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Autore: SnowDra1609    27/08/2011    2 recensioni
Il mondo è cambiato, così come le persone che lo abitano. Gli echi del passato cominciano a farsi sentire di nuovo e misteriose forze sono decise a fare in modo che nessuno possa udirli. Terroristi e soldati si contendono il segreto che potrebbe definitivamente cambiare il corso della Cosmic Era mentre un fuggitivo cerca i perché della sua vita. Seguito diretto di Scandinavian Conflict, forse è meglio leggersi il primo capitolo. A voi la lettura.
Genere: Azione, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scandinavian Tales'
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Intraworld
 
 Il terrorismo si è trasformato nell'arma sistematica di una guerra che non conosce confini.
Jaques Chirac
 
- Non sei cambiato affatto, Yzak –
- Neanche tu – l’albino sorrise prima che il radar lampeggiasse.  Lampeggiasse però non come in ogni rilevamento, ma lampeggiasse rosso e con una vistosa notifica del computer su cui campeggiava la scritta “Campione in avvicinamento” ed ovviamente, cosa a cui il giovane capitano di ZAFT arrivò in pochissimi secondi, seguiva la sigla “Attenzione: richiedere rinforzi, non ingaggiare in solitario”.
 
Marc Drago era un terrorista. Questo si sapeva. Marc Drago era affiliato ad Intraworld, i più pericolosi tra i terroristi del dopo guerra. Questo anche si sapeva. Marc Drago era un reietto, questo non si sapeva. In quel momento un giovane ragazzo dagli scompigliati capelli mori e da profondi occhi blu oceano correva a perdifiato lungo le vie di Stoccolma mentre alle sue spalle poliziotti in divisa di assalto e cani lo inseguivano spietatamente. Poteva sentire sul collo il respiro degli animali, freddo e pungente e soprattutto mortale. Poteva sentire le urla dei cittadini quando vedevano il suo viso e la polizia caricare le pistole. Oltre a ciò poteva ben notare auto, camion e soprattutto mobile suit attestarsi in ogni dove pronti a prenderlo e se necessario a trucidarlo.
Marc Drago era un reietto perché c’era una regola tra gli Intraworld, una regola che raramente era stata saltata: se uno degli affiliati veniva catturato, andava ucciso. Se era vicino alla cattura, era meglio ucciderlo preventivamente se un’azione di recupero fosse stata impossibile. Quello era il caso della missione impossibile. Il che significava che in quel momento Marc Drago scappava dalla polizia del regno di Scandinavia e scappava anche dai suoi stessi compagni di guerra e attentanti. Scacciò i nefasti pensieri che lo vedevano accasciato sanguinante a terra accelerando il già veloce passo. Si gettò in un vicolo laterale tentando con un solo balzo di scavalcare una recinzione metallica, cosa che anche gli agenti fecero senza difficoltà, ma almeno i cani erano rimasti bloccati. Corse ancora più forte, liberandosi del sacco che teneva con se e che gli era costato quasi la cattura cercando riparo in un edificio. Sfondò un ingresso laterale con un solo calcio prima di gettarsi a testa bassa lungo le scale che davano nella cantina, unica via di fuga a prima vista. I poliziotti alzarono i loro fucili accendendo le torce e nuovi cani si aggregarono agli inseguitori. Il moro si guardò intorno disperato ma come ben notò le vie di fuga erano tutte bloccate. Aprì la fondina della sua pistola calibro 9 mm controllando il caricatore. Anche volendo c’erano solo due proiettili e non era tipo da suicidarsi. La porta dello scantinato venne sfondato poco dopo seguita da una flashbang abbastanza potente da mandare a terra anche il miglior coordinator, ma non lui. Lui venne stordito, solo stordito, e poi gettato a terra dagli agenti del Servizio di Sicurezza Reale. Uomini che sulle proprie scrivanie avevano le foto di almeno un collega ucciso da quello stesso giovane che in due anni di terrorismo aveva fatto più danni di un esercito, uomini che nella lista dei ricercati peggiori avevano lui, persone che avevano tutti i motivi per pestarlo prima a sangue e poi massacrarlo di proiettili come lui si era divertito a farlo con i due membri della guardia reale catturati dagli Intraworld dopo un attentato in Eurasia. Uomini che in effetti, “per assicurarsi che fosse calmo”, lo presero più di una volta a calci facendogli sputare sangue.
