Aloha ^_^
Bene bene
… vi propongo una one-shot che come unico obiettivo
ha quello di farvi sorridere (può anche darsi che faccia sorridere solo me ç_ç)
Giuro che mentre scrivevo mi
è capitato spesso di ridere da sola, mentre mia sorella chiamava lo psicologo.
Ho cercato in primo luogo di
immedesimarmi in una ragazza di quattordici anni … beh, è difficile,
soprattutto se si pensa che di anni ne ho il doppio! Ho intervistato le mie
cugine di quella età (ho cugini di tutte le età) e ho notato che le ragazzine
di adesso sono abbastanza sveglie e perspicaci (io alla loro età ero
praticamente dormiente).
Alla fine ho cercato
soprattutto di mostrare il lato umoristico e spensierato delle varie
situazioni.
Chiedo quindi, a chi mi
vorrà onorare leggendo questa fic, di leggerla con leggerezza, con molta
leggerezza!
Volendo, questa storia può
rientrare nella prima serie di Sailor Moon, prima che Mamoru e Usagi
scoprissero le loro rispettive identità … anche se ci sono un po’ di
incongruenze (in primis la presenza di Minako) ma, per esigenze narrative ci
facciamo andare bene tutto ^_^
Prima di leggere tre
appunti:
1) Shimoda è una località turistica
balneare del Giappone situata nella penisola di Izu.
2) I dango sono dolcetti giapponesi a forma di pallina ricoperti di
cioccolato, caramello, ecc … (buonissimi *_* anche se non li ho mai assaggiati)
3) In Giappone il periodo
giusto per andare al mare è tra il primo e il quindici di Agosto (circa). Prima
c’è il periodo delle piogge, dopo c’è l’invasione delle meduse, ci sono
veramente più meduse che acqua (quest’ultimo punto in effetti non serve alla
storia, ma mi sono documentata e mi sembrava una cosa interessante).
Infine dedico questa storia
alla mia cara amica Chichilina … Il Pizzomunno mi ha ispirato!
Ok!
Buona lettura …
BIKINI
Ma quanto tempo ci voleva
per arrivare?
Erano sicuramente più di due
ore che erano in viaggio per Shimoda.
“Questo treno è una vera
lentezza” pensava mentre osservava il paesaggio dal finestrino, desiderosa di
godersi appieno quello che sembrava essere il suo ultimo giorno di mare.
Ultimo perché dal giorno
seguente sarebbero cominciati i corsi estivi di recupero.
«Ah …» involontariamente le
uscì un sospiro sommesso. Ma perché non si era impegnata di più a scuola?
Le sue amiche, non ebbero
cuore di dirle niente, solo perché aveva l’aria di un cagnolino bastonato. La
stessa Minako, seduta proprio di fronte a lei, aveva quasi voglia di mettersi a
piangere, purtroppo anche per lei sarebbero presto iniziati i corsi di
recupero.
Ma Usagi non era il tipo da
deprimersi tanto facilmente.
Nei suoi occhi era chiara la
determinazione e la tenacia.
Sì! Quel giorno, cascasse il
mondo, doveva essere speciale, indimenticabile.
Ce l’avrebbe messa tutta per
attirare l’attenzione di un tale biondino, che lavorava in una certa sala
giochi. Motoki per l’appunto.
Era difficile ammetterlo, ma
quel ragazzo era un tantino, anzi no, molto tonto su certe questioni, come dire
femminili. Era come se per lui non esistessero le ragazze. Nel senso che non si
capiva se a lui piacesse qualcuna in particolare, guardava e trattava tutte
alla stessa, identica maniera. E non che a lui non piacessero. Anzi, fonti
certe avevano assicurato che era a posto da quel punto di vita, aveva anche
avuto una storia seria, con una certa … non ricordava il nome. Per di più, si
ostinava a trattarla da bambina, e quella era una cosa veramente irritante.
Molto probabilmente non aveva ancora trovato la ragazza giusta, l’anima
gemella.
Oh, ma l’avrebbe trovata,
molto presto, sissignore!
E, sarebbe stata proprio lei
la fortunata che avrebbe conquistato il cuore dell’irraggiungibile Motoki
Furuhata.
Usagi aveva già quattordici
anni e un mese! Era il momento che tutti si accorgessero di quanto fosse
maturata, ma soprattutto di quanto fosse diventata carina.
Appoggiò una mano sul petto.
Il nuovo costume che aveva comprato era il primo passo per la maturità.
Sogghignava felice mentre il
suo viso assumeva la colorazione di un pomodoro maturo.
Era il suo primo bikini. Un
due pezzi bianco con i bordini neri. Semplice. Un costume da grande.
Era felice di dire
finalmente addio a quel suo costume rosa intero, anche se si era affezionata;
ma le tarme lo avevano tutto bucherellato e quei fiocchi che aveva cucito per
coprire i danni erano così infantili … un nuovo costume era quello di cui aveva
bisogno. E poi, anche il suo pancino avrebbe goduto dei benefici di una bella e
dorata abbronzatura.
Le venne in mente
l’espressione di sua madre; si era quasi commossa vedendola uscire dal
camerino, la sua bambina stava diventando grande “tuo padre non deve mai venire
saperlo, o ci farà fuori entrambe!” le aveva detto abbracciandola.
«Sono curiosa di vedere
Motoki in costume!» aveva affermato Minako.
Il solo sentire il nome del
ragazzo dei suoi sogni aveva risvegliato Usagi dai suoi pensieri. Come aveva
osato Minako dire una cosa simile? Motoki era solo una sua esclusiva!
«Minako non si dicono queste
cose!» l’aveva rimproverata Ami. «Dovresti pensare di più allo studio.»
Ben
detto!
«Sarà da incanto!» Makoto
guardava il soffitto con gli occhi che le brilluccicavano di felicità.
Ami sbuffò, parlare di cose
serie con loro era una battaglia persa. Aprì il suo libro di algebra isolandosi
dal mondo intero.
