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Autore: HarryJo    23/07/2011    8 recensioni
Riccardo è un ragazzo come tanti altri.
Diciotto anni, discretamente bello, bravo a scuola e tremendamente appassionato di musica. A dispetto di ciò che continuano a suggerirgli i suoi genitori, lui continua a suonare la sua bellissima Fender Stratocaster e a fare dei piccoli concertini per dimostrare a se stesso la sua bravura. Un giorno accetta una proposta della scuola: suonare in occasione della giornata della memoria, ma all'ultimo minuto Giacomo, il suo batterista, è costretto a dare forfait perché è ammalato.
Riccardo, pur di non lasciarsi sfuggire l'occasione, chiederà ad Elena, una ragazza che nemmeno conosce, di sostituire Giacomo in quel concerto. I due ragazzi diventeranno subito amici.
Elena porterà Riccardo a conoscere una realtà della vita che lui non aveva mai avuto occasione di conoscere, costernata da dolore, fatica, lavoro e sacrifici, senza mai perdere il sorriso.
« Potresti suonarle oggi alla conferenza col suo gruppo? Il loro batterista si è ammalato » continuò la ragazza bionda, indicandomi. Ma insomma, non potevo fare io qualche domanda? Mi davano estremamente fastidio le persone che parlavano di me come se non fossi lì presente accanto a loro.
Elena si rivolse direttamente a me, come se mi avesse letto nel pensiero.
« Chi sarebbe il vostro batterista? »
« Giacomo Grimaldi » risposi con un fil di voce.
« Ok. E vi va bene come suona? » si informò, per non capivo quale motivo.
« Sì » risposi.
« Bene. Se ti serve una mano, io ci sto » mi disse, e vidi i suoi occhi inumidirsi per un secondo. O forse era solo una mia impressione.
Acconsentii.
Dopotutto, che altro avevo da perdere? O lei, o nessun altro.
Quel giorno la incontrai per la prima volta.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

 

Lo spirito va avanti.

 

 

If I die tomorrow I’d be allright

Because I believe that after we’re gone

The spirit carries on.

-          Dream Theater

 

 

Erano appena scoccate le tre quando arrivai a casa di Giacomo. Abitava in una villetta molto graziosa. Fuori dal cancello c’era il citofono, che però puntualmente io non suonavo mai ed entravo senza far nulla. Ormai erano talmente abituati a vedermi per casa che per i suoi era quasi normale. Ed il citofono era pressoché inutile, per me.

« Ciao Riccardo! È un piacere vederti! Giacomo è in camera, va pure, caro » mi salutò sua madre, in un sorriso a trentadue denti. Era alta, magra, e aveva gli stessi occhi azzurri di suo figlio. Giacomo diceva sempre che aveva una specie di adorazione per me, e che se avesse potuto avrebbe volentieri fatto scambio con mia madre.

« Ciao Beatrice » la salutai, dirigendomi al piano di sopra.

Adoravo la stanza di Giacomo. Era tutta tappezzata di poster dei suoi gruppi preferiti, un sacco di foto di batterie e in qua e in là c’erano spezzoni di versi di canzoni. Il disordine regnava sovrano, ed era per questo che un po’ mi affascinava.

Jack, invece di studiare, era disteso a letto con le cuffie alle orecchie ed uno spartito sottomano. Sapevo bene che quando era così concentrato non bisognava disturbarlo; per lui quello era il momento sacro della giornata.

« Il computer è lì, già connesso » mi disse semplicemente, senza nemmeno salutarmi. Non ci badai poi molto; sapevo che una volta finita la sua perfetta ed attenta analisi del brano avremo potuto parlare. Era sempre così.

Mi sedetti alla sua scrivania appoggiando lo zaino contenente i libri di matematica per terra, con il vago sospetto che non li avremo nemmeno aperti. Poi, con grande eccitazione, aprii la pagina di Google.

Digitai quelle quattro parole con estrema velocità, ma respirai a lungo prima di schiacciare il pulsante “Cerca”.

Incendio famiglia Ferilli Cureggio.

Il primo risultato era quello giusto, già lo sapevo. Aprii la pagina e cercai di combattere il battito del cuore che si faceva sempre più veloce, mentre cominciai a leggere.

 

 

Scoppia la caldaia, marito e moglie feriti, figlio morto nel disastro.

 

CUREGGIO. Terrore ieri pomeriggio in via Cassoli: lo scoppio della caldaia ha causato il rogo dell’abitazione dell’imprenditore Francesco Ferilli e della moglie Serena Canzian, entrambi feriti. La donna è stata portata al Maggiore della Carità con ustioni alle mani e alle braccia, il compagno è rimasto intossicato dall’esalazione del carbonio. Il figlio maggiore della coppia, di diciannove anni, è morto in seguito allo scoppio della bombola a gas.


 Erano da poco passate le 14.30 quando è scoppiata la paura nel casolare di via Cassoli, al civico 3, appena fuori dal centro abitato di Cureggio. La famiglia di Francesco Ferilli, imprenditore di 44 anni, aveva da poco terminato il pranzo, cercando qualche minuto di riposo prima di tornare al lavoro. Per cause ancora al vaglio degli esperti, la caldaia che si trovava al piano inferiore, all’esterno della casa, è esplosa, prendendo fuoco in pochi istanti. I coniugi avrebbero tentato di accenderla, rimanendo sorpresi dal ritorno di fiamma.

