Titolo: Esplorarsi
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Rating: Pg13
Avvertimenti: introspettivo, senza senso.
Conteggio parole: 200 con fiumidiparole (esclusa la citazione finale)
Riassunto: John si trova in territorio straniero, territorio nel quale si perderà senza uscirne mai più, vizio che non potrà mai smettere, viso che non si stancherà mai di sfiorare.
Note: flashfic, ispiratomi da una poesia di C. Pavese. Partecipa allo Sherlockfest_it
Prompt: Sei la grande fatica, e la notte che sazia.(C. Pavese)
Disclaimer: I personaggi di John H. Watson e Sherlock Holmes non mi appartengono, per loro fortuna, in quanto sono stati ideati da Sir. Arthur Conan Doyle, senza il quale noi non saremmo qui a consumarci cuore e cervello. L'adattamento BBC appartiene a Moffat e Gatiss, la citazione finale appartiene a Cesare Pavese. Questa fanfiction non è a scopo di lucro (anche perché ci guadagnerei ben poco) e non intende offendere la sensibilità di nessuno.
Ero un esploratore esausto quando uscii dalla foresta. Amata giungla di giunchi e fogliame, giungla faticosa di fioriti riccioli neri, liane, abbracci intrecciati! Emersone, avevo sulle spalle cent’anni di più. Sconfinai in una pallida pianura, rilucente di luna vuota, così ampia e liscia da farmi sentire molle fango. Due laghi plumbei invadevano il vuoto, conche scolpite. Avvicinatomi, le credetti crateri colmi di lacrime divine. Dietro, spazi immensi, e la fronte solenne che pareva abbandonata dal mare, ritiratosi dopo averla a lungo levigata, cullata con la spumosa voce. Oceano d’increspato silenzio. Camminai per giorni nel paesaggio lunare, colmo di parole inghiottite. Canneti, nei quali stillai sudore e sangue, costeggiavano le sorgenti. Uscendone attendeva una vetta, e sotto due grotte infinite. In esse mi affacciai e vento caldo m’investì, spazzandomi via. Mi rialzai indolenzito; ancora fievole vento spirava dalle grotte, e un roseto fresco di rugiada mi riposava intorno. Tra i petali, lontane, intravidi gloriose chiocciole di terra dura, golose di suoni, rovine di sangue antico. Corsi tra i fiori vermigli per arrivare ad esse, ma scivolai sulle guance pietrose della collina, e caddi. Sospirando alzai lo sguardo. In lontananza il profilo di Sherlock Holmes svettava fiero di terra e di mare.
Hai il viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e respingi da te
come il mare. Nel cuore
hai silenzio, hai parole inghiottite.
-
Immagino di dovervi delle spiegazioni. Anzi, una è più che sufficiente.
Onde evitare incomprensioni, ci tengo quindi a specificare che il territorio straniero che John esplora altro non è che il viso di Sherlock.
Prendetelo per quello che è, duecento parole di delirio insensato e senza alcuno scopo.
Come per la flash precedente, è tutta colpa di Cesare Pavese, del quale ho riportato lo spezzone che ha fatto nascere questa fanfic.
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e sarà pov Sherlock.
Read&review gradito, ora me ne torno al mio scazzo momentaneo. Adieu.