Tra le sue compagne, quella
che temeva di più era proprio Makoto. Era fin troppo dotata fisicamente per la
sua età, e i ragazzi si sa, si lasciano spesso ammaliare da un paio di belle
curve. Con Minako se la batteva ad armi pari; Ami, beh, per il momento per lei
esisteva solo lo studio; Rei, lei invece era tutta presa da Mamoru.
“Mamoru …” si corresse,
forse era lui quello che doveva temere di più. In presenza di quel ragazzo era
capace di tirare fuori il mostro che era in lei. Come se Motoki non lo sapesse,
assisteva spesso ai loro infelici incontri, ma era di vitale importanza che Mamoru
non le mettesse i bastoni tra le ruote, aveva bisogno di una tregua, almeno per
quel giorno, o lo avrebbe fatto a pezzetti con le sue delicate manine!
«Mamoru è molto meglio,
credete a me!» Rei andava fiera del ragazzo che stava frequentando.
Ad Usagi ribolliva il sangue
nelle vene, quel Mamoru maledetto doveva proprio andare al mare con loro? Guastafeste!
«Che bella coppia formate»
aveva osato dire Makoto.
«Ma sei sicura che lui sia
quello giusto?» le aveva chiesto Minako col suo raro fare da maestrina. «Non
sembrate tanto innamorati, e poi non ho notato i sintomi …»
Sintomi?
«Oh Mina-chan!»
Rei sorrideva. «Mamoru mi piace davvero tanto! È bellissimo, intelligente … non
so ancora se è vero amore, ma che importa, col tempo ci innamoreremo!»
«E se son cavoli,
fioriranno!» aveva continuato l’altra.
«Se son rose fioriranno!» Usagi se n’era stata tutto il tempo in silenzio,
ma proprio non poteva reggere la storpiatura di Minako.
«E di un po’, cos’è questa
storia dei sintomi?» Makoto sembrava estremamente curiosa e pronta a prendere
appunti. E poi c’era sempre da imparare da Minako quando si trattava d’amore.
In fondo lei era Sailor Venus, la guerriera dell’amore appunto.
Minako si appoggiò allo
schienale con le braccia incrociate sul petto, sorrideva divertita. «Vedete, il
vero amore, quello con la A maiuscola, è quello ti fa battere il cuore
all’impazzata, come se dentro di te si fosse improvvisamente messo in moto un
martello pneumatico. È quello che ti fa balbettare, non sai né come e né
perché, ma dalla tua bocca usciranno solo frasi senza senso. Ed infine, davanti
al tuo vero amore, sarai capace di fare solo figuracce!»
«Un incubo!» aveva
commentato Rei. Come al solito Minako stava blaterando. Con Mamoru non era
successo niente del genere. Forse il cuore un po’ le batteva, ma era per
l’agitazione.
Ami aveva chiuso il suo
libro. Sorrideva, quando le sue amiche discutevano perdeva facilmente la
concentrazione. Ma c’era da dire che quei discorsi la mettevano sempre di buon
umore. «Basta con queste assurdità!» indicò con un dito fuori dal finestrino.
«Dovremmo essere quasi arrivate!» Si poteva infatti ammirare la vista del mare.
Dopo pochi istanti una
comunicazione avvertì i passeggeri del treno che la prossima fermata sarebbe
stata Shimoda.
Finalmente!
Appena giunta in spiaggia,
la prima cosa che fece Usagi, fu togliersi sandali e affondare i piedi nella
sabbia. Non era bollente, ma di un caldo piacevole.
Respirò a pieni polmoni …
mare mare mare! L’aria salmastra era un vero toccasana.
Mentre l’allegro gruppetto
era intento a piazzare gli ombrelloni, Usagi era andata a riva a bagnarsi i
piedi. La temperatura dell’acqua era ottima.
«Il mare è fantastico!»
disse correndo verso le amiche.
«Pensi sempre a giocare tu!
Su aiutaci!» le aveva ordinato Makoto.
«Ma quan-ta ro-ba hai pre-pa-ra-to?» Ami si sentiva quasi sentire seppellire dal
peso del borsone dell’amica.
«Giusto lo stretto
indispensabile …»
Si
certo, l’indispensabile per cinquanta persone.
Quando Usagi si tolse il
prendisole, sentì improvvisamente otto paia di occhi puntati su di sé.
«Hai un costume nuovo …» Rei
la fissava con indifferenza.
«Wow stai benissimo!» Minako
sembrava entusiasta. «Anche io ne voglio uno simile.»
Ami la guardava con aria
severa. «Non ti sembra che quello sia un modello un po’ adulto? A me piaceva
quello rosa.»
«Non darle retta» continuò
Makoto «sei uno schianto.» le fece l’occhiolino.
Doveva ammetterlo, aveva
fatto un fisichetto davvero invidiabile. I duri combattimenti e le ore
estenuanti di allenamenti sailor avevano giovato alla sua forma fisica. La
ciccia sulle cosce e sulle braccia era sparita, per non parlare del ventre
super piatto.
Usagi si guardò intorno.
Motoki non era ancora arrivato. «Io vado in acqua!»
«Può sembrare più adulta»
commentò Rei «ma resta sempre una bambina!»
Il rombo di una moto
distrasse le ragazze dalle loro attività. Mamoru e Motoki erano appena
arrivati.
Dopo non pochi convenevoli,
i due ragazzi si piazzarono con i loro teli da spiaggia.
Motoki porse un sacchetto a
Makoto. «Ho portato dei dolcetti.»
«Oh, non ce n’era bisogno …
c’è già così tanta roba.» Diede una rapida occhiata all’interno del sacchetto.
Dango al cioccolato. «Con questi hai sicuramente fatto la felicità di Usagi!»
«Allora c’è anche Odango»
C’era sempre qualcosa di sconosciuto che scattava nella testa di Mamoru ogni
qualvolta si parlava di Usagi. Si sentiva come un orso che si risvegliava da un
lungo letargo, e avesse immediatamente bisogno di sbranare qualcosa. «Non vedo
l’ora di darle una secchiata d’acqua in testa.»
