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Autore: Akemi_Kaires    10/08/2011    3 recensioni
[Dedicata a due miei carissimi amici e ai fan del Narumayo]
{Stella mia, fa sì che io lo possa rincontrare, e che io possa riconoscerlo…}
Doveva esserci un motivo più che valido che potesse giustificare quella sua improvvisa e silenziosa fuga. Doveva pur esistere una giustificazione a tutti quei gesti ancor ora inspiegati, a quell’addio mai desiderato e mal voluto.
{Stella mia, fa sì che lei stia bene…}
Ormai era da consuetudine affidare, anno dopo anno, quel piccolo augurio ad ogni stella cadente che passava sotto i suoi occhi stanchi. Ogni sera, il suo ultimo pensiero della giornata era sempre rivolto a colei che anni prima aveva allontanato e abbandonato senza degnarla di alcuna motivazione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Phoenix Wright
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'With You, Under The Sky'
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Dedicata a due miei cari e speciali amici, gm19961 e Puccio_, e a tutti i fan della coppia Narumayo.
Felice notte delle stelle a tutti voi!

With You. Forever.


{Stella mia, fa sì che io lo possa rincontrare, e che io possa riconoscerlo…}

Doveva esserci un motivo più che valido che potesse giustificare quella sua improvvisa e silenziosa fuga. Doveva pur esistere una giustificazione a tutti quei gesti ancor ora inspiegati, a quell’addio mai desiderato e mal voluto.
Da anni la Maestra della Scuola d’Evocazione Kurain, Maya Fey, si poneva la stessa domanda: che cosa aveva spinto Phoenix Wright ad abbandonarla improvvisamente, senza una spiegazione logica e salda?
Troppi giorni ormai erano passati all’insegna di quel doloroso e triste quesito. In ogni istante della sua vita, lui le era rimasto accanto, sempre e comunque, nonostante la distanza. Non avrebbe mai potuto dimenticare tutti i sacrifici fatti per salvarla, mai avrebbe scordato tutto l’affetto che le aveva donato.
Dopotutto, lui era la sua famiglia. L’aveva accudita con pazienza e bontà, accettando ogni sua caratteristica, pregio o difetto che fosse. E, cosa ancor più importante, non aveva dubitato della sua innocenza, né della sua purezza. Le aveva sempre creduto, qualsiasi fosse la situazione.
Nonostante cercasse di dimenticarlo e di archiviare ogni ricordo del passato, la sua immagine vivida e nitida riaffiorava nuovamente nella sua mente, emergendo pian piano fino ad essere al centro dei suoi pensieri. Le sue dolci parole facevano capolino in lei, facendo sussultare il suo povero cuore.
Come da consuetudine, una lacrima bollente solcò il giovane volto della sensitiva, rigandolo e marchiandolo. Era la dimostrazione di quel dolore bruciante e travolgente che l’assaliva sempre, che l’afferrava e la ghermiva con i suoi artigli scuri e gelidi.
Era stanca, Maya, di vivere e di proseguire il suo cammino senza averlo accanto.
Aveva sinceramente paura. Il terrore che gli fosse successo qualcosa le sferzava sempre il volto, la dilaniava nell’interno, costringendola a cadere a terra.
Tastò con mano tremante il suo medaglione, eredità di sua madre, fino a far scattare il meccanismo che lo chiudeva. Afferrò e strinse in pugno il contenuto di essa, lasciandosi trasportare dalla nostalgia e dal rimorso.
Carezzò dolcemente il volto del giovane uomo raffigurato e rappresentato al meglio in quella piccola carta bianca e tinta di rosa, riconsegnatale al termine di quel caso che le aveva violentemente strappato famiglia e futuro. Sfiorò delicatamente quel nome, vergato con cura con inchiostro nero come la pece.
Nick
Poggiò il disegno accanto al suo cuore, assaporando quella strana sensazione di struggente e malsano calore. Per un attimo le parve di averlo accanto a sé, sorridente, come allora.
Pianse come non mai, ritornando ad essere quella bambina innocente e indifesa di un decennio prima, raggomitolandosi spaurita tra le calde coperte.
Tremò, rabbrividendo al gelido freddo che improvvisamente percorse la sua gracile schiena. Singhiozzò ancora una volta, trattenendo a stento le lacrime che sgorgavano impetuose dai suoi occhi lucidi.
Le mancava da morire, ora come non mai. La sua non prensenza la consumava giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. Lo voleva ancora vicino, e desiderava ancora assaporare la sua felicità e la sua semplicità. Si sarebbe sentita viva solamente con lui, in quel piccolo ufficio che da sempre aveva chiamato “casa”.
Una stella cadente attraversò il cielo turchino, spezzando a metà il buio travolgente che avvolgeva la candide e placide stelle del firmamento.
Maya si mise faticosamente in ginocchio, cercando di contemplare la bellezza di quell’attimo fugace, esattamente come lui.
La notte delle stelle, ove tutti i desideri si avverano. La giovane Maestra ne aveva sentito parlare sin da quanto era ancora una bambina. A quel tempo affidava i suoi sogni a quel luccichio per puro scherzo, nella speranza che i suoi capricci da infante si realizzassero. Ma quella notte aveva un altro sogno da confidare, ben più importante di tutti gli altri messi assieme.
Fu allora che un’idea all’apparenza sciocca e insensata le balzò alla mente, illuminandola e riaccendendola di speranza. Curvò le labbra in un piccolo soddisfatto sorriso, lanciando un’occhiata a quell’abbonamento della linea ferroviaria ormai inutilizzato da tempo, farcito e ricoperto da strati di polvere.

