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Autore: Rory Gilmore    07/08/2011    28 recensioni
Rimasero così, stretti, a godersi tutte le sensazioni che le rivelazioni di quella sera avevano portato nel loro cuore.
Per la prima volta consapevoli di essere tra le braccia della persona giusta.
Ma nel momento sbagliato.
[Frerard]
Genere: Commedia, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

                                                           CHAPTER ELEVEN  

             

                                                               Asleep or dead?

 

 

È proibito piangere senza imparare, avere paura dei tuoi ricordi. 

È proibito non sorridere ai problemi, non lottare per quello in cui credi e desistere, per paura. Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta'.

È proibito non dimostrare il tuo amore, fare pagare agli altri i tuoi malumori. Non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto e chiamarli solo quando ne hai bisogno.

È proibito non essere te stesso davanti alla gente, dimenticare tutti coloro che ti amano.

È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire, dimenticare i suoi occhi e le sue risate solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi. Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.

È proibito non creare la tua storia, non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te.

E' proibito non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.

(Pablo Neruda)

 

 

 

 

22 luglio 2051.

 

 

 

Gerard si era sempre domandato cosa si provasse a stare su un letto di morte.

Fin da bambino aveva amato i cimiteri e i cadaveri. Non sapeva nemmeno lui il motivo. Ma sentiva che quelle persone potevano trasmettere molto più dei vivi. 

Quando sei morto hai visto cose che nessuno in vita ha mai conosciuto.

Da quelle persone si poteva imparare sempre qualcosa di positivo. Di questo ne era certo.

Soprattutto per il fatto che sua nonna Helena, anche da cenere, era riuscita ad insegnargli come continuare a vivere. Nonostante il dolore, la sofferenza e il duro lavoro.

Ed ora, tutto ciò che voleva era diventare anche lui una di quelle persone. Vivere sotto terra. Essere mangiato dai vermi per poi riposare per sempre in pace. 

Senza che qualcuno potesse suggerirgli cosa fosse giusto e cosa sbagliato.

Libero di compiere finalmente tutte quelle azioni che secondo la società in cui viveva erano sbagliate per un eroe come lui.

Gli eroi sono persone normali che si rendono straordinarie.

L'aveva detta lui quella frase.  Ricordava ancora la circostanza.

I My Chemical Romance si trovavano in uno commercialissimo studio televisivo a rispondere a delle banali domande che gli venivano offerte dalla solita bionda mozzafiato senza un minimo di personalità.

Davvero era stato lui a rispondere in quel modo? Quindi significava che lui, per essere diventato un eroe per tanti ragazzi, si era reso straordinario? 

Lui? La persona più egoista, cinica e menefreghista del pianeta?

Sospirò, sorridendo. Un tubo lo teneva legato ad un fottutissimo letto d'ospedale.

Non mancava molto. Lo sentiva. Finalmente una delle persone più orrende del pianeta se ne stava per andare.


Gerard Way, non ti meriti di essere arrivato a questo punto. Senti i tuoi fan? Li senti come ti sono accanto anche in questi ultimi atti di vita? Tu cosa hai fatto per meritarti tutto ciò? Niente, Gerard, assolutamente niente. Se non far soffrire le persone che ti amavano davvero. La persona che ti amava davvero.

 

                                                  And if your heart stops beating , I'll be here wondering , did you get what you deserve? 

 

Una vocina dentro di lui gli continuava a ripetere questa frase, scritta da lui stesso.

E solo ora capiva che, in realtà, lui sapeva ormai da tanti anni, che persona orribile fosse. Ma si rifiutava ad ammetterlo a se stesso, per questo lo scriveva su un foglio di carta e poi lo cantava davanti ai suoi fan.

Gerard sapeva bene che quella era la voce della coscienza, di quella parte dentro di lui che era rimasta razionale e non si era fatta trascinare dai soldi, dalla fama, dall'orgoglio.

Si svegliò di soprassalto e iniziò a tossire pesantemente. Era un incubo. Nessuna vocina nella sua testa. 