«Ah ah Mamoru, ti do una
mano!» Rei rise. «Eccola che esce … invece di aiutarci a sistemare la roba, è
andata a fare il bagno. Che scansafatiche!»
Mamoru si voltò a guardarla,
magari gli sarebbe venuto in mente qualcosa ad effetto per prenderla in giro.
Ma le parole gli morirono in bocca, la sua mente smise di pensare, e il suo
respiro si fermò.
L’uscita dall’acqua di Usagi
era degna di uno dei migliori film di James Bond.
Mamoru si sentì quasi in
colpa per aver indugiato fin troppo sul corpo della ragazza.
“È ancora una bambina!”
pensava, mentre lei si faceva sempre più vicina. “Una ragazzetta …” era a pochi
metri da lui. “Una ragazza … carina?” oddio,
l’aveva davvero pensato? Usagi gli era accanto, i lunghi codini erano
appiccicati al suo corpo diventando un tutt’uno con le sue curve?
Usagi aveva delle … curve?
Deglutì rumorosamente, e
ancora non aveva trovato nulla di adatto per prenderla in giro.
«Tieni Mamoru» Minako gli
offrì un fazzoletto.
«Perché?» non glielo aveva
chiesto.
Minako gli si avvicinò e
sussurrò al suo orecchio «per asciugarti la bava …»
Lui indietreggiò. Eh? «Ma che-»
«Ha ha ha
… sappi che io vedo tutto, e ho notato come la stavi guardando» i suoi occhi
divennero due piccole fessure.
«Cosa stavate guardando?»
chiese Rei, infastidita dal fatto che il suo Mamoru stesse parlando con
un’altra ragazza.
«… il mare,» rispose
prontamente lui «è una favola!»
Anche Motoki aveva osservato
meravigliato la ragazza che usciva dall’acqua. «Usagi! Ti trovo in forma … stai
molto bene.»
Un
complimento da Motoki, un complimento da Motoki, un complimento da Motoki!
Usagi era sul puto di
evaporare.
C’era qualcosa nelle parole
di Motoki che aveva irritato Mamoru. Motoki a volte si comportava da stupido!
Usagi era cotta persa, e lui non faceva altro che farle nutrire false illusioni
… e poi era fidanzato, un po’ di buon senso? Se lo avesse scoperto Reika … «Io vado a fare un bagno.»
Minako aveva decisamente
trovato il suo bersaglio «sì, bravo, magari l’acqua calmerà i tuoi bollenti
spiriti ...» Fortunatamente lo disse così a bassa voce che nessuno poté udirla,
tranne Mamoru.
Il giovane si avviò verso la
riva lanciandole uno sguardo assassino “guai a te se dici ancora qualcosa!”
Tutti seguirono l’esempio di
Mamoru, solo Usagi rimase ancora un po’ sotto l’ombrellone cercando di
riprendersi da quel complimento. Motoki era stato carino con lei e Mamoru non
aveva fatto lo stupido. Stava andando tutto alla perfezione.
Ritornò in acqua, il
biondino stava per cadere nella sua rete!
«Che ne dite di una gara?»
aveva proposto Motoki. «A chi arriva per primo agli scogli laggiù» indicò un
gruppetto di rocce non molto lontane.
«Beh … veramente …» Usagi
non era sicura di farcela, aveva già fatto un bagno e nuotato molto nell’attesa
che Motoki arrivasse. Era, stanca.
«Forse non te la senti … non
preoccuparti.»
«Forse non sa nuotare …» si
era intromesso Mamoru. Era più facile prendere in giro Usagi se era quasi
completamente immersa nell’acqua e l’unica parte visibile era la sua testona.
«Guarda che la sottoscritta
sa nuotare, e anche molto bene!» oh, era vero. Aveva alle spalle tanti anni di
piscina.
«Davvero? O vuoi forse che
vada a prenderti la ciambella e i braccioli?»
Mmmm
… odioso! “Devo essere superiore, non devo cedere alle sue
provocazioni”. «Te lo dimostro subito chi sa nuotare!» non gli avrebbe dato
alcuna soddisfazione. Avrebbe nuotato fino a farsi staccare le braccia.
Erano tutti pronti per la
gara del secolo.
I ragazzi avevano insistito
nel concedere un po’ di vantaggio alle ragazze, posizionandosi qualche metro
più lontano.
La tensione era palpabile.
Tre … due … uno … ed ecco
che scontro ebbe inizio.
Come da pronostico in
vantaggio c’era Ami. Le ragazze non erano affatto meravigliate, il suo elemento
sailor era l’acqua. Subito dopo Ami, Mamoru era
riuscito a guadagnare un sacco di posizioni. Usagi era pronta a giurare di
avergli visto fare una linguaccia nel momento in cui l’aveva superata. Eh no,
questa non doveva fargliela! Usagi nuotò più forte, utilizzò ogni briciola di
energia che aveva in corpo. “Ce la posso fare … ce la posso fare …” In poche
bracciate lo raggiunse ricambiando la linguaccia.
E
chi se l’aspettava una Odango così grintosa.
Mamoru adorava la
competizione, anche se si stava scontrando con una ragazza. Ma Odango stava
dimostrandosi un avversaria degna di lui, e proprio per questo non poteva farsi
superare. Nuotò ancora più veloce.
Usagi non si sarebbe fatta
superare una seconda volta. Doveva cercare di mantenere quella velocità. Oddio,
non ce la faceva più!
Continuarono a nuotare
spalla a spalla mentre il traguardo si faceva sempre più vicino.
Ancora pochi metri.
Arrivo!
Contro ogni aspettativa,
Usagi e Mamoru avevano toccato il traguardo contemporaneamente. Primo posto.
Al secondo posto Ami. Terzo
posto, pari merito Makoto e Motoki. Ultime Rei e Minako.
