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Autore: IAmWillyWonka    13/08/2011    4 recensioni
Non avrei mai creduto che quella notte semplice, banale, ti avrei incontrata… Non avrei mai creduto che quella piccola, fastidiosa ragazzina…sarebbe divenuta tutto quello che potevo…quello che forse avevo desiderato.
La mia piccola, sciocca Umi-chan.
Completamente revisionata 
Genere: Sentimentale, Storico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. I
“Tutto in una notte”
 
 
 
“Se trasportasse queste mie parole fino a te,
allora con piacere sacrificherei la mia voce.
Una cicatrice ancora viva.
Il tuo calore che supera ogni tristezza. L’ho desiderato…
L’ho desiderato… Ma è solo una vaga illusione…”

Tsukiko Amano: Koe (Voce)
 
I candidi e freddi fiocchi di neve cadevano al suolo. Le loro meravigliose forme cristalline si disfacevano a contatto con la terra bruna delle strade. L’aria pungente dell’inverno attraversava e raggelava tutto attorno a se, rapprendendolo in una morsa di gelo.
Quella notte la luna risplendeva chiara, nel pieno della sua beltà.
Tutto taceva, o almeno così era all’apparenza: nella Capitale dai petali di neve, la vita sembrava essere arrivata al sonno eterno. Riposava sotto quell’argenteo chiarore, immobile.
Solo pochi si permettevano, o erano costretti, ad essere desti a quell’ora così tarda.
La donna correva. Ormai le gambe distrutte dal dolore che penetrava nelle ossa, i sandali erano andati perduti durante la disperata corsa, i capelli spettinati ed una ciocca ribelle sfuggivano alla pettinatura, dando al suo viso un accentuato aspetto consumato e spossato.
Non vi era nessun luogo dove quella piccola creatura si sarebbe potuta rifugiare, continuava a stingerla tra le braccia, fasciata da morbida seta bianca.
L’osservò per qualche secondo e una debole lacrima le rigò il volto, disperata al solo pensiero di ciò che sarebbe accaduto se non avesse portato a termine la sua missione.
Vi prego… vi supplico Kami…” deglutì rumorosamente “vi supplico, aiutatemi a salvarla! ”
Aveva corso per così tanto tempo, cercando di salvarla da quegli uomini.
“Se tali si possono definire”,pensò con un brivido.
Per lo meno nel loro aspetto esteriore.
Un ombra si parò davanti a lei, bloccando la sua corsa. Un giovane uomo dalla carnagione scura, la corporatura, benché snella, era muscolosa. Gli occhi violacei scintillavano da dietro ciocche scure, quasi bluastre. Tra le mani stringeva due armi da fuoco di manifattura occidentale.
La donna retrocesse di qualche passo, poi tentò nuovamente di fuggire. Ma un'altra ombra le bloccò la strada: alto e imponente, i sottili, spaventosi occhi di ghiaccio la fissavano quasi con pietà, prevedendo già quale sarebbe stato il triste destino di quella sciocca imprudente.
- Per la vostra vita, consegnateci la creatura e non vi accadrà nulla.- L’avvertì con tono abbastanza mansueto quello con l’aspetto più possente.
- Preferirei la morte! – Ribatté lei, senza esitazione alcuna.
- In tal caso… ti accontenteremo subito! - disse l'uomo più scuro.
Puntò contro la donna una pistola.
Senza farsi scoraggiare, lei riprese a correre.
Riuscì a superare il gigante che le bloccava la strada. Poi lo sparo riempì l’aria.
Sentì improvvisamente un acuto e lacerante. La fece quasi gridare. Fu lei stessa ad imporsi di risparmiare fiato per la corsa, sfogandosi con un lieve mugolio. Forti fitte le attanagliavano l’addome: un proiettile le aveva perforato in modo netto un fianco, all’altezza del fegato, e il continuo disperdersi della sostanza scarlatta lasciava dietro di se una pista perfetta per i due inseguitori. Cercò di coprirla col palmo della mano, malgrado ciò la copiosa discesa di sangue non accennava ad arrestarsi.
Non si concesse il lusso di fermarsi o accasciarsi al suolo: barcollante, continuò la sua disperata corsa. Doveva fuggire dal crudele destino che avrebbe atteso la creatura se solo fosse finita nelle mani di quei due loschi individui.
Accelerò il passo, riuscendo a seminare i suoi persecutori. Percepì i loro passi farsi sempre più vicini.
Forse per la disperazione forse perché ciò era stato deciso dal destino riuscì a correre ancora più rapidamente.
 