Il tubo al naso, però, c'era. E lo teneva ancora avvinghiato al letto.

La malattia lo stava consumando. Inoltre, fare quegli incubi non lo faceva sentire meglio.

Una mano strinse forte la sua.

«Papà, papà!»

'Sto...sto bene Bandit, tranquilla amore, vai pure a casa»

La donna lo guardò contrariata.

«Non se ne parla. Io resto qui. Almeno finché non viene la mamma»

«A volte mi chiedo chi sia il genitore tra noi due»

Sorrisero entrambi.

«Vuoi qualcosa da bere, papà?» 

Scosse la testa.

«No, è tutto okay. Ho fatto solo un brutto sogno»

«Cosa hai sognato?» gli domandò sua figlia, preoccupata dall'espressione di suo padre.

«Nulla di nuovo. Solo una voce che mi ripeteva quanto io sia una persona orribile.»

Bandit strabuzzò gli occhi e gli si avvicinò velocemente.

«Ma papà! Che dici? Tu sei la persona più meravigliosa che io abbia mai conosciuto» 

«Lo dici perché sono tuo padre, Ban»

«No. Lo dico perché ho la certezza di questo. Ed anche qualun altro lo penserebbe se fosse ancora in vita, papà…»

Un vecchio amico chiamato dolore bussò nuovamente alla porta del suo cuore e lui dovette chiudere gli occhi per non piangere come un ragazzino.

Ogni volta che si parlava di lui si sentiva come se fosse appena stato trafitto da una spada a mille lame.

La donna se ne accorse e si morse il labbro.

«Scusami. A volte parlo davvero troppo»

«No. E' passato tanto tempo ormai, non ti preoccupare amore»

«Avanti, chi vuoi prendere in giro papà? Il tempo non potrebbe mai distruggere un amore come il vostro»

«Bandit, quando Frank si è...suicidato»- Deglutì pesantemente, gli faceva ancora dannatamente male ricordare quella notte, quando lo aveva trovato morto in casa sua- «lui...lui già non mi amava più! Io…»-i singhiozzi si fecero spazio tra le sue labbra aride- «non gli sono stato accanto neanche quando lui mi implorava di farlo, non gli ho detto che lo amavo! Come può resistere il nostro amore? Come?»

La donna si strinse al padre e lo abbracciò forte. 

«Papà, Frank ti amava, e ti ama tutt'ora, anche da cenere»

«Bandit, per favore..»

L'uomo sospirò stanco e il suo viso assunse un espressione di puro dolore.

«Okay. Basta, non posso più vederti così papà.»

Si allontanò dal letto e cominciò a preparare una borsa.

«Che...che vuoi fare?»

«Dirai a Frank quello che non gli hai mai detto in vita.»

«Hai intenzione di far resuscitare un morto?»

Gerard nonostante tutto non aveva ancora perso il suo senso dell'umorismo. 

Bandit ridacchiò.

«Nah, quello ancora me lo devono insegnare. Ma una cosa la so fare benissimo.»

«E sentiamo? Cosa?»

«Rendere felice mio padre.»

 

 

                                                                                                                                    ****

 

 

Era tanto che non entrava in un cimitero; dopo la morte di Frank si era rifiutato anche di andare a fare visita alla sua amata nonna. 

In realtà, dopo la morte di Frank, si era rifiutato di continuare a vivere.

Erano passati dieci anni, ma ancora non riusciva a sopportare il peso della perdita del suo amico.

Amico, già.

Era così strano come nella sua testa continuasse a ripetersi questa stupida e inutile bugia. Ancora adesso, dopo tutti quegli anni. Dopo che tutti avevano capito.

Anche Linz.

Davvero la considerava così stupida da non accorgersi di quello che c'era realmente sotto gli sguardi tra lui e Frank?

Gerard aveva avuto la presunzione di credere di essere molto più furbo e intelligente di sua moglie. In realtà, solo ora capiva quanto lui fosse il più ingenuo e illuso tra entrambi.

