Per la mia Tailer.
Perché nulla di tutto ciò avrebbe
mai visto la luce se non fosse stato per i suoi incoraggiamenti e per i nostri scleri notturni.
Grazie
<3
Geremi.
It
calls me home.
Happiness
is like the old man told me
Look for it, but you’ll never find it all
But let it go, live your life and leave it
Then one day, wake up and she’ll be home
Happiness. The Fray
Chapter
1 [Tyler &Mason Jr.]
[Per evitare di creare confusione: Ricki, Caroline e Mason sono
i pargoli di Tyler. Jeffrey Donovan è il primogenito di Matt e
Elena. Alexander e Oliver Gilbert sono invece i due figlioli di Jeremy.]
Blackbird.
Blackbird singing in the
dead of night
Take these broken wings and learn to fly
All your life
You were only waiting for this moment to arise.
Black Bird. The Beatles
Erano più o meno le quattro del pomeriggio quando Tyler si decise finalmente ad abbandonare il silenzio del suo studio con
l’intenzione di sgranchirsi un po’ le gambe.
Il suo sguardo frugò
istintivamente il giardino alla ricerca di qualche faccino accalorato per il
caldo o di bambini in lacrime per via di un ginocchio sbucciato, ma fu sorpreso
nel realizzare che tutto stava procedendo con
tranquillità quel pomeriggio.
Era facile per lui
individuare i nascondigli dei suoi due figli maggiori. La risata di Ricki era
una costante che difficilmente mancava quando il ragazzino era in cortile, così
come le esclamazioni sorprese di Jeffrey Donovan che lo accompagnavano quando
uno dei due bambini si lasciava sfuggire il pallone in
strada.
In quanto a Caroline, la sua figlia di mezzo, Tyler non doveva fare altro che
inseguire il rumore delle ruote di plastica che grattavano sull’asfalto per
scovarla. Nella maggior parte dei casi, si sarebbe trovato di fronte a due
birbantelli muniti di casco e protezioni intenti a sfrecciare lungo il
marciapiede mano nella mano, i fidi pattini allacciati
ai piedi: Caroline Lockwood e Alexander “Xander” Gilbert.
Il problema giungeva
quando arrivava l’ora di trovare il minore dei suoi figli.
E se Mason Lockwood decideva
di rendersi invisibile, difficilmente si riusciva a scovare il suo
nascondiglio.
“Mase!”
Tyler chiamò a voce
alta scrutando i cespugli con attenzione nella speranza di individuare un
visetto esile e due curiosi occhioni grigi.
“Mase!”
Non ottenne alcuna
risposta; tuttavia la sua attenzione venne catturata
da un insolito gracchiare proveniente dal retro di casa Lockwood.
“Attento signor
Lockwood!”
Il piccolo Xander gli
sfrecciò accanto ridendo, mentre Caroline lo inseguiva sforzandosi di
acciuffarlo.
Tyler gli arruffò i
capelli con aria divertita prima di allontanarsi alla ricerca del figlioletto
minore.
“Mason?”
Il gracchiare aumentò
d’intensità man mano che Tyler si avvicinava al retro del cortile.
Un sorriso spontaneo gli
illuminò il viso non appena individuò un paio di minuscole scarpe da ginnastica
semi-nascoste nel tappeto di erba fresca.
Mason Junior se ne
stava accoccolato sul terreno a pancia in giù, il mento appoggiato ai pugni e
lo sguardo completamente assorbito da una creatura che giaceva immobile a
qualche metro di distanza da lui.
“Ehi, Mase!”
Lo raggiunse sedendosi
a gambe incrociate al suo fianco.
“Che è successo a
quell’uccellino?”
Domandò dopodiché
osservando assieme al figlio lo zampettare incerto dell’animale che aveva preso
a scrutarli diffidente.
Doveva essere un corvo
a giudicare dal piumaggio scuro. Probabilmente, poco più che un cucciolo.
“Non avrai mica paura,
eh?”
Aggiunse con un guizzo
divertito nello sguardo notando l’espressione tesa che aveva assunto il bimbo.
Tra i tre piccoli
Lockwood, Mason era sicuramente quello su cui Tyler vegliava con maggiore
apprensione. Era un ragazzino timido, riservato, ben più tranquillo rispetto ai
due fratelli maggiori.
Ma Mason era anche un bambino molto insicuro, e
probabilmente quello era una delle cause che contribuivano ad attribuirgli una
leggera balbuzie. Il difetto di pronuncia aveva fatto capolino nel suo modo di
parlare sin dal primo periodo in cui aveva cominciato ad
esprimersi.
Era più che altro un
inciampare sulle lettere iniziali di alcune parole, specie se si trovavano al
principio di una frase.
