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Luglio 1996.
Da
come ne avevano parlato
nelle previsioni meteorologiche e nei quotidiani, quel giorno a
Carterson City
sarebbe dovuta scatenarsi una delle più violente tempeste
nella storia della
piccola cittadina. Avevano parlato di raffiche di vento tanto forti da
sradicare gli alberi, di temporali che avrebbero provocato gravi
blackout in
tutta la città e di pioggia e grandine ininterrotte per
svariate ore.
Anche se tra gli abitanti,
erano in molti a considerare quelle notizie come esagerazioni, tutti
concordavano col fatto che quel giorno sarebbe stato meglio starsene a
casa, in
attesa che il caos finisse. Anche Linda la pensava in questo
modo…se non fosse
che in quel momento la ragazza stava percorrendo in bicicletta la
strada di
ritorno dal lavoro.
Linda era una giovane
ventenne, bionda e dai capelli lunghi e lisci, magra e di altezza
media. Una
ragazza normalissima, che ha terminato da un anno il liceo e che
nell’attesa
dell’occasione che avrebbe potuto permetterle di avverare il
suo sogno di
diventare una scrittrice di successo, si guadagnava da vivere lavorando
come
cameriera in una minuscola tavola calda a tre chilometri da casa sua.
Fino alle quattro del
pomeriggio, orario nel quale Linda terminava il proprio turno di
lavoro, la
giornata era stata soleggiata e piacevolmente calda. “La
miglior giornata che
Luglio ti potesse offrire” aveva sentito commentare ad uno
dei clienti, e in
effetti lo era davvero, ma quando la ragazza salì in sella
alla bicicletta per
tornarsene a casa, proprio in quel momento le prime, minacciose nuvole
temporalesche cominciarono a manifestarsi all’orizzonte.
Linda si convinse di avere
tutto il tempo di tornare a casa e mettersi comoda prima che il
temporale la
raggiungesse, ma a metà percorso dovette
ricredersi…le nubi erano avanzate più
velocemente del previsto, e tra un po’ neanche se fosse stata
in macchina,
sarebbe riuscita ad evitare di essere investita dal mal tempo.
Accelerò la marcia, ma fu
inutile, perché in poco tempo tutto il cielo di Carterson
City finì per essere
inglobato dalle nubi. Linda continuò a pedalare, mentre
tutt’intorno a lei
iniziava ad agitarsi a causa del forte vento giunto insieme al
temporale. Un
paio di volte corse il rischio di cadere a terra, sbilanciata dalle
raffiche,
ma riuscì a resistere e a continuare il suo viaggio.
Mancava poco meno di un
chilometro dalla sua destinazione quando un fragoroso boato provocato
da un
fulmine la fece sobbalzare dalla sella della bici, e in seguito a quel
primo,
rumoroso tuono ne seguirono altri a intervalli di pochi secondi, di
minore
intensità ma pur sempre minacciosi.
Quando ormai mancava un
centinaio di metri da casa sua, Linda riuscì a intravvedere
sua madre, che
sotto la veranda della loro casa la incitava con le mani ad accelerare
ulteriormente la marcia. La ragazza spinse più forte che
poté e finalmente
arrivò nell’ampio giardino di casa.
Senza badarci molto, scese
dalla bici e la parcheggiò contro il tronco della giovane
quercia che faceva
parte della loro tenuta da ormai diversi anni e corse immediatamente
verso la
veranda.
Di lì a poco, alle raffiche
di vento e ai lampi, si aggiunse la pioggia, e la madre di Linda non
poté
astenersi dal commentare << C’è
mancato poco! >>
<< Già… >> le
rispose Linda, ancora col fiatone a causa dello sforzo appena compiuto.
<< Papà ti ha detto
quando sarebbe tornato? >> aggiunse la ragazza.
<< Sì, sarà a casa tra
un’ora…speriamo solo che riesca ad evitare la
grandine…altrimenti le spese per
la riparazione della carrozzeria saranno un problema…
>>.
<< Chi lo sa…se siamo
fortunati forse non grandinerà… >>.
<< Con un tempo del
genere?! Sarebbe bello se tu avessi ragione, ma ho paura che invece
accadrà…
>>.
Un’ora
dopo.
Per loro fortuna, il
pessimismo della madre di Linda sì è rivelato
infondato…continuava a piovere
ininterrottamente, ma non c’era stato nemmeno un accenno
riguardo alla
grandinata.
Le due uscirono da casa e
cominciarono a guardare verso la strada, aspettando di veder comparire
all’orizzonte la figura dell’auto del padre di
Linda. Non dovettero aspettare a
lungo, perché cinque minuti dopo la vettura fece capolino
dall’angolo in fondo
della strada e in pochi secondi raggiunse il vialetto del loro
giardino. Si
fermò e dal suo interno ne uscì un piccolo ometto
calvo e con gli occhiali,
cravatta nera e camicia da impiegato d’ufficio, il padre di
Linda.
Uscito dalla macchina, l’uomo
fece un rapido scatto verso casa per evitare la pioggia incessante.
Si scambiarono i convenevoli saluti
e tutti e tre insieme rientrarono.