«Non mi aspettavo tutta
questa competizione.» Ami si era seduta sugli scogli per prendere un po’ di
fiato. «Mi sarei impegnata di più.» e se così fosse stato avrebbe sicuramente
vinto.
Mamoru la imitò.
Usagi volle fare lo stesso,
ma era stremata, senza forze. Aggrapparsi su quegli ammassi di roccia scivolosa
sembrava un’impresa ardua.
«Afferra …» Mamoru le aveva
offerto la sua mano.
Lei l’accettò anche se mal
volentieri.
«Devo ricredermi sulle tue
capacità di nuotatrice, sembravi un’anguilla!»
Usagi cercò di ricordare
nella sua mente come era fatta un’anguilla e la cosa non le piacque. Lei non
era per niente simile a quella viscida creatura serpentesca! E Mamoru doveva
ringraziare il cielo se Usagi era talmente senza forze che non riusciva nemmeno
a parlare.
Col respiro affannato si
sdraiò sugli scogli, permettendo al sole di baciare ogni sua cellula esposta.
Su e
giù, su e giù, su e giù … gli occhi di Mamoru andavano a ritmo
del petto di Usagi. Su e giù. Non
riusciva più a distogliere l’attenzione. Con molta fatica si girò dall’altra
parte incontrando una valanga di capelli biondi sormontati da un fiocco
scarlatto. L’infarto era dietro l’angolo.
«Bello il panorama … vero?»
Minako lo fissava con quegli occhi scrutatori da serial killer.
«Eh?» di nuovo lei? Colpito
ed affondato. Si tuffò in acqua, era troppo umiliante in superficie.
«Attento Chiba Mamoru, ti
tengo d’occhio!» dopo di che seguì una risata diabolica.
«Io torno a riva.» Aveva
urlato Mamoru. Non gli andava di essere ancora preso in giro da Minako.
«Vengo con te!» disse Rei
tuffandosi.
A poco a poco tutti
ritornarono a riva, fin quando non rimasero sugli scogli solo Usagi e Minako.
«Ehi Usagi, cosa ne pensi di
Mamoru?» aveva domandato, così, tanto per chiedere.
Usagi si mise seduta a
pensare … poi il suo volto s’illuminò. «Ma allora lo hai notato anche tu!»
Minako annuì.
«Brutto farabutto! Me ne
sono accorta subito, ma non ho detto niente, perché non ero sicura, ma non
importa. Adesso … mi sentirà!»
«Aspetta! Non vorrai andare
da lui e metterlo sotto torchio davanti a tutti? Non è carino … potrebbe essere
molto imbarazzante. In fondo devi comprenderlo, è pur sempre un ragazzo!» Dai Usagi, non fare sciocchezze.
«Oh no Minako, tutti devono
sapere con che razza di mascalzone abbiamo a che fare.» Fece un pugno con la
mano destra sventolandolo a mezz’aria.
«Ma no dai cerca di
ragionare … fallo almeno per Rei.» e per
la reputazione di Mamoru.
«Rei è la prima che deve sapere
cosa ha fatto Mamoru: è un’imbroglione, ha barato!»
«Ba-barato?»
?
«Sì! Ha detto di aver
toccato il traguardo con me, ma in realtà io sono arrivata prima … me ne sono
accorta sai? Che imbroglione!»
Minako si lasciò cadere
pesantemente in acqua. A volte una conversazione con Usagi era capace di
risucchiarti la linfa vitale! «Sai, non
sono tanto sicura che Mamoru abbia barato … sarà meglio tenere la bocca chiusa»
si allontanò verso la riva.
«EHI! Vengo con te.» Si era
gettata anche lei, decisa a non far cadere la questione.
Sotto uno dei tre
ombrelloni, Rei si era letteralmente attaccata a Mamoru come una cozza sullo
scoglio.
«È bello il mare, vero?» gli
aveva chiesto.
«… mh
mh …»
«Ti stai divertendo?»
«… mh
mh …»
«Sembri arrabbiato … sei
arrabbiato?»
«No …» oh, ma allora sapeva
parlare!
«Vuoi che ti porti qualcosa
da bere? Hai sete?»
«… No.» Mamoru si rese
immediatamente conto di essere un santo. Non si riusciva a spiegare il perché
permettesse a Rei di stargli così vicino; non erano mica fidanzati? La voglia
di prenderla e lanciarla in mare utilizzando la stessa tecnica del lancio del
giavellotto non aveva prezzo. Ma era fin troppo gentile ed educato, e paziente,
per fare una cosa simile, ma di certo non si sentiva in colpa a pensarlo.
«Ho capito tutto, si tratta
di Usagi!»
Quello aveva sgranato gli
occhi! Usagi? che centrava Usagi? Minako aveva forse parlato?
«Lo sappiamo tutti che non
la sopporti … a volte non la sopporto neppure io. Ma se provi ad ignorarla …»
Bene, Rei non aveva capito
niente e lui si sentiva sollevato, anche se non capiva perché … non era mica la
sua fidanzata?
Usagi nuotava a gran
velocità, ansiosa di mostrare a tutti la verità sul conto di Mamoru “truffatore
maledetto!”
Niente e nessuno avrebbero
potuto interrompere la scena madre che aveva in mente, neanche quella cosa che
si era attaccata alla sua gamba destra e la trascinava verso il basso. «Ma
che?»
Agitava la gamba più che
poteva cercando di scostarsela di dosso, ma quella cosa sembrava una specie di
ventosa. «Lasciami …»
Sentì un bruciore
allucinante e la sensazione di mille aghi che si conficcavano nella sua gamba.
Aveva capito cos’era, e il solo pensare che quella cosa viscida e molliccia le
si era avvinghiata addosso la fece sentire mancare. Non solo non riusciva più a
muovere la gamba lesa, ma anche il resto del suo corpo non rispondeva più ai
suoi comandi. Si muoveva in modo disconnesso, si stava agitando, troppo!
