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Autore: Yusaki    31/07/2011    7 recensioni
Nella storia della Lituania e della Russia ci sono state tante guerre, fra loro, contro altri, per conquistare qualcosa che desideravano. Dal primo sguardo che si sono scambiati, alla guerra fra Ivan e il suo piccolo Toris. Tutti gli avvenimenti che, nel bene e nel male, hanno vissuto insieme...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È vero, ci ho messo un po’ anche stavolta… e mi è stato fatto notare che raramente dedico i capitoli o le storie a qualcuno. Vediamo, be’, se fosse un bel capitolo allegro lo dedicherei a una persona a cui voglio molto bene, ma non è affatto allegro, quindi non lo farò. Però posso dedicarlo ad alcune amiche che mi hanno (involontariamente) spinto a scrivere questo capitolo… sappiate che vi ho odiato per qualche minuto buono. Poi ho realizzato che vi voglio bene. E... siamo al capitolo 20! è un piccolo traguardo per caso? Penso sia la fanfiction più lunga che ho mai scritto sin ora! *__*

La neve vortica, ma in sé stessa ha perso il girasole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sua casa non era più la sua casa; il rombo della guerra, ancora nella sua mente, sembrava distorcere la realtà che vedeva attraverso gli occhi.

Casa. Familiare, amica persa da molto tempo. Una soglia rimessa a nuovo, l’ingresso in ordine, i divanetti puliti e dall’aspetto sempre soffice… qualcuno doveva essersi occupato di tutto mentre lui era via. Naturalmente doveva essere così, ma forse nessuno aveva dormito lì, nessuno ci aveva davvero vissuto; era rimasta solo la casa, vuota, lontana, ad aspettarlo con pazienza attendendo che tornasse a farla essere davvero la sua casa.

L’ultima volta che era tornato Lituania si era messo a guardare nostalgicamente fuori dalla finestra, preoccupato per il suo “padrone”, anche allora coinvolto in una guerra. Stavolta non fece nulla del genere, lasciò che le tende pesanti coprissero il panorama fuori dalle finestre. Un panorama inutile, che non gli avrebbe detto niente sulla situazione di Russia, anche se forse vedere di nuovo i campi in fiore gli avrebbe rasserenato l’animo; ma non meritava che quel peso sullo stomaco venisse attutito: aveva tradito Russia.

Lasciò cadere a terra la sacca contenente le sue cose e si precipitò verso la radio, tenendola fra le mani come se fosse più preziosa dell’oro e più fragile del cristallo. L’accese.
La radio gracchiò, e Lituania sapeva che quando la voce si fosse stabilizzata quel piccolo apparecchio avrebbe potuto dirgli come ciascuna forza in campo stava agendo.

Sussultò quando la voce di Stalin uscì prepotentemente dal vecchio congegno; si aggrappò all’accento russo con tutto se stesso, decifrandone ogni parola:

Compagni! Cittadini! Fratelli e sorelle! Combattenti del nostro esercito e della nostra flotta! A voi mi rivolgo, amici miei…”

 

“… Le truppe hitleriane sono riuscite ad occupare la Lituania, una notevole parte della Lettonia, la parte occidentale della Bielorussia, una parte dell'Ucraina occidentale. L'aviazione fascista allarga la sfera d'azione dei suoi bombardieri e bombarda Murmansk, Orscia, Moghiliov, Smolensk, Kiev, Odessa, Sebastopoli. Sulla nostra Patria pesa un grave pericolo.”

Freddo sul viso. Gli arrossava la pelle, gli gelava il naso, ma ancora poteva sentire gli odori. Odori… di uomini ammassati, di fiati sempre più deboli. Spifferi gelidi portavano all’interno anche altre esalazioni più sgradevoli.

Fuori c’erano dei morti.

Russia contrasse le mani, per sgranchirle, sentendole intorpidite nonostante la presenza dei guanti; mentre compiva quel movimento più volte, nei giorni precedenti, aveva immaginato di stringerle attorno alla gola di Germania per guardare il suo fiato che lentamente si indeboliva, le sue labbra che diventavano sempre più blu.

Ma da quando Lituania se n’era andato non lo pensava più.