 
I tre mobile suit dell’ex squadra di Le Klueze si distanziarono quando i primi colpi di beam bazooka  colpirono la superficie di Junius 7 facendo alzare strati di polvere a non finire.
- Che cazzo è? – abbaiò l’albino mentre alzava le gatling del suo ZAKU Phantom sparando delle raffiche evitate dal mobile suit nemico.
- Bella domanda, capitano – Athrun frenò alzando il fucile del suo di mobile suit sparando a volontà cercando di sopprimere il nemico assieme al terzo del gruppo.
- Dice di chiamare i rinforzi, però, che genio – il biondo tentò di ironizzare beccandosi di rimando solo le ringhiate del giovane Joule. Il mobile suit nemico si avvicinò ancora sparando raffiche di beam bazooka rima di passare a quelle che sembravano essere fucili a pompa dalla lunga distanza. I primi due colpi andarono a vuoto ma la seconda raffica sfondò quasi lo scudo dei due ZAKU prima che colpisse il cannone a lunga distanza di Dearka.
- Ehi Yzak perché non ci dici cosa contro combattiamo? –
- Che cazzo ne so Dearka – strillò l’albino scansando un altro colpo nemico – sto attendendo che sia quella fottuta di Voltaire a dirci cosa stiamo tentando di abbattere – il mobile suit blu fece sparire anche i fucili a pompa estraendo nella meccanica mano destra una beam saber mentre l’avambraccio sinistro si scopriva lasciando intravedere due canne che replicarono al fuoco dalla distanza. Piombato sulla superfice della colonia in caduta il blu accelerò pericolosamente lanciandosi contro lo ZAKU del giovane Zala che fece comparire a sua volta l’ascia. Il primo colpo del blu venne parato ma lo sconosciuto pilota diede massima potenza ai propulsori laterali scivolando sulla superfice prima di lanciare un fendente laterale che distrusse tutto lo scudo. La beam saber era vicina all’abitacolo quando Athrun si gettò all’indietro. Gli altri due piloti non si fecero attendere e mentre Dearka estraeva la sua di arma bianca Yzak tentava di sopprimere l’avversario con la gatling scaricando tutta la potenza di fuoco possibile sul suo nemico. Il mobile suit si limitò a parare i colpi con uno scudo ad energia prima di replicare con due raffiche e scansare il primo colpo d’ascia di Elthman. Decelerando abbassò il torso del mobile suit rialzandosi con la spada posta diritta dinanzi l’unico occhio che occupava la testa così simile a quella dei mezzi di ZAFT. Senza attendere oltre piegò solo la mano facendo calare la spada prima sulla testa dello ZAKU avversario e poi prendendo in pieno braccio e gamba destra. Zala era stato abbastanza furbo da colpire con un bel calcio l’amico lanciandolo al di la della portata delle armi dell’avversario prima di tentare di mozzargli le gambe. Il blu si limitò solo ad alzarsi in volo prima di gettarsi in picchiata su Athrun, ritirandosi leggermente quando lo ZAKU azzurro si gettò su di lui menando fendenti a destra e manca costringendolo a ritirarsi dietro un cumulo di macerie.
- Ehi Athrun, tutto bene? –
- Si, tutto ok … Dearka? –
- Sono vivo, sono vivo. Però sono fuori gioco direi – si sentì sbuffare il biondo mentre alzava i propulsori e si dirigeva alla nave madre
- Ma che diamine è? –
- MS-18E Kämpfer, mobile suit di assalto speciale. Sviluppato con la collaborazione del Sovrano Esercito Reale di Scandinavia e di Morgenroete, il mobile suit era un prototipo per i migliori piloti scandinavi e di ZAFT. Rubato due mesi mentre veniva trasportato vicino la colonia January Two  dagli Intraworld – la voce di Meyrin Hawke risuonò abbastanza disturbata, come per effetto di qualche interferenza radio
- E di cosa è armato esattamente ? – chiese educatamente Athrun seppur intento nello sfuggire ai colpi del Kämpfer
 - E’ equipaggiato con due beam saber, due beam bazooka, due beam shotgun, due coppie di beam Rifulge a medio raggio tenuti negli avambracci. In più conta dei Vulcan da 60mm ai lati della testa, lanciatori di mine e di missili con munizioni limitate ed anche, come unica difesa, uno scudo ad energia solo sull’avambraccio sinistro –
- Niente altro? – sbottò Yzak tentando di inquadrare il mezzo nemico
- No signore – la comunicazione si chiuse prima che qualcuno potesse replicare ed entrambi gli ZAKU si lanciarono sul nemico che evidentemente puntava ai Meteor quando finalmente arrivarono i rinforzi.