Lei sapeva, eppure, aveva taciuto per anni e anni.

Perché era davvero innamorata di suo marito, e comunque non avrebbe potuto cambiare quello che c'era tra i due uomini.

Quindi aveva scelto la strada più facile ma dolorosa: continuare a stare con lui, cosciente che non l'avrebbe mai amata quanto amava qualcun'altro.

Le foglie del cimitero erano a terra e formavano come un tappeto sotto i suoi piedi. Camminandoci sopra, Gerard sentiva il loro scricchiolio causato dai suoi passi pesanti e stanchi.

Sua figlia lo teneva sotto braccio.  La guardò e un sorriso gli increspò le labbra.

Non poteva guardarla senza sorridere automaticamente; lei era la sua unica medicina contro il malumore. Lo era sempre stata. 

Ogni qualvolta lui litigava con Frank, tornando a casa, la trovava ad aspettarlo, seduta sulla veranda, con le mani strette al grembo e un'espressione insonnolita.

La guardava e si sentiva un uomo migliore.

E più la guardava e più pensava che era riuscito a generare almeno un qualcosa di meraviglioso nella sua vita. E che alla fine non era stato poi tanto una nullità, come credeva nella maggior parte del suo tempo.

I suoi pensieri furono distolti dalla dolcezza della mano di Bandit sulla sua.

Si accorse che erano arrivati di fronte ad una lapide.  Fece un respiro profondo e cercò di non scoppiare a singhiozzare, almeno stavolta.

Vide le lettere del nome di Frank stampate sulla lapide, tanti fiori colorati e poi la foto del suo compagno. Fu l'ennesimo colpo al cuore per il cantante.

Ma decise di farsi coraggio e avvicinarsi ancora un po'. 

Si girò verso sua figlia.

«Bandit, amore, puoi lasciarmi da solo?»

«Va bene papà. Ti aspetto in macchina, per qualunque cosa, chiamami al cellulare»

Gerard annuì e le lasciò la mano, stampandole un bacio in guancia.

Dopo essersi accertato che era uscita dalla porta principale del cimitero, si sedette tra l'erba e accarezzò piano la lapide.

«E' liscia, come la tua pelle, Frank..»

Una lacrima solitaria gli scese fino al collo.

«Quante lacrime abbiamo versato l'uno per l'altro, eh, Frank? Possibile che non ci siano ricordi di noi due che sorridiamo beati? Ricordi di noi due che non pensiamo alle conseguenze di quello stavamo facendo? Ricordi di noi che ci amiamo, senza paura del mondo che ci guarda da fuori? Ti ho promesso mille volte che avrei combattuto contro tutti per te, e invece mi sono fatto sconfiggere dall'intero mondo. Non ho vinto contro nessuno. Tranne contro di te. Tu, l'unica persona che mi abbia mai amato sinceramente, sei stato la mia unica vittima. Che ho massacrato, annientato, ucciso. Io lo so, Frank, lo so che tu non sei morto di infarto, ma per quel mix fatale di pasticche. Lo so, che ti sei ucciso per me. Anzi, no. Io ti ho ucciso, amore mio. Ti ho fatto innamorare di me, ho stuprato il tuo cuore, ho annichilito la tua anima, ho spento il tuo sorriso e la luce dei tuoi occhi, e poi ho straziato anche il tuo corpo, l'unica cosa che mi rimaneva. Ed ora sto facendo lo stesso con me. So bene che se fossi qui, mi diresti di smetterla di auto distruggermi, come hai sempre fatto. Ma non ci riesco Frank. Solo Bandit riesce ancora a tenermi in piedi su quel filo sottile che è la mia vita. Tu eri l'unico rimedio ai miei attacchi autodistruttivi. E' solo grazie a te se ora sono ancora vivo, se non ti avessi mai incontrato, se quel giorno Mikey non mi avesse presentato quel bambino troppo esile per la sua età, e troppo buono per vivere in questo mondo di lupi, a quest'ora sarei già morto, Frank. E tu saresti ancora vivo. Allora, mi chiedo, se forse, per il tuo bene, sarebbe stato più giusto non averti mai incontrato, nè conosciuto. Io sarei morto, ma tu...ora saresti felice. Avresti trovato qualcuno che ti merita. E saresti morto di vecchiaia. Non così. Non per amore di un uomo orribile che l'unica cosa è riuscito a fare concretamente è stata...ucciderti. Se solo potessi tornare indietro Frank, me ne fregherei del mondo, e non sprecherei nemmeno un secondo lontano da te, amore della mia vita…»

