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Autore: maryHOUSE    27/08/2011    4 recensioni
House condannato per aver distrutto la casa della Cuddy sta per uscire di prigione. Crede di aver saldato il suo debito e che tutto torni com'era prima, ma niente sarà più come prima.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Ebbene si, anch’io non ho resistito alla tentazione ed ho deciso di scrivere una ff . aspetto i vs commenti e le vs critiche, cmq grazie a chi si fermerà a leggerla.
 
 

SCACCO AL RE

 

I  CAPITOLO

*  CARTOLINE DALL’INFERNO *

 
 
Aveva gli occhi chiusi, il sole gli scaldava il viso, ancora due settimane ad avrebbe avuto aria da respirare, non solo un’ora al giorno da dover condividere con troppi uomini rabbiosi ed innocenti. Così si erano dichiarati nei vari processi in cui li avevano condannati.  L’unico colpevole in quell’inferno era lui.
Ritornò con la mente al suo processo ,era stato tutto così veloce, il suo avvocato gli aveva consigliato di patteggiare la pena e nonostante la Cuddy e Wilson avevano ritirato la denuncia la condanna era stata a 18 mesi,  era  incredibile che fossero passati,   gli erano sembrati interminabili. 
Aveva passato la prima settimana tra infermeria e il buco, così chiamavano la cella di punizione . Proprio non gli riusciva di tenere la bocca chiusa,  aveva rimediato un occhio nero, il naso e due dita della mano rotti  e contusioni varie.  L’infermiera  Janel , un donnone di colore due metri per due,  oltre a medicarlo dispensava  consigli. --- Prima regola: Tieni la bocca chiusa!  ---Amen sorella! ---scherzo House.
---seconda regola:  tutto ha un prezzo qui . 
---anche fuori di qui!--- ribattè House
Janel  proseguì ignorandolo---terza regola:  impara in fretta le prime due perché potresti non sopravvivere qui  dentro.  Credo tu abbia stabilito un record  sei riuscito a farli arrabbiare tutti, i latini, i neri e gli italiani. ---lo schernì infine.
---non volevo mi accusassero di razzismo! Concluse House inserendo  la mano fasciata, nella camicia arancione, che cominciava a pulsargli.
Il dottor Moss non era simpatico come Janel, ma ugualmente sexy,  alto un metro e cinquanta, pelato, occhiali spessi come fondi di bottiglia.  Si proprio un bel omino pensò.  House capì dopo cinque minuti con lui che era disposto a fornirgli il vicodin.---al giusto prezzo.---concluse in tono viscido.
Chiese a Wilson di procurargli il denaro, senza chiedere scusa e nemmeno per favore. Non gli facevano tenere il bastone, si muoveva a fatica e il suo dolore era tangibile. Non lo avrebbe lasciato solo nemmeno stavolta.
Aveva pagato per otto vicodin ma il dottor Moss gliene aveva consegnato solo sei. Quando aveva provato a protestare era finito ancora nel buco era il sesto giorno.
Come in una rilettura della Bibbia il settimo giorno accadde l’imprevedibile, i galeotti erano tutti riuniti per il pranzo quando una sedia nel settore dei latini, volò a terra. un colombiano chiamato “ il guardiano”, Annaspava e non riusciva a respirare. House si fece largo e gli praticò la manovra di Heimlich, facendogli sputare il boccone incastrato. Aver salvato la vita al capo dei latini gli aveva spianato la strada a diversi privilegi. Nessuno lo aveva più picchiato o spintonato ed aveva la fornitura regolare di Vicodin. Da quel giorno il suo soggiorno nella prigione di stato aveva preso una piega più sopportabile.
Quasi tutti gli aveva fatto visita in prigione. Wilson era quello più regolare, lo teneva informato su tutto e tutti, quasi tutti. All’inizio aveva  anche tentato di convincerlo a scusarsi con la Cuddy,  House continuava a dire che non aveva niente di cui scusarsi, aveva pagato lui i conti per la ristrutturazione della casa e questo pareggiava tutti gli altri conti, in realtà non ci credeva nemmeno lui e  dopo un po’ Wilson smise di parlargli di Lisa.  Foreman era quello più preoccupato, prima pensò che forse era preoccupato per il suo lavoro, ma dovette ricredersi in fondo era stato l’unico che si era davvero preoccupato per lui, prima che gli eventi  travolgessero tutto, non era stato in grado di aiutarlo perché nessuno lo era. Tredici e Chase portavano scompiglio ogni volta che andavano a trovarlo sia tra i detenuti che tra le guardie. Taub era andato una sola volta, aveva avuto due figlie da due donne diverse ed era stato cacciato via da entrambe, era tornato a vivere da Foreman e adesso faceva un doppio lavoro per mantenere la sua doppia famiglia ed era solo.
Lei non era mai andata a trovarlo, né chiedeva sue notizie a Wilson. House l’aveva chiamata, le piaceva sentire la sua voce,  ma non aveva mai avuto il coraggio di parlarle.
L’ora d’aria era quasi finita, aveva ancora gli occhi chiusi cercando di ricordare il suo volto, non riusciva a mettere a fuoco  i suoi lineamenti, i suoi occhi, il suo sorriso, ancora due settimane e l’avrebbe rivista, quello era l’unico pensiero che lo facesse sentire ancora vivo, decise di scriverle, prepararla al suo ritorno.
Tornò in cella prima dell’arrivo degli altri e le scrisse. L’inizio fu la parte più  difficile da scrivere "Cara Lisa" o "mia cara", gli suonava falso e ridicolo,  alla fine decise.
 
