[Becoming Jane]
Era bello una volta, ma si sentono vecchi, ora.
È stupido rispolverare i vecchi sentimenti - quello che è stato.
Una sera in cui Jane è stata invitata a cena dai Lefroy, poco tempo dopo la fine del film.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Dimensione del testo
A A A
Era
bello una volta, ma si sentono vecchi, ora.
È
stupido rispolverare i vecchi sentimenti - quello che è
stato.
Perché
è stato; in un tempo in cui erano giovani e non avevano
ancora insegnato a se stessi a calmare il proprio temperamento e le
proprie passioni; ad aquietare la loro natura per seguire docilmente le
regole della società.
Hanno
dovuto trarre piacere da riti silenziosi, da memorie sbiadite. Possono
essere loro stessi in definiti confini, e non oltre, negli spazi rigidi
imposti dagli sguardi severi. La conversazione è garbata e i
movimenti non sono mai bruschi. Ci sono regole per ogni cosa.
Non
è la vita che avevano sognato insieme.
Non
è vita e basta. Sono ritagli di vita. I ritagli di vita di
Jane sono quelli nei quali scrive; i ritagli di vita di Tom sono quelli
nei quali sta con i figli. Ma i ritagli di vita non sono abbastanza da
non invecchiare.
E
infatti sono invecchiati. Sono invecchiati terribilmente, e si vede.
Sono invecchiati i loro cuori e la loro pelle si è
raggrinzita.
Avevano
solo vent’anni quando ballavano al ritmo della musica e
scherzavano incuranti del mondo.
«Forse
sarebbe stato meglio rimanere con l’idea di quello che
è stato. Non rivedersi. Mio fratello è stato
sciocco.»
Stanno
passeggiando nel giardino della grande casa di Tom, una calda sera
estiva, dopo una cena a cui lei era stata invitata su grande insistenza
della piccola Jane Lefroy.
Tengono
le mani dietro la schiena, camminano con passi misurati.
«Mi
addolora sapere che pensi questo», risponde Tom, con voce
bassa, ma non ferma.
Jane
sospira, evita di guardarlo.
«Ma
siamo così invecchiati», dice. «Non sono
più la Jane che sedeva con te nel bosco, Tom. Non sono
più la Jane che rideva ai tuoi scherzi. E tu non sei
più il Tom che faceva quegli scherzi».
«Com’è
dolce la tua voce mentre pronuncia queste amare sentenze»,
constata lui levando il viso al cielo notturno, non senza un velo di
sarcasmo.
Quattro
passi.
«Sai
cosa voglio dire, Tom.»
Lui
si ferma bruscamente, le afferra il polso. Gli occhi di lei si
spalancano in silenzio.
«Sì,
so cosa vuoi dire. Abbiamo due vite completamente separate. Ci siamo
amati quand’eravamo ragazzi. Avevamo solo
vent’anni. Ma c’è stato qualcosa, Jane,
che il mio cuore ha ricordato quando ti ho vista in quella sala, e
anche tu hai ricordato. Non rovinare questo»
Lei
rimane ferma a guardarlo negli occhi.
«Ma
sarebbe stato più facile»
«E
da quando la mia Jane sceglie la strada più
facile?»
Da
quando le convenzioni non hanno fatto parte così grande
della sua vita da diventare tutta la sua vita, e confondersi con lei.
Riprendono
a camminare, con le mani dietro la schiena.
Sul
viso di Tom c’è un sorriso amaro.
«Ti
ho mai parlato della mia passione per le stelle, Jane?»
Sono
identità separate, ora.
O
almeno è più facile crederlo.
author's
note: woooow, è un secolo che non posto niente su EFP.
Buongiorno, mondo. Sulla storia ho da dire che è venuta
molto più amara di quanto non fosse nell'intenzione
originale, e che mi scuso di questo con Elena, alla quale la storia
è dedicata, perché l'ha voluta lei e mi ha fatto
venir voglia di rimetterci le mani. Ho anche cercato di scrivere Tom in
un modo che fosse fedele al Tom storico, l'avventuroso ragazzo
irlandese che è diventato il secondo giudice per importanza
d'Irlanda con la passione per le stelle.