«Aiuto!» aveva cercato di urlare, ma le era uscito solo un’insignificante
gridolino. «Aiuto!» Ma nessuno la sentiva. Immaginava già la sua tomba: Qui
giace Sailor Moon, messa K.O. da una medusa!
Mamoru era soddisfatto di sé
perché aveva imparato ad impostare il tasto off del suo cervello. Non sentiva
più niente, solo il rumore delle onde che si infrangevano a riva, e la voce di
Rei era diventata un fastidioso ma sopportabile ronzio. In acqua non c’era nessuno a parte Usagi, la
provetta nuotatrice; se solo si fosse accorta di essere arrivata prima lui … oh
no, meglio barare che darle una simile soddisfazione, non avrebbe fatto altro
che pavoneggiarsi e vantarsi. E poi non aveva dato il massimo in quella gara,
un pareggio era un punteggio più che equo!
Avvertiva però una strana
sensazione, come quando Sailor Moon era in pericolo e lui accorreva nelle vesti
di Tuxedo Kamen per trarla in salvo. Aiuto … qualcuno aveva bisogno di
lui.
Si alzò in piedi a fissare
il mare. «Usagi!»
Senza dare alcuna
spiegazione si mise a correre, si tuffò, e con un perfetto stile libero si
avvicinava sempre di più alla donzella in difficoltà.
Usagi che lo vedeva arrivare
iniziò a piangere, si sentiva rincuorata.
«Resisti! Sto arrivando.»
Non appena Mamoru le fu
accanto, Usagi gli si aggrappò al collo con avidità. « Ho creduto di morire …»
piangeva come una fontana.
Se non avesse allentato la
presa a morire sarebbe stato Mamoru. «Calma!» riuscì a divincolarsi dalla
presa. «Hai un crampo?»
«No!» senza proferire altra
parola, mantenendo ben stretta la presa sul giovane, e tenendo chiusi gli occhi
per non vomitare, alzò lentamente la gamba, per quel che le era possibile,
mostrando un polpaccio completamente avvolto da una strana sostanza bianca con
vaghe sfumature rosa. «Dimmi che si tratta di una busta di plastica …»
«È una medusa.» Una bella
grossa a vederla. Aveva i tentacoli tutti attorcigliati saldamente alla gamba
di Usagi. «Devo staccarla» e doveva farlo subito, per evitare la diffusione
delle tossine.
Afferrò la medusa dalla
testa, la parte gelatinosa a cupola, l’unica parte non urticante, e cercò di
staccarla delicatamente.
Usagi iniziò a contorcersi
per il dolore.
«Dai resisti, si è quasi
staccata completamente.» Mamoru cercò di essere il più delicato possibile, ma i
tentacoli si erano attaccati per bene, e in più Usagi non era per niente calma
e non faceva altro che strattonarlo. Ma ce l’aveva fatta! Lanciò lontano la
medusa.
Usagi strinse i denti fino a
perdere i sensi, sopraffatta dalla stanchezza e dal dolore.
Dalla riva lo spettacolo era
paralizzante. Nessuno aveva capito cosa in realtà stesse accadendo. Il crampo
sembrava la soluzione più plausibile. Ma quando videro Mamoru lanciare in aria
la medusa lo stupore si dipinse sulle face di tutti.
«E quello cos’era?» Rei
aveva la voce tremante. Non aveva mai nutrito molta fiducia nel mondo marino, e
quell’essere che aveva attaccato la sua amica non faceva altro che avvalorare
la sua tesi.
«Una medusa.» Aveva
confermato Motoki.
«Dalla forma sembrerebbe una
Chrysaora.» Aveva detto Ami con sicurezza. «È una specie molto urticante.»
Makoto si era coperta metà
viso con le mani «povera Usagi, chissà che paura!»
Minako fece qualche passo in
avanti «per fortuna che c’era Mamoru, altrimenti …» non osava nemmeno
immaginarlo. Si sentì in colpa. Usagi era in acqua esattamente dietro di lei,
come aveva fatto a non accorgersene?
Giunto a riva Mamoru adagiò
la ragazza sul bagnasciuga. Subito fu attorniato dalle ragazze e da Motoki. La
gamba non aveva un bell’aspetto, inoltre alcuni tentacoli erano rimasti ancora
attaccati. «Presto! Ho bisogno di un fazzoletto!» Gettò sulla gamba l’acqua di mare.
Ringraziò il cielo di essere al primo anno di medicina, sapeva perfettamente
come curare le punture di medusa.
In un attimo Minako tornò con un fazzoletto. «Come
sta … perché ha perso conoscenza?»
«È svenuta …» rispose.
Mamoru bagnò il fazzoletto nell’acqua e iniziò a strofinarlo accuratamente sui
tentacoli facendo attenzione a non toccarli. Quelli iniziarono a venir via.
Usagi fece una smorfia di
dolore e aprì gli occhi. «Ahi!»
Minako l’abbracciò «Usa-chan!»
La sfortunata cercò di
mettersi seduta. «Ma … che succede?» Guardò la sua gamba che presentava un
ammasso rosso e rigonfio e subito le venne voglia di svenire di nuovo.
«Come è successo?» le aveva
chiesto Rei.
Usagi era ancora troppo
frastornata per rispondere. Fissava Mamoru che le ripuliva la gamba, il dolore
era ancora forte.
«Le domande possono
aspettare.» aveva detto Mamoru. «Ora pensiamo a curare questa brutta ferita.»
Aveva preso Usagi in braccio e l’aveva condotta su di un telo all’ombra. «Mi
raccomando non farci andare sopra la sabbia, farò il più presto possibile.»
Stava per andare quando
Usagi lo bloccò per un braccio. «Grazie.» aveva gli occhi lucidi e i lacrimoni
pronti ad uscire.
A Mamoru si sciolse il
cuore, e se non ci fosse stato nessuno, l’avrebbe abbracciata e rassicurata.
«Arrivo subito.»