 
Il lungo convoglio corazzato di APC, carri e mobile suit attraversò rapidamente tutta il principale viale di Stoccolma arrivando solo infine dinanzi al palazzo reale. Rapidi e precisi i soldati scandinavi presero il giovane terrorista procedendo lungo il cordone di giornalisti che circondava l’entrata sparendo prima che chiunque potesse fare domande. Arrivarono poco dopo nei sotterranei del palazzo, dove gettarono il peso umano in una stanza interrogatori. A fatica e con le mani strette tra metalliche manette il terrorista si sedette dinanzi ad un tavolo di metallo nella classica sala interrogatori. Al di la del vetro nero erano presenti i massimi vertici del Regno, sia ramo civile che militare più membri sia di ZAFT che dell’OMNI Enforcer. Proprio i rappresentanti degli ultimi due schieramenti litigavano animosamente per chi dovesse entrare per primo ad interrogare il prigioniero
- Direi che avendo noi fornito le informazioni su dove si trovasse la base degli Intraworld sarebbe giusto che fosse un soldato di ZAFT ad entrare con il maggiore Maxwell –
- Ma siamo noi che abbiamo detto dove sarebbe sceso qui a Stoccolma –
Yzak Joule ed un colonello anonimo delle forze dell’OMNI erano arrivati oramai alla rissa quando Alexander Ground, primo ministro, fece la sua entrata con il maggiore Maxwell.
- Yzak, colonello Killroy. Spero non stavate litigando – i due si guardarono in cagnesco prima che il moro continuasse – entrerete tutti e due con me e il maggiore per presenziare direttamente all’interrogatorio. Vi pregherei di non fare domande fino a che non ve lo dirò io. La questione è molto delicata – sorrise discreto prima di uscire dalla sala osservazioni ed entrare, seguito dai tre militari, nella sala interrogatori vera e propria. Guardò leggermente schifato il terrorista facendo cenno a Maxwell che lo colpì con un forte pugno facendolo cadere a terra. Tolta di mezzo la sedia lo rimisero in piedi
- Marc Drago. Ho una lista di accuse da far invidia al diavolo. Omicidio, tentato omicidio, rapina, furto di materiale governativo, utilizzo di armi letali in luogo pubblico, diffusione di armi batteriologiche e chimiche, danneggiamento a mezzi pubblici e privati, senza contare le accuse di genocidio, massacro e omicidio plurimo che sono le mie preferite. Qualcosa da ridire su questo? –
- Niente, primo ministro – la voce si era fatta rauca
- Perfetto. Non ti dirò di sederti, non puoi. Non meriti neanche questo – il primo ministro si accomodò con calma – allora, cominciamo . Come ben sai non ci sarà nessun processo per te. Tu ed i tue ex-compari siete tutti condannati. Tu eri il primo della lista e ti abbiamo preso, come vedi, alla fine, tutti vengono catturati –
- Speraci, Ground – sorrise leggermente prendendo nel pieno dello stomaco un secondo pugno che lo sbatté al muro
- La cosa che mi fa ridere di tutta questa storia è che sei un completo idiota. Hai tentato di mandare giù Junius Seven con i tuoi amici fondamentalisti ma non ci sei riuscito e cosa fai? Atterri qui? Perché? –
- Ognuno ha la sua missione – scrollò le spalle, seppur questo gli fece male
- Non mi raccontare stronzate. Sei praticamente caduto qui. Eppure non hai prima tentato la fuga, perché? –
- Avevo una missione –
- Cioè? –
- Non lo vengo a dire di certo a te … -
- Ed a chi lo diresti allora, ai tuoi amici di Intraworld che ti vogliono morto? –
- No, a Simon Baldwin, conosce il tipo? –
- Simon Baldwin? Perché mai a lui? – il primo ministro mascherò la sorpresa osservando un plico di fogli che si era portato con se.
