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Autore: Sgiach    18/08/2011    11 recensioni
Una storia piena d'azione e romanticismo, in cui ogni capitolo è destinato a lasciarvi con il fiato sospeso...Buona lettura!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Earth, Wind, Water and FIRE...
I
Un lungo flashback...



14 agosto 1997.
Era il compleanno di mia nonna, ne compiva 80.
Era anche il giorno dell’ inaugurazione di una piccola masseria a gestione familiare che sorgeva tra le campagne del Cilento.
Da Roma ce n’era voluto un po’ con la nostra Cinquecento giallo canarino, nella quale avevamo viaggiato- da che l’ auto poteva contenerne al massimo tre- in cinque persone, tutti schiacciati come sardine, cosa che aveva infastidito non poco la nonna e la prozia Adelina.
Invece i miei cugini erano arrivati freschi, riposati e pronti a fare baldoria a bordo della loro punto a cinque posti nuova fiammante. E da bravo maschiaccio non avevo potuto fare a meno di apprezzarne linea, design e altri dettagli tecnici che non sto a specificare.
Parlando di me, in parole povere ero la sfigata di turno del liceo Alighieri, nonché il classico “Brutto Anatroccolo” irrimediabilmente single.
E come se non bastassero le mie crisi adolescenziali, c'erano anche i capricci dei miei cugini a rovinarmi la giornata, che, oggi più del solito, non prometteva affatto bene…
In compenso (magra consolazione...) la campagna cilentana era un luogo assai gradevole e il cibo cucinato alla masseria era davvero squisito, anche se era praticamente impossibile goderselo con il tutt’ altro che piacevole sottofondo costituito dagli assurdi capricci di mio cugino Gabriele: “Mamma! Nel piatto c’è una cosa verde…”, prende tra l’ indice ed il pollice, con un’ espressione schifata in volto, l’ oggetto del suo malcontento, "una foglia di insalata, credo... Ma che me ne frega, tanto le verdure mi fanno tutte schifo! Non posso mangiare in un piatto contaminato! Fammene portare un altro!” oppure “Ma questa fetta di carne è minuscola! La voglio più grande!”, per la cronaca era una tagliata argentina “Ma, Gabriele! Tanto una intera non te la mangi, comunque se quella non ti basta te ne posso dare un po’ della mia…” aveva detto sconsolata zia Giulia “No!” aveva ribattuto il moccioso pestando il piede in terra… Alla fine poi, imprecando imprecando, non ne aveva mangiata nemmeno metà! Ma dico io: a questo punto abbi almeno la decenza di mangiarla tutta, no?!
Per quanto riguarda il fratello Mattia, lui era meno pestifero, ma altrettanto fastidioso: con quello sguardo distaccato e arrogante, il portamento altezzoso ed i fin troppo frequenti commenti velenosi era praticamente impossibile sopportarlo.
Purtroppo, però, ero costretta a farmeli piacere entrambi, i miei cugini intendo: zio Fabrizio e zia Giulia mi avevano praticamente minacciata… Il problema è che loro erano convinti di starmi davvero simpatici, perciò non perdevano occasione per coinvolgermi nei loro giochi scalmanati o in stupidi scherzi da hooligans.
“Alice, dai! Sbrigati!” mi urlarono le due Pesti dalla porta.
Dopo una plateale alzata di occhi al cielo li raggiunsi all’ entrata, lasciandomi alle spalle la rustica ma deliziosa sala da pranzo dove la nonna aveva appena spento le candeline.
La masseria era circondata da immensi oliveti, che erano uno sfondo perfetto per il cortile lastricato dove erano stati posizionati dei tavolini in ferro battuto. Alcune signore sulla cinquantina chiacchieravano animatamente attorno ad uno di essi, mentre un po’ più in là sedevano delle vecchiette che, forse precedentemente impegnate a sorseggiare pacatamente il loro tè, ora lanciavano occhiate di rimprovero o impazienza alle vicine.
Dopo aver superato il piccolo piazzale ci dirigemmo verso il campo di calcio, che si trovava oltre un piccolo parco giochi improvvisato, circondato da alcuni edifici, probabilmente parte del complesso della tenuta.
Il campo non era molto curato, infatti l’erba mi arrivava ai polpacci, e confinava con un campo di mais che copriva completamente la visuale della campagna circostante, dato che le piante che lo costituivano erano alte circa tre metri.
