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Autore: Ella_Sella_Lella    27/07/2011    4 recensioni
Nico Di Angelo sorrise, le sue labbra si erano curvate senza che lui l’ordinasse, la felicità l’aveva avvolto senza che se ne rendesse conto, “Prego …” balbettò incerto, la dea sorrise per tale imbarazzo e difficoltà, Nico però non aveva groppi in gola e ed imbarazzo, non era quello che gli impediva di parlare, il problema era la felicità, era troppa perché riuscisse ad esprimerla.

Buona Lettura. Non dico altro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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spin off vari

(Spin Off di PJeLCDMPC)

Titolo:  Sapore di Fragole Marce.
Titolo del Capitolo: Macabro è  meglio
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Nico di Angelo, Eris, Erebo
Genere:  Sentimentale,
Rating: Giallo (Prevenire meglio che curare, ma penso mi manterrò sul verde)
Avvertimenti: What if
Conteggio Parole: 1641
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. Questa Shot è un missing moment di una mia ff, che non vorrei mai mandarvi a leggere, dunque vi interessa una breve sinossi? (Solo di Nico ed Eris). Tornato a New York per aiutare, Nico incontra la dea della Discordia Eris, che si prensenta a lui sotto diverse facce(Heather tredicenne umana) ed il ragazzino sembra invaghirsi di lei  incurante della sua natura malefica. Eris stessa sembra anche preoccuparsi di Nico, mostrando per lui segni di una leggera infatuazione.

3. Per una missione per conto di Artemide i sue sono costretti a recarsi ad Erebo, per prendere una stella nera per l’auriga di Percy Jackson diretto a Detroit, sotto consiglio di Nyx.

4. Ambientato dopo il quinto

Buona Lettura

Sapore di Fragole Marce

“Figlia” aveva detto con una gioia, quasi innaturale per una divinità oscura, quell’uomo dal volto crucciato, i capelli neri lucidi e gli occhi profondi, scuri come un cielo tetro senza stelle. Aveva allargato le braccia per poter accogliere in un caloroso abbraccio quella piccola dea dal sorriso seghettato, che con un calore ed un affetto inaudito per lei, si era stretta in quell’abbraccio, “Padre” aveva poi sussurrato dolcemente. Nico di Angelo era rimasto sull’uscio incerto sul dover entrare o meno, guardando la scena con occhi celatamente invidiosi, voleva bene a suo padre e suo padre ne voleva a lui, ma il loro rapporto non sarebbe mai stato com’era quello di quei due che ora si abbracciavano lieti di essersi ritrovati.

“Cosa vi porta qui, mia piccola fragola marcia?” chiese l’uomo, toccando la punta del naso della figlia, che ridacchiò divertita a quell’inusuale sopranome, che avrebbe accapponato la pelle a qualunque mortale, dea e semidea, che non fosse lei. “La mamma non vi ha detto niente?” chiese lei decisamente confusa, leccandosi le labbra rosse come il fuoco ardente, “Se parlate di quella dea immonda che vive nelle fogne, io con lei non ho nulla a che spartire” aveva detto l’uomo, colto’ da un’irritazione improvvisa al solo sentir parlare di sua moglie. “Per i boxer ha pois del divino Zeus, avete litigato di nuovo?” chiese lei, totalmente divertita, mettendo le mani in posizione conserta e sforzandosi di apparire seriosa e preoccupata, ma non ci riusciva, ovunque c’era discordia, c’era la sua gioia e quell’aria era satura di quell’odioso sentimento che per la dea fanciulla era un dolce nettare.

“Non preoccuparti per noi, piccola fragola marcia, non ti viene bene” disse l’uomo guardando lei con un sorriso bonario, “In effetti” disse onesta lei. “Bene cosa desideravi?” chiese poi l’uomo non perdendosi nell’odio verso la moglie, “Mi serve padre una stella del cielo infernale” aveva risposto lei,  voltandosi appena verso Nico, che era sempre incerto se entrare o meno nell’appartamento situato nel mezzo dell’Elitè di Manhattan, così che anche il dio si accorgesse per la prima volta di lui.