Resistere, difendersi, resistere, difendersi, uccidere, resistere, difendersi; una sequenza di azioni che non gli lasciava respiro, e quando glielo lasciava era troppo stanco per pensare in modo coerente. E allora le forze lo abbandonavano, non lasciandogli modo di arginare il dolore. In quei momenti pensava a Lituania, a come avesse giurato a sé stesso che non avrebbe permesso più che qualcuno glielo portasse via…

<< Se n’è andato di sua spontanea volontà >> mentre lo diceva Ivan sentì il sapore del sangue che gli invadeva la bocca. Il suo labbro era spaccato, evidentemente, e neppure se ne era accorto. << Toris se n’è andato… >>

Alcuni dei suoi ufficiali, quelli con la forza di farlo, lo guardarono con perplessità. Chi era Toris? Loro non conoscevano il nome di quel ragazzo, ma solo quello della nazione che era stata un loro territorio, uno come tanti, con la stessa importanza di tanti.

<< Signore… Signor Russia… la sua razione. >> un uomo gli porse qualcosa che assomigliava vagamente a del cibo, forse grano duro e compatto.

<< Non ho fame >> la voce di Russia non aveva perso la sua tonalità infantile, eppure riusciva a sembrare più greve, più definita. L’uomo che gli aveva porto la razione non insistette, vedendo che Ivan non aveva neppure accennato a guardarlo.

Quell’uomo, quel soldato, si chiedeva cosa aveva spinto il giovane che rappresentava la nazione a lottare in campo con loro, a ficcarsi nella trappola mortale di fame e dolore che era diventata Leningrado. Non immaginava certo che parte di tanta pazzia fosse stata dettata dalla perdita di un piccolo stato baltico.

In questa grande guerra di liberazione noi non saremo soli. In questa grande guerra avremo alleati fedeli i popoli dell'Europa e dell'America, compreso il popolo tedesco asservito dai caporioni hitleriani…

No, invece, lui, Russia, era solo, e anche tutti gli uomini che stavano morendo all’esterno erano soli. Soli davanti alla notte che ne prometteva altre ancora più scure, ancora più fredde, e la voce di Stalin attraverso una radio non aveva il potere di aiutarli.

“…Le nostre forze sono inesauribili. Il tracotante nemico dovrà ben presto convincersene. Insieme all'Esercito rosso si levano alla guerra contro il nemico aggressore molte migliaia di operai, colcosiani, intellettuali. Si leveranno le masse di milioni di uomini del nostro popolo…”

Continuò a parlare, quel discorso che tutti ascoltavano e sembrava infinito quanto l’assedio. Eppure tutti pendevano dalle sue labbra, perché era l’unica speranza.

Alla fine di quel discorso ci fu un messaggio solo per lui, che arrivò attraverso un'altra frequenza radio, una di quelle che solo le spie potevano capire.

<< Signor Russia abbiamo ricevuto ordine di riportarla a Mosca, da Stalin. Le truppe tedesche potrebbero voler attaccare anche… >>

<< Come avete intenzione di portarmici? >> quella domanda falsamente placida interruppe il parlare del soldato.

<< Attraverso Ladoga >> rispose prontamente il ragazzo.

<< Oooh… >> una piccola risata lasciò la bocca di Ivan, terrorizzando chi aveva attorno. << Mi stai dicendo che, senza saperlo, ho imparato a camminare sull’acqua? >>

<< Abbiamo costruito una strada >> di nuovo la sua risposta non si fece attendere, << è stata chiamata la Via della Vita. Una strada, sul lago. >>

Impossibile. Ma Russia li seguì, paziente.

Impossibile, eppure quella via c’era, e mentre il russo se ne andava vide altri connazionali entrare in città con sacchi di cibo sulle spalle.

La Via della Vita, un nome appropriato.

 

<< Abbiamo perso Kiev >>

<< Non l’abbiamo ancora persa >>

Russia mantenne fermo il suo sguardo su Stalin. Il suo capo era rigido, e il pallore del suo viso, che non poteva controllare, faceva intuire un certo stato di debolezza.

<< Li farà ammazzare tutti. Non vuole che vengano ammazzati tutti, vero? >> la domanda docile di Ivan sembrò tendere ancora di più i muscoli facciali dell’altro.

