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Autore: sushiprecotto_chan    11/08/2011    2 recensioni
[Zazie/Lag | Partecipante al OHPP] Zazie, la cucina e San Valentino. E poi c'è anche Lag.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Connor Culh, Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Root ed a Stray,
perchè sì.

 

Un pacchettino marrone.

 
 





Non era stata una cosa premeditata, ecco. Lui ci si era ritrovato, con quella capacità. Solo quello, semplicemente.
L’abitare in una casa da solo e con nessuno che pensi a te fin dalla tenera età implica qualcosa, che lo si voglia o meno. Per Zazie aveva avuto il risultato di fare accrescere ancora di più nel suo carattere quella naturale propensione – che aveva avuto fin da bambino – a fare sempre le cose per conto proprio, arrangiandosi in tutto e senza renderne partecipe nessuno.
Per via di questa sua caratteristica, quindi, aveva da subito cercato di arrangiarsi da sé per quanto riguardava il cibo ed altre necessità primarie. Quando gli andava bene poteva mangiare quello che trovava in un locale che aveva prezzi modici pagando con i risparmi che gli erano stati lasciati dai genitori, ma quando tutti i luoghi di ristoro erano chiusi e non c’era nessuno che aveva voglia di offrirgli una pagnotta, Zazie doveva per forza di cose rivolgersi al frigo ed inventarsi qualcosa con quello che c’era. E fu in questo modo che incominciò, non senza una certa malavoglia, a provare ricetta su ricetta ed a migliorarne qualcuna per renderla più di suo gusto. Un po’ si vergognava di questa sua attività di cucina – di certo gente cool come Jiggy Pepper non stava a perdere tempo a cucinare –, ma non poteva negare che la cosa gli era risultata ben più di una volta incredibilmente utile. Di certo non poteva sempre continuare ad andare avanti a osterie occasionali e zuppe riscaldate.
Per quanto riguardava il tenere in ordine la casa poteva considerarsi un disastro, ma con il prepararsi da mangiare aveva un rapporto differente. Col tempo, si era ritrovato a riuscire molto bene a mescolare ingredienti, seguire le ricette ed inventarne delle altre. Sì, si era trovato un talento naturale per la cucina. Ovviamente non aveva mai detto la cosa ad alcuno dei suoi conoscenti.
 
*

 
Fu così che, quando nel febbraio del suo quindicesimo compleanno vide un sacco di ragazzini della sua età girare in lungo ed in largo per Yuusari Central alla ricerca di barrette di cioccolato da regalare alla loro fidanzata e sempre più libri di ricette sul cioccolato apparire tra gli scaffali delle librerie, ne rimase incuriosito.
Aveva sempre pensato che San Valentino fosse una cosa ridicola, una festività insulsa adatta solo per chi voleva guadagnarci qualcosa (i venditori) e chi era così idiota da cascarci (i compratori). L’aveva sempre pensato, però quello era solo il quarto anno che passava quel periodo a Yuusari Central, e non era ancora abituato a vedersi passare davanti agli occhi tutti quei libri su “come preparare magnificamente il regalo per il tuo Valentino”.
 
Un giorno capitò in un negozio dove, accanto alla cassa, c’era esposto un fascicoletto intitolato “La ricetta perfetta per il cioccolato più delizioso – una sfida”.
“E perché mai quella ricetta dovrebbe essere considerata una ‘sfida’?” chiese con il sopracciglio sinistro alzato alla commessa che era di turno, mentre le pagava gli zucchini e la carne per Wasiolka che quel giorno aveva deciso di comprare.
“Oh, perché lo è proprio!” gli rispose lei, sorridente. “Se ti riesce il cioccolato dovrebbe essere veramente buonissimo, ma non è facile non sbagliare nessun passaggio. Neppure io ce l’ho ancora fatta – e dire che cucino da quando ero piccola e che prima di questa non ho mai trovato nessuna difficoltà.”
“Sarà.” Fece Zazie, ancora non convinto. Ma la sua attenzione continuava ad andare verso il fascicolo.
Farfugliò qualcos’altro, pagò e se ne andò.
 