{Stella mia, fa sì che lei stia bene…}

Ormai era da consuetudine affidare, anno dopo anno, quel piccolo augurio ad ogni stella cadente che passava sotto i suoi occhi stanchi. Ogni sera, il suo ultimo pensiero della giornata era sempre rivolto a colei che anni prima aveva allontanato e abbandonato senza degnarla di alcuna motivazione.
Con quale coraggio le aveva detto di andarsene e di lasciarla sola? Ormai non sapeva darsi risposta.
Il ricordo di quel giorno lo distruggeva da sempre, mozzandogli il respiro, mentre una stretta salda e mortale stritolava il suo povero cuore. L’immagine del volto piangente della sua Maya, la quale lo implorava di non lasciarla, lo faceva crogiolare nel dolore, costringendolo ad immaginare quel futuro perduto che lui stesso aveva voluto rifiutare anni fa.
Per giustificare quel folle gesto, si autocommiserava nell’idea che aveva agito in quel modo solo per proteggerla da quella vita ricca di fatiche e rammarico che avrebbe dovuto intraprendere nel caso fosse restata accanto a lui.
Ma lui ne era consapevole: aveva compiuto la sciocchezza più grande del mondo, ed ora cercava di trovare una giustificazione coerente che lo salvasse dalla morte psicologica che avanzava impetuosa secondo dopo secondo.
Che situazione ironica. Non era colui che bramava la verità nei processi? Adesso stava cercando furtivamente di sfuggire alla realtà di quel gesto che lo aveva costretto a decidere nel bivio della sua vita, ove le sue direzioni lo costringevano a separarsi da qualcuno di caro.
Aveva scelto il male minore, o forse quello così grande da essere assuefatti dal dolore fino a non essere in grado di percepirlo più. Si era promesso che non avrebbe mai avuto rimorsi riguardo quella decisione.
Troppi giuramenti immantenuti si accomulavano sempre più fino a gravare pericolosamente sulle sue spalle, troppi patti aveva infranto.
Ed era durante quei momenti di debolezza che l’immagine della sua amata riemergeva dai polverosi e vecchi ricordi, irradiando i suoi pensieri con quel suo radioso e puro sorriso.
Dio solo sapeva quanto le mancava la sua presenza, quando la sua mancanza rendeva tetre e tristi le sue giornate. Se si era ridotto in quello stato, in perenne bilico tra vita e disperazione, era solo per il fatto che lei non gli era accanto, sempre pronta a confortarlo e a rassicurarlo.
Sentiva vivida e bruciante la necessità di poterla di nuovo sentire, di poter ottenere sue notizie. Desiderava con tutto sé stesso anche poter sentir solamente la sua dolce e mielata voce, poter assaporare ancora la sua felicità e la sua spensieratezza ingenua.
Eppure non poteva lasciarsi andare a quel vizio, a quel sogno dilaniante. Doveva trattenersi per proteggerla da quell’uomo che ormai non rispecchiava più l’immagine del passato di avvocato all’apice della carriera.
Perché se fosse restata con lui, non sarebbe mai stata felice.
E lui non si sarebbe mai dato pace nel vedere il suo volto dipinto da oscura tristezza a causa sua.
Con quella certezza, pregava una stella luminosa di proteggerla, ovunque ella fosse. Era il minimo che potesse fare per salvarla ancora, anche se indirettamente. Almeno qualcuno, da lassù, si sarebbe preso cura della sua Maya.
Si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, sobbalzando, colto alla sprovvista da un inaspettato bussare alla porta del suo ex-studio legale.
Girò lentamente la maniglia, per non fare rumore e per, al contempo, permettergli di scorgere il volto del suo notturno e non gradito visitatore.
Sbarrò gli occhi, restando a bocca aperta, mentre il suo cuore perse qualche battito.
- Ciao, Nick.

