Disclaimer:
Vegeta
appartiene interamente a
Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per
disquisire su
Vegeta. Così va il mondo.
Note:
Sa il cielo
da quanto tempo ho
questa storia nel pc, e sa il cielo anche quanto poco ancora mi
convinca, ma amen e così sia.
― Scritta
per la BDT, prompt 042. Triangolo @ fanfic100_ita
Litigio a tre
Fin
da bambina Bulma non è mai stata una persona paziente, e
nonostante
i luoghi comuni di sua madre, non lo è diventata neanche
crescendo.
In
particolare non le riesce di essere paziente con chi si ostina a
volerle imporre il suo punto di vista, come se lei non avesse un
cervello perfettamente funzionante - e perfino decisamente sopra la
media, modestia a parte.
«Basta
così!», urla quindi ad un certo punto, esasperata,
sbattendo le
mani sul tavolo così forte da far sussultare il suo
interlocutore.
«Ne abbiamo già parlato decine e decine di volte,
sono stanca di
questa conversazione. Non cambierò idea»
Nonostante
cerchi di tenere il tono più pacato possibile, dentro di
sé la
donna sente la rabbia ribollire come un vulcano in eruzione.
Vorrebbe
tanto chiedere a tutti loro perché sono così
convinti di avere il
diritto di dover farla ragionare, e soprattutto
perché
diamine pensino che lei stia sragionando.
Vorrebbe
chiedere che cosa ne sanno loro della sua vita, delle motivazioni che
stanno dietro alle sue scelte. Pensano forse che sia una sprovveduta?
Eppure la conoscono.
Dovrebbero
conoscerla.
«Bulma,
senti...», riprova ancora l'altro, alzando le mani come a
voler
difendersi da un eventuale attacco fisico. Possibilità che
la stessa
Bulma non esclude affatto.
«No,
non voglio sentire nient'altro», sibila lei, furiosa.
«Ho scelto
Vegeta. Fattene una ragione, Yamcha», aggiunge, con la
consapevolezza di essere ingiusta e di fargli del male in modo
totalmente gratuito, dal momento che l'altro è probabilmente
animato
dalle migliori intenzioni.
Ma
non le importa.
Vuole
solo che la lascino in pace.
Yamcha
si irrigidisce e fissa la donna con un'espressione sorpresa e ferita
allo stesso tempo.
Come
può dire una cosa del genere?
«Io−
non c'entra niente, lo sai», borbotta, imbarazzato e offeso.
Questo
non ha nulla a che fare con lui o con quello che c'è stato
tra loro:
non è andato lì per riprendersela, ma per
salvarla. Da sé stessa,
e soprattutto da quell'altro.
Bulma
è sempre stata ossessionata da quest'idea del principe
azzurro,
Yamcha lo sa bene. Per molto tempo ha creduto di essere lui il suo
uomo perfetto, il suo cavaliere scintillante. Ma non è
andata così,
nonostante lui ci abbia davvero provato ad essere un buon fidanzato.
Ormai
si è rassegnato al fatto che tra loro non funziona e non
funzionerà
mai. Sul serio.
Ma
non si rassegnerà a lasciare che Bulma si rovini la vita a
causa di
uno stupido sogno infantile. Come possa poi aver identificato
quel−
quel− quello come il principe azzurro dei
suoi sogni, è una
cosa che non capirà mai.
Non
capirà mai come può guardarlo e non vedere il
sangue che gli cola a
fiumi dalle mani. Come può baciarlo e non sentire il sapore
della
morte sulle sue labbra. Come può toccarlo e...
Yamcha
arresta i suoi pensieri, turbato e disgustato dalla direzione che
stavano prendendo. Non vuole immaginarli in quel contesto.
«Ti
sta usando!», riprende, con più foga.
«Per lui non sei altro che−»
«Che
cosa?», urla Bulma, ancora più furiosa.
«Che cosa sono, Yamcha?
Dimmelo!»
Lui
indietreggia, cercando di trovare una risposta che non finisca per
farlo ammazzare lì sul posto. Non riesce a pensare a nulla,
e lei
riprende la sua sfuriata, insultandolo in tutti i modi che le vengono
in mente.
Yamcha
subisce in silenzio, senza neanche provare a difendersi.
Vorrebbe
solo dirle che per quello lei non sarà
mai ciò che è stata
per lui.
Ma
non può farlo.
Vegeta
sente le loro urla fin dalla Gravity Room, nonostante questa sia
fatta da pareti di puro acciaio spesse più di venti
centimetri. La
voce stridula di lei e le patetiche repliche di lui gli urtano i
nervi come neanche Kakaroth al suo peggio.
Ringhiando
contro quel fastidioso cianciare di sottofondo, Vegeta interrompe il
suo allenamento e decide di andare a vedere di persona cosa diamine
abbiano da urlare la donna e il babbeo terrestre. E di zittirli anche
definitivamente se necessario.
Li
trova in cucina, uno di fronte all'altro, a distanza di non
più di
un palmo di naso, entrambi paonazzi in volto ed ancora intenti ad
urlare, tanto che si accorgono della sua presenza solo dopo un paio
di minuti buoni.
Lui
li osserva con un sopracciglio leggermente inarcato, unica traccia di
espressione sul suo volto altrimenti granitico. Non si scompone
nemmeno quando Bulma si volta a guardarlo con occhi di fuoco.
«Be'?