Visto che l’argomento “San Valentino” continuava a non andargli a genio, di solito al lavoro – al Bee Hive – evitava di unirsi ai colleghi e parlarne, ma un giorno si trovò a passeggiare a fine giornata solo con Connor e Lag, ed allora non ne poté fare a meno.
“Certo che ultimamente le barrette di cioccolato ed i libri per ricette abbondano nei negozi.” Disse Connor, cominciando la conversazione.
“Già…”
“Che cosa idiota.”
Lag e Connor lo guardarono.
“Beh, è quello che penso! È una cosa talmente inutile! Se si vuole dimostrare affetto per una persona ci sono molti altri modi di farlo che non cadere in un’idea commerciale e banale come questa!”
“Dai, Zazie, non fare così… dopotutto non c’è niente di male.” Connor appariva un po’ incerto.
“Che c’è, stai pensando di regalare qualcosa del genere a Sunny, per caso?”
Culh arrossì, imbarazzato.
“Ma, Zazie, Connor ha ragione. Non c’è niente di male nel regalare qualcosa il giorno di San Valentino. Dopotutto preparare una cioccolata e poi donarla a qualcuno è… è come spedire una lettera!” Gli occhi di Lag ora brillavano felici, come se dentro di lui si fosse formata una nuova e grande consapevolezza.
Zazie lasciò perdere per un attimo tutte le frasi che gli erano venute in mente per ribattere a quanto aveva detto Lag e invece di quelle decise di porre una domanda che gli ronzava in testa da un po’.
“Perché? Quindi a te piacerebbe ricevere una cioccolata, Lag?”
“Beh, sì! Mi piace il cioccolato!”
Zazie fece un mezzo sorriso, ancora un po’ titubante. “…Non ti facevo goloso.”
“Non lo sono, però mia zia per San Valentino me ne faceva sempre uno buonissimo.” Lag gli fece un gran sorriso.
Tu-tum.
Zazie deglutì.
I tre si separarono dopo poco in un bivio. Quando, tornando verso casa, Zazie si ritrovò a vagare verso il negozio dove aveva visto la ricetta considerata una “sfida”, sì maledì e si costrinse a cambiare strada.
La mattina dopo il fascicolo era sul tavolo da cucina di casa sua.
 
Quel giorno – il tredici febbraio – il direttore Largo Lloyd non gli aveva assegnato nessun incarico, quindi decise di prendersi la giornata per sé.
Fece una lunga passeggiata mattutina con Wasiolka, poi, dopo aver dato da mangiare ai gatti randagi del suo isolato, si ritrovò di nuovo a casa ed incominciò a cucinare per farsi il pranzo. Ogni tanto rivolgeva un’occhiata alla ricetta che stava aperta sul suo tavolo.
Ci aveva già guardato la sera prima, e non sembrava essere così difficile. Gli ingredienti erano abbastanza numerosi se si contavano anche le spezie consigliate, ma per il resto Zazie era abbastanza sicuro che se si fosse preso tre ore per sé e se si fosse impegnato ce l’avrebbe fatta senza tanti sforzi. Quando era andato a comprare il fascicolo, il mattino precedente, aveva finito col comprare anche tutto l’occorrente – non sapeva quale forza l’avesse spinto a tanto, si ricordava solo che la sua prima intenzione era stata solo quella di osservare attentamente la ricetta per il cioccolato, poi comprare della farina e correre via e che la commessa quando aveva visto cos’aveva scelto come spesa aveva ghignato –, quindi ora poteva dire che era tutto pronto. Mancava solo la sua forza di volontà nel tentare di fare l’esperimento.
Zazie ci mise un po’ a trovarla. Prima cercò di non pensarci occupando la sua mente ed il suo tempo a lavare i piatti, poi diede del latte a Wasiolka ed infine si ritrovò di nuovo ad osservare con attenzione il fascicolo aperto sul tavolo.
Poi si arrotolò le maniche della camicia.
 
Quella stessa sera, sul tardi, Zazie si ritrovava a contemplare il pacchettino marrone a strisce verdi che teneva nella mano.
Ora arrivava la resa dei conti. Perché se si era maledetto nell’aver prestato così tanta attenzione a quella ricetta e se aveva occupato così tanta energia a convincersi che se tentava di riuscire a fare bene quella barretta era soltanto per spirito di sfida, ora si ritrovava abbastanza esterrefatto a notare che i suoi piedi, in una passeggiata serale non prevista, l’avevano portato davanti alla casa di Lag. Cattivi, cattivi piedi.
Alla fine, comunque, l’esperimento era riuscito bene. Non aveva una gran forma – somigliava più che altro ad un ovale mal riuscito –, ma Zazie l’aveva assaggiato e poteva dire in tutta sincerità che era veramente buono.
Preparare il pacchetto invece era stato tutto un altro paio di maniche. Lui non era bravo a fare pacchetti – non c’aveva mai né pensato né provato –, e quello che ne era venuto fuori era, oggettivamente, appena accettabile. Per fortuna che sopra alla carta marrone – che colore orribile – era riuscito a legare un filo rosso. Sulla cioccolata aveva disegnato un tondo con dentro un quadrato.
Un altro passo lo portò davanti allo zerbino di quella che era stata la casa di Gauche Suede.
In un attimo di folgorazione, scrisse sopra al pacchetto il nome “Lag” – non sia mai che per errore fossero Silvet o Niche a mangiarlo – e mise il tutto dentro ad un altro sacchetto.
“Oh, maledizione.” Si disse, mentre appoggiava velocemente la cioccolata sullo zerbino.
 
