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Autore: Alvin Miller    30/07/2011    0 recensioni
Chi ha guardato "Alvin Superstar 2" sicuramente ricorderà la scena dell'arrivo delle Chipettes alla casa discografica "Jet Records" di Los Angeles, nella quale vediamo le tre scoiattoline Brittany, Jeanette ed Eleanore uscite fuori da un pacco della ditta di trasporti FedEx, giunte fin lì per cercare di avverare il loro sogno di diventare star e conoscere i Chipmunks!
Ma come ci sono finite la dentro? Qualcuno le ha aiutate? E com'era la loro vita fino ad allora? Questa Fan fiction cercherà di dare una risposta a queste domande, partendo proprio dal principio!
TRAMA:
Estate del 1996.
Dopo che una violenta tempesta si era abbattuta nella pacifica cittadina di Carterson City, Linda, una giovane cameriera di una modesta tavola calda del posto, scopre tra i rami abbattuti di un albero tre piccole femmine di scoiattolo, che decide di adottare.
Tra la ragazza e le tre Chipettes si formerà un incredibile legame di amicizia, che col passare degli anni diventerà ancora più saldo quando scoprirà che sono in grado di parlare, cantare e danzare, ma quando questo talento comincerà ad attirare l'interesse delle persone sbagliate, Linda dovrà prendere una decisione che influenzerà per sempre il futuro delle Chipettes...
Genere: Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12 Luglio 1996.

Da come ne avevano parlato nelle previsioni meteorologiche e nei quotidiani, quel giorno a Carterson City sarebbe dovuta scatenarsi una delle più violente tempeste nella storia della piccola cittadina. Avevano parlato di raffiche di vento tanto forti da sradicare gli alberi, di temporali che avrebbero provocato gravi blackout in tutta la città e di pioggia e grandine ininterrotte per svariate ore.
Anche se tra gli abitanti, erano in molti a considerare quelle notizie come esagerazioni, tutti concordavano col fatto che quel giorno sarebbe stato meglio starsene a casa, in attesa che il caos finisse. Anche Linda la pensava in questo modo…se non fosse che in quel momento la ragazza stava percorrendo in bicicletta la strada di ritorno dal lavoro.
Linda era una giovane ventenne, bionda e dai capelli lunghi e lisci, magra e di altezza media. Una ragazza normalissima, che ha terminato da un anno il liceo e che nell’attesa dell’occasione che avrebbe potuto permetterle di avverare il suo sogno di diventare una scrittrice di successo, si guadagnava da vivere lavorando come cameriera in una minuscola tavola calda a tre chilometri da casa sua.
Fino alle quattro del pomeriggio, orario nel quale Linda terminava il proprio turno di lavoro, la giornata era stata soleggiata e piacevolmente calda. “La miglior giornata che Luglio ti potesse offrire” aveva sentito commentare ad uno dei clienti, e in effetti lo era davvero, ma quando la ragazza salì in sella alla bicicletta per tornarsene a casa, proprio in quel momento le prime, minacciose nuvole temporalesche cominciarono a manifestarsi all’orizzonte.
Linda si convinse di avere tutto il tempo di tornare a casa e mettersi comoda prima che il temporale la raggiungesse, ma a metà percorso dovette ricredersi…le nubi erano avanzate più velocemente del previsto, e tra un po’ neanche se fosse stata in macchina, sarebbe riuscita ad evitare di essere investita dal mal tempo.
Accelerò la marcia, ma fu inutile, perché in poco tempo tutto il cielo di Carterson City finì per essere inglobato dalle nubi. Linda continuò a pedalare, mentre tutt’intorno a lei iniziava ad agitarsi a causa del forte vento giunto insieme al temporale. Un paio di volte corse il rischio di cadere a terra, sbilanciata dalle raffiche, ma riuscì a resistere e a continuare il suo viaggio.
Mancava poco meno di un chilometro dalla sua destinazione quando un fragoroso boato provocato da un fulmine la fece sobbalzare dalla sella della bici, e in seguito a quel primo, rumoroso tuono ne seguirono altri a intervalli di pochi secondi, di minore intensità ma pur sempre minacciosi.
Quando ormai mancava un centinaio di metri da casa sua, Linda riuscì a intravvedere sua madre, che sotto la veranda della loro casa la incitava con le mani ad accelerare ulteriormente la marcia. La ragazza spinse più forte che poté e finalmente arrivò nell’ampio giardino di casa.
Senza badarci molto, scese dalla bici e la parcheggiò contro il tronco della giovane quercia che faceva parte della loro tenuta da ormai diversi anni e corse immediatamente verso la veranda.
Di lì a poco, alle raffiche di vento e ai lampi, si aggiunse la pioggia, e la madre di Linda non poté astenersi dal commentare << C’è mancato poco! >>
<< Già… >> le rispose Linda, ancora col fiatone a causa dello sforzo appena compiuto.
<< Papà ti ha detto quando sarebbe tornato? >> aggiunse la ragazza.
<< Sì, sarà a casa tra un’ora…speriamo solo che riesca ad evitare la grandine…altrimenti le spese per la riparazione della carrozzeria saranno un problema… >>.
<< Chi lo sa…se siamo fortunati forse non grandinerà… >>.
<< Con un tempo del genere?! Sarebbe bello se tu avessi ragione, ma ho paura che invece accadrà… >>.

