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Autore: ManuFury    18/08/2011    5 recensioni
Tra Gears of War I e Gears of War II
(...) "Colpì la terra con i pugni. Tutto il suo cinismo, tutto il suo humor, tutto ciò che lasciava vedere ai suoi compagni non erano altro che un diversivo per schermirsi da quel dolore. Ma in quella stagione non poteva… non ci riusciva. Ma Lui non poteva essere morto, non poteva. L’avrebbe sentito.
Imprecò a denti stretti, si mise a sedere e punì ancora la terra, un pugno, due, tre, quattro… andò avanti finché la mano non gli fece male, ma anche allora continuò a percuotere il terreno.
Un ultimo pugno, caricato con tutto sé stesso e con tutta la sua infinita rabbia per quella maledetta situazione. Picchiò il terreno un’ultima volta: lo fece con forza inaudita tanto che questi tremò." (...)
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Niente commenti…
Niente anticipazioni…
Niente di niente!
Leggete e saprete.
 
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UN ISTANTE PRIMA DI MORIRE

 
Damon Baird osservava le decide di Locuste morte tutto attorno a lui: i corpi fatti a pezzi dal suo fucile a pompa, fiumi di sangue ovunque.
- Baby… tu resti sempre il migliore! – Cole gli si era affianco.
- E basta con questo “Baby”! sai quanto lo odio! – Ringhiò Baird.
- E daiiii!!! Non lo sai? sto facendo quello che mi riesce meglio. – Un sorriso sul volto scuro del colosso.
- E sarebbe? – Domandò Baird alzando un sopraciglio biondiccio.
- Farti incazzare! – Risata fragorosa.
- Fottiti! – Baird gli aveva voltato le spalle, scavalcando corpi martoriati e calpestando quel sangue denso e scuro. Era stufo marcio di quella situazione di merda! Di quel lavoro di merda! Di quella vita di merda!!
Superò una Locusta, incazzato con il mondo intero. Movimento leggero dietro di lui. Baird non poteva saperlo ma quella Locusta non era morta. Era stata ferita, quello sì, e anche in modo grave, ma non era morta. Prima di esalare l’ultimo respiro rauco, voleva portare quanti più Umani nella tomba con lei. Si era alzata pesantemente, stremata dalle ferite ricevute. Aveva alzato con fatica il fucile puntando contro la schiena dell’Umano.
- BAIRDDDD!!! – Gridò Cole.
- Cosa vuoi? – Domandò seccato Baird alzando gli occhi al cielo e, spalancando le braccia, si voltò. Il fucile alieno della Locusta era a una spanna dal suo petto. Trattene il respiro. Un colpo.
BAM!
Un suono sordo, riverberato a lungo nella stanza vuota.
Baird automaticamente indietreggiò mentre il sangue schizzava da tutte le parti, imbrattando ogni cosa di vermiglio. Baird fu investito in pieno dal sangue denso e scuro della Locusta, coperto dalla testa ai piedi da quella schifezza. La Locusta, il cranio esploso, cadde pesantemente in ginocchio, lasciandosi sfuggire di mano il fucile. Poi si accasciò a terra in una pozza di sangue e cervella, i muscoli si muovevano ancora in spasmi involontari, ultimi guizzi di vita. Cole era sorridente, il fucile a pompa il spalla, fumante, i muscoli possenti bene in vista.
- Merda! Ora devo cambiarmi la maglietta! – Imprecò Baird, ripulendosi il viso dalle cervella e dal sangue. Era appiccicoso e aveva quasi la stessa densità della gelatina. Che orrore!
- Un altro Verme morto sulla mia lista nera! Evvai! – Cole avanzò con lunghe falcate verso di lui, la destra alta, voleva che il compagno gli battesse il cinque. Baird ne fu irritato, ma era anche vero che, in quel periodo dell’anno, Baird si irritava facilmente per tutto e con tutti. Era più forte di lui. L’autunno era una brutta stagione, una stagione che gli ricordava i tempi passati, prima del Giorno E, prima della Guerra... Prima di tutto. Molti ne avevano cercato di comprenderne il motivo, ma le labbra di Baird restavano sigillate. Quel segreto, celato nel profondo della sua anima, più prezioso di un tesoro, apparteneva solo a lui. E solo lui poteva gioirne e soffrirne allo stesso tempo. Era la sua ragione di vita… e la sua maledizione!
- Amico mio! – Riprese dopo un po’ l’enorme nero, un po’ deluso per il cinque mancato. – Avanti! Sorridi! – Allargò le braccia, quasi volesse abbracciarlo. Ma Baird non era per niente in vena di sorridere o di scherzare e si limitò a fulminare il colosso con lo sguardo.