- Perché così è. Se per te non va bene allora torturami, uccidimi se vuoi ma non avrai altro – Alex si alzò arrivando vicino il vetro e vi diede una bottarella. Dopo due minuti lo zoppicante Simon fece il suo ingresso in sala osservando il terrorista con mal celata curiosità. I quattro presenti uscirono e Simon si accomodò dove prima era seduto Ground
- Allora Drago, perché mi volevi? –
- Perché so che lei è un uomo di parola. E perché la mia missione era personale, non per Intraworld –
- Cosa intendi dire, Drago? – Simon osservò gli occhi del giovane abbassando poco dopo lo sguardo
- Cerco un file. Un singolo file conosciuto come “Protocollo Amaranth”. Sapevo che era qui e per questo sono venuto a Stoccolma. Sapevo che mi avreste rintracciato. Ho più satelliti puntati addosso io che la Terra stessa. Per cui ora sono qui, da lei. Le darò la mia collaborazione ma voglio quel file in cambio –
- Mai sentito mi dispiace – Simon si alzò dirigendosi alla porta ma venne fermato dalla voce del terrorista
- Io ho bisogno di quel file, signor Baldwin. Le dirò tutto, tutto quello che so su Intraworld, le nostre operazioni, i capi che conosco. Voglio solo quel file – nella voce del giovane era palpabile la disperazione
- Come sai che esiste quel file? – Simon aprì la ano poggiando sul tavolo quello che pareva una cimice elettronica. In effetti il vetro si appannò e l’audio terminò, così come la telecamera si spense. La porta bloccata dalla spia nei movimenti precedenti.
- So che esiste. Non so come, è nella mia testa. E’ una parola che mi frulla da due anni oramai … Amaranth, file Amaranth, progetto Amaranth e tre giorni fa, mentre combattevo su Junius Seven mi è venuto in mente “Stoccolma, Amaranth”. Lei è il capo delle informazioni qui, ha più agenti di Terminal. Lei è l’unico che può rispondere ai miei perché –
- Cosa ci dirai? –
- Tutto quello che so, ma voglio quel file – Simon spense la cimice
- Comincia pure allora, c’è tutto il tempo –
- E’ semplice. Sono un anno e nove mesi che sono con gli Intraworld. Prima ero un normale ragazzo, poi la guerra è piombata sulla Spagna e da li è stato tutto un disastro. Ho messo mano ad un mobile suit per la prima volta quando uccisi un soldato di ZAFT che era nella vicina base militare. Ero bravo, li massacrai tutti –
- Non sei anche tu un coordinator? –
- Un natural-coordinator. Sono meglio di entrambi –
- Conosco la tiritera dei natural-coordinator, risparmiamela e vai avanti –
- Mi unì agli Intraworld dopo la guerra, quando volli vendetta. Comincia con lavori da fattorino, dopo due mesi il primo omicidio, Klaus Robertson, ministro dell’Economia dell’Alleanza Terrestre. Da li in poi ci sono tutti i lavori che ben conoscete –
- E per l’ultimo lavoro? Junius Seven? –
- Beh è semplice. Il capo mi ha dato gli ordini una settimana fa. Voleva che Junius Seven cadesse sulla Terra ma non completamente. Era diverso, molto diverso da ciò che avete visto. Il nostro scopo era fare in modo che solo alcuni pezzi cadessero. Abbiamo fornito noi i motori a quegli idioti di coordinator. Erano anche bombe. Così tante che avrebbero distrutto la colonia poco prima dell’entrata nell’atmosfera facendo cadere migliaia di frammenti sul pianeta, cosa che è accaduta poi senza che intervenissimo. I preparativi sono cominciati sei giorni dopo, quando … -
 