*

 
Tre mesi dopo, Zazie si trovava in casa di Lag, a cucinare. Silvet era andata in vacanza con la signorina Aria.
“Wow, Zazie! Non sapevo che fossi così bravo!”
Questo arrossì, mescolando la minestra. “Ed io non sapevo che tu fossi così incapace! Non hai mai provato a cucinare?” fece, cercando di cambiare argomento.
“Beh, di solito è Silvet che si occupa dei fornelli, e prima di venire qui era mia zia a farmi da mangiare…” rispose semplicemente Lag.
Era cominciato semplicemente con una visita casuale di Zazie a casa di Lag, con questi che stava provando a cucinare. Poi la cosa si era evoluta con Zazie che strappava il cucchiaio di legno in mano all’amico farfugliando un “Dammi qua” ed arrossendo. Non aveva mai mostrato a nessuno la sua bravura in cucina.
“A proposito del mangiare di mia zia…” continuò Lag, tranquillo. “A San Valentino mi hanno regalato del cioccolato buonissimo. Era persino più buono di quello che mi faceva lei.”
“Oh, davvero?” fece Zazie, con noncuranza.
“Sì… guarda, ho ancora la carta. Silvet l’ha messa qui dentro, se mi ricordo bene.” E cominciò a rovistare in un cassetto. Ne venne fuori una carta vecchia e stropicciata, con attaccato un nastro rosso.
“Che brutto colore.” Buttò lì Zazie.
“No, a me piace.” disse Lag. “E poi è stato bello riceverlo. Ehi, è rimasta ancora qualche briciola!”
Seeing si umettò il dito e ne prese quante poté, poi si portò il dito alla bocca.
“Che buono! Ne vuoi?” fece, passandogli il retro della carta.
Zazie lo guardò, poi arrossì appena.
“Ma sì, grazie.” Ne prese un po’ e fece come Lag.
“Me la ricordavo meno buona…” disse fra sé e sé, poi volse il suo sguardo verso il letter bee minore, che intanto lo guardava stranito.
“Come?”
“Assolutamente niente. Buona. Sì.”
Quel giorno segnò il primo dei molti “incontri di cucina” di Zazie e Lag.
 
 
 
 





***
 
N\A: Sinceramente non so perché ogni volta che mi metto a scrivere qualcosa su Letter Bee (e Zazie\Lag) venga fuori il cibo. È un po’ strano. XD All’inizio questa cosa doveva essere molto più corta e doveva essere utilizzata giusto giusto per levarmi di torno il prompt “marrone” dalla tabella del OHPP, poi l’idea si è sviluppata più o meno come la vedete adesso (soprattutto i paragrafi) ed eccola qui. Ne sono felice, perché ho sempre voluto scrivere qualcosa di semplice e semi-lungo (per i miei standard) per via delle belle fiction di Ilakey_chan, ma, come dire… Lineare? Semi-lungo? Deliziosamente originale? Non mi si addice molto, anche perché fino ad oggi non ce l’avevo mai fatta. XD Semmai dai precedenti tentativi sono venute fuori cose sconclusionate ed un po’ esagerate come “Il Bracciale” (una Lee\Ten) e “Orgoglio” (una Neji\Lee), ambedue del fandom di Naruto.
L’ho scritta in un pomeriggio e mi sono divertita. Ovviamente non ha assolutamente pretese. Sono felice d’aver riscritto qualcosa su Letter Bee! Come mai ho la strana ed orrida sensazione di scrivere sempre le stesse cose con gli stessi personaggi e gli stessi atteggiamenti? Vi prego di dirmi se qui Zazie e Lag vi sono risultati OOC.
Fine pensieri sconclusionati. Arrivederci e grazie mille per le recensioni della scorsa fict a chi ha recensito. Grazie! ;_; Ed ora, au revoir.

The One Hundred Prompt Project
   
 
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