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Autore: Jill_BSAA    24/08/2011    3 recensioni
Non ricordo dove mi trovo, non ricordo nemmeno da quanto tempo sono qui … chi sono io? Ah sì, mi chiamo Jill Valentine e questa è la mia fine...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“L’oscurità … mi circonda …”

Non ricordo dove mi trovo, non ricordo nemmeno da quanto tempo sono qui  … chi sono io? Ah sì, mi chiamo Jill Valentine. Con uno sforzo sovrumano cerco di aprire gli occhi, ma non ci riesco, mi bruciano. A dire il vero tutto il corpo brucia, ah giusto, ho un corpo. Cerco di muovermi ma i muscoli non rispondono ai comandi anzi percepisco solo l’acuto dolore che proviene da essi, e con tutta la forza di volontà che possiedo, mi decido a non urlare, a limitarmi a gemere per le fitte che attraversano tutte le mie membra, facendomi respirare a fatica. Solo dopo alcuni minuti riesco ad aprire gli occhi e a distinguere tante altre celle uguali alla mia. Cerco nuovamente di muovere le gambe ma dal suono che produco, capisco che sono incatenata tramite polsi e caviglie al muro, con la schiena poggiata contro di esso. Ora ho ripreso completa coscienza di me stessa, ma non del mio stomaco, che si ribella agli odori di questo posto: odore di chiuso, di muffa, di cibo rancido e di carne in putrefazione, probabilmente qualcuno deve essere morto e il cadavere non è ancora stato rimosso, rendendo quest’aria mefitica e irrespirabile. Una nuova persona, però, arriva a turbare questo bel quadro, dei passi lenti e ritmici, riesco a sentirne l’eco a distanza. Una torcia m’illumina il viso abbagliandomi, sbatto le palpebre per qualche istante e volto il capo infastidita, prima di tornare con lo sguardo sulla figura che mi fissa. Oro ricordo tutto e un odio incontrollabile mi assale. Mi agito, cerco di alzarmi e di avventarmi sulla figura con gli occhiali neri, urlo per liberarmi, gemo per il dolore e per la frustrazione, ma non riesco nemmeno ad arrivargli vicino. “Ciao Jill” la sua voce è calma come sempre ed è simile a un suono stridulo e fastidioso alle mie orecchie “ è da tanto che noi due non ci facciamo una chiacchierata” Non rispondo, il disgusto mi riempie la gola e m’impedisce di parlare “Come stai?” Mi domanda prendendomi il mento, alzando con uno strattone il mio viso costringendomi a fissarlo ma, il mio sguardo è carico di odio, lo capirà? Lo spero … “Rispondi!” un comando imperioso, ma ancora una volta le mie labbra rimangono fisse, Wesker mi colpisce forte in volto con uno schiaffo, spaccandomi gran parte del labbro inferiore dal quale comincia a uscire del sangue, lo sento scorrere caldo lungo il mento, ma non cedo, né a lui né al dolore. Odio quest  uomo con tutta me stessa e non voglio dargli soddisfazione. Con fare minaccioso si sfila gli occhiali gettandoli a terra mostrandomi le sue iridi arancioni, splendenti come le fiamme dell’inferno, perché infondo, è il luogo dove mi trovo ora”Mi hai massacrata” osservo io con un debole sorriso, ma la mia voce è flebile stento quasi a riconoscerla non mi appartiene come  questi dannati capelli biondi. Lui sogghigna ascoltando la mia mezza risposta, sembra fiero di se e del proprio operato “Non ti e piaciuto?”  domanda in tono mellifluo accarezzandomi i capelli, incollati al volto per il sudore.”M-u-o-r-i-” scandisco, ma a lui non sembra dispiacere, anzi allarga quel suo disgustoso ghigno che continua a ostentare sulla faccia “Vedo che dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato le buone maniere, che delusione..” scrolla il capo con una finta espressione dispiaciuta , mentre estrae qualcosa che scintilla alla luce della torcia elettrica. Una lama “Che vuoi fare?” domando sgranando gli occhi ma una paura cieca mi assale  paralizzandomi all’istante e il panico comincia a farsi strada in me, sono impotente di fronte a lui. “mi dispiace ma ora non mi servi più Jill, anche se sei stata una pedina importante sulla mia scacchiera”detto questo un dolore lancinante all’addome mi costringe a cadere a terra, senza fiato. Sento che la pelle delle ginocchia si lacera a causa dell’impatto violento sul pavimento irregolare.  All’altezza dello stomaco una lunga ferita ha iniziato a perdere sangue, il forte odore metallico si riesce a distinguere chiaramente. Wesker sorride leccando il liquido rosso che cola dalla ferita pulsante  “ti prego … ” cerco di scandire bene le parole ma le fitte che la ferita lancia m’impediscono di parlare chiaramente  “è un po’ troppo tardi per pregarmi, ora …” Continua a sorridere e riesco solo a pensare a quanto vorrei strappargli quel ghigno dalla faccia, piantandogli una pallottola in pieno viso, ma questo pensiero scema velocemente perché qualcosa di duro impatta contro la ferita, e mi fa urlare con tutto il fiato che ho in gola . Wesker mi ha colpita con un violento pugno allo stomaco e di conseguenza sono caduta a terra, il corpo tremante e le mani che si aprono e chiudono convulsamente e dell’altro sangue va ad aggiungersi a quello che fuoriesce dal labbro.  Le mie grida strazianti riempiono il luogo rimbombando sulle pareti e nella mia testa, il sangue comincia a uscire a fiotti, la testa mi gira e non riesco a pensare per il dolore. Il mio aguzzino sembra trovare divertente questa scena “mi dispiace perderti Valentine” parole vuote cui non riesco a trovare un significato, mi sorride e pianta il coltello in profondità nella mia coscia, forse recide anche qualche arteria perché il sangue zampilla e finisce sul suo completo nero, una macchia di colore nell’oscurità. 

  
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