- Allora, quando
partiamo?-
Patty sospirò e si passò
una mano sul viso, stravolta ed esasperata. – Me l’hai già chiesto cinque
minuti fa, Jenny…e poi ancora cinque minuti prima, quando abbiamo fatto il
check-in,e ancora prima, quando siamo
scese dal taxi…se potessi far anticipare il volo l’avrei già fatto, credimi! Ma
siccome: primo, non ho poteri paranormali, secondo, non sono una terrorista e
terzo non ho conoscenze tanto in alto, stai buona e goditi gli stramaledetti
negozi di questo stramaledettissimo aeroporto invece di rompermi l’anima,
accidenti!! –
Insomma, dopo quello che
era successo nei giorni precedenti, Patty aveva tutto il diritto di essere un
pochino nervosa, ma quando vide l’espressione mortificata di Jenny si sentì
mostruosamente in colpa.
Jenny…
Patty stentava ancora a
credere che fosse vero. La persona che si trovava nel corpo di Holly, invece,
ne sembrava più che convinta. Ma che fosse davvero Jenny…
Morale, dopo la
telefonata di Benji si era precipitata a casa Hutton dove aveva rivelato tutto
a quello che lei credeva essere Holly ma che in realtà era Jenny, il cui corpo
era occupato da Benji, mentre il vero Holly chissà dov’era…beh, non ci aveva
ancora capito niente, ma Holly (o meglio Jenny) era stato felicissimo (o felicissima? Come gli si doveva rivolgere,
ora?) nel sentire le notizie che la ragazza aveva portato. Un po’ meno felici
erano stati i genitori di Patty e Holly, dal momento che dover sganciare
cinquantamila yen per un biglietto aereo per Sapporo per qualche motivo
apparentemente urgente ma che puzzava tremendamente di frottola non li riempiva
certo di gioia.
Ad ogni modo, ora Patty e
Jenny erano all’aeroporto di Tokyo, in fervente attesa del primo aereo che le
avrebbe portate a Hokkaido, da Philip e Benji. Il problema, ora, era capire
come avrebbe reagito Jenny quando avesse visto il suo corpo occupato da un
altro ingombrante inquilino…
Insomma, in quell’immenso
casino Patty aveva tutto il diritto a sentirsi un pochino frastornata, no?
Chissà come doveva stare Jenny…
- Scusa – dissero le due
ragazze all’unisono.
- No, sono io che mi devo
scusare… - disse Patty – Cerca di capire…non ho mai vissuto una situazione del
genere, sono piuttosto nervosa. –
- Tu? – rispose Jenny – E
io che ci sono dentro, allora? Credimi, se tu non avessi fatto quella
telefonata, credo proprio che avrei commesso qualche sciocchezza… -
- Per fortuna non l’hai
fatto – disse Patty sorridendo – Mi sarebbe seccato parecchio perdere due
persone care in un colpo solo! –
Jenny le restituì il
sorriso e l’abbracciò. – Grazie per quello che stai facendo, Patty…ti voglio
davvero bene. -
La ragazza non rispose,
ma pensò che avrebbe pagato oro pur di trovarsi in quella situazione con il vero
Holly. E invece…
Le venne da piangere. Per
fortuna l’aeroporto era mezzo vuoto…
- Dimmi, Jenny… - disse,
tirando su col naso e stringendo a sé il corpo del suo grande amore – E’
possibile essere più sfigati di così? –
ATTENZIONE,
ATTENZIONE…SI AVVISANO I SIGNORI PASSEGGERI CHE IL VOLO 139 DELLA JAPAN AIR
LINES PER SAPPORO TARDERA’ DI 45 MINUTI. ATTENZIONE, ATTENZIONE… gracchiò una voce dall’altoparlante.
- Ecco, appunto! – disse
Patty alzandosi – E’ la volta che ammazzo qualcuno… -
Jenny sospirò. – Senti, a
questo punto possiamo anche aspettare a raggiungere il nostro gate. Seguiamo il
tuo consiglio e facciamo un giro per i negozi. Ho visto un completino rosa che
è la fine del mondo! L’unico inconveniente è che dovresti provarlo tu per me… -
- Questo è l’ultimo dei
nostri problemi – rispose Patty – Vieni, andiamo. E speriamo che nel frattempo
qualcuno guardi giù dal cielo e…EHI!! –
Prima che potesse
accorgersene, la ragazza venne urtata da un passante che finì lungo steso per
terra insieme a lei.