«Ci hai fatto prendere un
colpo!» Minako le si era seduta accanto e le accarezzava i capelli. «Potevi
almeno urlare …»
Come se non ci avesse
provato. Assurdo, lei era una professionista nello scassare i timpani della
gente con la sua voce, e chissà per quale strana ragione le erano usciti solo
urletti da attrice dilettante. Si sentiva proprio come in uno di quei film dove
la bella ragazza di turno si trovava in pericolo e non riusciva a gridare
“aiuto” come si deve. Alla fine veniva sempre ammazzata da qualcuno, o sbranata
da qualcosa. «Mi dispiace, è successo tutto in maniera così veloce.» Che paura
aveva avuto, ma avere le sue amiche accanto la faceva star meglio.
Mamoru era ritornato. Con sé
aveva un secchiello azzurro con sopra disegnata una sirenetta, di quelli dei
bambini. Lo appoggiò a terra, e dal fumo che ne usciva fuori si capiva che
conteneva acqua calda, anzi bollente!
«Ehi non vorrai usarla su di
me?»
«A quanto pare stai già
meglio …» le aveva sorriso mentre si avvicinava con un asciugamano bianco. Lo
immerse nell’acqua e lo strizzò per bene.
«Aspetta … che vuoi fare?»
stava mettendo quella cosa bollente sulla sua gamba. «AHI … ma sei impazzito?»
«Va meglio?»
L’espressione imbambolata e
la bocca aperta avevano risposto esaurientemente a quella domanda. In effetti
il dolore stava passando lasciando al suo posto una sensazione di piacevole
sollievo.
«Le alte temperature
distruggono le tossine lasciate dalle meduse.»
«Non brucia più.»
«Dovrai fare diversi
impacchi» spostò il secchiello più vicino a lei.
«Ma potrà giocare e fare
ancora i bagni?» le grandi preoccupazioni di Minako.
«Penso che per oggi dovrebbe
evitare … anche perché le sarà alquanto difficile mantenersi in piedi.»
Usagi sospirò, che peccato,
ovviamente di bagni non ne avrebbe mai più fatti in vita sua, però l’idea di
passare un’intera giornata sotto l’ombrellone era davvero deprimente. «Ahhh …»
e tanti cari saluti alla giornata speciale! Ma era sana e salva, questo era l’importante.
Se si escludeva l’episodio
della medusa e il fatto che era ormai condannata a passare tutta la giornata su
di un telo scomodo, tutto sommato Usagi si stava divertendo. I suoi amici le
erano stati vicino, non l’avevano lasciata sola neanche un secondo. Erano tutti
gentili e preoccupati, perfino Rei; e Mamoru non aveva fatto nessuna delle
uscite infelici ma si limitava di tanto in tanto a controllare lo stato della
lesione. Era bello sentirsi così coccolata. Il momento più bello però era stato
il pranzo! Makoto aveva preparato certe prelibatezze … e poi le aveva riservato
le porzioni più abbondanti. L’unica nota dolente, purtroppo, era Motoki. A
parte quello sporadico complimento, il ragazzo non aveva fatto nient’altro di
carino, la trattava come sempre, anzi, se prima la trattava da bambina, adesso
la trattava da neonata. Ma perché non era stato lui a salvarla?
Si era sdraiata e si
massaggiava la pancia, aveva mangiato così tanta di quella roba … “Che
stanchezza” pensava, senza nemmeno accorgersi che si stava addormentando.
Mamoru stava iniziando
davvero a rilassarsi. Aveva il suo libro, un thriller poco conosciuto, la sua
bottiglietta di limonata fresca, lo spettacolo della spiaggia, e nessuno a
dargli fastidio. I ragazzi avevano trovato una rete da beach volley, e
nonostante avessero insistito molto, e nonostante Rei avesse insistito fino
all’esaurimento, aveva deciso di starsene sotto l’ombrellone. Non amava gli
sport da spiaggia, e leggere un buon libro in tranquillità era ciò che più
desiderava in quel momento. “E poi devo costantemente controllare la situazione
di Usagi …” quella era solo una scusa bella e buona, ormai la gamba di Usagi
non necessitava più di alcun impacco, ma gli altri che ne sapevano? Quello che
frequentava medicina era lui! E poi gli dispiaceva lasciarla sola, questa era
la verità.
E così se ne stava
all’ombra, col suo libro, la limonata, la spiaggia e la bella addormentata
dell’ombrellone accanto. Si sarebbe concentrato di più se solo Usagi fosse
stata un po’ ferma. Ma quella non stava buona neppure quando dormiva! Si girava
a destra, poi a sinistra, alzava le braccia, muoveva i piedi! Non c’era anima
viva in giro, nessuno gli impediva di scavare una voragine e buttarcela dentro
e … hasta la vista beby!
Usagi era veramente fortunata,
se quel giorno se n’era stato buono e non l’aveva presa di mira era stato per
uno spirito di pura e semplice pietà. In altre circostanze avrebbe escogitato
il più grande gavettone del secolo. Gran peccato … in compenso la fauna marina
si era sbizzarrita al posto suo.
Cercò di concentrarsi sul
suo libro, era un momento importante, stava per essere rivelato il nome
dell’omicida, quando gli arrivò una valanga di sabbia addosso.
–USAGI!- era arrivato a
pensare che mentre dormiva era ancora più fastidiosa!
Si alzò per scrollarsi la
sabbia di dosso. La gamba non doveva farle più male se era capace di simili
acrobazie col piede. Controllò, ed infatti si era sgonfiata parecchio, era
ancora rossa ed erano rimasti un po’ di segni, ma era questione di tempo,
sarebbero spariti.
Si fermò ad osservare Usagi
da quella prospettiva. Non era nel suo stile soffermarsi ad ammirare le grazie
di una donna, ed Usagi era ancora una bambina; quanti anni aveva … quattordici?
Quindici? Beh, ne dimostrava sedici! Era ancora una bambina, ma stava
crescendo, e stava crescendo molto bene. Prese un altro telo da mare e coprì il
corpo del reato dal collo alle caviglie, dopodiché andò a tuffarsi nell’acqua
fredda.