Era un giorno di sole nella città di Philadelphia. Città che si godeva la sua tranquillità mentre il mondo andava avanti senza problemi di sorta. Negli ultimi due mesi la situazione mondiale si era stabilizzata completamente, portando un po’ di calma e pace nel cuore degli uomini memori degli orrori dell’ultimo conflitto. Un ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi color del ghiaccio passeggiava attraverso il Penn Treaty Park sul lungo fiume, accarezzando leggermente quello che pareva un uccello solitario. Si appoggiò al parapetto che dava sulle chiare acque del fiume attendendo mentre il sole cominciava la sua discesa nell’arancio per lasciare il proprio posto alla luna piena. Dopo un paio di minuti passati attendendo un uomo vestito con un soprabito bianco totale lo avvicinò passandogli un padd. Il giovane vi poggiò sopra il pollice sbloccando il sistema operativo e cliccandoci sopra poco dopo, leggendo le istruzioni che vi erano segnate. Si staccò dal pezzo di metallo ritornando sui suoi passi e dirigendosi in taxi al Ground Place Hotel, il principale albergo della città. Maestoso e posto proprio nel centro economico, cuore pulsante della metropoli americana, il Ground Place era famoso non solo per i prezzi stratosferici ma anche per l’elevata privacy che offriva ai propri clienti, che per il giusto prezzo potevano concedersi notti fuori dall’ordinario senza paura di essere scoperti dai giornalisti. Ma anche per questo il Ground Place era l’hotel preferito dai leader di Intraworld per incontrarsi li dove nessuno se lo sarebbe aspettato mai. Quando il giovane biondo arrivò a destinazione si infilò rapidamente nella imponente hall superando tutti i controlli mostrando il tesserino di invito avuto con il padd ed entrando poco dopo in una delle numerose suite. Dentro lo attendevano tre persone che lo osservarono tranquillamente mentre lui si accomodava su una delle poltrone rosse e gialle che riempivano il salotto della camera d’albergo. Rifiutò con cortesia il sigaro e lo champagne offerti dal cameriere prima che uno dei tre cominciasse a parlare
- Drago, abbiamo una missione adatta alle tue capacità. Un nostro “amico” ha intenzione di far risvegliare questo mondo dal torpore che pare averlo colto. Come ben sai i nostri principali clienti hanno finito di fare affari quando anche la Sierra Leone è stata riappacificata, per cui, come capirai, hanno bisogno dei loro traffici, così come noi dei nostri soldi. Devi contattare, su Aprilius One, Kaito Sato. E’ un vecchio asso di ZAFT, che si ritirato dal servizio dopo che il loro leader, Zala, è morto. E’ un estremista, cos’ come i suoi amici e sappiamo che da anni provano a destabilizzare la posizione dell’Alleanza. Sarai un mercante d’armi che li aiuterà nel loro compito. Il fatto che tu sia un natural-coordinator non comprometterà la tua copertura –
- Venderai loro dei flare motors, che useranno per portare Junius Seven contro la Terra. Quello che loro non sapranno però – continuò una donna, l’unica donna del gruppo seduta a gambe incavallate vicino una scrivania di abete lavorato – è che i flare motors che tu venderai loro saranno imbottiti di esplosivo. Sarai a bordo del Kämpfer, il mobile suit che abbiamo requisito giorni fa da ZAFT. Assicurati che la missione si concluda nel migliore dei modi e che i motori esplodano al momento giusto portandosi via tutta la colonia. Fotografa i GINN all’azione e massacrali tutti. Ci bastano le prove fotografiche –
- Si tratta di montare un intero nuovo conflitto, Drago. Si tratta di molti molti soldi sia per te che per noi che per il nostro cliente. Non hai mai sbagliato finora, vedi di non cominciare ora – ricominciò il primo uomo – l’Andromeda sarà di supporto poco distante da te. Tu resta con i coordinator ribelli e vedi di tornare integro –
- Quando parto? –
- Oggi stesso. Hai un volo per Panama. Il mass driver carica alle 0600 in punto. Per le 0630 sarai partito e si spera che entro domani tu sia a destinazione, è un volo rapido – il terzo uomo si avvicinò con una valigetta – è tutto dentro. Distruggila appena hai finito con Sato –
 
- Allora esattamente chi sono i tre? –
- Conosco di viso solo l’ultimo. E’ conosciuto con il nome di Amerigo Van Glor. Non so il nome vero ma so che era un colonello dell’Alleanza Terrestre ai tempi della guerra del San Valentino di Sangue. Era della Federazione Eurasiatica e non ha mai perdonato agli atlantici di aver fatto saltare JOSH-A assieme alla maggior parte dei suoi uomini. Ha lasciato poco dopo l’esplosione ed ha fondato Intraworld come mercenari ai limiti della legalità –