- Ma chi diavolo…?!? –
- Santo cielo, perché, perché
non guardi dove metti i tuoi stupidi piedi anche fuori dal campo di calcio?!
Aspetti, signorina, la aiuto a rialzarsi…e tu cosa aspetti a chiederle scusa,
imbecille?! -
- Ehm…scusi tanto,
signorina, si è fatta male? –
- Patty, tutto bene? –
disse Jenny.
- PATTY?!? -
- Ma…signor Marshall!! –
disse Patty, riprendendosi.
- BENJI?!? – disse Jenny.
- Ciao Patty… Ehi, un momento!
Ma quello sono io!! – disse Benji. O meglio, chi per lui…
Jenny impallidì. – Io…io
sto per svenire… - disse, poco prima di crollare per terra, ma nessuno la
considerò minimamente.
Patty, con gli occhi
spalancati, guardava Holly, mentre Holly guardava Jenny e il signor Marshall
guardava tutti e tre con l’aria di uno che sta per avere una crisi di nervi.
- Patty… - disse Holly –
Almeno tu sei tu o sei qualcun altro? –
- No, sono proprio io…ma
tu… non dirmi che… -
- Sì, a quanto pare sono
io. –
- Ma io chi?!? –
intervenne Freddie.
- …Holly?!? –
- Così sembra… – disse il
ragazzo, sospirando.
- Scusate… -
Patty era sull’orlo delle
lacrime. – Holly…mio Dio, non hai idea di quanto sia felice di vederti! Anche
se…beh, è strano vederti così… -
- Per favore, potreste
considerarmi un secondo?!? – esclamò Freddie, imbufalito.
I due si voltarono verso
di lui.
- Grazie mille!! Sentite,
la volete finire di prendermi palesemente per il culo? Se tu sei Holly, quello
che è appena svenuto chi cazzo è?!? –
- E’ Jenny, la ragazza di
Philip. – disse Patty.
Freddie sogghignò. –Sì,
certo, come no…e io sono Elvis…-
- Jenny?! – esclamò Holly
senza considerare minimamente l’uomo – Mioddio! Allora Benji dov’è finito?! –
- Prova ad indovinare… -
disse Patty.
- E’ inutile che si
sforzi, tanto non ce la potrà mai fare – disse Freddie, sarcastico, ma né Patty
né Oliver gli fecero caso.
- Santo cielo, che
pasticcio… - disse Holly, che a fare due più due, evidentemente, era ancora
capace.
- Senti – disse Patty –
Io e Jenny andiamo a Hokkaido, da Philip. Benji si trova lì, imprigionato nel
corpo di Jenny…so che è un casino pazzesco, io stessa stento a capire e a
credere, ma non ci resta nient’altro da fare … -
- Portatelo dietro –
disse Freddie, imbronciato, incrociando le braccia – Chissà che la neve non gli
rinfreschi un po’ le idee… -
Patty si illuminò.
-Bravo, Freddie! Questa sì che è un’ottima idea! –
- Quale idea? –
- Quella di portare Holly
con noi! Hai un po’ di soldi? Forse siamo ancora in tempo per comprare un
biglietto…-
- Un momento, un momento!
– disse Freddie – Io non mi faccio piantare in asso in questo modo, chiaro?! –
- Senta un po’, Freddie,
ha forse un’idea migliore? – disse Patty mettendosi le mani sui fianchi.
- Ma che cazzo di idee
dovrei avere?! – esclamò Freddie – Portati questo imbecille dove ti pare, fallo
sparire dalla mia vista, ma prima esigo delle spiegazioni!! –
- Mi dispiace ma non
abbiamo tempo. Forza, Holly, ti accompagno alla biglietteria, poi telefoniamo a
Philip e gli diciamo di aggiungere un posto a tavola! Arrivederci, Freddie! -
- Scusate – disse Holly
con voce tremante mentre Patty lo trascinava via – Il mio corpo è appena
svenuto. Qualcuno potrebbe aiutarmi a farlo rialzare prima che mi metta a urlare? –
- Oh, già! Dimenticavo la
povera Jenny… - Patty si chinò sulla ragazza e le diede qualche schiaffetto per
farla rinvenire. – Jenny, tesoro…sbrigati o perderemo l’aereo… -
- …Eh?…Ah…sì, eccomi… -
rispose Jenny, ancora parzialmente incosciente. Poi si rialzò e, barcollando,
seguì i due amici, scomparendo tra la gente che cominciava a riempire
l’aeroporto.