{Stella nostra, fa che nulla ci separi mai più}

Restarono immobili, sulla soglia della porta, fissandosi a vicenda con curiosità. I loro sguardi si fusero in uno solo, impresso negli occhi altrui, intento ad indagare e leggere passato, pensieri, alla ricerca di risposte alle loro mute domande.
Trattennero entrambi il respiro, entrando in quella sorta di apnea dove sembrava che il tempo si fosse improvvisamente congelato attorno a loro. L’incredulità ebbe il sopravvento su qualsiasi logico commento silenzioso.
Nessuno di loro due aveva il coraggio di credere in quei profondi cambiamenti nella controparte da anni desiderata e mai raggiunta. Rimasero a bocca aperta, non appena si accorsero che nulla di quanto avevano immaginato corrispondesse a ciò che i loro occhi avevano dinnanzi al momento.
- Sei… davvero tu? – domandò incredula la sensitiva, prendendo il coraggio a due mani, scorgendo in quel volto poco curato i tratti di quella persona tanto amata da anni.
L’altro annuì impercettibilmente, mentre sentiva i suoi occhi pizzicare. – Sono io, Maya.
Era davvero cambiata tanto rispetto alla giovane ed esuberante ragazza che era a suo tempo. I suoi lineamenti si erano fatti più seriosi e maturi, e il suo corpo era sbocciato in quello di una donna completa e adulta.
Era cresciuta molto più di quanto avesse mai osato immaginare. Ed era così dannatamente bella in quei vestiti da Maestra, così leggiadra e mistica al tempo stesso. Gli parve quasi un’essenza sacra e irraggiungibile. Non era degno di contemplare una così rara e sacra bellezza.
Sì, le sue preghiere erano state esaudite: era cresciuta nella purezza e nel bene profondo.
- Nick…! Mi sei mancato così tanto! – esclamò lei, gettandosi instintivamente tra le sue braccia, stringendolo convulsamente a sé.
Le era davvero mancato, e con lui anche quel posto disordinato che profumava di casa. Gli inzuppò di lacrime quel maledetto giaccone grigio che sapeva di lui, inebriandosi di quell’odore che non aveva più potuto assaporare da troppo tempo ormai.
Poco importava se colui che abbracciava non rappresentava più quel grande avvocato difensore di un tempo. Non contava quanto ora sembrasse povero, quando il suo corpo non fosse più curato. Ciò che lei percepiva ancora sotto quei vestiti poveri era quell’essenza pura e dolce che caratterizzava il suo Phoenix, colui che aveva da sempre voluto rincontrare un giorno.
E il suo desiderio si era realizzato, era stata in grado di riconoscerlo nonostante i profondi cambiamenti. Ne era profondamente felice.
Con un gesto delicato e dolce, l’uomo poggiò due dita sotto il mento della sua bella, obbligandola ad alzare il capo e guardarlo in quei pozzi blu di malinconia.
Ella, senza controbattere o ribellarsi, obbedì, beandosi della magnificenza di quegli occhi. Immerse il suo sguardo in essi, sprofondando in quella nostalgica dolcezza che aveva desiderato goderne ancora un po’ dopo tutti queli anni di mancanza e lontananza.
- Maya… - mormorò lui, rompendo quell’attimo magico e toccante.
- Non ci provare – ribatté lei con tono sprezzante, corrugando la fronte.
- Come…? – domandò lui, incredulo, non riuscendo a comprendere la misteriosa reazione della sua Fey.
- Non mi allontanare di nuovo, Nick! – lo pregò, mentre lacrime bollenti scivolavano lente sulle sue candide guance morbide. – Non potrei sopportarlo ancora…
- Credimi: non è questo che voglio – la rassicurò, poggiando una mano sulla sua nuca, accarezzandole i morbidi capelli corvini. Le sorrise caldamente, come faceva sempre allora.
Ella restò senza parole, non appena lui si chinò leggermente per appoggiare le labbra alle sue, concatenandole in un bacio dolce e ricco di amore.
Fece sue quelle stupende sensazioni calde e familiari, immergendosi a capofitto in quella beatitudine meravigliosa da tanto sognata.
Phoenix sorrise, staccandosi per un attimo da lei. La prese per mano, osservandola con gioia.
Era giunto il momento di accettare la verità, di affrontare quel futuro dal quale era sempre scappato come un codardo. Lo avrebbe superato assieme a lei, alla sua Maya.
- Il mio posto è accanto a te.
- Per sempre!
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L'ufficio del Procuratore von Karma:
Eccomi qui, pronta a festeggiare questa magnifica serata con una piccola serie dedicata a voi Ace Attorneyani!
Ho voluto dedicare la prima a questa magnifica coppia, alla loro dolcezza. E' la mia seconda preferita, e di certo non potevo trascurarla in una notte di questo tipo!!!
Vorrei ringraziare la mia Maya per avermi mostrato i pregi di questa coppia che ora amo con tutto il cuore! E vorrei ringraziarla ancora per tutto quello che ha fatto per me.
Le stesse cose valgono anche per il mio Nick ;) Ti voglio bene!
Ed è dedicata a voi, lettori, che mi sostenete sempre!!!
Vi adoro!
Se vi è piaciuta questa fic (chiedo venia per i possibili errori di battitura... ma questo pc è impazzito e non me ne segna neppure uno) allora potreste dare un'occhiata alla seguente di questa serie (se non la vedete ora tornate domani. Ci sarà SICURAMENTE), dedicata alla Mitsumei!!!
A presto, e grazie ancora!!!
Akemi_Kaires a.k.a. Franziska von Karma <3
  
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