<< Morirebbero con onore! I nostri soldati sono forti, nessuno di loro farà un passo indietro davanti alle truppe tedesche. Combatteranno, e riusciremo a tenere Kiev. >>

Quell’uomo trasudava sicurezza, nonostante fosse interiormente preoccupato. Credeva nelle sue truppe, ma sembrava anche troppo, straordinariamente, orgoglioso… e Kiev era una città così importante per loro.

Ivan si alzò, sapendo che discutere era inutile, perché quell’uomo tanto fiero era Stalin e non c’era modo di mettersi contro di lui. Per’altro era stato richiamato a Mosca perché, lo sapeva bene, sarebbe stata il prossimo obbiettivo dei tedeschi dopo Kiev.

E Kiev sarebbe presto caduta.

Russia strinse un pugno così forte che si sarebbe fatto male, se i guanti spessi non avessero protetto la sua pelle. Ma anche senza farsi male alle mani sentiva che qualche ferita si stava aprendo sul suo corpo; il sangue caldo di una nazione che sta perdendo.

<< Li farà ammazzare tutti >> disse un’ultima volta, una scintilla d’ira nello sguardo.

Tutti, stava perdendo tutti; quel pensiero doloroso lo aveva attraversato nell’istante in cui si era chiuso la porta alle spalle. Perdeva territori, perdeva il suo popolo, perdeva la guerra.

Perdeva…

<< Pff… >> trattenne la risata solo per qualche istante, << ahaha… ahahahaha… AHAHAHAHA! KOLKOLKOLKOL… >>

Dilagò nell’aria, inarrestabile, quella risata che lo faceva tremare tanta era la sua intensità. Cresceva di tono, proprio davanti alla stanza di Stalin che doveva aver sussultato sulla sedia nell’udirla… o forse no, dopotutto il suo capo era l’uomo di ferro e di ferro doveva essere fatto anche il suo cuore. Stavano perdendo, per quel cuore di ferro! Stavano perdendo!

<< KOLKOLKOLKOLKOL… prenditela tutta questa mia terra! PRENDILA GERMANIA! È tutta ghiaccio e neve, ecco cosa otterrai! NEVE! NEVE! PRENDITELA! >>

La risata continuò, Ivan non seppe neanche per quanto tempo. Si estinse solo quando la finestra davanti a lui si spalancò, lasciando entrare un vorticare di gelido nevischio.

Sulle labbra aveva ancora le tracce delle risa quando affrontò l’essere che aveva davanti.

<< L’ultima cosa che mi aspettavo era trovarti a ridere >>, la voce di Generale Inverno parve vorticare tutta attorno a lui.

Russia non rispose, inclinò solo la testa, stringendosi appena nella spalle, come ad ammettere una colpa. Sapeva perché il Generale era lì, nonostante le piogge dell’autunno stessero ancora cadendo.

<< Sarò io a non permettere che la nostra terra venga presa >> gli occhi, occhi vuoti d’espressione ma pieni di riflessi, si fissarono su di lui. << questa neve ti appartiene, l’inverno ti appartiene, la mia forza è tua. >>

Da quella figura si lasciò avvolgere, odiandola, odiando la malinconia che gli evocava quell’unica… persona?… rimasta davvero con lui fin dalla sua nascita. L’Inverno che sempre lo aveva aiutato, e il prezzo di distruzione che sempre aveva dovuto pagare per la sua forza.

Voglio solo stare in un campo di fiori, col sole che mi riscalda la testa e la schiena, pensò Russia, mentre le braccia del Generale lo tenevano più stretto, promettendo che nessuno l’avrebbe sconfitto. Voglio solo osservare i girasoli che seguono la luce, e vedere Toris che gioca con i loro petali, accanto alle mie sorelle.

 

Il 7 Novembre l’armata sfilava nella Piazza Rossa; visti tutti insieme, dall’alto, parevano in effetti tanti fiori dai colori scuri. Scuri come la notte.

<< Sono tutti così belli >> constatò Russia, provocando una specie di smorfia trattenuta dall’ospite che quel giorno era con lui.