Freddie, palesemente
ignorato da tutti, cominciò a strizzare un occhio in maniera incontrollabile;
il piccolo tic fu, in breve, seguito dall’arricciamento di un angolo della
bocca e dall’emissione di uno strano rumore simile al verso di una foca.
In piena crisi di nervi e
ignorato da tutti, dicevamo.
Ma non proprio da tutti,
a dire la verità; per esempio, un tizio armato di macchina fotografica che
aveva seguito lui e il suo pupillo fin da Bangkok non l’aveva ignorato affatto.
Non li aveva persi di
vista nemmeno un momento, da quando erano scesi dall’aereo.
E ora il tizio, che per
la cronaca lavorava per un giornale scandalistico, stava armeggiando
febbrilmente con un telefono cellulare.
- Dave, sono io! Senti,
ho uno scoop pazzesco. Sì, lo so che è tardi, ma stammi bene a sentire; tre
colonne in prima pagina, caratteri cubitali: “Crisi d’identità per Price e
Hutton: il ritiro influenza i gusti sessuali degli astri nascenti del calcio?
La risposta si trova a Hokkaido”. Certo che sì, idiota, ho anche le foto…e che
foto! Ferma immediatamente le rotative e aspettami…ah, sì, aggiungi anche
“Freddie Marshall fuma pesante”! E’ la
volta che triplichiamo la tiratura, cazzo! -
Philip spignattava
nervosamente mentre Benji, seduto al tavolo della cucina, leggeva il giornale
sbadigliando di tanto in tanto.
- Ha chiamato Patty.
Arriva questo pomeriggio. Con te. – disse Philip marcando parecchio
quest’ultima parola.
- Hm – rispose Benji.
- Uh, frena l’entusiasmo…-
- Non è che vedere me
stesso dall’esterno mi riempia di gioia – rispose Benji.
- Neanche me, se devo
essere sincero. Ne ho già abbastanza di uno solo di te, immagina quanto posso
essere felice di vederti sdoppiato; la tua testa da una parte, il tuo corpo
dall’altra…una persecuzione! –
- Vaffanculo. –
- Altrettanto. –
Philip ricominciò ad
armeggiare tra i fornelli, più
arrabbiato di prima.
- Potresti anche sforzarti di
aiutarmi a preparare la colazione, invece di cazzeggiare come al solito… –
ringhiò.
Benji non fece nemmeno lo sforzo
di guardare l’amico in faccia. – No, bello, io ho richiamato Patty e (forse) ho
risolto il nostro problema, quindi oggi la colazione tocca a te. Un po’ per uno
in braccio alla mamma! –
Philip si girò brandendo
minacciosamente una spatola. – Un momento, cocco, tu non hai risolto un
accidente! Aspettiamo che Patty arrivi qui con la vera Jenny e il tizio
che c’è dentro di te, poi vediamo come sistemare questa maledetta faccenda. Nel
frattempo, guai a te se ci provi di nuovo con Julia! –
- Se alludi a ieri sera, avevo
solo voglia di fare due chiacchiere. C’è qualcosa di male se intrattengo la tua
cuginetta? -
- Non mentre si depila le gambe,
porco che non sei altro!! -
- Uffa, e va bene… – sbuffò Benji
- Più che altro, stavo pensando ad una cosa: se Jenny torna nel suo corpo, io
dove pensi che finirò? –
- Questo è un problema tuo. –
rispose Philip, acido – Io voglio solo riavere la mia ragazza tutta intera e
nel suo corpo. –
- Eh, già – disse Benji
sogghignando – Fino ad allora, però, frena gli ormoni oppure augurati che non
ci siano giornalisti in giro… -
Philip rabbrividì, pensando alla
sua ragazza intrappolata nel corpo di Oliver Hutton. Gli venne un conato di
vomito.
- Piantala di fare lo spiritoso!
– rispose, poi, secco – Nemmeno tu sei in una condizione idilliaca. Se vuoi che
il cerchio si chiuda, prova ad immaginare chi potrebbe essere finito nel
tuo corpo! –
Benji impallidì. – Ho un’ipotesi
– disse – Ma se è giusta, ti assicuro che mi sparo... -
- No, carissimo, prima facciamo
tornare Jenny normale, dopodiché puoi ammazzarti come ti pare. E ora muoviti e
sbatti due uova in quella padella! –
- Odio le uova al tegamino –
disse Benji – Non si potrebbe avere una crêpe suzette? -
- Ma vai a cagare – ribattè
Philip. In quel momento Julia fece il suo ingresso in cucina.
- Uh, il buon giorno si vede dal
mattino… - disse la ragazza, addentando una fetta di pane.