“Allora, Alice va in porta, poi noi facciamo a turno un tiro…” stava dicendo Mattia, quando era intervenuto Gabriele: “Mattia, che te ne pare della mia idea delle cannonate?”. Cannonate?! Iniziavo seriamente a preoccuparmi. I miei cugini non erano mai stati corretti, ma quella volta stavano davvero esagerando: come portiere ero sempre stata una frana, perciò era proprio da loro proporre le cannonate quando in porta ci stavo io… Meglio prepararsi!
Gabriele era già in posizione, quando - guardando oltre le sue spalle minute - fui letteralmente abbagliata: quel ragazzo risplendeva di luce propria per quanto era bello.
Aveva i capelli castano opaco, tranne che per i riflessi ramati che parevano catturare la luce del sole, gli occhi color nocciola chiaro, naso dritto e patatoso quanto basta ed un adorabile sorriso divertito che si faceva strada incerto fra le sue labbra. E mi stava guardando.
Abbastanza in lontananza e con uno sguardo che poteva anche essere impietosito (di sicuro avrò avuto quella tipica aria da pesce lesso), ma mi stava guardando!!!
Poi tutto successe a rallenty: vidi il pallone che, molto lentamente, arrivava verso di me, mio cugino che stava tentando di attirare la mia attenzione con un paio dei suoi strilli, dei quali però riuscivo a cogliere solo qualche rallentato frammento, Mattia che in difesa si buttava in terra per evitare di essere colpito dalla palla…
Poi un forte colpo allo stomaco mi riportò alla realtà.
“Gabriele!!!” strillai, isterica.
“Cosa diavolo vuoi?! Io ho anche cercato di avvertirti. Se sei un’ inceppata non è colpa mia” ribatté lui con aria di sufficienza. In questi casi sapevo che non si poteva fare altro che assecondarlo.
Intanto il fotomodello (anche di fisico non era affatto male: spalle larghe, gambe robuste, braccia apparentemente forti e petto abbastanza muscoloso…) mi scrutava a distanza con aria preoccupata. Dio, che vergogna!
Fui, così, costretta a ricompormi: mi alzai, mi tolsi la polvere dai jeans e poi cercai di riassumere un’ espressione decente, nonostante il lancinante dolore allo stomaco.
“Mattia, passa!”, dissi io annoiata. Mi misi in posizione e, mirando dritto allo sterno del portiere, presi la rincorsa e calciai il pallone con tale forza che il colpo mi si ripercosse lungo tutta la gamba.
La palla passò con facilità oltre la porta e finì all’ interno del confinante campo di mais. Io, come al solito, me ne tenni fuori e lasciai litigare le due Pesti sul chi dovesse andare a prendere la palla, mentre io mi accomodavo sull’ erba.
Poggiai i gomiti sulle ginocchia, la testa tra le mani e feci appena in tempo a vedere il meraviglioso ragazzo dall’ altra parte del campo che mi guardava a bocca aperta da non so quanto tempo (Eh, si, i ragazzi reagivano sempre così quando mi mostravo per quella che ero -poi scappavano, perché preferivano le ragazze con i vestitini rosa, la vocetta stridula e che amavano ammirare il loro riflesso nelle vetrine dei negozi …)
"Chiudi la bocca, bello, altrimenti entrano le mosche!", pensai. Allora sentii la voce piagnucolosa di Gabriele protestare rumorosamente. “Qualcuno lo faccia stare zitto, vi prego!”, dissi tra me e me.
Alla fine fu lui ad andare a prendere la palla. Si fece strada tra le piante da guinness e scomparve tra di esse.
All’ improvviso vedemmo salire un’ immensa fiamma dall’ interno della vicina piantagione, io e Mattia terrorizzati ci fiondammo all’ interno di essa.
Lì dentro era un vero e proprio labirinto, c’era un sacco di fumo e non si riusciva a respirare: arrivammo nel punto dal quale, probabilmente, avevamo visto salire la fiamma che si era presto espansa, e che ora aveva creato davanti a noi una barriera di fuoco invalicabile.
Vedemmo, oltre la sostanziosa coltre di fumo e fiamme, un ragazzino minuto dai capelli rossi disteso in terra. La mia preghiera era stata ascoltata: Gabriele era stato zittito per sempre…

***

-Allora, signorina, cosa ricorda di quel giorno?







Authoress’ note
Allora, allora…Prima ficcy originale!!!!!
Sinceramente non credo sia un granché, soprattutto dopo aver ricevuto ben 22 visite e una sola recensione: e si, mi riferisco a voi, lettori silenziosi: Per favore, mi bastano poche parole, vorrei solo sapere se vale la pena continuarla oppure no. Forse è un po’ una palla, ma vi prometto che i prossimi capitoli saranno meglio, ma se non mi invitate a pubblicarli non potrete mai saperlo…Perciò fatemi sapere cosa ne pensate, accetterò tutte le critiche e seguirò alla lettera i vostri consigli.
Baci <3. Sgiach.
  
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