La fortuna volle far trovare alla povera fuggitiva un luogo per celarsi ai loro occhi: un vicolo dove erano stati depositati resti di un vecchio fusuma. Vi si accovacciò dietro. Pensava solo a proteggere ciò che custodiva tra le sue braccia.
Attese per qualche minuto, fin che il silenzio cadde nuovamente. Osservò da un piccolo foro per accertarsi che ci fosse via libera. Sospirò serena quando vide di essere riuscita a seminare del tutto quei due. Riprese a camminare lentamente. Le sue ultime forze iniziavano a svanire, eppure non poteva ancora cedere: il suo compito non era ancora terminato.
Finché quella creatura non avesse trovato un luogo sicuro la morte avrebbe continuato ad attendere.
 
Continuò la sua disperata fuga. Il suo incedere barcollante era allo stremo delle sue possibilità e si concluse non appena vide, davanti a sé, tre figure maschili. In un primo momento temette il peggio. I suoi occhi appannati dalla stanchezza non le permettevano di focalizzare chi si trovasse davanti in quel preciso instante. Poi, però, sospirò sollevata quando, con le poche forze che le erano rimaste, comprese chi fossero i tre individui.
Passo dopo passo si avvicinò loro. Malgrado il dolore dilaniante riuscì a disegnare sulle labbra un ultimo sorriso.
I tre uomini, dopo aver compreso in quali condizioni versasse la donna, si precipitarono verso di lei - anche se ormai qualunque tipo di soccorso non l’avrebbe di certo salvata.
Il nuovo passo fu fatale per la donna: cadde stremata al suolo mentre continuava a stringere ciò per la quale aveva donato la propria vita.
Fu uno dei tre a sollevarle il capo nel tentativo di farla riprendere. Lei incrociò per qualche istante i sottili occhi verde intenso e si sforzò di comprendere chi fosse il suo soccorritore. Poi scorse con la coda dell’occhio il colore del suo haori e sorrise, serena: ora era sicura di non essersi sbagliata.
Infine fece appello alle ultime forze che le erano rimaste.
- V..vi prego... salvate... que..questa creatura – la sua voce tremula era assai difficile da comprendere, malgrado lo sforzo di schiarirla.
- Cosa vi è successo? – domandò il giovane, cercando di comprendere chi o cosa l’avessero ridotta in quello stato. Ma non ebbe alcuna risposta al riguardo. Ci fu solo un ultimo, disperato gesto: la donna porse il suo fardello all’uomo. Era certa che sarebbe stato meglio affidarlo ad un Lupo di Mibu anziché ai suoi persecutori.
- Vi supplico... abbiate... cura…di… – Sorrise un’ ultima volta e rimase immobile. Una lacrima scese solitaria sul suo volto, confermando che la vita l’aveva abbandonata per sempre.
- Neh, Saitou-kun, e ora cosa facciamo? – Il castano si voltò verso uno dei due compagni che lo affiancavano in quel momento. I suoi occhi di ghiaccio osservarono la donna per pochi istanti. Si chinò lentamente, portando una mano sopra gli occhi ancora sbarrati della poveretta e con un gesto si accinse a chiuderli senza proferire alcuna parola.
Il terzo si avvicinò con passo lento e distinto. I lunghi capelli neri raccolti in una coda fluivano nel vento. Le iridi violacee scrutavano la donna, cercando di comprendere cosa fosse realmente accaduto.
- Hijikata-san, cosa ne facciamo di questo moccioso? – Il castano si sollevò da terra con ancora in braccio il piccolo. Appena si avvicinò al vice il vagito del piccolo si propagò nell’aria, come se fosse infastidito dalla presenza del samurai.
Hijikata storse il naso, notando l’irascibilità del bambino.
- Tsk…marmocchio. – borbottò, con voce seccata. Mentre il sorrisetto di Souji lasciava intendere che stesse iniziando a macchinare qualcosa.
- No…! – si limitò a dire il Vice, prevedendo già quale sarebbe stata la richiesta del ragazzo. Un ghigno a metà tra il sadico ed il beffardo si dipinse sul volto del castano.
- È assurdo! Non puoi fare un cosa del genere, Souji, non pensarci neanche! – l’ammonimento di Hijikata era cristallino: non avrebbe lasciato che un marmocchio fosse portato alla sede…o che Souji gli facesse passare un esperienza simile, o meglio peggiore, di quella in cui aveva dato ad un fastidiosissimo ed egocentrico gatto il suo nome.
- Su Hijikata-san, non possiamo mica buttarlo via come spazzatura. – Gli fece osservare Okita, mostrandogli il viso paffuto della creatura. Il moro, esasperato, iniziò a massaggiarsi l’attaccatura del naso, nel tentativo di controllarsi. Sospirò rassegnato. Avrebbe dovuto trovato un modo per scrollarsi di dosso quell’inutile fardello.
Non bastava Souji?! Devo addossarmi anche un altro moccioso?!” si chiese “Perché, Kami? Cosa ho fatto di male per meritare questo?!
Nuovo sospiro. Fece cadere il suo sguardo sul corpo senza vita della donna. Con un gesto ordinò a Saitou di occuparsi di lei, cercando di distrarsi, ma non appena incrociò di nuovo lo sguardo di Souji la voglia di strangolarlo si fece risentire. Perlomeno si sarebbe liberato di due mocciosi in una sola volta.
-Souji… -
Il castano si voltò, mostrandogli il suo sorriso soddisfatto: sapeva di aver ottenuto ciò che voleva.
Grandioso… ” Pensò Hijikata “Quel marmocchio e Souji distruggeranno quel poco autocontrollo che avevo!”
Si voltò dalla parte opposta, seguito dal castano.
Nel tentativo di far calmare il pianto del bambino, Souji lo cullò… sollevandolo eccessivamente, mentre tendeva le braccia in avanti, e senza rendersi conto che quel movimento aveva allentato il nodo delle fasce di seta avvolte intorno al piccolo. Il drappo cadde e scoprì il bambino.
Calò un silenzio tombale, dovuto a rabbia e stupore.
- No…! – Esclamò Hijikata – tutto ma non questo! –
Il sorriso di Okita si fece ancora più luminoso per merito della reazione del vice. Si voltò verso di lui con aria soddisfatta ghignando come mai in vita sua. Perfino l’apatia di Saitou collassò. Si pose la mano davanti al volto, non si sa se per imbarazzo o per disperazione.
- Credo manchi qualcosa, qui sotto… - commentò Okita.
- Qualcosa?! – Il vice aveva perso ogni goccia della sua pazienza
Okita non abbandonò la sua sadica risata. L’apice della furia del vice giunse quando l’evacuazione della bambina finì sul suo piede, tramutandolo in una vera e propria belva in preda al delirio.
Quello aveva superato lo scherzetto dell’haiku, quel dannato gatto divenuto suo omonimo e tutte le altre burle che Souji si premurava di fargli.
- Questa me la paghi…! – Ringhiò, furibondo.
- Chi? Io… O lei? – Lo sbeffeggiò il castano, ricoprendo nuovamente la bambina. Riprese a camminare, lasciando indietro il povero Hijikata consumato dalla rabbia. Sì, gliel’ avrebbe fatto pagare, questo scherzo idiota.
- Fukucho – Saitou l’aveva raggiunto. Hijikata sospirò, riacquistando la sua solita
flemma, e fissò il capitano. Saitou gli passò un bigliettino di carta che aveva trovato tra le vesti della donna.
 
