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Manca qualcosa.
2°I; 2°H; 2°G; 2°F; 2°E…2°D!! Era arrivata finalmente! Le urla dei ragazzi in libertà si sentiva già dalla 2°G. Entrò nell’aula e i ragazzi si placarono per qualche secondo, ma poi ricominciarono a volare aereoplanini di carta, quaderni, e anche qualche parolaccia.
<< Silenziooo!!!>> Urlò Dess così forte che stava per assordarsi da sola. Dopo anche gli ultimi risolini la classe tacque, e i 74 occhi furono solo su di lei. C’erano 40 banchi, e 3 persone erano assenti.
<< Marta B. ci illustri i nomi degli assenti?>> non ci fu nessuna risposta alla richiesta della prof.
<< Marta Buster assente.>> scrisse sul registro Dess mentre alzò gli occhi sulla sua sedia per confermare il detto. Era assente.
<< Junior..chi è assente?>>
<< ehm, Marta Buster..>> disse una voce timida dall’accento spagnolo <<..Jason Horleck..>>
<< uff..aspettate. >> disse roteando gli occhi, Dess. << 4..3..2..1 >>
2 secondi dopo la porta si spalancò e un ragazzo entrò di filato in classe.
<< Jason Horleck presente >> sospirò la prof guardando lo studente in ritardo che si stava accomodando al suo posto.
<< scusi prof ma c’era traffico >> si scusò il ragazzo. In qualità di prof, Dess avrebbe dovuto rimproverarlo, ma in fatto di ritardi lei era la prima, e sarebbe stato da Ipocriti farlo.
<< lo so ma che sia l’ultima volta! Puoi rischiare la sospensione Jason..come io posso rischiare il licenziamento! A proposito.. >> Dess andò verso la lavagna gigante, prese il cassino e cominciò a cancellare i resti di alcune equazioni di ieri. << ..Oggi ragazzi, vi chiedo ancora per favore di coprirmi le spalle, so che non dovrei farlo ma, voi avete bisogno di un insegnante di Trigo che sia anche una consulente psichiatrica durante gli ultimi 10 minuti di lezione e io ho bisogno di un lavoro. >> era cosi schifoso per Dess pronunciare la parola lavoro se il lavoro era quello. << comunque, chi altro manca oggi? >> finito di cancellare prese il gessetto e inizio a scrivere un esercizio sfornato da lei mentre era imbottigliata nel traffico di stamani, il più facile che potesse inventare.
<< ehm..Manca Jessica Day >> disse lo spagnolo, che sembrava più Brasiliano dal suo accento. Sentendo il cognome pronunciato, Dess perse il controllo del suo polso e il gessetto si spezzo, provocando quel piccolo e fastidioso rumore che fu amplificato dall’eco in tutta la stanza. Si girò lentamente verso il Brasiliano. Era impossibile che avesse pronunciato quel cognome. Non c’era nessuna ragazza in classe che aveva quel cognome. Nessuna.
<< cosa? >> disse flebilmente. Il brasiliano un po’ imbarazzato ripetè << J-jessica Donald>> Dess cacciò un lungo sospiro. Aveva capito lei male…ma perché aveva capito proprio Day?
Segnò l’assenza della Donald sul registro e mentre lo fece in classe, entrò il preside. Aveva 5 minuti di ritardo, a saperlo Dess non si ammazzava un polmone per correre cosi in fretta.
<< Buongiorno studenti della 2°D della Milton High >> salutò il preside. La classe intera si alzò e rispose educatamente. Come previsto, il preside dopo i suoi saluti, passò al discordo sulla scuola. Dess era stufa di ascoltarlo, conosceva ogni parola, ogni pausa, ogni virgola di quel discorso che non cambiava mai. Oggi aveva rischiato di perdere il lavoro, ma ce l’aveva fatta. Doveva essere fiera di se stessa. E cosi si sentiva. Ma c’era una parte dentro di se che voleva non essere arrivata in orario, cosi che fosse stata licenziata. Certo, sarebbe stato un problema con le bollette da pagare, ritrovarsi senza un lavoro, ma almeno sarebbe stata più felice di cosi. Quel lavoro la uccideva, sia dentro che fuori. Odiava stare seduta dietro a una cattedra a parlare e parlare degli stessi concetti che ripeteva in 3 classi differenti ma che nessuno afferrava nonostante li rispiegasse. Odiava far finta di essere una persona calma e pacata di fronte a quei ragazzi ostinati, stupidi e caparbi che non volevano studiare o che si inventavano scuse su scuse per i loro compiti mancanti, e nonostante tutto, fare i fighi: quelli che rispondevano male ai prof, che uscivano con mille ragazze etc etc.. anche lei era stata adolescente. Sapeva bene com’erano fatti quei tizi. E dio solo sa, quante volte al posto di una nota, avrebbe voluto spedirli con un calcio nel sedere, fuori dalla classe. Odiava l’odore vomitevole dei bagni dei docenti e del cibo-spazzatura della mensa, odiava i suoi colleghi smorfiosi o nerd. Odiava tutto. Voleva che le cose cambiassero. E sarebbero cambiate.