- Ciao, Julia! – disse in tono
squillante Benji, notando il cortissimo pigiamino rosa che scopriva
abbondantemente le gambe della ragazza.
- ‘ao… – disse Philip dopo aver
incenerito Benji con lo sguardo.
Julia rivolse al cugino uno
sguardo di disapprovazione e si sedette accanto a Benji, sorridendo e
aggiustandosi i capelli. – E’ strano che il clima di Hokkaido non vi abbia giovato!
Erano secoli che non dormivo così bene. Sarà l’aria di montagna… Beh, che c’è
di buono per colazione? – chiese.
- Tè e uova al tegamino bruciate
– rispose Benji in tono ironico.
- Gnè gnè gnè – disse Philip,
nero come il fondo della padella.
- Uhm…nient’altro? –
- No – rispose Philip – Ieri
il…la signorina qui presente si è fatta fuori mezza scatola di cereali, tre
salsicce e un barattolo di marmellata a cucchiaiate. Oltretutto non è rimasto
nemmeno un goccio di latte; il tè dovrai berlo liscio, mi spiace. –
Quindi sbatté nel piatto di Benji
un uovo dall’inquietante colorito nerastro. – E’ l’inconveniente di vivere con
una fogna – sibilò nell’orecchio del ragazzo, stando ben attento a non farsi
sentire da Julia.
- Però, che appetito! Mi domando
come tu faccia a mantenere quella linea invidiabile! Io ingrasso solo a sentire
certi profumini… – disse candidamente Julia – Beh, non importa. Penso che mi
preparerò qualche frittella con lo sciroppo d’acero che ti ha portato Jenny… è
una vera delizia! Posso, Jenny? –
- Certo che sì! – rispose Benji,
zelante. Cavolo, quella ragazza aveva cominciato a piacergli dal primo momento
in cui l’aveva vista. Gli piaceva il suo modo di aggiustarsi i riccioli dietro
l’orecchio, il suo modo di accavallare le gambe, di ridere gettando la testa
all’indietro…ma nelle sue condizioni poteva fare ben poco, oltre a lavorarsela
in attesa di tempi migliori…e quella era l’unica cosa da fare in quel momento…
- Senti, Julia, se vuoi ti
insegno a preparare i pancakes! Ricetta americana garantita al 100%! – disse. A
Philip andò di traverso l’unico boccone d’uovo che era riuscito ad inghiottire.
- Accidenti, sul serio? A-do-ro i
pancakes! Sarebbe fantastico, grazie! Philip, che ne dici? –
Philip non disse nulla; era chino
sul lavandino a tossire e sputare gli ultimi resti di uovo prima che gli
provocassero una polmonite ab ingestis.
- Dice che va bene – rispose
sarcasticamente Benji aprendo il frigorifero – Uh, guarda che fortuna! Sono
rimaste giusto due uova! –
- Perfetto – disse Philip, con la
voce strozzata e gli occhi lucidi per la tosse convulsa – Preparatevi pure le
vostre schifezze. Io vado a fare colazione al bar. – E uscì dalla cucina,
sbattendo la porta.
- Ma cos’ha? – chiese Julia,
sconvolta.
- Niente, non farci caso. E’ solo
un po’ nervoso. – rispose Benji, non pensando, però, che lui avrebbe avuto
molti più motivi per esserlo, soprattutto in quel momento. Cercando di
contenere la sua esuberanza, sbatté le due uova in una terrina.
- Dunque, guarda bene; ora sbatti
le uova, poi aggiungi un po’ di farina… -
- Quanta? –
Benji ci pensò su un momento,
mentre Julia apriva gli armadietti della cucina alla ricerca del prezioso
ingrediente. A dire la verità lui non sapeva affatto come si facevano i
pancakes; forse li aveva mangiati un paio di volte quando era a Miami, ma non
ricordava nemmeno che forma avessero. O forse li aveva solo annusati e li aveva
buttati nel cestino senza che i suoi genitori lo vedessero…cazzo, ne era
passato di tempo! O non erano pancakes? Forse erano plumcakes…mah…
- Ho trovato la farina! – disse
Julia – Allora, quanta ne serve? –
Benji si scosse dai suoi profondi
pensieri culinari. – Uh? Ah, già. La farina. Dunque… -
Prese due pugni di farina e li
sbatté nella terrina continuando a mescolare, fino a quando l’impasto si
incollò completamente al mestolo.