A chiunque legga questa lettera: vi preghiamo di prendervi cura della creatura che vi è stata affidata.
Il suo nome è Umiko...]
 
- No! – fu la sentenza di Hijikata – No, no, assolutamente NO! –
Saitou lo guardò confuso dalla sua esclamazione – Fukucho… -
-  Che c’è?! -
- Avreste dovuto pensarci prima… -
Hijikata accartocciò il foglietto mentre la sua pace interiore andava via via scemando. Ci mancava anche il sarcasmo apatico di Saitou. Ammesso che quello potesse essere definito sarcasmo, data la totale inespressività dell’uomo.
 
Souji, più avanti, fissava il volto della bambina, sorridendo. Il gesto fu ricambiato dalla sua passeggera, che tese la mano verso il ragazzo. Souji sbarrò gli occhi, avvicinando il suo volto a quello della piccola. Le piccole, candide manine sfiorarono i capelli castani del ronin, per poi iniziare a tirarli con forza.
Okita tentò più volte di farle mollare la presa. Infine, per evitare di farle male, la lasciò fare. Rise, divertito, osservando la reazione buffa di quella piccola peste che aveva perfino portato i suoi capelli alla bocca, mangiucchiandoli.
Non appena la stanchezza la prevalse Souji si ricompose, accennò un nuovo sorriso, e proseguì verso la sua meta.

 
 
Non avrei mai creduto che quella notte semplice, banale, ti avrei incontrata… Non avrei mai creduto che quella che un tempo era una piccola, fastidiosa ragazzina…sarebbe divenuta tutto quello che potevo…quello che forse avevo desiderato.
La mia piccola, sciocca Umi-chan.

Ringraaziamenti:
Allora, prima di tutto i miei ringraziamenti vanno alla mia Master Kei <3... Senza di te nn ci sarei mai riuscita! GRAZIE!!!
Poi vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato con i precedenti commenti, le critiche negative fruttano molto di più di quelle positive, per cui non vi fate scrupoli quando serve ^^(non sono masochista XD). 
Ringrazio in precedenza anche chi dedicherà un pò del suo tempo a questa Fic! GRAZIE A TUTTI!!!
 
 
   
 
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