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Disclaimer: TVD è di L.J. Smith e di quegli adorabili stronzi di Julie e Kevin. Se mi pagassero per fare questo, sarei la donna con il lavoro più bello del mondo dopo la Dobrev.
N/A: Scritta per il TVG!Fest, prompt Damon/Stefan – An eternity of misery.
Cain and Abel
Gli
manca l'aria, lì in quella prigione.
Tossisce
forte, cerca di succhiarla tra le labbra, ma scopre che non serve poi
a molto.
Si
sente comunque soffocare. Dal dolore, dai ricordi, dalle mani dei
fantasmi dei suoi sensi di colpa, che per la prima volta, in tutti
quegli anni, riescono finalmente a ghermirlo e sopraffarlo.
E
la cosa peggiore è che questo non è che l'inizio
di una lunga
agonia.
Il
rumore liquido di una sacca di sangue che cade sul pavimento attrae
la sua attenzione.
Dietro
la porta sbarrata, Stefan gli fa un cenno.
«Bevi».
Damon
non si muove.
Si
chiede se anche suo fratello stia vivendo un déjà
vu al contrario,
e se anche lui provi questo senso di stanchezza nei confronti di una
storia che continua sadicamente a ripetersi in tutti i suoi minimi
dettagli, prendendosi gioco di loro e dei loro sentimenti.
Soprattutto
si chiede se anche lui desideri metterci una volta per tutte la
parola fine, ma sfortunatamente a quest'ultima domanda conosce
già
la risposta.
E
non l'ha mai odiato tanto come in questo momento.
In
fondo non gli ha chiesto di ucciderlo ─
non gli è mai venuto in mente di chiederglielo, sa che non
sarebbe
giusto e che comunque Stefan non potrebbe mai farlo ─,
ma soltanto di lasciarlo morire.
Glielo
deve.
Almeno
questa volta.
«Stai
solo prolungando la mia sofferenza», rantola, cercando il suo
sguardo.
«Troverò
una cura», ripete lui, testardo. È il suo nuovo
mantra, pare.
Damon
scuote la testa e arrangia un ghigno che spera credibile.
«Ti
stai di nuovo comportando da egoista, fratellino. Non impari mai dai
tuoi errori?»
Il
colpo va a segno, e Stefan arretra leggermente, come se gli avesse
appena dato uno schiaffo.
Damon
pensa che forse non se lo merita, non più, ma non gli
importa.
Vuole
solo che finisca.
Perché
va bene così, davvero.
Si
sente quasi sollevato all'idea di morire.
Niente
più Stefan, niente più Elena, niente
più Katherine.
Niente
più dolore.
«Mi
hai promesso un'eternità di miseria,
Damon», mormora intanto
Stefan, così piano che l'altro vampiro è
costretto a sforzarsi per
sentirlo.
Non
gli sfugge, però, il modo in cui la voce di suo fratello
s'incrina
pericolosamente.
Non
piangere, lo
prega
silenziosamente, non potrei proprio sopportarlo.
“Beh,
dovresti essere contento: il destino ti ha fatto un grosso
sconto”,
prova a replicare velocemente, prima che la situazione degeneri, ma
un altro accesso di tosse si porta via le parole.
Quando
finalmente riesce a smettere di sputare sangue e riprende ad
inghiottire quell'inutile aria, Stefan se n'è già
andato dove non
può più udirlo né vederlo.
Damon
lo ringrazia mentalmente per avergli risparmiato almeno quell'ultima
sofferenza, poi torna a maledirlo con più
ferocia di prima,
ormai consapevole del fatto che, gli piaccia o meno, suo fratello lo
costringerà a mantenere quella dannata promessa.
Si
credeva Caino, ha scoperto di essere Abele.