bianche.

-Qualcuno qui sta cambiando argomento?- lo canzonò l’amico, salendo sul letto e gattonandogli sempre più vicino.

-Cos’hai, Jeff? Per caso ti faccio paura?- gli sussurrò piano, lasciando che la piccola nuvola di capelli ricci solleticasse il volto dell’amico: non avrebbe resistito a lungo, lo sapeva.

Jeff deglutì una palla di saliva che credeva esser grande quanto un frisbee, a giudicare dalla fatica che ci metteva a scendergli giù per la gola.

Chiuse gli occhi e inspirò il profumo dolce e speziato di Jimmy, quel profumo che, Dio, lo stava facendo impazzire da qualche mese a questa parte.

La loro storia poteva essere paragonata solamente ad una spirale: si acchiappavano e si mollavano con sorprendente rapidità, e vagavano in giro in attesa di arrivare all’epicentro, alla parola fine di quel disastroso rapporto fatto di jam session e di baci rubati tra una registrazione e l’altra.

Era una relazione destinata a naufragare, questo lo sapeva, ma non riusciva ad opporsi a tutto quel meccanismo che ormai lo aveva totalmente risucchiato.

Istintivamente, gli allacciò le mani al collo e lo tirò verso sé, mentre l’altro sorrise soddisfatto.

-Ti arrendi subito, Jeff.- sussurrò fiero, per poi lambirgli le labbra con la solita brutalità che ormai l’amico conosceva.

 

 

Keith se ne stava sul letto, apparentemente intento a leggersi una vecchia raccolta di poesie, finita chissà come nella valigia.

In realtà stava solo fissando la pagina da una buona decina di minuti, incapace di andare oltre.

Il bussare alla porta lo riscosse e lo rese ancor più nervoso di quanto non lo fosse già.

-Chris, è la quinta volta che vieni a svangarmi i coglioni! Gira al largo e va a rompere le palle a Jim, sciò!-

-Veramente sono Jeff…- sentì dire piano, e il cuore prese ad accelerargli nel petto.

Balzò giù dal letto e girò veloce la chiave, scoprendo un viso stanco e segnato da grandi occhiaie che lo fissava mortificato.

-Ma se ti disturbo me ne vado…- continuò quello, la voce spezzata e quasi inudibile.

Keith scosse il capo sorridendogli dolcemente e, senza dire nulla, gli passò il braccio attorno al proprio collo, chiudendosi la porta alle spalle con un calcetto.

Dopo averlo appoggiato sul letto, prese una sedia e gli si sedette esattamente di fronte, mentre Jeff lasciò che la propria schiena si abbandonasse mollemente al muro.

-Stai ancora male, vero?-

La domanda di Keith gli fece gelare il sangue nel vene: lo poteva sentire pizzicargli i graffi freschi sulla carne bianca.

Scosse il capo con foga e strinse forte gli occhi, ma la lacrima riuscì comunque ad uscire.

Sobbalzò quando il polpastrello dell’amico gliel’asciugò piano, facendo ben attenzione a non toccargli il taglio che aveva sullo zigomo.

-Per caso sei caduto dal letto, Geoffrey?-

Jeff alzò lo sguardo vuoto e lo piantò in quello del cantante: si aspettava una di quelle tipiche occhiate commiseratorie, occhiate che si rivolgono a qualche checca che tenta invano di nascondersi, di vivere una vita normale come gli altri, ma vide solamente gli occhi chiari e limpidi dell’amico, che lo invitavano a confidarsi.

Scoppiò a singhiozzare e si attaccò al collo di Keith mentre questi, incapace di fare qualcosa, stette fermo, a lasciarsi inzuppare la camicia di lacrime.

-Oh, Keith, lui… io… lui è una rosa, una rosa nera… e io non la posso cogliere… mi ucciderà, oh, lo sento che mi ucciderà… ma il suo profumo… il suo profumo mi chiama ogni volta, e io non so resistere… Perdonami, ti prego…-

Solo allora Relf vide il segno violaceo sul collo del chitarrista e, sebbene poté udire chiaramente il cuore stringersi affannosamente, lo baciò sui capelli e lo riempì di carezze, intimandogli sottovoce di calmarsi.