- Ehi… piccioncini! Avete finito o dobbiamo lasciarvi ancora soli? – Dal fondo dell’enorme stanza tappezzata di cadaveri, era apparso Dominic Santiago. Una barba scura gli incorniciava il volto duro e abbronzato, il Lancer in spalla, la corazza incrostata di sangue.
- No, Dom! Qui abbiamo finito! – Più che una risposta, quella di Baird era suonata come minaccia. Avanzò a testa china, il fucile a pompa nella destra. Scavalcò e superò diverse Locuste morte, calpestò il loro sangue e la loro carne devastata poi, con una spallata, scostò Dom dalla porta e uscì.
Dom e Cole si guardarono con sguardi di fuoco. Dom osservò con interesse la stanza appena ripulita: un tempo, molto tempo prima, doveva essere stato un’elegante salotto, ma ora i mobili erano a pezzi, i quadri erano stati strappati e bruciati e l’unico colore era il rosso del sangue. Schizzi vermigli tingevano le pareti e allagavano il pavimento coperto di corpi esanimi. Da una crepa nel soffitto un lieve raggio di sole, come una piccola speranza, illuminò lo scempio appena consumato.
- Ma che gli prende? – Domandò Dom indicando con la testa l’uomo che li aveva appena lasciati.
- Non chiederlo a me! Baird non parla volentieri di queste cose. Lui si tiene tutto dentro! – Cole camminò verso il suo compagno, senza badare ai corpi che calpestava con i giganteschi anfibi scuri e ai suoni terribili che scaturivano ogni volta che lo faceva.
- Se continua così gli scarico nel fondoschiena il caricatore del mio Lancer, te lo garantisco. –
Cole si limitò ad annuire poco convito. Conosceva Baird da una vita… eppure sapeva così poco di lui.
 
Baird era nel giardinetto di quella villa che avevano da poco “ripulito” dalle Locuste: i muretti erano crollati quasi tutti, i fiori e le belle siepi erano stati sostituiti dalle erbacce e dai rovi, un groviglio di spine e fruste verdi; gli alberi da frutto erano strangolati dalle edere che, come enormi carcerieri, si arrampicavano e stringevano e stringevano, fino ad uccidere.
Sospirò camminando avanti e indietro, avanti e indietro come un pazzo. Colpì con un calcio un grosso frammento di muretto, lo fece con tale forza da farsi male. Imprecò ad alta voce. Oggi tutto è contro di me! Cazzo! Perché non posso farsi i fatti loro? Perché non posso stare zitti una buona volta nella vita? Lanciò il fucile a pompa tra i rovi fitti e si lasciò cadere sulle erbacce, capo chino, sguardo assente. Sconfitto, umiliato, svuotato dentro.
Avide d’aria erano le sue boccate. Un altro anno è passato! E non ci sono piste… nemmeno una! Maledizione! Persino Dom ha avuto notizie della sua Maria! Perché non può essere lo stesso anche per me? Perché non posso avere un segno che sei ancora vivo? Per riaccendere la mia speranza? Si sdraiò sull’erbaccia, gli occhi rivolti al cielo azzurro macchiato da volubili nuvole bianche. Perché non posso avere una prova che sei vivo? Perché? Basterebbe anche una prova che mi dice che invece sei morto… potrei mettermi il cuore in pace. Invece niente! Quest’oblio mi sta consumando dentro… giorno dopo giorno.
Colpì la terra con i pugni. Tutto il suo cinismo, tutto il suo humor, tutto ciò che lasciava vedere ai suoi compagni non erano altro che un diversivo per schermirsi da quel dolore. Ma in quella stagione non poteva… non ci riusciva. Ma Lui non poteva essere morto, non poteva. L’avrebbe sentito.
Imprecò a denti stretti, si mise a sedere e punì ancora la terra, un pugno, due, tre, quattro… andò avanti finché la mano non gli fece male, ma anche allora continuò a percuotere il terreno.
Un ultimo pugno, caricato con tutto sé stesso e con tutta la sua infinita rabbia per quella maledetta situazione. Picchiò il terreno un’ultima volta: lo fece con forza inaudita tanto che questi tremò. Merda!
Non era stato il suo pugno a far tremare la terra. Erano quella schifosissime Locuste! Si alzò si scatto mentre crepe enormi straziavano il giardinetto: facendo cadere gli alberi e sparpagliando le pietre dei muretti ovunque.