Si svegliò con uno strano
silenzio, surreale. Dov’erano finiti tutti?
«Finalmente ti sei
svegliata.»
Alzò la testa per imbattersi
in un paio d’occhi dello stesso colore del mare in tempesta. Dai capelli
bagnati fresche gocce andavano a incontrare la sua faccia.
Brrr «EHI!»
Lui si allontanò sorridente
e iniziò a scuotere la testa a destra e a sinistra come un cagnolino
dispettoso. Usagi pensò che fosse proprio un bel esemplare di cagnolino! Lo
aveva sempre saputo che era ben messo fisicamente, aveva più volte notato
l’ampiezza delle spalle attraverso le magliette, le braccia forti, o i polpacci
tonici quando faceva jogging; ma vedere quel figliolo mezzo nudo e col corpo
bagnato che luccicava al sole era proprio un modo fantastico per rinfrescarsi
le pupille.
Certo, lui restava sempre il
solito antipatico, ma non poteva negare che quello era uno spettacolo
meritevole, madre natura era stata molto generosa.
Distolse immediatamente lo
sguardo nel momento in cui lui la guardò, ci mancava solo che Mamoru si
credesse una divinità.
«Ti fa ancora male?» le
aveva chiesto affabilmente.
Usagi fece cenno di no
mentre lui era ormai chinato a tastare la zona arrossata.
«Sembra a posto.»
Tutti quei tocchi gentili
provocarono in Usagi inaspettati brividini. La temperatura corporea si era
improvvisamente alzata.
Tum tum, tum tum, tum
tum, tum tum.
Ma che gli era preso al suo
cuore? Le stava praticamente uscendo fuori dal petto! Vi appoggiò una mano
sopra, Mamoru l’avrebbe sentito, e se non lo sentiva era sordo!
«Tutto bene?»
Eh?
«Sì! Cioè—io—vo-volevo-insomma-tu-sai-se-se … MEDUSA!
È-tu-tutto-rosso-non-brucia-pe—pe-rò …»
Ma
che?
«Calma calma … ma che stai
dicendo? Ti senti bene? Stai balbettando!»
Oddio stava realmente
balbettando e il cuore non accennava a decelerare? Due sintomi su tre!
“Calma Usagi, tranquilla e
parla lentamente” «Sì, scusa, mi chiedevo, se resteranno cicatrici. La medusa
mi ha lasciato dei brutti segni … ecco.»
Lui l’ammaliò con un sorriso
assasino «non ti preoccupare, se continuerai a curare l’irritazione, non
resterà assolutamente niente.» Le sfiorò la gamba dove era più rossa. «Forse
qui resterà una piccola cicatrice. Ma bisognerà fare molta attenzione per
notarla.»
Tum tum, tum tum, tum
tum, tum tum.
Tachicardia!
Ma doveva starle per forza
così vicino? Via, doveva andare via da lì! Si alzò in piedi e ringraziò il
cielo di non sentire alcun dolore.
«Che intendi fare? Stai
attenta!»
«Non preoccuparti, non mi fa
male … HAHA-HAHA-HAHA» rideva convulsamente come posseduta!
«Sicura?»
«Sì-sì»
era vero che non sentiva dolore, ma era anche vero che la gamba era come
addormentata, attraversata da un’infinità di formicolii. Ma se camminava un po’
sarebbero spariti, almeno credeva. Fece un passo e poi un altro.
Mamoru la fissava perplesso,
quello non era proprio un esempio di camminata femminile, sembrava più che altro
un robottino con qualche difetto di fabbricazione. «Dove credi di andare?»
“Lontano da te!”
Continuò a camminare con la
sua andatura traballante che avrebbe fatto invidia al peggior ubriacone. Ancora
un passo, ancora un atro … e poi, com’era evidente che accadesse, mise un piede
in fallo e si rotolò a terra. Si rialzò quasi subito sperando che Mamoru non
notasse a quella distanza il suo aspetto da cotoletta «HAHA-HAHA-HAHA-HAHA …
non mi sono fatta niente!» raccolse tutto quello che restava della sua dignità
e se ne andò. Tre su tre!
Quando Minako vide che si
reggeva sulle sue gambe le si catapultò letteralmente addosso rischiando di
romperle l’osso del collo.
«Usagi stai bene …» com’era
drammatica certe volte.
«Sì, ma lasciami andare o
soffoco!»
«Stai veramente bene?»
«Sì»
«Non senti dolore, vero?»
«No»
«Riesci a camminare?»
«Sì» e come diamine pensava
che fosse arrivata fin lì!
«Sembri pallida» mise una
mano sulla fronte «hai forse la febbre?»
«No, sto bene.» ma in che
lingua doveva dirlo?
«Vuoi che ti porti sulle
spalle?»
«Minako un’altra parola e ti
strozzo!»
Qualcosa però catturò
all’improvviso l’attenzione di Usagi.
Motoki!
Gli si parò davanti
abbandonando Minako e le sue domande esistenziali.
«Usagi … mi fa piacere
vedere che ti sei ripresa … » sembrava imbarazzato.
Lei lo fissò intensamente
negli occhi. Due bei occhioni verdi, non come quelli di Mamoru, quelli erano
due pozze d’acqua in cui si sarebbe affogata volentieri.
“Basta pensare a Mamoru …”
si diede due colpetti sulla testa.
Le ragazze la fissavano
preoccupate senza pronunciare parola, Motoki invece era sul punto di fuggire da
un momento all’altro. «Usagi, sicura di stare bene?» ebbe quasi paura a
dirglielo.