Nonostante fossero ormai le
otto di sera e il temporale continuava ad imperversare su Carterson
Country,
fuori c’era ancora un po’ di luce. Linda decise
quindi, che dopo cenato sarebbe
rapidamente corsa fuori a mettere in salvo la sua bicicletta in un
posto un po’
più asciutto. Si rese conto che avrebbe tranquillamente
potuto portarla sotto
la veranda della loro casa fin da quando era appena arrivata,
evitandole così
anche la pioggia, e si sentì una stupida per non averci
pensato prima, ma ormai
quel che era fatto era fatto, era inutile piangere sul latte versato.
La cena stava proseguendo in
modo tranquillo, si parlava del più e del meno, ignorando il
rombo della
maggior parte dei lampi che regolarmente ruggivano in cielo. Di
quell’ultimo
tuono, però, non potevano certo far finta di
niente…perché colpì niente meno
che il loro giardino…più
precisamente…la quercia sotto la quale era appoggiata
la bici di Linda. Il boato era potentissimo e il padre della ragazza si
lasciò
sfuggire un’imprecazione a cui, per sua fortuna, nessuno
badò.
Tutte le preoccupazioni erano
indirizzate alla sorte della povera quercia, appena investita dal
lampo, e
sulla bicicletta di Linda, che al momento era il suo unico mezzo di
trasporto
per andare a lavoro.
La ragazza si alzò da tavola
e corse subito fuori.
<< Linda, tesoro, ti
scongiuro…fai attenzione! >> cercò
di avvertirla la madre, preoccupata
che un’ulteriore saetta potesse colpire sua figlia.
Linda uscì di casa e non
curante della pioggia, andò verso l’albero.
Costatò subito che una grossa
porzione di rami era stata letteralmente tagliata in due dal fulmine ed
era
precipitata al suolo. Alcuni erano caduti sopra la bici, ribaltandola,
ma per
sollievo di Linda, a parte qualche graffio, non aveva subito alcun
danno.
Spostò i rami e la sollevò, perlustrò
ogni centimetro per essere veramente
certa che la bici fosse intatta e quando ne fu certa iniziò
a spingerla in
direzione della veranda.
Qualcosa richiamò la sua
attenzione…un piccolo suono…indescrivibile e
quasi impercettibile a causa dello
scroscio della pioggia, ma che la convinse a fermarsi e a riguardare
verso la
massa di rami abbattuti della quercia. Appoggiò la bici sul
cavalletto e tornò
ai piedi dell’albero, lì restò in
silenzio e ascoltò. Per alcuni secondi niente,
poi ancora quel piccolo suono, questa volta più
nitido…sembrava quasi…un verso…
e proveniva dalla massa di rami abbattuti.
Infilò le mani nel groviglio
di legno e foglie, sentendosi ancora una volta una
stupida…se ci fosse stato
veramente un animale lì in mezzo, avrebbe tranquillamente
potuto morderla.
Decise saggiamente di ritirarle e iniziò a perlustrare con
molta più attenzione
a prudenza. Sentì ancora una volta quel verso, e
poté capire che si trattava di
uno squittio. Scavò tra i rami ininterrottamente
finché non si trovò di fronte
ad un’immagine che la commosse…tra i rami
abbattuti c’erano tre piccolissimi
scoiattolini...tre chipmunk, per la precisione. La stavano fissando con
aria
terrorizzata, e in quel momento Linda fu certa di trovarsi di fronte a
tre
piccole femmine.
<< O cielo! >>
esclamò << E voi che ci fate qui, piccoline?
>>. Non si aspettava
certo una risposta, lo sanno tutti che gli scoiattoli non parlano!
Le tre piccole chipmunk la
fissarono tremolanti e infreddolite dalla gelida e pungente pioggia.
Linda
cercò ancora un po’ tra i rami, intenzionata a
scoprire se con loro ci fosse
anche la loro madre, ma a parte loro non trovò niente e
nessuno.
“Devo
fare qualcosa…non posso certo lasciarle qui!” si disse tra se e se la ragazza.
Corse rapidamente
verso casa, sentendo, mentre si allontanava, i versi delle tre piccole
creaturine, che probabilmente erano terrorizzate dal fatto di essere
abbandonate.
<< Linda, che sta
succedendo? >> le chiese la madre, vedendola rientrare
rapidamente e dirigersi
verso il bagno, ma non ottenne alcuna risposta dalla figlia.
Linda aprì un cassetto e ne
estrasse un asciugamano, poi con la stessa rapidità con cui
era rientrata in
casa, uscì.
Torno immediatamente verso la
quercia danneggiata e trovò le tre piccole chipmunk ancora
lì, nello stesso
posto in cui le aveva lasciate. La più piccola e
grassottella delle tre stava
emettendo dei versi che alla ragazza parvero un pianto.
Linda le raccolse con
l’asciugamano, aspettandosi, tra le altre cose, che almeno
una delle tre
tentasse di scappare o di ribellarsi, ma le chipmunk, invece restarono
calme,
la più piccolina smise perfino di
“piangere”. Mentre rientrava in casa, le
coprì delicatamente per assicurarsi che non si bagnassero
oltre. Nel frattempo
si era completamente dimenticata della bicicletta.