La donna è stata raggiunta dal fuoco alle mani e alle braccia, che teneva in avanti nel tentativo di proteggersi il volto. Subito soccorsa dal marito, è stata portata fuori mentre un fumo nero e denso iniziava a sprigionarsi dall’abitazione. Immediata la telefonata ai vigili del fuoco: dalla caserma dei pompieri sono arrivate due autopompe e un mezzo veloce, con due squadre dei pompieri in azione per arginare in fretta il diametro dell’incendio. Le fiamme però erano già riuscite a far danni all’interno dell’abitazione, distruggendo la mobilia e danneggiando la struttura. Cercando di spegnere il fuoco, il signor Ferilli, con i suoi fratelli e suo figlio più grande, avrebbero cominciato a buttare acqua tra le fiamme che invadevano la casa, invano. Le fiamme hanno raggiunto la bombola a gas procurandone l’esplosione; sul colpo è morto il figlio. Sul posto si è precipitato anche il Suem, inviando un’ambulanza e un’auto medica. L’attenzione dei soccorritori si è concentrata subito su Serena Canzian: la donna, infatti, che aveva riportato delle ustioni significative, è stata portata in fretta all’ospedale Maggiore della Carità per essere visitata da uno specialista. Le ferite fortunatamente non erano gravi. L’edicolante è rimasta a lungo nella sala del pronto soccorso, venendo poi raggiunta anche dal marito: Francesco Ferilli, infatti, ha dato le prime indicazioni ai vigili del fuoco, ma si è esposto troppo al fumo, tanto da venir portato in ospedale a causa dell’intossicazione da monossido di carbonio. Non c’è stato nulla da fare invece per il figlio; nessun intervento dei medici è riuscito a salvarlo. Le condizioni di entrambi i coniugi, fortunatamente, non erano gravi e già nel tardo pomeriggio hanno potuto lasciare l’ospedale per ritornare a casa. Ma non gli è stato consentito nemmeno di entrare: l’abitazione di via Cassoli è stata giudicata inagibile dai tecnici del Comune e dai vigili del fuoco, rimasti fino a sera sul posto per verificare la stabilità. Inoltre la pericolosità delle polveri sottili ha costretto i coniugi Ferilli a chiedere ospitalità ai parenti per la notte, assieme ad Elena, la figlia più giovane. Polizia e carabinieri hanno bloccato il traffico per tre ore, l’ingresso a Cureggio è stato off limits. Il conto dei danni non è ancora stato fatto, ma si tratterrebbe di decine di migliaia di euro. Le cause dell’incendio sono ancora al vaglio dei vigili del fuoco, ma non ci sarebbero dubbi: è stato lo scoppio della caldaia, posta sotto il porticato, a scatenare il terribile incendio.

I funerali per il giovane Ferilli sono previsti per giovedì 17 alle ore 16.00.
 
(Massimo Guerretta)

 

 

Era finita la mia ricerca. E non aveva prodotto il risultato sperato.

Nulla. Nessun nome.

Solo foto. Foto, e tante parole. Ed insieme alle parole, tanto orrore.

Tanto dolore.

Mi venne in mente il viso di Elena, così giovane, spensierato, avvolto tra mille fiamme voraci.

Mi venne in mente Elena mentre suonava. Non c’entrava nulla, ma l’incendio le aveva portato via anche quello, la musica. Le aveva portato via un fratello, una casa, i ricordi di una vita.

Ed io cosa volevo? Credevo di poter capire tutto da un nome? Se anche si fosse chiamato Dumbo la sua importanza sarebbe rimasta la stessa.

« Trovato quello che cercavi? »

La voce di Giacomo proveniva da un pianeta lontano anni e anni luce.

« No, nulla… » dissi, scoprendolo in piedi di fianco a me, che leggeva l’articolo.

Mi guardò a lungo. Voleva leggermi probabilmente, capire cosa mi stava succedendo. Non mi era mai capitato di ossessionarmi per un nome.

« Perché ti interessa tanto? » mi chiese.

« Non lo so… » gli risposi stropicciandomi gli occhi con le mani.

Mi squadrò, e capii all’istante che non mi credeva. Ma io avevo detto la verità: non avevo la più pallida idea di come mi fosse venuta fuori quella stranissima ossessione.

Mi continuavo a ripetere che era pura e semplice curiosità per una vita tanto diversa dalla mia. Io stavo bene, di che mi potevo lamentare? Del fatto che i miei genitori non erano contenti della mia passione per la musica? Quello non era niente messo a confronto con le foto della casa di Elena. Non era nulla messo a confronto con quella collana.

Aveva perso un fratello, e si portava dietro il suo spirito in una letterina appesa al collo.

« Posso darti un consiglio? Lascia perdere e pensa a Sofia » mi disse con uno strano cipiglio.

Sofia. Quel nome mi ricordava qualcosa…

Era da tanto che non pensavo a lei. Troppo.

« Dai, facciamo matematica » dissi chiudendo in fretta il discorso e aprendo il quaderno per iniziare un problema.

Bizzarro, pensai cercando una penna nell’astuccio, persino il libro di matematica è pieno di problemi e mi ricorda Lei.

 

 

 

 

 

 

{ Spazio HarryJo

Salve a tutti!

Lo so, pensavate che fossi morta, e ne avete tutte le ragioni. In realtà, vi dirò, questo capitolo l’avevo scritto a metà e non riuscivo a finirlo. Infatti è più corto degli altri. Questo perché dopo l’articolo non riuscivo ad esprimere le emozioni di Riccardo. Ah, l’articolo è quasi uguale a quello che si trova in internet cercando le informazioni del mio incendio, solo riadattato con nomi e luoghi.

Spero che vi piaccia, e spero che non siate morti voi durante questa mia enorme assenza.

Fatemi sapere che ne pensate, un bacio,

Erica ;)

   
 
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