- Degli altri che sai? –
- Solo che la donna è scandinava e che l’uomo è sud-africano. Sono due uomini di affari, artefici della fortuna di Intraworld quando Van Glor. Non so i loro nomi, mai sentiti. So che non hanno mai partecipato alle missioni di Intraworld ma in verità loro curano solo le finanze e le pubbliche relazioni. L’uomo ha i contatti, la donna le capacità, Van Glor i mezzi. Tre capi, organizzazione a prova di bomba –
- Come avete rubato il Kämpfer? –
- Soldi e bravura. Eravamo dentro il convoglio già partito e ci siamo liberati della scorta senza problemi. Appena fatte fuori le guardie abbiamo aperto la nave e lanciato il Kämpfer con me dentro senza problemi –
- E siete fuggiti dove? –
- Un asteroide ai confini della fascia dei detriti. Ce ne siamo liberati appena finiti due attacchi finanziati credo da una corporazione lunare. Appena finito io sono venuto sulla Terra per l’incarico, loro sono partiti –
- Perfetto, ora … hai preso il Mass Driver e sei andato su Aprilius … cosa è successo dopo? –
- Semplice … -
 
Il tempo su PLANT era perennemente bello e solare, eccezione fatta per i giorni in cui si decideva di far piovere. Marc non era mai stato abituato a quel tipo di temperamento. Il bar dove doveva incontrarsi con Sato era una riproduzione fedele di un caffè napoletano, essendo i proprietari discendenti di italiani emigrati. Si diceva facesse i migliori espresso dell’intera colonia ed ovviamente i prezzi non erano affatto bassi. La vicinanza con le sedi di ZAFT e del consiglio ne facevano il ritrovo preferito dai pezzi grossi. Il terrorista si era accomodato ad uno dei tavoli su una balconata che dava sul mare interno alla colonia attendendo il suo contatto con gli estremisti, contatto che arrivò dopo pochi minuti accomodandosi dinanzi a lui. Aveva come segno distintivo una vistosa cicatrice sul viso e non gli fu difficile riconoscerlo.
- Sato Kaito? –
- Kaito Sato. Al suo servizio –
- Perfetto. Spero che le abbiano detto i dettagli … -
- So cosa vende, e credo che lei sappia cosa siamo pronti a darle –
- Mi pare giusto. Sa il prezzo totale? –
- Non è un problema … - sorrise sinistro provocando un leggero brivido nel terrorista che lo mascherò continuando
- Spero non si offenda se le chiedo un acconto iniziale … non vorrei non ricevere nulla in cambio. Ciò che vendo è prezioso –
- Quanto di acconto? –
- Diciamo un trenta per cento rispetto al prezzo totale. Mi pare equa come assicurazione –
- I soldi sono stati dati ad un avvocato. Li trasferirà al conto che vorrà, purché le dia il codice –
- Che sarebbe? –
- A tempo debito – parve godere dell’avere in mano la situazione – vogliamo una dimostrazione –
- Così mi mette in difficoltà signor Sato. Pensavo che avessi abbastanza credito presso lei ed i suoi amici –
- Lei vende la morte. Spero si renda conto che nessuno si fiderebbe a porte chiuse –
- E cosa vuole che gli dimostri esattamente? – chiese tranquillo Marc dando una fugace occhiata ad alcuni ufficiali di ZAFT a due tavoli di distanza
- Domani, vogliamo che porti i flare nella zona dei detriti. Se funzionano li prenderemo tutti, altrimenti, l’affare salta –
- Voglio un cinque per cento adesso allora. Sul conto che dico io –
Il test ovviamente andò perfettamente come previsto e ben presto per Marc arrivò il giorno della verità, solo che arrivò nel modo meno previsto. Seduto nel comodo abitacolo del Kämpfer leggeva un libretto che si era portato dall’Andromeda come compagnia quando la stessa gli mandò una comunicazione
- Qui Kämpfer, cosa vi serve? –
- Minerva in avvicinamento. Tieniti pronto. Pare che tenteranno di fermare quegli estremisti –
