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Autore: Mana Sputachu    08/08/2011    2 recensioni
L’orrore si trascinava su gambe ossute e marcescenti, intonando lamenti di morte e guidato dal semplice istinto di nutrirsi.
[Resident Evil 3:Nemesis, Jill/Carlos]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che vedeva attorno a se erano solo macerie e desolazione.
E morti. Tanti, troppi.
L’orrore si trascinava su gambe ossute e marcescenti, intonando lamenti di morte e guidato dal semplice istinto di nutrirsi.
Aveva vividi ricordi di quando li vide per la prima volta, mesi prima, a Villa Spencer.
Quello che doveva essere solo il recupero del Bravo Team, si rivelò ben presto un incubo senza fine che perdura ancora oggi tra le strade di Raccoon City, e non accenna a finire.
Ricordava bene Villa Spencer. Ricordava le morti ingiuste tra i suoi amici, il tradimento forzato di Barry e quello reale di Wesker – una ferita ancora aperta.
Tutto ciò che successe sui monti Arklay rimase lì, perché ovviamente venne insabbiato dalla Umbrella stessa.
Ricordava ancora quelle cose che avanzavano verso di lei, quegli esseri creati da menti perverse che giocavano a fare Dio sulla pelle degli altri.
E poi ricordava lui. Il Tyrant. Un abominio che non avrebbe neanche dovuto esistere. Eppure era lì, e avanzava verso Chris…e lei.
Ricordava le urla, l’angoscia di essere a un passo dalla fine…e poi riapparve Brad con l’elicottero e quel benedetto lanciagranate che permise a Chris di uccidere definitivamente quella cosa.
E poi…poi cosa?
Poi, la morte raggiunse Raccoon City. Venne infettata da una variante del T-Virus, non sa ancora come.
E poi ancora è tutto un susseguirsi di ricordi che le sfrecciavano davanti agli occhi. La morte atroce di Brad Vickers. Il disperato tentativo di fuga da Raccoon City. Carlos. La stazione del gas. Il treno.
E in ogni ricordo lui è onnipresente.
Quell’orrore, quello che lei conosceva come Tyrant. Una sua probabile variante, più scaltra, più orrenda, più pericolosa. Che sembra sapere sempre dove lei si trovi, e la insegue in una mortale caccia al topo intonando quel lamento demente.
STAAARRRS…
Un Tyrant alla ricerca dei membri sopravvissuti della S.T.A.R.S. Alle sue costole.
Una Nemesi tutta per lei.
Urla, morti e il Tyrant ancora alle calcagna, così vicino, a un passo da lei…
 
