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Autore: GrumpyTrolla    29/07/2011    1 recensioni
Qualche mese è passato dal caso del finto Jack lo Squartatore, e le vite di tutti sono proseguite - più o meno - come al solito. Ora però, per l’investigatore è in arrivo un nuovo, inquietante caso. Questa storia è il seguito di “Red Flags and long Nights“.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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BEAUTY KILLER:

Dal diario di Edward: Non fa differenza da che parte mi giri.
Ovunque io guardi, sembra sempre non ci sia speranza.
Che vita dimmerda...

If I can’t be beautiful…
(Se non posso essere bellissimo…)

Capitolo 12: Beautiful.

I corridoi del Paradise erano oscuri, e più gli uomini di Wu lo costringevano ad avanzare, più Edward sentiva avvicinarsi l’ora del giudizio; ma erano solo sensazioni, in verità l’unico pensiero conscio che aveva, era quanto detestasse il rozzo senso dell’umorismo di Ace: sarebbe stato meglio venir malmenato che ascoltare l’ennesima brutalità venir fuori dalla sua bocca ed il suo astio peggiorò quando quegli scagnozzi aprirono una botola nascosta nel pavimento… dello stesso vicolo cieco dove aveva più volte seguito le ombre in ospedale.
Per lo meno, avevo ragione. Si consolò. Nessuno può attraversare i muri.
Al disotto lo scantinato era immenso, illuminato a giorno da decine di lampade alogene ed al centro di quello stanzone giaceva, come un altare, un tavolo operatorio collegato ad un enorme computer. Decine di cavi elettrici strisciavano sul pavimento, sulle mura, sul soffitto e tutto sommato, Edward pensò che fosse una vista mozzafiato.
Poco distante dal tavolo operatorio vide Crane, legato, imbavagliato e bloccato ai lati da due bellissimi infermieri.
“Vedo che ci siamo tutti. Quindi era lei, signor Niles, ad aggirarsi nella mia clinica.” Disse Wu, la sua voce leggera, severa, calma mentre s’infilava un paio di guanti in lattice.
“Il mio vero nome è Edward Nigma, sono un investigatore privato. Non riuscirete a farla franca, al GPD sanno di me e delle mie indagini.”
“Immagino che con GPD, lei intenda il commissario Gordon. Ma mi creda quando le dico che le mie conoscenze superano di gran lunga il suo potere. Parlo di gente importante, interessata alla possibile applicazione militare delle mie ricerche.”
E di tutto quel discorso, la cosa che più infastidì Nigma fu il tono: come se in realtà Wu stesse partecipando ad una piacevole conversazione da salotto.
“Immagino voi vi conosciate.” Continuò poi il dottore, accennando con la testa verso Crane.
“Mai visto prima in vita mia.”
“Allora immagino non la ferirà sapere che io e il dottor Crane siamo vecchi compagni di studi.” Continuò, quasi con allegria, poi si voltò a parlare con l’ex psichiatra. “Ci hai mollati come bifolchi in Thailandia, preferendo correre dietro a quelle dicerie sui fiori della paura. Non avresti mai immaginato che anche io e Steiner avremmo ottenuto risultati tanto stupefacenti, vero?”
Nigma sollevò un sopracciglio, ma non disse niente. In fondo, trattandosi dello Spaventapasseri, aveva già messo in conto la possibilità di scoprire una bugia – o mancata verità, a seconda di come la si guarda - del genere.
“Se fossi in te Jonathan, sceglierei bene da che parte stare. Ora che il dottor Steiner è morto c’è un posto libero al mio fianco.” Disse, e ad Edward non piacque affatto il modo in cui si avvicinò a Crane per togliergli il bavaglio.
Una cosa che gli piacque invece – la prima di quella giornata – fu vedere l’ex psichiatra sputare in faccia a Wu ed alla sua offerta. Il dottore non reagì in alcun modo, lentamente si voltò ed incontrando il sorriso compiaciuto di Nigma, inaspettatamente, lo contraccambiò.
“Chi se lo sarebbe aspettato da uno che ha dovuto ricattare un insegnante per fare carriera all’università, vero?” Disse, senza poi approfondire oltre quel discorso. “Ora andiamo avanti. Ho il piacere di darvi il benvenuto all’Inferno, signori. E loro, sono i miei penitenti.”
Edward aggrottò le sopracciglia, ma seguendo il gesto della mano di Wu, vide una specie di enorme gabbia – o un cancello, non avrebbe saputo dirlo -, dietro la quale decine di storpi di qualsiasi genere si accalcavano per vedere cosa stesse succedendo.
“Si sono cercati tra loro. Nelle cantine, nei circhi, negli istituti, per le strade e infine eccoli qui, perché ho offerto loro il Paradiso, la speranza di una vita finalmente degna di essere vissuta.”
“Storie!” Urlò la voce di Eva, nuovamente sveglia. “Ti servono solo cavie umane, in mano tua faranno la stessa fine di Axel!”
“Nonostante le divergenze avute col dottor Steiner, non sono stato io a farlo fuori e neanche i miei uomini.”
“L-l’ho fatto io.” Disse Richie, così invisibile nella sua mediocrità che sembrava apparso lì solo in quel momento. “M-mi dispiace.”
“E allora?” Stavolta fu Crane a parlare, con grande sorpresa di tutti. “Sei stato plagiato con la promessa di un’operazione miracolosa, vero? Scommetto che pianificavate di scrivere la tua confessione per l’omicidio di Steiner, inscenare un suicidio e regalarti una nuova identità, no? Caso chiuso! Ma questo è un delitto e lasciatelo dire Richie, tu non hai abbastanza spirito per vivere con un rimorso simile!”
“Cos’è una vita umana per la scienza?” S’intromise Wu, avvicinandosi di nuovo allo Spaventapasseri e stavolta sembrava tutto fuorché tranquillo. “Tu sei un medico delle mente, proprio come me e dovresti capirmi fin troppo bene! Posso immaginare quanto ti abbia irritato venire legato e trascinato fin qui, però aspetta di vedere la mia opera prima di sputarmi addosso un’altra volta.”
Disse, per poi allontanarsi bruscamente e raggiungere il tavolo operatorio.
Edward si sorprese a spalancare gli occhi: non capiva se si trattasse di un gioco mentale di Crane, né che tipo di influenza potesse avere su Wu per spingerlo a perdere la calma in quel modo. Come se dovesse dimostrargli qualcosa.
A quel punto, non gli restava che sperare – e forse invano – che l’ex psichiatra non avrebbe finito col tradirlo.
  
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