 

Gerard si accasciò a terra, vinto dalla sofferenza, dal dolore fisico ed emotivo. 

Guardò per un ultima volta l'immagine del volto sorridente del suo amato e riuscì a provare finalmente quello che aveva sempre desiderato: il peso massiccio della sua vita che volava via...

 

 

                                                                                                               ****

 

 

Un urlo fece sobbalzare Mikey.

«Ehi, fratellone, tutto bene?»

Gerard si guardò intorno, spaesato e sudato. 

«Io...sì. Ma dove sono?»

«Gee, sei a casa, e ti sei addormentato come un pesce lesso!»

Il ragazzino chiuse gli occhi. La testa gli doleva e si sentiva come se fosse appena tornato da un viaggio sullo spazio.

Il suono del campanello lo intontì ancora di più, mentre vide Mikey sorridere raggiante.

«Questo deve essere il mio nuovo amichetto, Gee! Scendi a conoscerlo anche tu fratellone?»

Il più piccolo scese di fretta le scale, senza aspettare la risposta di Gerard. 

Doveva essere davvero speciale questo amico per catturare in quel modo l'attenzione di Mikey, pensò Gerard, alzandosi dal letto.

Il più grande dei due fratelli uscì dalla porta della camera e raggiunse il fratellino che era intento ad abbracciare un altro bambino, più o meno della sua età.

«Ehi, Gee! Eccoti finalmente. Oggi a scuola ho conosciuto il mio nuovo migliore amico, sai?»

Gerard si girò verso il bambino che gli sorrideva felice, e gli porgeva la mano.

«Piacere, io sono Frankie.»

Il suo cuore da uccellino iniziò a battere fortissimo. I ricordi del sogno che aveva appena fatto riaffiorarono improvvisamente. Ma Gerard era troppo piccolo per capire cosa significassero realmente quelle immagini che gli erano apparse durante il sonno.

«Frank…tu sei- tu sei vivo» 

Gli altri due bambini lo guardarono confusi, non capendo la sua affermazione.

«Gee, ma ti senti bene?» domandò Mikey.

Il ragazzino ritornò in sè e annuì velocemente.

«Sì, mai stato meglio. Ah e io sono Gerard, piacere di conoscerti Frank. Sono sicuro che diventeremo grandi amici.»

Frank sorrise, guardandolo negli occhi.

«Anche io ne sono sicuro, Gerard»

 

Da dietro lo stipite della porta s'intravide la sagoma di Helena, che aveva visto tutta la scena. 

La donna sorrise dolcemente. 

«La vita a volte da una seconda possibilità, Gerard. Non la sprecare.»

 





           
                                                                                                  THE END

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Okay, non so decisamente cosa scrivere, perché mi viene da piangere, considerando che è la prima FanFiction che riesco a terminare.
Ad ogni modo, mi sono affezionata anche io a questa storia. Dico davvero. Scriverla mi ha riavvicinata molto ai Chem, e sono felice di questo.
Vorrei davvero ringraziare di cuore tutte le splendide persone che l'hanno seguita, amata, recensita e che mi hanno accompagnata in questo viaggio.
Senza di voi non ce l'avrei mai fatta a finirla. Quindi, spero di non avervi deluso con questo ultimo capitolo.
E' stato davvero bello condividere con voi questa esperienza. 

                                                                                         Lunga vita ai My chem e al Frerard! Sempre e comunque

Li amo. Vi amo. Mi amo, per averla finita. (LOL)

La vostra, Vav. 

   
 
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