Ciao , (lo barrò per cancellarlo)
ho fatto cose di cui mi pento, cose che SO tu non potrai dimenticare né perdonare, ho lasciato uscire l’animale che avevo dentro ed ha divorato tutto, anche me,  SO di non averti saputo amare, anche se era tutto ciò che volevo, tutto ciò di cui avevo bisogno. SO che, adesso , nessuna parola potrà cambiare il passato, perciò ti chiedo di aiutarmi a costruire un presente come amici, come colleghi, come ex-amanti, perché io ti voglio nella mia vita ed anche se non siamo riusciti a restare insieme non mi pento di aver tentato. SO che non esistono ragioni per cui tu debba volere le stesse cose,  ma è giusto che tu sappia che TU sei tutte le mie ragioni.
 
 
Aveva messo la lettera in tasca, era giorno di visita, Wilson sarebbe andato a trovarlo e avrebbe avuto il compito di consegnarla. Dopo aver parlato delle solite cose House chiese: ---lei come sta?
Wilson era sorpreso, non le chiedeva di Lisa da mesi.
---sta bene!---una risposta scarna ed uno sguardo interrogativo spinsero House a continuare.---la settimana prossima uscirò da qui e vorrei sondare un po’ il terreno per riprendere il mio vecchio posto.---mentì.
----House…----iniziò Wilson---sono cambiate molte cose in questo anno e mezzo. Lisa si è dimessa dal Plainsboro, lavora al….---si interruppe.---Forse è meglio se non lo sai. Non vuole vederti. L’ultima volta che ne abbiamo parlato voleva richiedere un ordine restrittivo nei tuoi confronti per quando uscirai di qui. Mi dispiace …l’ho vista decisa. Non ti vuole nella sua vita.
---è ancora innamorata di me, sa che non potrà resistermi se le sono vicino.---provò a scherzare.
---House…si è sposata, due mesi fa.---disse Wilson a bruciapelo
Il sorriso gli morì sulle labbra, aveva la mano in tasca, dove aveva messo la lettera--- e cosa aspettavi a dirmelo? Temevi facessi qualche insano gesto---disse con rabbia.
----Dimenticala House. Potrai tornare a lavorare in ospedale , ma lei…non ci sarà. Hai sbagliato troppo e non sempre è possibile rimediare agli errori.
House accartocciò la lettera e la buttò nel cestino prima di uscire dalla stanza senza salutare.
Wilson capì di averlo turbato ma non poteva farci nulla, incuriosito si avvicinò al cestino, in mezzo ad altra cartastraccia riconobbe la scrittura di House e mise la busta ancora chiusa in tasca.  

  
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