Si svegliò di soprassalto.
Tutta quella luce fu quasi dolorosa dopo tanto buio. Quanto aveva dormito?
Jill cercò di mettersi a sedere, ma dolori diffusi in ogni parte del suo corpo glielo impedirono. Cercò di guardarsi attorno, muovendo piano la testa. Riconobbe il posto in cui si trovava come la cappella della torre dell’orologio di Saint Michael.
Ma che diamine… pensò, prima che i ricordi le tornassero alla mente.
Il treno.
La sua fuga da Raccoon City con Carlos aveva subito una battuta d’arresto proprio alla torre. Per colpa di quell’essere, quella sorta di Tyrant potenziato che l’aveva braccata per tutta la città, il treno si era schiantato nel cortile di Saint Michael. Mikhail si era sacrificato per loro, nel tentativo di portare la cosa all’altro mondo con se.
Purtroppo il suo fu un sacrificio vano, e lo scoprirono quando, dopo aver risolto l’enigma della torre e aver azionato il richiamo per l’elicottero d’emergenza della UBCS, il velivolo venne abbattuto dalla B.O.W stessa, sopravvissuta chissà come all’incidente.
Poi però i ricordi di Jill si offuscavano.
Ricordava lo scontro nel cortile, gli inutili tentativi suoi e di Carlos di riuscire almeno a rallentare il Tyrant. Ricordava un tentacolo protendersi verso di lei, e un dolore lancinante alla spalla. Poi, il buio.
Lentamente, si mise a sedere sull’altare, lettiga improvvisata. Tra i ricordi e il suo risveglio c’era un black out temporale che non sapeva come colmare. Non potevano essere passate poche ore dallo scontro nel cortile, ma non capiva neanche quanto fosse rimasta lì.
Mentre cercava di ricordare diede un’occhiata alle ferite. Era piena di abrasioni ed ematomi, ma nulla che destasse preoccupazione. Non quanto la ferita alla sua spalla. La guardò stupita, sfiorandola piano con le dita. L’ematoma, parzialmente ricoperto da una garza, era orribile, con sfumature tra il viola e il giallo che lasciavano presagire il peggio. Le bastò spostare poco il bendaggio per rimetterlo dov’era. La ferita era tremenda, e con danni simili dovrebbe aver perso l’uso del braccio come minimo. Invece nonostante l’aspetto orribile sembrava aver riacquistato la sua capacità motoria, ma soprattutto non le faceva alcun male.
E’ impossibile che una ferita così profonda non mi dia nemmeno un minimo di fastidio. Pensò, mentre ne testava i movimenti. Poi lo notò. Sull’organo nei pressi dell’altare c’era un piccolo kit medico improvvisato. Garze sterili, alcool, una siringa, diversi antidolorifici e una boccetta senza etichetta. La prese tra le mani per osservarla, ma non aveva dubbi in proposito. Era un campione di antivirus. Era grazie a quella boccetta se il braccio non le faceva male, se la febbre era scesa e non era stata infettata.
Ma chi…?
E infine lo vide. Non completò quel pensiero, perché sapeva chi doveva ringraziare.
Mio Dio…
Steso su una delle panche della cappella, Carlos dormiva pesantemente. Jill notò la ferita sul fianco del ragazzo. Probabilmente se l’era procurata cercando di recuperare l’antivirus per lei. Gli si avvicinò cercando di non far alcun rumore, e si inginocchiò vicina a lui.
Gli spostò una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso, chiedendosi dove avesse trovato quel campione, come avesse fatto a recuperarlo, e cosa avesse dovuto patire per averlo. La ferita al fianco non lasciava dubbi in merito. Subito un turbinio di emozioni contrastanti la investì: senso di colpa verso chi non aveva avuto quell’opportunità di guarire, rabbia verso la Umbrella, un terrificante senso di impotenza che aveva sviluppato dagli avvenimenti di Villa Spencer…e gratitudine. Un’immensa gratitudine verso Carlos, che senza pensarci due volte si era quasi immolato per salvarle la vita. Si chiese se sarebbe mai stata capace di ricambiare un tale gesto, e come avrebbe potuto…era qualcosa di incalcolabile. Lei e quel ragazzo ispanico si conoscevano a stento, ma vuoi la situazione allucinante in cui si trovavano, vuoi la collaborazione forzata – ma neanche troppo – nel disperato tentativo di uscire vivi da quella cloaca che era diventata Raccoon…alla fine si erano ritrovati fianco a fianco in quell’inferno, e lo sarebbero stati fino alla sua conclusione.
E in fondo non è che ti dispiaccia così tanto avere qualcuno che ti guardi le spalle e si preoccupi per te, non è vero Jill?
Sulle prime si era data dell’egoista per quel pensiero. Il suo addestramento da agente S.T.A.R.S. le avrebbe imposto di proseguire da sola, perché gli agenti S.T.A.R.S. quasi mai agiscono in coppia, e perché portarsi dietro qualcuno in quell’inferno significava rischiare di rallentare il passo, preoccuparsi dell’incolumità di due persone…
Ma la verità era che voleva aver qualcuno vicino in quello schifo. Sapeva che tutta la tiritera che si era auto raccontata riguardo le procedure S.T.A.R.S. era una balla per non ammettere che avere qualcuno che capiva e affrontava quella situazione con lei – avere Carlos con lei - la faceva stare bene.
Inoltre Carlos non era un comune civile a cui dover badare: era un mercenario e un soldato dell’U.B.C.S – Umbrella Biohazard Contromeasure Services, una delle tante facciate pulite della Umbrella e di cui Carlos aveva fatto parte fino all’arrivo a Raccoon, dove aveva scoperto che lo squadrone di cui faceva parte era solo un’ altra pedina nei piani dell'azienda farmaceutica.
Ritrovarsi insieme in quella situazione, nonostante le diffidenze iniziali da parte di Jill riguardo la U.B.C.S., li aveva avvicinati molto…e Jill aveva la sensazione che a Carlos non sarebbe dispiaciuto qualcosa di più. Ma a parte qualche battuta e una sincera preoccupazione per lei, il ragazzo non aveva mai perso di vista l’obiettivo primario, ovvero fuggire dalla città.
Dal canto suo, Jill non sapeva ancora cosa provasse per l’ispanico, e non era neanche il momento migliore per pensarci. Inoltre, dopo gli avvenimenti a Villa Spencer, lei e Chris erano diventati piuttosto intimi…prima che lui e Barry partissero per l’Europa in cerca di altre sedi Umbrella, e della sorella di Chris, Claire.
Ma lui è via, e non vi siete fatti alcuna promessa…
Non era da lei promettere qualcosa che sapeva non sarebbe riuscita a mantenere, e Chris in questo non faceva eccezione. E inoltre neanche lui le aveva promesso nulla, se non di farsi vivo dall’Europa e darle le coordinate per ricongiungersi alla squadra.
Che fare? Non lo sapeva neanche lei come comportarsi…Carlos le piaceva, era gentile e…c’era qualcosa, non sapeva esattamente cosa, che le diceva che stavolta sarebbe stato diverso…
“Hmm..”
Non ebbe tempo di concludere i suoi pensieri perché Carlos si svegliò. Mise da parte i suoi ragionamenti per dopo, per quando sarebbero riusciti a lasciare la città.
Ci sarà tempo, dopo.
Il ragazzo aprì gli occhi e si trovò davanti il bel viso di Jill. Sorrise, stanco. “Hola chica.”
Jill sorrise a sua volta, avvicinandosi. “Buongiorno…”
 
