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Autore: Abraxas    28/07/2011    2 recensioni
Os-Gabella è stanca.
[Fall from Heaven II]
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Pax Diaboli -

 
Os-Gabella è stanca.
 
È stanca mentre pronuncia a bassa voce le formule dell’Evocazione. Le sussurra una dopo l’altra, senza esitazioni, quasi fossero parole di una lingua che lei conosce da sempre. Le sue mani si muovono rapide a tracciare le rune nel vuoto del salone; incidono precise nell’etere i simboli magici con la sua sola forza di volontà. Ogni secondo che passa incantesimi antichi quanto il mondo vengono isolati, corrotti, indeboliti ed infine cancellati.
 
Pensava che nel disfare una creazione degli dèi avrebbe provato qualcosa di simile al trionfo, ma nulla. L’unica cosa che riesce a sentire è la stanchezza, l’unica cosa che la fa andare avanti è la rassegnazione.
Certo, anche avere tutto il tempo che vuole davanti a sé aiuta. Eternità è un concetto difficile da comprendere appieno, persino per gli angeli. Perché mai dovrebbe riuscirci lei? Le basta molto meno: sapere che seccature come la morte non interromperanno la sua opera.
 
L’aria nella stanza comincia a farsi densa, pesante, quasi sulfurea. I cinque stregoni disposti attorno al pentacolo sul pavimento di nuda roccia mormorano frettolosamente rozze formule di protezione personali. Niente a che vedere con i suoi delicati incantesimi ma ugualmente efficaci, nel caso qualcosa andasse storto.
 
Nulla andrà storto.
 
Una scintilla appare nel nulla, esattamente al centro del pentacolo. Esattamente come li ha istruiti, gli stregoni cominciano a cantilenare una serie di litanie via via sempre più complesse. Tutto ciò senza che lei interrompa per un solo secondo la sua lenta ma costante opera di dissoluzione.
 
Ora riesce ad avvertirla. Una coscienza oscura, terribile, che sussurra con voce suadente segreti di negromanzia, istruzioni per riti proibiti persino a Galveholm, promesse di potere oltre ogni immaginazione. È ben consapevole che sono un rischio. Gli stregoni ne sono affascinati; potrebbero cedere alla tentazione di ascoltare quelle parole.
 
Lei no.
 
C’è ben poco che le interessa in tutte quelle offerte… l’unica cosa che desidera davvero è un po’ di pace.
 
Continua a non provare nulla. Niente paura, niente ansia. Solo tanta – troppa – stanchezza, mentre disegna l’ultima runa e cancella l’ultimo degli impedimenti.
 
Quattro millenni sono troppi anche per la prima donna della Creazione. Quattro millenni di lotta solitaria contro le divinità che l’hanno creata come un subordinato. Gabella, lacompagna del primo uomo. Silenziosa, docile, sottomessa.
No, non lei. Non Os-Gabella. Gabella la Libera. Colei che è fuggita dal ruolo assegnatole dagli déi, colei che ha rapito il primo uomo e lo tiene imprigionato nella cripta più profonda del suo palazzo. Colei che cerca da sempre un modo per non essere libera solo di nome.
 
Os-Gabella è stanca. Tutto ciò che chiede è di trovare finalmente la pace. La libertà. È forse troppo?
 
Estrae il pugnale dalla cintola e lo conficca nel mezzo della sua mano sinistra, senza battere ciglio. Il dolore era una sensazione interessante fino a qualche secolo fa, ora non è più nulla di così sconvolgente. Appena lo rimuove la pelle si rimargina all’istante, senza lasciare alcuna traccia della ferita. Lascia colare il sangue rimasto sulla lama, finché una goccia non cade sul bordo del pentacolo.
 
È allora che un ruggito scuote le mura del salone, mentre una densa coltre di fumo nero inghiotte la scintilla apparsa poco prima e lentamente comincia ad espandersi all’interno dei confini del simbolo magico. Dopo una breve pausa, gli stregoni cominciano ad intonare il secondo capitolo del Grimorio.
 
“Io vincolo il mio corpo, per ottenere la tua forza…”
 
Come mossa da un vento inesistente, la nube comincia ad assume le forme di una creatura enorme e mostruosa.
 