Un’ora dopo.
Per loro fortuna, il pessimismo della madre di Linda sì è rivelato infondato…continuava a piovere ininterrottamente, ma non c’era stato nemmeno un accenno riguardo alla grandinata.
Le due uscirono da casa e cominciarono a guardare verso la strada, aspettando di veder comparire all’orizzonte la figura dell’auto del padre di Linda. Non dovettero aspettare a lungo, perché cinque minuti dopo la vettura fece capolino dall’angolo in fondo della strada e in pochi secondi raggiunse il vialetto del loro giardino. Si fermò e dal suo interno ne uscì un piccolo ometto calvo e con gli occhiali, cravatta nera e camicia da impiegato d’ufficio, il padre di Linda.
Uscito dalla macchina, l’uomo fece un rapido scatto verso casa per evitare la pioggia incessante.
Si scambiarono i convenevoli saluti e tutti e tre insieme rientrarono.

 Ore 20.00
Nonostante fossero ormai le otto di sera e il temporale continuava ad imperversare su Carterson Country, fuori c’era ancora un po’ di luce. Linda decise quindi, che dopo cenato sarebbe rapidamente corsa fuori a mettere in salvo la sua bicicletta in un posto un po’ più asciutto. Si rese conto che avrebbe tranquillamente potuto portarla sotto la veranda della loro casa fin da quando era appena arrivata, evitandole così anche la pioggia, e si sentì una stupida per non averci pensato prima, ma ormai quel che era fatto era fatto, era inutile piangere sul latte versato.
La cena stava proseguendo in modo tranquillo, si parlava del più e del meno, ignorando il rombo della maggior parte dei lampi che regolarmente ruggivano in cielo. Di quell’ultimo tuono, però, non potevano certo far finta di niente…perché colpì niente meno che il loro giardino…più precisamente…la quercia sotto la quale era appoggiata la bici di Linda. Il boato era potentissimo e il padre della ragazza si lasciò sfuggire un’imprecazione a cui, per sua fortuna, nessuno badò.
Tutte le preoccupazioni erano indirizzate alla sorte della povera quercia, appena investita dal lampo, e sulla bicicletta di Linda, che al momento era il suo unico mezzo di trasporto per andare a lavoro.
La ragazza si alzò da tavola e corse subito fuori.
<< Linda, tesoro, ti scongiuro…fai attenzione! >> cercò di avvertirla la madre, preoccupata che un’ulteriore saetta potesse colpire sua figlia.
Linda uscì di casa e non curante della pioggia, andò verso l’albero. Costatò subito che una grossa porzione di rami era stata letteralmente tagliata in due dal fulmine ed era precipitata al suolo. Alcuni erano caduti sopra la bici, ribaltandola, ma per sollievo di Linda, a parte qualche graffio, non aveva subito alcun danno. Spostò i rami e la sollevò, perlustrò ogni centimetro per essere veramente certa che la bici fosse intatta e quando ne fu certa iniziò a spingerla in direzione della veranda.
Qualcosa richiamò la sua attenzione…un piccolo suono…indescrivibile e quasi impercettibile a causa dello scroscio della pioggia, ma che la convinse a fermarsi e a riguardare verso la massa di rami abbattuti della quercia. Appoggiò la bici sul cavalletto e tornò ai piedi dell’albero, lì restò in silenzio e ascoltò. Per alcuni secondi niente, poi ancora quel piccolo suono, questa volta più nitido…sembrava quasi…un verso… e proveniva dalla massa di rami abbattuti.
Infilò le mani nel groviglio di legno e foglie, sentendosi ancora una volta una stupida…se ci fosse stato veramente un animale lì in mezzo, avrebbe tranquillamente potuto morderla. Decise saggiamente di ritirarle e iniziò a perlustrare con molta più attenzione a prudenza. Sentì ancora una volta quel verso, e poté capire che si trattava di uno squittio. Scavò tra i rami ininterrottamente finché non si trovò di fronte ad un’immagine che la commosse…tra i rami abbattuti c’erano tre piccolissimi scoiattolini...tre chipmunk, per la precisione. La stavano fissando con aria terrorizzata, e in quel momento Linda fu certa di trovarsi di fronte a tre piccole femmine.
<< O cielo! >> esclamò << E voi che ci fate qui, piccoline? >>. Non si aspettava certo una risposta, lo sanno tutti che gli scoiattoli non parlano!
Le tre piccole chipmunk la fissarono tremolanti e infreddolite dalla gelida e pungente pioggia. Linda cercò ancora un po’ tra i rami, intenzionata a scoprire se con loro ci fosse anche la loro madre, ma a parte loro non trovò niente e nessuno.

“Devo fare qualcosa…non posso certo lasciarle qui!” si disse tra se e se la ragazza. Corse rapidamente verso casa, sentendo, mentre si allontanava, i versi delle tre piccole creaturine, che probabilmente erano terrorizzate dal fatto di essere abbandonate.
<< Linda, che sta succedendo? >> le chiese la madre, vedendola rientrare rapidamente e dirigersi verso il bagno, ma non ottenne alcuna risposta dalla figlia.
Linda aprì un cassetto e ne estrasse un asciugamano, poi con la stessa rapidità con cui era rientrata in casa, uscì.
Torno immediatamente verso la quercia danneggiata e trovò le tre piccole chipmunk ancora lì, nello stesso posto in cui le aveva lasciate. La più piccola e grassottella delle tre stava emettendo dei versi che alla ragazza parvero un pianto.
Linda le raccolse con l’asciugamano, aspettandosi, tra le altre cose, che almeno una delle tre tentasse di scappare o di ribellarsi, ma le chipmunk, invece restarono calme, la più piccolina smise perfino di “piangere”. Mentre rientrava in casa, le coprì delicatamente per assicurarsi che non si bagnassero oltre. Nel frattempo si era completamente dimenticata della bicicletta.

   
 
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