<< La parata è indubbiamente un grande evento >> la voce di Inghilterra suonò secca. << Se non fosse fatta in un momento tanto inappropriato… >>

<< Sono rimasto con te in questa stanza apposta per discutere di questo “Momento inappropriato” >>, disse Russia, spostando l’attenzione dalla piazza all’altra nazione. << Quello che mi hanno riferito è vero? >>

Gli parve che il viso di Inghilterra avesse fatto trapelare per un attimo qualcosa, ma finse di non essersene accorto: << è vero. Giappone ha intenzione di attaccare America, progetta già qualcosa anche se non ci è del tutto chiaro cosa. >>

Un sorriso divertito increspò appena le labbra di Russia; fu solo l’ombra di un ghigno, in realtà, visto che America era teoricamente un suo alleato e non poteva gioire perché veniva minacciato. Quella situazione, tuttavia, rendeva le cose a Russia davvero più facili: non doveva temere un attacco dall’Oriente, poteva concentrarsi sul respingere le armate tedesche; un tempo, per questo, avrebbe forse riso apertamente, ma ancora non si sentiva in vena di essere davvero felice per alcunché.

<< Ancora non sappiamo come e dove Giappone sferrerà la prima offensiva >> ripeté il concetto Arthur, e stavolta Ivan percepì chiaramente la preoccupazione insita in quelle parole. Dunque Inghilterra non riusciva a staccarsi del tutto da America, continuava a essere un po’ in ansia per quella sua ex-colonia, anche se apparentemente non andavano affatto d’accordo. Quel ragionamento gli provocò un nuovo, lieve, sorriso divertito perché quell’attaccamento al passato pareva una cosa comune di molte nazioni.

Inghilterra e America, Cina e Giappone…

Lui stesso e Lituania.

Avevano tutti scelto di andarsene.

Il suo sorriso si ombrò d’amarezza.

<< Non potrò confrontarmi con Giappone, dunque. >> Ivan espose una piccola parte dei suoi pensieri all’Inglese.

<< Questo per te è un bene >> affermò l’ovvio Arthur.

Era certamente così, ma Russia non disse altro.

L’armata sfilava ancora nella Piazza Rossa; visti tutti insieme, dall’alto, parevano in effetti tanti fiori dai colori scuri. Scuri come la notte.

E scuri anche come i capelli di Cina.

Ivan non avrebbe potuto vendicare il cinese di quella brutta cicatrice che gli deturpava la schiena. Lo infastidiva non poterlo fare, tanto che per un po’ gli sembrò di non pensare a Lituania che se n’era andato.

Eppure era ancora la schiena di Toris che vedeva, quando pensava a Yao.

“Tutte le forze del popolo per schiacciare il nemico! Avanti, per la nostra vittoria!”

Quello aveva detto Stalin nel suo discorso, sembrava tanto tempo fa. E io andrò avanti, fino ai confini tedeschi, per riprendere ancora una volta ciò che è mio.

 

 

 

 

 

 

1) Note a fine storia: Tutti i discorsi in corsivo e fra virgolette alte (“ ”) sono ripresi dal discorso che Stalin fece alla nazione il 3 Luglio 1941. Il discorso di Stalin delineava realisticamente le difficoltà della situazione e l'entità della minaccia che incombeva sull'URSS e i suoi popoli. (Cit. Wikipedia)

2) La situazione di Leningrado si può riassumere così: grazie ad alcune azioni militari tedesche e finlandesi Leningrado, agli inizi di agosto, si ritrovò totalmente isolata, priva di rifornimenti di cibo e attaccata.

3) La Via della Vita fu una strada costruita sul ghiaccio del lago Ladoga. Essa permise agli abitanti di Leningrado di sopravvivere, in quanto attraverso essa arrivarono rifornimenti di cibo… non chiedetemi come hanno fatto a costruirla, non ne ho sinceramente idea.

4) il 24 settembre ha luogo la Sacca di Kiev, una schiacciante vittoria della Germania. Stalin si dimostra ostinato nel voler mantenere Kiev per “Motivi di prestigio”. Una decisione che si rivelerà molto pericolosa…

5) Il 2 ottobre ha inizio l’Operazione Tifone, l’attacco tedesco diretto a conquistare Mosca.