Che cosa vuoi?», domanda la donna, con un tono quasi di sfida.
«Silenzio»,
risponde il saiyan.
Il
suo sguardo passa dal volto irritato di Bulma a quello contrariato
del terrestre, che lo fissa con non meno astio della donna.
«Vattelo
a cercare da un'altra parte, allora», sibila lei, in risposta
«Nel
caso te ne fossi dimenticato questa è casa mia, e ci faccio
quel che
mi pare»
Vegeta
sta per ribattere che per continuare a fare quello che le pare deve
essere viva, condizione che dà forse un po' troppo per
scontata, ma
lei non gli lascia nemmeno il tempo di prendere fiato.
«E
che incredibile faccia tosta, poi!», riprende, allontanandosi
dal
terrestre e puntando dritto verso di lui. «Soprattutto
considerando
che questa è tutta colpa tua!»
Il
saiyan non ha la minima idea di cosa esattamente lei lo stia
accusando, ma non ne è particolarmente turbato. E' talmente
abituato
alle sfuriate della donna, che ormai non ci fa quasi più
caso.
«Voglio
silenzio», ripete semplicemente. «Altrimenti vi
ammazzo»
Ghigna
quando con la coda dell'occhio nota il terrestre irrigidirsi
immediatamente, ma Bulma non batte ciglio di fronte alla minaccia di
morte, e anzi gli si fa più vicina, spingendo con forza un
dito
contro il suo petto.
«E
io voglio essere lasciata in pace», ribatte, ancora furiosa.
«Altrimenti tu−»,
e si volta appena ad indicare il terrestre «Farai una brutta
fine, e
tu−»,
continua,
mentre il dito torna a battere contro i suoi bicipiti. «Ti
ritrovi
senza vitto e alloggio. Soprattutto senza vitto!», lo
minaccia.
Poi,
dopo aver gettato un'ultima occhiata di fuoco sia a lui che
all'altro, marcia velocemente fuori dalla stanza, continuando a
borbottare improperi.
Vegeta
si ritrova da solo con il terrestre, che guarda il punto in cui
è
sparita Bulma con un'espressione talmente beota e meravigliata da
fargli quasi venire voglia di ridere. Quasi.
Ma
quando l'altro torna a voltarsi verso di lui, sul suo volto non
c'è
più alcuna traccia di stupore, ma solo un cupo cipiglio.
«Bé?»,
domanda Vegeta, imitando inconsciamente il tono di Bulma.
Non
capisce proprio cosa ci faccia quell'individuo in casa loro, a parte
provocare crisi isteriche alla donna.
«Io─
se tu─ se
solo provi...»,
balbetta il terrestre, con i pugni stretti e un'aria che forse
vorrebbe essere minacciosa. Poi si ferma un attimo, prende un respiro
profondo e lo fissa dritto negli occhi. «Se le fai del male
te la
vedrai con me. Ricordatelo», sputa fuori alla fine, quasi
ringhiando.
Vegeta
ghigna, allettato dalla prospettiva di un vero combattimento ─
anche con quel bamboccio, sì, e anche senza una motivazione
valida,
visto che non ha alcuna intenzione di fare del male alla donna, a
meno che lei non gli dia troppo fastidio (e anche se non lo
ammetterebbe mai nemmeno sotto tortura, il suo livello di
sopportazione si è decisamente alzato nell'ultimo periodo, e
sembra
innalzarsi verso nuove vette ogni giorno di più, cosa che
forse
dovrebbe preoccuparlo, e che invece lo lascia perlopiù
completamente
indifferente).
«Davvero?»,
si limita a replicare il principe dei saiyan, incrociando le braccia
al petto.
«Davvero»,
conferma l'altro con voce molto più ferma, facendo un passo
avanti.
La
sua calma e la sua determinazione sono sorprendenti, si ritrova a
pensare Vegeta, divertito, soprattutto considerando chi ha appena
sfidato.
I
due uomini rimangono fermi a fissarsi per un lungo momento, entrambi
con i muscoli tesi e pronti allo scontro, ma prima che la situazione
degeneri, un vassoio di pasticcini si frappone tra i due guerrieri,
sconcertandoli totalmente.
«Oh,
che cosa romantica, due pretendenti che combattono per l'amore della
mia Bulma», chioccia la signora Brief, spuntata da
chissà dove. «Un
dolcetto, ragazzi?»
Vegeta
si chiede per la novecentosettantaseiesima volta circa,
perché, dopo
mesi di convivenza con lei e i suoi dolcetti, non abbia ancora ucciso
quella donna, e per la novecentosettantaseiesima volta circa, non
riesce a darsi una risposta soddisfacente.
Così,
mentre il terrestre ─
preso
in contropiede e in palese imbarazzo di fronte a quell'apparizione
improvvisa e sorridente ─,
si affretta ad afferrare un biscotto e a balbettare scuse e
ringraziamenti allo stesso tempo, il saiyan, vista sfumare la
prospettiva di uno scontro, e soddisfatto perlomeno del reintegrato
silenzio, volta le spalle ai due e si dirige di nuovo verso la
Gravity Room.
In
fondo, si dice per consolarsi mentre aziona il dispositivo di
controllo della gravità, non solo non sarebbe stato un gran
combattimento, ma se avesse macchiato la cucina di sangue, Bulma
avrebbe di sicuro ripreso ad urlare, cosa che lui davvero non
sopporta.