Lei iniziò a camminargli
intorno e a squadrarlo dalla testa ai piedi. Non era ben messo come Mamoru, era
più basso, e quella cos’era: pancetta? Poi, tentò il tutto per tutto
«sopra-la-panca-la-capra-campa-sotto-la-panca-la-capra-crepa-dietro-quel-palazzo-c’è-un-povero-cane-pazzo-date-un-pezzo-di-pane-a-quel-povero-pazzo-cane…ARG!»
non era possibile, non aveva sbagliato una parola, tutto perfetto, neanche un
balbettio, per non parlare del suo cuore, il battito sembrava addirittura
essersi rallentato. «NO!» si allontanò in preda alla rabbia ritornando verso la
base con gli ombrelloni. «Maledizione, maledizione!»
«Ma siamo sicuri che il
pazzo sia il cane?» aveva sproloquiato Rei.
Tutti fissarono Ami, lei
riusciva a dare sempre una risposta logica a tutto. Ma in quella situazione non
sapeva che dire, non capiva che cosa stava frullando nella zucca di Usagi.
Aveva forse preso una botta in testa? Sparò così la prima risposta che le venne
in mente, tanto per tenerli contenti «Credo che sia un effetto collaterale
delle tossine lasciate dalla medusa …»
Gli altri annuirono. Certo,
come avevano fatto a non pensarci!
Per il resto della giornata
Usagi era diventata particolarmente silenziosa. Se ne stava in disparte ad
osservare gli altri, soprattutto non aveva perso di vista Mamoru.
Naturalmente nessuno poteva
dirle niente, molto probabilmente faceva tutto parte dell’effetto medusa.
“Non è giusto!” pensava
sgranocchiando gli ultimi dango. Mamoru era un vero ladro! Non solo non aveva
ammesso la sconfitta alla gara di nuoto, adesso si era anche preso tutti i
sintomi. Non poteva essere Mamoru il suo vero amore, no no, no no no no no no.
NO! Assurdo, fuori questione.
Mamoru era riuscito
finalmente ad isolarsi dal gruppo senza destare il minimo sospetto. Quanto
erano caotici i suoi compagni!
Era seduto a riva a godersi
lo spettacolo del tramonto. Nonostante le apparenze lasciassero intravedere un
tipo freddo e calcolatore, Mamoru era anche molto romantico. Amava i tramonti,
le albe, le notti stellate e le aurore boreali! Gli piacevano i fiori, rose
rosse più di tutti. Ed oltre i thriller, leggeva anche romanzi, e poesie;
altrimenti Tuxedo Kamen dove trovava ispirazione? Magari un giorno avrebbe
condiviso quello spettacolo con la donna della sua vita. Istintivamente lanciò uno
sguardo in direzione di Usagi. Naturalmente godersi quel momento in santa pace
era una cosa fuori questione, perché infatti era arrivata la cozza! Cosa aveva
mai fatto di male per meritarsi tutto questo? Fece un paio di respiri e poi
impostò il tasto off.
Usagi, che non aveva potuto
fare a meno di osservare quella scena romantica si sentì al quanto
scombussolata. Rei e Mamoru erano veramente belli da vedere, col tramonto,
tutte quelle sfumature rossastre e i gabbiani all’orizzonte. Sentì il suo cuore
stritolarsi sotto il peso di un’enorme macigno.
Perché
faceva così male?
Gelosia?
Che
Mamoru fosse realmente il suo vero amore?
«Usa-chan
… tutto ok?» Minako era accanto a lei.
Usagi aveva voglia di dirle
di come si sentiva male, di Mamoru, di tutti i sintomi che si erano
manifestati, di Motoki che non le piaceva più come prima, di quanto fosse
fortunata Rei e di come erano belli lei e Mamoru, e di quanto si sentisse
triste perché non aveva nessuno con cui osservare il tramonto. Ma, non riuscì a
dire niente, si mise semplicemente a piangere.
Minako la strinse forte a
sé, non immaginava minimamente quante emozioni avesse vissuto quel giorno. E
mentre Usagi singhiozzava riuscì a dire solo poche ma giuste parole. «Torniamo
a casa.»
Tornare a casa … sì, quella
sì che era una cosa sensata. Ne aveva abbastanza di quella giornata da
dimenticare. Si asciugò gli occhietti arrossati, mentre sulle sue labbra si
dipingeva un sorrisetto diabolico. Le era appena venuto in mente un modo per
sentirsi meglio.
***
*** *** *** ***
Nella
sicurezza della sua cameretta Usagi era seduta sul letto con le gambe
incrociate. I raggi della Luna che filtravano dalla finestra illuminavano le
forbici affilate che aveva in mano.
Era pronta.
Decisa.
Determinata.
Fece
uno, due, tre grandi respiri, e … ZAG-ZAG-ZAG-ZAG!
Sì,
era quella la fine che meritava il suo nuovo bikini. Quel coso non aveva fatto
altro che portarle sfortuna.
ZAG-ZAG-ZAG-ZAG
… in mille pezzetti.
Si
sentiva già bene.
Andò
alla finestra a guardare le stelle.
Non
era detto che Mamoru fosse il suo vero amore, c’era anche Tuxedo Kamen. Adesso
che ci pensava meglio, per lui aveva avuto tutti i sintomi, e anche più di una
volta. Oh sì, era lui il suo vero amore!
Confortata
da questa nuova scoperta andò a letto, l’indomani sarebbero iniziati i corsi di
recupero ed una bella dormita era ciò di cui aveva bisogno.
Fine.
Grazie
a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare alla fine ^_^
Lo
so, non è un capolavoro e non è scritta neanche tanto bene, ma mi sono
veramente divertita a scriverla, cosa che non mi capitava da tanto.
Se
volete, fatemi sapere la vostra opinione: se la storia vi è piaciuta, se vi ha
fatto schifo ç_ç, se avete dei consigli … mi
rendereste super felice! E se non volete dirmi niente, beh allora pazienza
ç_____ç
Grazie
comunque per aver letto.
Ps: ho
visto la medicazione alle punture di medusa una volta al mare tanto tempo fa
(forse avevo proprio quattordici anni) … non sono molto sicura che i passaggi
di Mamoru siano del tutto corretti (si basano su ricordi antichi), ma ormai ciò
che è fatto è fatto!