Spaccature che come orrende ferite laceravano tutto si formarono anche intorno a lui. Baird indietreggiò verso la casa, corse verso la scalinata di granito sulla quale sostavano Dom e Cole. L’enorme colosso si sporse in avanti tendendo la destra.
- Forza, Baird! – Gridò.
- Che credi? Che mi stia divertendo? – Ruggì Baird a corto di fiato. Ormai il terreno sotto di lui franava, non ce la poteva fare. Non ce la poteva fare!
- Forza, forza! – Urlò ancora Cole.
Baird non si sentiva più il terreno sotto i piedi, saltò disperato tendendo la mano. Quello che vide in seguito lo vide quasi al rallentatore: avvertiva il suo corpo sospeso a mezz’aria come se fosse una piuma priva di peso, sentiva il crepitare della terra che si sbriciolava sotto di lui. La mano di Cole era tesa, la sua anche. Si sfiorarono…
Poi Baird cadde rovinosamente dentro quelle crepe che aveva venato il giardino. Cadde nell’oscurità e l’oscurità fu l’ultima cosa che vide.
 
Quando Damon Baird si costrinse ad aprire gli occhi, le tenebre lo avvolgevano e solo sporadici funghi verdi illuminavano il cunicolo di una luce malata. Si rialzò dolorante tosse per la polvere che aveva in gola, sopra di lui sprazzi di luce… lontanissima, irraggiungibile. I raggi non riuscivano a penetrare fino in fondo in quelle tenebre dense.
- Baird! Baird! – Questo era Marcus Fenix, il suo capo.
- Sono occupato, ripassate dopo! – Del sangue gli scendeva viscido dalla tempia. Aveva fatto davvero un bel volo, visto quanto la luce del sole era lontana, e per la prima volta in vita sua ringraziò le corazze C.O.G.
- Stai zitto dannato idiota! Non muoverti… -
- Ma dai? Pensavo di andare al bar a prendermi un cappuccino! – Certe volte Marcus, sei il ritratto di un vero coglione!
Marcus, dall’’alto, farfugliò qualcosa.
- Battiterra! – Sibilò una Locusta alla fine del cunicolo, proprio a fianco dei funghi verdi e luminescenti.
- Merda! – La mano di Baird scattò automaticamente alla schiena dove teneva le armi, mentre la Guardia Theron caricava il suo arco. Con orrore estremo Baird si accorse di essere disarmato… dannazione! Perché ho buttato via il mio fucile?!?! Che idiota! La Guardia caricò l’arco e il soldato C.O.G. non poté fare altro che correrle incontro. Con una spallata, fece volare via l’arco.
- Ora siamo ad armi pari! – Disse schivando un pugno.
- Ominide! – Sibilò la Guardia.
- Verme! – Ricambiò Baird, ruggendo come un leone. La colpì con un calcio poi si ricordò della pistola, affissa in una fondina alla gamba, mentre la sua gamba era ancora sospesa a mezz’aria, con un gesto rapido, il soldato riuscì a recuperare la pistola e a puntarla contro la Locusta. Quella, nel frattempo, aveva recuperato l’arco caduto in terra.
Baird fu più veloce e colpì il Verme ad una spalla, schizzi rossi macchiarono il terreno friabile del cunicolo. Senza pensarci troppo Baird afferrò la Locusta e la usò come scudo.
- Lasssciami! – Sibilò.
- Te lo sogni… sei un lasciapassare splendido! – Baird strinse quell’essere nauseabondo a sé. – Ehi, ragazzi? Rispondetemi! –
- Baird! Ancora vivo? – Questo era Cole.
- Sono allergico alla morte! Tiratemi fuori di qui, veloci! Qui sotto pullula di Locuste! –
- Resta dove sei…. Ora veniamo a prenderti! – Marcus Fenix… La smetterà mai di sparare cazzate! A proposito di sparare… un proiettile gli fischiò incredibilmente vicino alla testa. Erano arrivati i rinforzi. Erano un piccolo gruppo di Droni che si facevano avanti senza badare troppo alla loro stessa sopravvivenza. Baird puntò la sua pistoletta davanti a sé e fece fuoco. Cinque colpi. Cinque morti.
- Arma di merda! – Ricaricò. Se resto qui mi faranno la festa! Devo muovermi. Strinse ancora di più la Guardia Theron ferita a sé e si incamminò, spingendola in avanti: erano abbracciati come due sposini durante la loro luna di miele. Raggiunse i funghi e guardò alla sua destra: il cunicolo era rozzo e sull’orlo del collasso, la terra e le pietre franavano in più punti e le radici di alcuni alberi erano espose come orridi tentacoli.