Il ragazzino scosse il
capo in fretta pur continuando a scrutare diffidente il corvo.
“P-Pe-Penso che si è rotto un’ala, papà.”
Azzardò indicando con l’indice la posizione innaturale dell’animale, cui piumaggio
pareva particolarmente arruffato su un lato del corpo.
“N-Non vola più.”
Tyler esaminò con
attenzione la creatura.
“A me l’ala sembra a posto…”
Commentò in tono di
voce incoraggiante accarezzando il capo di Mason.
“Magari è solo un po’
spaventato.”
Mason aveva un’aria poco
convinta.
“Ma-ma-magari è caduto e adesso non vuole più provare
a v-volare.”
Azzardò cercando una
conferma nello sguardo del padre.
Tyler rimuginò a lungo
sulle parole di Mason, quasi stesse tentando di far combaciare alcuni suoi
pensieri all’osservazione del bambino.
“Senti,
Mase…”
Mormorò infine dopo
aver dato un’occhiata frettolosa all’orologio.
“…perché
non proviamo semplicemente a dargli un po’ di tempo?”
Domandò arruffandogli i
capelli.
“Probabilmente se lo
lasciamo solo per un po’si sentirà più tranquillo e
magari riuscirà anche a ricordarsi come si vola. Che ne dici?”
Mason valutò la
proposta in silenzio prima di annuire lentamente.
“Bene.”
Commentò Tyler
alzandosi in piedi e dandosi una spolverata frettolosa ai vestiti.
“ Adesso però devo
tornare nello studio. Perché mentre aspetti che il corvo si rimetta non vai a
trovare Oliver Gilbert? Ho sentito dire che ha un nuovo aereoplanino
telecomandato del genere che piace a te. Sono sicuro che te
lo farebbe provare volentieri.”
Oliver era il
fratellino minore di Alexander. Quel ragazzino stava a
Xander proprio come Mason stava a Ricki. Mentre Xander era un simpatico monello
vivace e sempre in movimento, Oliver era un tipetto tranquillo dal carattere
mite, più interessato a osservare i riflessi del sole su un ruscello o le
lucciole che illuminano a intermittenza un prato piuttosto che rincorrere un
pallone da football.
Oliver e Mason erano
anche praticamente coetanei e sia Jeremy, sia Tyler
erano convinti che tra i due sarebbe potuta nascere una bella amicizia se solo si
fossero frequentati un po’ più spesso.
Ma la timidezza di Mase talvolta impediva al bambino
di trovare il coraggio per andare a chiamare Oliver, convincendolo a restarsene
in giardino per conto suo, nonostante il desiderio del piccolo Lockwood di
avere qualcuno con cui giocare fosse più che evidente.
“…’kay.”
Accettò infine la
proposta del padre fissandosi le scarpe con aria esitante.
“Bravo Mase.”
Tyler gli arruffò affettuosamente i capelli
un’ultima volta e si affrettò a tornare nel suo studio lasciandosi le risate e
gli schiamazzi dei bambini alle spalle.
Mason scoccò
un’occhiata nervosa al corvo che ricambiò il suo sguardo con diffidenza.
“T-torno
presto.”
Lo rassicurò prima di
sollevarsi in piedi di scatto e di precipitarsi di corsa fuori dal giardino di casa Lockwood.
Non ebbe bisogno di fare molta strada per trovare Oliver: il ragazzino sedeva su
un muretto a pochi metri di distanza da casa sua, il fido aeroplano di plastica
in bilico sulle ginocchia.
“Ciao Mase!”
Esclamò con aria serena
quando riconobbe il bambino dall’altro lato della strada.
Mason gli rivolse un
timido cenno di saluto con la mano.
“C-Ciao.”
Rispose un po’
titubante prima di convincersi ad attraversare per raggiungere l’amico.
“Q-quello
v-vola per d-davvero?”
Domandò poi
focalizzando la sua attenzione sul modellino.
Oliver annuì fiero
porgendogli il telecomando.
“Sissì.
E ha le luci e tutto il resto. Proprio come un aereo vero.”
“Forte!”
Commentò Mason
permettendo infine a un sorriso timido di fare capolino sul suo viso.
Oliver arrossì
leggermente, ricambiando il sorriso, orgoglioso del suo nuovo giocattolo.
“Se vuoi
ti faccio vedere come si fa a farlo volare.”
Propose porgendogli il
modellino con disinvoltura.
“Tanto io già lo so
usare. Così poi lo puoi provare anche tu.”
Il visetto di Mason si illuminò per la contentezza.
“ Posso davvero?”
Domandò senza alcun
tipo di esitazione afferrando l’aeroplanino per la base.
Oliver sorrise on aria
mite balzando a terra con un salto.