Dopo una mezz’oretta passata abbracciati, Jeff prese a ridacchiare sommessamente, scuotendo il petto di Keith al ritmo delle propria risa.

-E ora, si può sapere che ti prende?- gli chiese il biondo, arricciando le labbra.

-Niente, stavo solo pensando che tu sei proprio come quella canzone…-

-Che canzone, scusa?-

-He’s Always There…- disse Jeff tutto d’un fiato, per paura di non avere più il coraggio di pronunciare quelle parole.

-È… È davvero bella, quella canzone.- continuò, fissando il muro.

Keith arrossì piano.

-È… È un bel complimento, grazie.- disse, allontanandosi da lui e dirigendosi verso la finestra che dava sul fiume.

Jeff stette a guardarlo per un po’, per poi alzarsi dalla sedia e schiarirsi la voce.

-Ehm, beh… Io ritorno in camera mia… G-grazie di tutto, Keith.-

Prima di potersi anche solo voltare per salutarlo, Relf si accorse che la porta si era già chiusa e che di Jeff non c’era più alcuna traccia.

-Quella è la storia della mia vita, Jeff. Felice che ti piaccia.- sussurrò a se stesso, sorridendo malinconicamente in direzione delle anatre che nuotavano in fila lungo il fiume.

 

 

 

Credits titolo: Only the Black Rose – The Yardbirds

 

Over, under, sideways, down.

Coincidenza.

Lo so, può non sembrarlo affatto, ma è una fottuta coincidenza che la mia ultima drabble sui Led s’intitoli “Spirale” e che questa storia su Jimmurs e Jeff abbia come prompt lo stesso oggetto, ma a mia discolpa posso dire che, quando ho abbinato questo pairing al prompt e ho abbozzato la trama, la drabble doveva ancora nascere nei miei pensieri.

E nulla, quel tesoro di natalia (che ringrazio per aver letto in anteprima questa cosa e avermi assicurato che non fosse una totale stronzata) mi ha chiesto se avessi inserito apposta il riferimento a Only the Black Rose, perché era la canzone preferita di Keith: no, non lo sapevo affatto, e ne sono piacevolmente stupita, davvero.

Mi sono lasciata guidare dall’istinto e ho pensato che il testo mi ricordasse un sacco il rapporto tra Jeff e Jimmy.

Però, sul serio… Sono veramente contenta di aver scelto giusto, mi sento un pochino potente x°D

Detto questo, ho voluto rappresentare due facce dell’amore: Jimmy è l’amore velenoso, pericoloso, malato, quell’amore carnale che ti sa entrare fin dentro alle ossa e che ti distrugge a poco a poco, avvolgendoti nelle sue spire.

Al contrario, Keith rappresenta il lato più puro e spirituale del sentimento, un sentimento gentile e prezioso, un amore devoto: fosse per lui, si accontenterebbe anche solo di stare vicino a Jeff come amico, gli basta la sua sola presenza… teme che il loro rapporto faccia la fine di quello tra Beck e Page, in poche parole.

Perché Keith sa, e questo lo ferisce. Soffre per quello che Jeff deve passare, ma soffre soprattutto per se stesso, perché sa che nel cuore di Jeff lui non occuperà mai lo stesso posto di Jimmy, anche se dovesse comportarsi nel modo più squisito e amichevole del mondo. Perché non è Jimmy, e questo lo schiaccia sotto un grande macigno, quello della gelosia.

Sì, tranquilli, ho finito il mio monologo.

Mitch, perdonami se non ho reso al meglio la storia, ma gli Yardbirds per me, come tu ben sai, sono un territorio sconosciuto, e ho dovuto giocare molto, parecchio, di fantasia e immaginazione.

Considerala una cazzata scritta per ringraziarti di avermi fatta avvicinare a questo mondo e per scusarmi per la mia recente scarsezza di tatto, ti prego.

Sssssciao a tutti,

 

Dazed;

   
 
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