Baird spinse la Locusta lungo la strettoia, oltre i cadaveri dei suoi compagni, mentre il sangue di questa gli scivolava denso come gelatina sul braccio che usava per trattenerla. La luce era completamente scomparsa e solo quei funghi verdi illuminavano malati la strada. Baird spinse la Guardia Theron in avanti mentre con gli occhi tentava di guardare dappertutto contemporaneamente.
La strada, poco più avanti, si biforcava. Baird d’istinto scelse la destra e, dopo diverse curve cieche, raggiunse una caverna più grande pullulante di Locuste. Era di pietra e, dentro di essa un po’ ovunque, crescevano quegli strani funghi luminescenti che illuminavano quasi perfettamente la caverna.
- Merda! Che istinto del cazzo! – Sbraitò mentre tendeva avanti la pistola. Erano troppe… non poteva farcela!
Le Locuste, almeno una ventina, si fecero avanti sibilando. Baird le riconobbe per la muscolatura possente e la totale mancanza di protezioni: erano Granatieri, tutti dotati di fucili a pompa. Sarebbe stato facile per loro sbriciolarlo con quella potenza di fuoco.
- Umano! – Sibilò la Guardia Theron.
- Silenzio! – Pensa Damon. Pensa! Tirati fuori da questa situazione di merda! Forza! Ma la verità era che non poteva fare molto… anzi non poteva proprio fare niente: aveva solo quella pistola del cazzo, niente fucile, niente Lancer, niente granate… niente di niente.
I Granatieri erano fermi al loro posto, in attesa, le armi puntate su di lui. Baird non capiva e non voleva capire, faceva solo ballare nervosamente la sua pistola da un nemico all’altro. Indietreggiò ancora quando qualcosa lo morse con violenza alla gamba. L’uomo gridò mollando la presa della Guardia. Baird cadde rovinosamente sul pavimento di pietra della caverna, tutto sopra di lui Abietti sbavanti che lo mordevano ovunque.
Con calci e colpi di pistola tentò di liberarsene ma quelli erano toppo numerosi. Uno lo morse alla mano armata, obbligandolo ad abbandonare la pistola. Un altro lo morse al collo mentre tre di loro si stavano spartendo le sue gambe. Sangue di Locusta e sangue Umano si mischiarono in un fiume rosso.
Che brutta morte! Fottuto da degli Abietti! Fu il pensiero di Baird mentre lottava contro quell’Orda inarrestabile. Mentre urlava dal dolore e dalla disperazione Baird si accorse che due Granatieri si erano fatti avanti e cercavano di scacciare gli Abietti con richiami striduli e calci. Il più di quei mostriciattoli scapparono via, uno erano ancora avvinghiato alla gamba del soldato e non voleva mollare la presa. Uno dei Granatieri caricò il fucile e gli sparò. Interessante! Ora si ammazzando anche tra di loro!
Baird non tentò nemmeno di opporre resistenza, rimase supino sulla pietra con il sangue che gli scorreva addosso e si allargava in pozze vermiglie. Graffi, morsi e lacerazioni profonde gli ricoprivano interamente il corpo, solo il petto era salvo, grazie alla corazza ora intrisa di sangue.
- In piedi, battiterra! – Ordinò uno dei due Granatieri.
- Fottiti! – Urlò Baird. Il calcio del fucile lo raggiunse in pieno viso e gli fece sputare un grumo di sangue. Le due Locuste, sibilando, lo afferrarono per le braccia e lo misero in piedi. Baird strinse i denti dal dolore: i morsi degli Abietti erano arrivati in profondità e stare in piedi gli costava uno sforzo immane.
- L’esssperto! – Sibilò la Guardia Theron.
- Lasciatemi subito, dannati Vermi! – Tentò di divincolarsi Baird, ma senza successo, la presa delle Locuste era di ferro.
- SSSSilenzio! – Sibilò ancora la Guardia avvicinandosi a lui, sanguinante ma sempre assassina. Aveva un pugnale in mano e sembrava incredibilmente intenzionata ad usarlo su di lui.
- Ecco la cavalleria! Resisti BABYYYYYYYYY!!! – Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille: era Augustus “Cole Train” Cole.
Qualcosa volò nell’aria, rimbalzando un paio di volte per terra, prima di finire proprio in mezzo alle Locuste. Baird capì che era una granata a frammentazione solo quando questa esplose in un’onda d’urto micidiale che, uccise i Granatieri immediatamente vicini, e sbalzò in ogni direzione quelli più lontani.