6) All'inizio del mese di novembre nella capitale sovietica cresceva il timore dell'arrivo dei tedeschi e Stalin, allo scopo di risollevare il morale della popolazione, decise, il giorno 6, di celebrare comunque il 24º anniversario della Rivoluzione di ottobre. Il giorno dopo, secondo tradizione, fu effettuata sulla Piazza Rossa la grande parata militare. (Cit. Wikipedia)

7) Quanto al Giappone che attaccherà l’America, è una notizia che Stalin riceve da spie inglesi e che gli consentono di riportare a Mosca le sue truppe, che altrimenti sarebbero dovute rimanere in parte in Siberia a sventare una possibile offensiva giapponese.

 

 

 

 

----Angolo -stanzetta con pasticcini, the, e tanta Vodka- delle risposte alle recensioni! (a cura dell’autrice, di Ivan e di Toris, con l’aggiunta di un irritante Feliks e dell’inquietante Natalia, del tremante Raivis, e Eduard, e… degli Alleati in generale, con probabili incursioni dell’Asse…)----

 

 

Yusaki: Ta-daaan! Un capitolo quasi tutto per Russia-san! Russia-san, sei fiero di me?!

Russia: Non molto *sorrisone*, ci hai messo secoli a scriverlo.

Polonia: Senza contare che è tipo più breve del solito.

Yusaki: Ma è più breve perché volevo solo dare uno scorcio delle situazioni rispettivamente di Russia e Lituania… cioè, quella di Lituania sarà nel prossimo capitolo.

Lituania: *Già col mal di stomaco* Devo preoccuparmi?

Yusaki: Naaa, ritroverai Polonia e anche il tuo vecchio “conoscente” Prussia! *__*

Lituania: Ho capito, devo preoccuparmi.

Yusaki: non hai la minima fiducia in me… non sono mica così sadica con te come credi…

Lituania: Davvero? *Sguardo falsamente sorpreso* Quindi mi sono sognato che Russia mi ha tradito con Cina e continua a pensare a lui nonostante la guerra e il fatto che io me ne sono andato?

Yusaki: *Agonizzante per le troppe frecciatine* è… tutta… colpa di Russia-san…
*Russia la abbatte definitivamente*

Lituania: Quest’autrice si caccia sempre nei guai!é__è Cominciamo a rispondere noi alla prima recensione?
Yusaki: Aspettate… devo fare il mio dovere… *Si trascina* … la prima è… Kyuketsuki Assassin. Wow, anche il nuovo nickname è bello! E mi piace la ghignante immagine di Undertaker, è così poco rassicurante! *Emana cuoricini*

Lituania: Un becchino? O__O Certo che non è rassicurante!

Yusaki: E comunque hai ragione… come può Russia aver portato in casa (IN CASA!) quel friggi-tutto di Cina facendo così soffrire Lituania-chan?!?!ç__ç Non è giusto!

Lituania: Non è giusto!ç__ç

Russia: Quanto la fate lunga…

Yusaki: Quanto all’arrivo delle truppe tedesche, in effetti ho cercato di rendere l’atmosfera il più terribile possibile, quindi se ti sono parsi spettri o mostri o demoni va bene! A volte gli uomini sanno essere davvero come mostri… grazie degli incoraggiamenti! Ora lascio Russia-san alla tua furia.

Russia: KOLKOLKOL… smettete di prendervela con me… *Aura pericolosa* Chi mi faccio sono affari miei, e se voglio Cina allora prendo Cin---

*Lituania si mette a piangere in silenzio e si allontana.*
Russia: … *gli svanisce l’aria pericolosa e arrossisce* … ma… ora come ora… vorrei solo che Lituania… tornasse da me…

Yusaki: Ha detto una cosa sensata *borbotta*. Be’, passiamo alla prossima… Stefy_rin! Mi dispiace che il tuo condominio non abbia gradito la musica alta! Puoi sempre dire che è colpa mia, tanto non mi troveranno mai.

Lituania: l’Autrice è avvolta nel mistero…

Yusaki: Esatto! Nessuno può scovarmi! BHUAHAHA! Tornando alla recensione… la guida dei paesi baltici! Io l’ho letta in libreria, assieme a molte altre guide, e ho intenzione di comprarla quando partirò per visitarli. Sì, prima o poi voglio visitarli, ci tengo. Ad ogni modo, probabilmente la pensiamo uguale… il fatto di essere brava non collima con la mia mancanza di autostima. Ogni tanto mi dico “Ehy! Ma forse so scrivere…”, purtroppo questo pensiero svanisce sempre in gran fretta.