“Chi abbiamo qui? Il piccolo Nico di Angelo” aveva detto il dio con voce gravosa, studiando attentamente il ragazzo in ogni dettaglio, dal jeans strappato, all’anello con il teschio ed i capelli spettinati, “Divino Erebo” disse Nico, chinando appena il capo, “Assomigli tanto a tuo padre” esclamò Erebo dopo aver assottigliato gli occhi ed aver confermato la sua tesi, “Un mio carissimo amico” aveva voluto comunque precisare. “Allora padre, per la stella?” chiese lei, “O fragola marcia, per te questo e’ altro” aveva risposto il padre, guardando la dea, il suo volto era tornato ad essere irradiato da una felicità incredibile, “Siete il miglior dio di questo mondo” aveva sussurrato lei, sorridendo gioconda, prima che il padre si allontanasse per cogliere una stella.

“Hai visto Nico, non è  successo niente” disse licenziosa lei, avvicinandosi al ragazzo e battendoli una mano sulle spalle, “Penso divina Eris, perchè  non abbia capito” aveva risposto il semidio imbarazzato, per quello che il divino Erebo non aveva colto, Eris ridacchiò, passandosi una mano sui lisci e lucidi capelli scuri, “Forse si o forse no” aveva aggiunto maliziosa, sfiorando il mento di Nico, che aveva tremato al contatto freddo con le mani della dea. L’aveva guardata intensamente, aveva distolto lo sguardo con le gote in fiamme, Eris era troppo dannatamente bella per lui, non riusciva a starle accanto senza vergogna, senza che il suo cuore battesse così veloce, non importava se quella accanto a lei fosse la divina Eris o solo semplicemente Heather.

“Perché vuoi una stella fragola marcia?” chiese Erebo, ricomparendo nella stanza e trovando sua figlia Eris accarezzare con le nocche il volto di Nico Di Angelo, che aveva un espressione mista tra l’adorazione assoluta e l’imbarazzo più profondo. “Che state facendo?” chiese riducendo gli occhi neri in fessure e riservando a Nico uno sguardo quasi carico di ostilità, quel ragazzino era troppo vicino a sua figlia ed aveva uno sguardo troppo sognante; Eris ignorò deliberatamente la seconda domanda e rispose al padre: “Serve per un affare per la divina Artemide” liquido anche velocemente. Erebo era davanti alla figlia ed il ragazzo e continuava a riservare al figlio del suo grande amico Ade sguardi raccapriccianti, non gli piaceva, neanche un po’.

“Fragola marcia” cominciò Erebo, prendendo Eris per una mano ed allontanandola di qualche metro dal ragazzo, senza lasciare la luminosa stella rossastra, che aveva il fascino oscuro, “Devo parlarti” aggiunse, aveva abbandonato quel tono dolce che aveva sempre riservato alla sua bambina, acquisendo un tono più autoritario, la dea della discordia schioccò le labbra tinte di rosso fuoco e guardò suo padre con una certa paura, velata perfettamente in una maschera di malizia. “Dimmi tutto papi” aveva detto con un tono innaturalmente dolce, che mascherava la tensione che le stava salendo, Erebo aveva lanciato ancora uno sguardo a Nico, “Perché quel mezzosangue ti ha accompagnato?” chiese spicciò, la dea arrotolò una ciocca di capelli neri sul dito ed accompagnando il tutto con un sorriso falso rispose: “Non avevo voglia di venire da sola”. Il dio della notte infernale guardò scettica la figlia, “Fragola marcia in tutta l’eternità non ti sei mai posta di andare da sola da nessuna parte. E se proprio ti sentivi annoiata chiamavi Phobos e Deimos” aveva detto Erebo, “Solo quando hanno in custodia il carro di Ares” aveva bisbigliato Eris, ritenendolo importante da precisare. “Appunto com’è possibile che da Phobos e Deimos motorizzati tu sia passata a farti accompagnare dal tredicenne mezzosangue figlio di Ade?” chiese abbastanza irritato l’uomo, Eris alzò le spalle e sorrise di circostanza.