Baird e i suoi carcerieri furono catapultati via. Il rumore della granata appena esplosa fu presto sostituito da quello forte e aggressivo di una sparatoria tra Locuste e la Squadra Delta. I proiettili volavano dappertutto, rimbalzando sulla pietra. Le Locuste che si trovavano in quella caverna priva di uscite furono immediatamente eliminate dalle raffiche precise e terribili dei Lancer dei suoi compagni. I Delta, che si trovavano al riparo, non ebbero alcun problema ad eliminare gli ultimi Granatieri e la Guardia Theron che, fino all’ultimo soffio di vita, opposte una strenua resistenza, difendendosi con la pistola sfuggita di mano a Baird. Ma anche lei fu abbattuta e subito, come un fiume si getta nel mare, i Delta si immisero nella caverna alla ricerca del loro compagno.
Ma Baird non poteva gioire di quella vittoria: un proiettile, rimbalzando, l’aveva colpito alla gola. Il soldato aveva tentato di fermare il sangue con la mano, ma quel rozzo tampone non serviva a niente: quel liquido vitale gli scivolava tra le dita e gli allagava la bocca.
Quegli erano i suoi ultimi istanti di vita… Damon Baird li sentiva volare via… un secondo dopo l’altro. Scorrevano via insieme al sangue… portati via dalla corrente. Una bolla insonorizzata si formò attorno a lui… sentiva solo il suo cuore battere.
Tum… Tum… Tum… Un battito ancora regolare, ma sempre più lento.
Poi… in quell’ultimo istante avvertì altro battere al suo stesso ritmo. Un altro cuore… distante chissà quanto. Un cuore che batteva con il suo, forte e vigoroso.
Baird si concesse un sorriso tirato mentre il sangue, che ormai aveva allagato la sua bocca, scivolava come cascate ai lati della stessa. Sei vivo! E io… sono morto!
Ma non gli importava di morire. Lui era vivo! Era vivo!
Tutta la sua vita iniziò a scorrere come un filmino davanti ai suoi occhi appannati. Ogni cosa che aveva detto o fatto… ma aveva importanza?
Poi… il viso di Lui. Il suo viso sorridente… per Baird fu come guardarsi allo specchio.
Chiuse gli occhi, sorridente, quell’immagine veniva con lui nella tomba. Ed era una bella immagine.
 
Quando riaprì gli occhi tutto attorno a lui era bianco e sapeva di protezione e pulito. Che fosse quello il Paradiso? E pensare che lui, nel Paradiso, non ci aveva mai creduto.
Poi nel suo campo visivo si materializzò Cole, seduto al suo fianco, un sorriso bianchissimo sul volto scuro.
- Baby! Sei vivo! – Urlò l’altro.
- Devo essere… all’Inferno! – Le parole gli uscirono distorte e rauche come se la sua voce fosse stata distorta da un qualche apparecchio. Intorno a lui prese forma una stanza: piastrelle bianche, armadi metallici. Gli ricordava qualcosa. Ma non abbastanza.
- L’Inferno te lo sogni! Ci servi qui, vivo e vegeto! – Questo era il Sergente Marcus Fenix, fuori dalla sua vista.
- Ma… ? – Non finì la frase. Luci al neon in alto, sopra di lui, si fecero più nitide e ronzanti come uno sciame immenso di Kryll. Pareti bianche. Odore di candeggina. Ora capì… Poteva essere in un solo posto.
- Tranquillo! Sei all’ospedale. – Cole sorrise di nuovo.
- Ma…? – Tentò di nuovo lui.
- Sei salvo al pelo… - Di nuovo Marcus, che si era fatto avanti. Era entrato nel suo campo visivo e stava in piedi al fondo del letto. – Un istante più tardi ed eri morto. – Lo informò Fenix. – Un solo istante. Il lato positivo di tutto questo è che per un po’ non sentiremo le tue lamentele! – Sorrise anche lui.
Baird sorrise a sua volta.
Era stato a un passo dal morire.
Un’esperienza niente male, in fondo…. Ci aveva guadagno qualcosa.
Un istante prima di morire… aveva saputo che Lui era vivo.
Chiuse gli occhi soddisfatto.
Un istante prima di morire… ma non era morto!
Aveva la pelle dura. Niente lo avrebbe ammazzato ora… ora che sapeva che Lui era vivo.
Ci vediamo presto! Pensò prima di sprofondare in un sonno senza sogni. Una sola immagine dominava la sua mente. La Sua immagine… ed era proprio come guardarsi allo specchio.      

  
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