I am all alone this time around
Sometimes on the side i hear a sound
Places parallel, i know it's you
Feel the little pieces bleeding through
Oh, we will never die
Oh, beside you in time
 
Beside you in time – Nine Inch Nails
 
 
 
 
 
Torno a postare dopo un secolo. Mi vogliate perdonare, ma la noia estiva è una brutta bestia. BTW.
La mia prima fanfic-incursione in un fandom che amo dal lontano 1998, ovvero Resident Evil *_* è una delle saghe che più amo, e in particolare il terzo capitolo ha un posto speciale nel mio cuoricino nerd. E’ ancora oggi uno di quei giochi che riesce a emozionarmi come la prima volta, e ogni volta che spunta Nemesis mi prende l’ansia anche se SO che sta per accadere. Un bel record per un gioco che ha ormai 13 anni *_* Inoltre contiene anche uno dei miei OTP, ovvero Jill/Carlos. Lo so, tutto il mondo shippa Jill/Chris…ma io Chris non lo sopporto ._. E poi Carlos è tanto carino, soprattutto quando provola *_* e quando, finendo il gioco, ho visto questa…bam, OTP nato.
Dunque, questa oneshot si svolge in un preciso momento del gioco, ovvero il risveglio di Jill nella cappella della torre dell’orologio, dopo essere stata infettata da Nemesis e aver preso l’antivirus grazie a Carlos. Di recente ho riletto i romanzi di RE, in particolare quello dedicato a questo capitolo (che si intitola, indovinate un po’? Nemesis XD), e mi è piaciuto molto il modo in cui era descritto questo momento. Solo che nel romanzo Jill va via prima che Carlos si svegli. Nel gioco invece si separano di comune accordo per poi ritrovarsi allo stabilimento, ma non c’è ovviamente alcuna interazione “romantica”…così ho un po’ “fuso” le due scene, inserendovi varie riflessioni di Jill in proposito. Il sogno è piuttosto delirante e ci sono alcune incongruenze riguardo la coniugazione dei verbi. Ho sistemato il più possibile, ma per dare quella sensazione “delirante” e onirica alcuni tempi coniugati diversamente mi erano necessari, spero non siano troppo fastidiosi durante la lettura. Titolo da Beside you in time, dei Nine inch Nails.
Non mi fa impazzire del tutto, ma spero vi piaccia!
 
Manasama
   
 
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