- Aggiungiamo un pizzico di
lievito… -
Lievito? Ma sì…
- Ehm…Jenny…se fossi in te
aggiungerei anche un po’ d’acqua... –
- Stavo per dirlo – disse Benji
arrossendo. Versò mezzo bicchiere d’acqua nell’impasto e continuò a mescolare.
- Così resterai a Hokkaido per un
bel po’… - disse Benji.
- Già! – cinguettò Julia – Un
mesetto di vacanza non me lo toglierà nessuno! Solo mi dispiace che Philip sia
impegnato nel ritiro…speravo di potermi godere un po’ il mio cuginetto! –
- Per conto mio puoi godertelo
quanto ti pare – rispose seccamente Benji. Poi si accorse dell’espressione
perplessa di Julia e si corresse piuttosto maldestramente. – Ehm…ovviamente
ricordati che io ho il diritto di precedenza! – disse, strizzando un occhio
alla ragazza.
- Ovviamente… – ripeté Julia. –
Sai, è un peccato che tu debba ripartire così presto. Avremmo potuto fare un
po’ di cose insieme, mentre Phil sarà a Tokyo. Qui da sola mi annoierò da
morire… -
- Dispiace molto anche a me… -
disse Benji. E non sapeva quanto era sincero, accidenti! Ogni minuto che
passava accanto a quella ragazza faceva accelerare il battito del suo cuore… Se
solo non si fosse trovato in quella fetentissima situazione…
Ma quella situazione si sarebbe
risolta molto presto, non aveva dubbi. Doveva solo aspettare Patty.
Già, e poi?
Beh, ci avrebbe pensato a tempo
debito! Ora doveva solo cogliere l’attimo…
- E’ veramente un peccato –
disse, cercando di liberare il mestolo dal collosissimo e gommosissimo impasto
– Philip avrebbe potuto presentarti i suoi compagni di squadra…alcuni di loro
sono delle persone veramente interessanti… -
- Lo so… - disse Julia
sospirando. Benji drizzò le antenne e, facendo finta di niente, versò il grumo
di pasta in una padella, ci sbatté sopra un coperchio e, con il massimo della
nonchalance si mise in ascolto.
Julia si guardò intorno, quasi
per essere sicura che non ci fossero orecchie indiscrete nei paraggi.
- Jenny – sussurrò – Devi
aiutarmi. Visto che conosci i compagni di squadra di Philip… -
- Sìììì… -
- Insomma, uno di loro mi…mi ha
fatto perdere la testa! –
Benji allargò le labbra in un
sorriso da pubblicità di dentifricio. – Sarebbe? –
- Oh, non ho mai visto nessuno
come lui! Ha un fisico da statua greca e quando sorride vedo le stelle! Tutte le
mie amiche stravedono per lui, ha un modo di fare così galante e raffinato… –
Era fatta! A meno che non
parlasse di quel morto in piedi di Julian Ross, quel superfigo non poteva
essere altri che lui…
- …e poi gioca in maniera divina!
Credo sia il migliore del mondo nel suo ruolo… -
- Beh, se gli hanno assegnato il
titolo di Super Great Goal Keeper un motivo ci sarà… - disse Benji, con
baldanzosa sicurezza.
- Cosa? –
Benji rimase un momento
spiazzato. – Cosa…cosa? –
- Il…il super coso…che diavolo
sarebbe? –
- Il Super Great Goal Keeper…è
così che chiamano Benji Price. E’ il miglior portiere del mondo, lo sanno
tutti… -
Julia scoppiò a ridere. – Price?!
– esclamò – Ma chi parlava di Benji Price? Quello è uno stupido pallone
gonfiato! Io mi riferivo a Holly Hutton… -
- COSA?!? –
Julia sospirò e si portò le mani
al petto. – Jenny, non hai idea di quello che farei per quel ragazzo…ti prego, devi
aiutarmi a conoscerlo! –
Benji era rimasto a bocca aperta,
sconvolto per quella rivelazione. Non poteva essere davvero così. Un incubo
nell’incubo! Quelli erano i confini della realtà…
Non solo quella splendida ragazza
gli aveva dato del pallone gonfiato, ma aveva addirittura confessato di essere
follemente innamorata di un pesce lesso…un pesce lesso che sarebbe piombato in
quella casa di lì a poche ore…
No, non poteva, non doveva
essere vero!
Oltre ad aver subito un durissimo
colpo al suo orgoglio di macho, ora Benji si trovava veramente nella merda fino
al collo. E puzzava tanto che il ragazzo non si accorse nemmeno dell’odore di
pancake bruciato che aleggiava per la cucina…