Erebo lasciò perdere la figlia certo che non avrebbe cavato un ragno da un buco, la sua dolce fragola marcia era molto espansiva per i fatti suoi e per quelli degli altri, ma se decideva di tacere su un argomento, non avrebbe mai parlato. “Prendi la stella ed occhio a quello che fai” disse schivo alla fine, lasciando la stella tra le mani della figlia, lei ridacchiò , “Fidati di me” disse poi e a Nico che gli ascoltava silenziosi quella frase gli aveva dato brividi lungo la schiena, aveva pronunciato quelle parole esattamente con lo stesso tono con cui l’aveva convinto ad andare da Erebo, “Io so sempre cosa fare” aveva terminato.

Quando erano andati via, Nico si sentiva molto a disaggio, l’aveva capito che ad Erebo non piaceva e che non approvava quello che c’era tra loro, non aveva comunque detto niente, perché Eris era una dea che difficilmente qualcuno avrebbe contraddetto, umano o divino. “Pensieroso?” chiese dolcemente lei, tirandoli una gomitata leggera sul braccio, non aveva ripreso l’aspetto da umana, con gli occhi verde invidia, il vestiario scuro ed i capelli castani arruffati, era ancora una donna spaventosa, con la dentatura seghettata, gli occhi rossi con la sclera grigia ed i filamentosi capelli neri, per lui era così bella, che avrebbe passato ore ed ore a guardarla. Aveva sempre detto che si sentiva più a suo aggio con i morti che con i vivi, ma quando era con lei si sentiva meglio di come si era sempre sentito, stare con gli spiriti non gli piaceva più così tanto, dopo aver passato tempo con lei. Meravigliosa.

“Vostro padre Erebo, non approva” bisbigliò alla fine Nico, Eris abbassò gli occhi grandi sulla luccicante stella oscura e seducente, che teneva stretta in una mano, “Perché sono un misero semidio” aveva aggiunto il figlio di Ade, con un tono misto tra l’irritazione e l’uggia. “Non avrebbe approvato neanche se voi foste stato un dio maggiore” aveva risposto di scherno Eris, tirando un buffetto al ragazzino, giustificando che quello era suo padre e che non avrebbe mai approvato nessuno. La dea della Discordia aveva taciuto che anche Ade era andata a parlargli per dirgli che non avrebbe permesso che il suo unico figlio sulla terra fosse finito in balia sua, che di certo l’avrebbe condotto su orribili vie, ma ad Eris non era importato a lei piaceva seriamente Nico, erano secoli che non provava più un sentimento simile per qualcuno, che fosse dio, mortale, semidio o quel che era. Una dolce sensazione alla bocca dello stomaco che la faceva stare allegra, come se avesse fatto una carneficina in guerra.

“Dunque che facciamo?” interrogò Nico la dea, prendendo coraggio di guardarla negli occhi, Eris sorrise con quel suo inquietante sorriso seghettato che spaventava tutti ma non lei, allungo la mano scarna e bianca, con le unghia affilate, pronte a far male a chiunque, verso Nico ed aveva preso la mano di lui con un vano tentativo di delicatezza, “Facciamo quello che agli dei minori viene meglio” sussurrò suadente e maliziosa, “Non ci preoccupiamo di nulla” l’aveva bisbigliato nell’orecchio di Nico in modo seducente ed il semidio era arrossito fino alla punta dei capelli.

Erano rimasti a fissarsi qualche minuto e se Eris fosse stata vagamente umana sarebbe arrossita anche lei, perché l’innocenza di Nico era contagiosa e quando era con lui si sentiva così bene; Certo neanche per lui avrebbe smesso di far soffrire le persone, seminare sconforto e distruggere rapporti e cause, avrebbe continuato a spargere dolore e disordine, perché quello era il suo compito. Perché lei era la signora del pianto. Ma Nico era qualcosa di diverso. “Questo per non esser scappato da Erebo” sussurrò lei, posando le sue labbra tinte di rosso sulla guancia del giovane semidio, “Grazie davvero” aggiunse.

Nico Di Angelo sorrise, le sue labbra si erano curvate senza che lui l’ordinasse, la felicità l’aveva avvolto senza che se ne rendesse conto, “Prego …” balbettò incerto,  la dea sorrise per tale imbarazzo e difficoltà, Nico però non aveva groppi in gola e ed imbarazzo, non era quello che gli impediva di parlare, il problema era la felicità, era troppa perché riuscisse ad esprimerla. Prese un bel respiro e guardò quell’incantevole creatura, con più sicurezza disse: “Prego, Fragola Marcia”.

   
 
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