“Certo! Andiamo a casa tua?”
Mason annuì con vigore.
“ An-andiamo!”
Ripetè con aria d’un tratto ravvivata facendo strada a Oliver che lo seguì di
corsa, facendo bene attenzione a non far cadere il telecomando.
Quel pomeriggio, Mason
e Oliver lo trascorsero a rincorrersi per il giardino pilotando a turno il
piccolo aeroplano di plastica e divertendosi a infastidire i fratelli maggiori
con il ronzio insistente del giocattolo.
Solo verso sera, Mase
si ricordò del piccolo corvo che aveva trovato solo e intimorito sul retro di
casa Lockwood.
Ma quando tornò per
assicurarsi che stesse bene, si accorse che l’animale
era sparito.
“è v-volato via!”
Corse a riferire
al padre dopo aver bussato educatamente alla porta dello studio.
“L’u- l’u – l’uccellino
è volato via!”
Tyler sollevò lo
sguardo dal portatile e rivolse a Mason un sorriso divertito.
“Hai visto? Te l’avevo
detto che aveva solo bisogno di un po’ di tempo per sentirsi più sicuro.”
“A-adesso
può volare di nuovo senza più paura.”
Confermò Mason con aria
seria, come se la faccenda del corvo fosse qualcosa che gli stesse particolarmente
a cuore.
“…Papà?”
Aggiunse dopodiché con
una nota leggera di esitazione nella voce.
Tyler sospirò chinando
lo schermo del portatile e tornando a focalizzare la sua attenzione sul figlio
minore.
“Sono
ancora qui Mason. Dimmi tutto.”
“..O-oliver può restare a mangiare da noi questa sera?”
Sul volto del padre
fece capolino un’espressione sorpresa.
Era abituato ad avere in casa i Gilbert per cena, ma generalmente erano
Ricki e Caroline che insistevano tanto con gli ospiti affinché restassero anche
la sera.
“ Ma certo che può.”
Acconsentì sorridendogli
orgoglioso prima di tornare al suo portatile.
“…E
così vi siete divertiti assieme oggi?”
“Uh uh…”
Mason annuì con aria
distratta, lo sguardo improvvisamente catturato da uno dei tanti oggetti
curiosi che popolavano la scrivania del padre.
“Perché non vai a dire alla mamma che oggi a
cena c’è anche Oliver? Io finisco di lavorare e poi vi raggiungo.”
Propose in tono di voce
pacato l’uomo affrettandosi ad allontanare il
fermacarte dalla scrivania, notando che il figlioletto già l’aveva adocchiato
con aria affascinata.
“’kay!”
Dichiarò Mason con aria
di vivace affrettandosi a raggiungere la porta dello studio. Si fermò un
momento prima di uscire, voltandosi un’ultima volta in direzione del padre.
“Ciao p-papà!”
Lo salutò rivolgendogli
un sorriso timido prima di sparire nel corridoio.
Nuovamente solo nel suo
studio, Tyler rimase in silenzio per qualche minuto a contemplare i piccoli
passi avanti che il figlio più piccolo aveva mosso nell’ultimo periodo per
sconfiggere la timidezza.
Stranamente i pensieri
dell’uomo si mossero in direzione del corvo che il loro giardino aveva ospitato
quel pomeriggio: si ricordò che Mason era corso nel
suo studio proprio per parlargli di quell’animale: l’uccello era riuscito a
spiccare il volo,alla fine.
E molto presto anche
suo figlio avrebbe imparato a fare altrettanto.
Nota dell’autrice.
Forse in questo caso è meglio soffermarci un attimo
sui motivi che mi hanno spinto a produrre una follia simile. Questa è un’idea
che mi stuzzicava sin da quando i figli di Matt e Tyler fecero la loro prima
comparsa in “Let it slide”. Mi sono divertita spesso a immaginare i personaggi
di TVD da grandi, con dei bambini e una famiglia loro, ma al tempo stesso
ancora legati in qualche modo a alcuni dettagli del
passato che continuano a portarsi dietro. L’idea della raccolta forse è un po’
azzardata, ma non volevo lasciare shot sparse per il
fandom (come faccio già con le millemila child!) e perciò ho deciso che se mai scriverò altri future!moments li
racchiuderò tutti qui. Mi piacerebbe poter scrivere qual cosina per ogni pargoletto
(già in questa shot ne avete incontrati alcuni), ma
non voglio neanche intasare efp di storie che non
sono poi così legate alla serie TV, quindi se ci sarà un secondo capitolo,
prometto che sarà maggiormente incentrato sul genitore piuttosto che sul figlio
al contrario di questo primo.
Niente,io fuggo e vi ringrazio infinitamente per la lettura.
Un abbraccio
Laura