Lettonia: u-un po’ è un bene, così cerca sempre di migliorarsi.

Yusaki: Russia-san, proprio perché è un seme perverso, è così sexy… resistergli è impossibile… *Si perde in sogni a occhi aperti assieme a Lituania*

Lituania: il gusto Yogurt… mi piace moltissimo anche quello! Sa essere dolce ma non stucchevole.

Yusaki: e, fra parentesi, è il mio gusto preferito di gelato.

Russia: Queste mollette sono così carine! *Mette a Lituania una molletta a forma di girasole, con aria allegra*

Yusaki: *Ghigno* è bella anche quella di Cina.

Cina: … *un po’ depresso, con la cacchetta rosa sulla testa*

Yusaki: Grazie della recensione! È ora il turno di ooShyoo che…

Russia: … che si è ubriacata con me. V__V

Yusaki: *Annuisce* e ti ha anche rimproverato per bene! Così si fa, bisogna far capire a Russia-san che è stato cattivo, cattivo, cattivo…
*Russia guarda anche lei con occhi a cucciolo*

Yusaki: … ooh, piccolo tenero Russia-san!!! T__T *Lo coccola*
Lituania: come cambiare in fretta idea…

Yusaki: Lituania, se sei geloso parla col bicchiere.

Lituania: Quella era una metafora per dire quanto erano ubriachi!

Bicchiere: Ma io so parlare davvero.

*Tutti si voltano a fissare il bicchiere*

Bicchiere: Che c’è?

Tutti: UGYAAAAAAAAAH!!!! PARLAAAAAA!!!!!!!!!! *Fuga generale*

Yusaki: *torna in sé un attimo dopo* Ma pazienza, ne ho viste di peggio di un bicchiere che parla, lo chiuderò dopo nella credenza. Dicevamo… anche tu eri fan delle RussiaxCina?! O__O’’’ M-ma, quante fan della RussiaxCina leggono questa fanfiction?!? Io… sono commossa… vorrei abbracciare tutte queste persone che hanno avuto il coraggio di leggere una RussiaxLituania nonostante amassero un’altra coppia! Grazie davvero!

Lituania: La prossima è Miharu__Chan, che sta cercando di ucciderci tutti da un  po’ di recensioni…

Yusaki: Miharu__Chan, sappi che vorrei tanto permetterti di far loro del male, ogni tanto fanno saltare i nervi anche a me… però mi servono per la fanfiction, capiscimi!ç__ç Così per proteggerci ho dovuto usare lui…
*Yusaki indica Inghilterra, che è stato costretto a difenderli dalle maledizioni ricevute*

Inghilterra: abbiamo a che fare con qualcuno di pericoloso…

Lituania: è una delle poche volte in cui ho visto Russia-san seriamente spaventato.

Yusaki: Per la cronaca, alla fin fine non posso uccidere neanche Cina…

Cina: evviva, aru. *Tono sarcastico*

Yusaki: ti ringrazio per i complimenti al capitolo! Sappi che Russia-san ha gradito la Vodka ai girasoli, ma ora è un tantino traumatizzato perché hai detto “Russia, non lo sai, ma a volte finivo nel tuo letto quando eri ubriaco e mi chiamavi Lituania”.

Lituania: Per lo meno non chiamava Cina.

Polonia: Ma stavolta niente dolcetti per noi?

Yusaki: Polonia… se vuoi finire avvelenato fallo senza chiedermi il permesso…

Russia: Adesso è il turno di miristar. *Smangiucchia un Bliny*

Yusaki: *Strangolata dai Blinis* UMMMPH! JSWHBHJUHYFE!!!!

Polonia: Significava tipo “Non mi piace il salmone affumicato?”

Yusaki: *Cerca di buttare giù* Sono quasi collassata… per favore, niente pesce!

Lituania: Autrice, ma tu mangi qualcosa ogni tanto?
Yusaki: certo! Dolcetti, biscottini, impasti non cotti di dolcetti e biscotti…

Lituania: Che dieta sana.

Yusaki: ma non stiamo a disquisire sulla mia alimentazione, miristar non ha capito il capitolo… *Riflette* in effetti succedono un sacco di cose, forse davvero troppo in fretta… in questo ce ne sono meno comunque, è anche più breve! Comunque, dobbiamo festeggiare la mia prima recensione “Neutra” ricevuta! *__*

Estonia: Non dovresti festeggiare una cosa simile!