“Io vincolo la mia mente, per ottenere la tua comprensione…”
 
Un altro ruggito, e la testa del demone emerge dal fumo nero. I suoi profondi occhi neri scrutano uno ad uno gli stregoni, per poi fissarsi su Os-Gabella, l’unica a non distogliere lo sguardo. Anche lui è solo un burattino nelle mani degli déi… perché dovrebbe averne paura?
 
“Io vincolo il mio cuore, per ottenere la tua devozione…”
 
La nube è ormai scomparsa, condensata nella forma terrificante del demone. Si scaglia contro il più vicino degli stregoni, ma le barriere magiche lo respingono indietro. Sembra realizzare solo dopo qualche secondo di essere confinato all’interno del pentacolo, e ruggisce per la terza volta mentre i maghi terminano di recitare l’incantesimo:
 
“Io vincolo la mia anima, per ottenere la tua obbedienza.”
 
In perfetta sincronia, ognuno dei cinque estrae un sacchetto di cuoio dalla cintola. Senza smettere di mormorare le formule insegnategli dalla loro regina ne svuotano il contenuto sul palmo teso, e con un’ultima invocazione ad Agares soffiano delicatamente la polvere d’argento puro sul demone.
 
“Hiborem!”, urla Os-Gabella, e questo si copre le orecchie con le mani in un vano tentativo di resistere al rituale. Se non fosse alto quasi quattro metri e non portasse legata alla vita un’ascia lunga almeno due, in questa posizione potrebbe quasi sembrare… ridicolo?
 
Cade in ginocchio senza smettere di ringhiare maledizioni, anche queste fermate dalla protezione del pentacolo. L’argento si posa sul suo corpo, ne rallenta i movimenti e lo espone ancor di più agli effetti della magia.
 
“Hiborem!”, urla di nuovo. Il demone le pianta addosso i suoi occhi, e lei prova la curiosa sensazione che la sua anima venga  scrutata fin nelle profondità più nascoste.
 
“Chi mi ha chiamato?”, tuona lui. La sua voce è stranamente melodiosa. Angelica è l’aggettivo giusto, per quanto sembri assurdo riferirlo ad un demone. “Ah. Os-Gabella, l’indomita. Dovrei dire che è un onore?”
 
“Ti propongo un patto, Signore dei Balor.”
 
Hiborem getta indietro la testa e ride. Una risata che, a differenza della sua voce, è assolutamente demoniaca.
 
“Gli Inferi non accettano patti con nessuno. Mortale o immortale che sia.”
 
“Non sono qui per proposte insulse. Io ti dono questo mondo e le anime che lo abitano.”
 
“Un’offerta piuttosto interessante. Che cosa cerchi in cambio? Potere? Sì, credo che dopotutto possiamo metterci d’accordo.”
 
“Cerco la libertà. Tu, invece? Cosa desideri, Hiborem? Uccidere?”
 
“Oh, no. No, no, no. I barbari uccidono. Gli orchi uccidono. Noi demoni siamo molto più… sofisticati. Non cerchiamo la morte, cerchiamo la sofferenza. Il tormento. Il fratello che assassina il fratello e la figlia che trucida la madre, la ragione che si dissolve di fronte all’ineluttabilità del Caos… ecco cosa cerco.”
 
“Vi è una ragione dietro questa tua… ricerca?”
 
Hiborem sorride.
 
“Vi è una ragione per il tuo desiderio di libertà?”
 
“È nella mia natura.”
 
“Esattamente.”
 
“Ma io non sono stata creata per essere libera.”
 
“Ha davvero importanza la ragione per cui siamo al mondo? Non è più importante ciò che siamo di ciò che dovremmo essere?”
 
“No, non è più importante. In un modo o nell’altro siamo sempre schiavi degli déi. Da vivi li lasciamo influenzare le nostre scelte, e da morti le nostre anime sono reclutate al loro servizio. Non c’è scampo… se si esclude la distruzione. Solo nel nulla possiamo trovare la pace. Solo nel scegliere il nulla possiamo trovare la libertà.”
 
“Visto? Con metodi diversi inseguiamo lo stesso obiettivo.”
 
Hiborem allunga una mano enorme verso il perimetro del pentacolo. Senza pensarci due volte, Os-Gabella ne afferra quanto riesce – due dita – e stringe.
 
“Siamo d’accordo?”, domanda.
 
“Siamo d’accordo”, conferma solennemente il demone.




***
N.d.A.: Il giochino dietro questa shot, come suggerito da Kukiness, era non usare nemmeno un gerundio. Stranamente, ci sono riuscito :P
   
 
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