Yusaki: Come no?! Io sono commossa! Ho ancora tanto da imparare… e poi è la prima! Sono così felice! Ti ringrazio tanto miristar, sia del tuo sincero parere sia della tua recensione neutra!

Lituania: Ad ogni modo noi baltici non andiamo esattamente da Germania, come si evince da questo capitolo. In realtà ci poniamo sotto la sua protezione… facendolo passare.

Yusaki: Esatto, la popolazione dei baltici accoglie favorevolmente i tedeschi. Credo li abbiano preferiti ai russi, ecco tutto. Ora c’è… Triadine! Matthew? Chi?!

Canada: Sigh…

Yusaki: Quali auguri? Il mio compleanno intendi? Ma non c’è problema! Dopotutto neanche lo sapevi. ^^ Quanto a San… purtroppo non ho letto le “Leggende del mondo emerso” mi sono fermata alle Cronache, forse dovrei continuare ma attualmente il mio cuore è donato a R.R. Martin, autore delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”.

Russia: Avete finito di parlare di saghe fantasy? *Sorriso*

Yusaki: Scusa! Riprendo a rispondere… dicevo, R.R. Martin…

Tutti: AUTRICE!

Yusaki: Va bene, va bene… mi ricompongo, allora, sì, io in realtà ero presente in quel periodo storico. Vedi, io sono nata ai tempi di Alessandro Magno, sono stata al suo fianco alla conquista del…

Tutti: AUTRICEEEE!!!!

Yusaki: d’accordo, forse non sono così vecchia, ma il mio spirito stava sicuramente osservando Alessandro! Insomma, cerco di attenermi a tutti gli IC possibili, faccio molte ricerche ma qualcosa penso mi sfuggirà sempre… perché, appunto, non sono nata così tanto tempo fa. Grazie dei complimenti e di avermi ricordato del potere della tastiera, uhuhuhu… *i personaggi la guardano, preoccupati*

Lituania: La prossima recensione è di calitopo.

Yusaki: calitopo ha detto di adorare la mia storia! Ne sono molto felice, come sono felice dei tuoi complimenti. Questo nuovo capitolo ha tardato un po’ ma…

Lettonia: ma tanto l’autrice è incostante, i lettori sono abituati a non sentirla per un po’.

Yusaki: sì, appunto, ecco.ç__ç Grazie per esserti fermata a lasciare una recensione! L’ultima per oggi è Liris! Ma no, cara, la pena capitale (ovvero mangiare i biscotti di Inghilterra) è adottata per crimini ben peggiori… non ci sogneremo mai di rivolgerla su di te.

Inghilterra: Che diamine…

Yusaki: *Continua rapidamente* Ecco! Tu eri un’altra delle fan RussiaxCina…
Lituania: *Mangia distrattamente alcuni biscotti (non di Inghilterra) fingendo di non sentire*

Yusaki: … ma mi fa piacere che tu per un po’ l’abbia odiato, dopotutto ha fatto del male a Lituania. E anche io… anche io… anche io dovrei essere odiata per aver scritto cose tanto brutte… ma è la storia… *si picchia con una manopola dell’acqua*

Lituania: Grazie della crema contro i lividi, le scale russe sono molto pericolose. Bambini, non imitatemi!

Yusaki: Che stai dicendo Lituania?! Va be’, mandiamo tutti in vacanza i nostri cervelli, così ci riposiamo un po’…

Tutti: il tuo cervello si risposa sempre, autrice.

Yusaki: e su questa illuminante constatazione sul mio cervello chiudiamo…

 

Come ho detto questo capitolo era dedicato all’attuale situazione di Russia, e il prossimo sarà dedicato a quella di Lituania. Il nostro baltico ritroverà vecchi amici e vecchi nemici. Di sicuro sarà in attesa di sapere come va la guerra, come sta Russia… e forse sarà lo stesso Russia a dirglielo.

Spero che il prossimo capitolo possa arrivare in fretta, so cosa scrivere quindi mi impegnerò a farlo. Spero anche che mi lascerete una recensione! Per cui, a presto!

 

  
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