- Non ci faranno un piacere? –
- Assicurati che l’asteroide entri nell’atmosfera – la voce pareva metallica tanto era priva di emozioni – intervieni se necessario. Passo e chiudo – il terrorista si sistemò il casco in testa osservando la battaglia. La situazione prese una curiosa piega. Prima l’intervento di ZAFT, poi i rinforzi, poi Phantom Pain. La ressa che ne uscì cominciò non poco a snervare il terrorista che notò però perfettamente tre mobile suit in avvicinamento ad uno dei punti critici assieme del relitto con quella che pareva una grossa trivella. Poiché di mezzi dei coordinator ribelli non c’era traccia decise che quello era il momento giusto per intervenire. Attivò rapidamente i propulsori e si lanciò nella battaglia con gusto, cominciando un rapido bombardamento a distanza prima di gettarsi nella mischia. Mischia che venne interrotta da tre ReZEL di curiosa conformazione. Colorati di un bianco splendente e con due vistosi fulmini gialli sulle ali da caccia si trasformarono sparando feroci colpi neri e azzurri che si schiantarono sulla colonia creando un piccolo cratere. Come un’orchestra ben oliata i tre alzarono contemporaneamente le spade lanciandosi contro il mobile suit blu e circondandolo. Marc roteò la prima beam saber mentre nella seconda mano fece comparire la seconda spada lanciandosi contro il mobile suit bianco che si ritrovò dinanzi a se. Incrociò le due lame dinanzi l’elmo del ReZEL che tenendo stretta la lama incandescente incastrò il nemico mentre i due compagni lo accerchiavano. Conscio della situazione Drago arretrò rapidamente parando contemporaneamente due colpi di lama ed ingaggiando un combattimento uno contro tre. Volteggiava, si alzava ed abbassava di quota facendo volare le beam saber e scansando e parando ogni singolo fendente nemico. Per sbloccare la situazione compì una rapida capriola al contrario finendo dietro uno dei mobile suit bianchi e spingendo contemporaneamente le due lame verso il busto spezzo a metà il nemico. Con un calcio gettò la parte superiore contro un altro mobile suit prima di saltare su quella inferiore ed usarla a mo’ di trampolino per tentare un fendente dall’alto contro il terzo avversario. Il pilota del ReZEL bianco si limitò però ad alzare la canna del fucile sparando una rapida raffica, allontanando il pericolo prima di continuare con il compagno a bersagliarlo. Mentre Marc era così impegnato i tre di ZAFT erano ritornati al Meteor Breakers ingaggiando altri GINN. La situazione dei tre mezzi si stabilizzò conducendo velocemente alla ritirata del Kämpfer quando oramai la situazione si rese irrecuperabile. Ma piuttosto che puntare all’Andromeda si voltò verso la Terra ricevendo dai non altrettanti rapidi inseguitori un colpo che gli frantumò un propulsore.
 
- Quindi puntavi alla Terra? –
- Si ed ho anche spiegato perché. Questo è quanto ho da dire –
- Dov’è il tuo mezzo? – chiese Simon alzandosi e cominciando a camminare lentamente
- E’ posizionato vicino un villaggio a dieci kilometri a nord di Stoccolma. E’ ben nascosta e non credo che lo troverete, se lo troverete non lo potrete comunque attivare. E’ ad attivazione palmare e genetica –
- Questo è un problema nostro, Marc. Ora, quante operazioni avevate in mente voi di Intraworld? –
- Non lo so. Funziona con il sistema a cellula. I capi raramente già danno i loro ordini direttamente, di solito lo fanno tramite un supervisore. Questa è stata un’eccezione vista l’importanza della missione –
- Tu che cellula eri? –
- La cellula S006, S sta per Scandinavia. Ogni cellula ha una lettera che la precede indicando l’area di competenza-
- Perché sei stato assegnato alla Scandinavia? –
- Non lo so e non ho mai chiesto –
- Non hai mai pensato ad un collegamento con questa terra? –
- Non ne ho. Il massimo di collegamento è il fatto che ho la carnagione e i connotati tipici di un uomo scandinavo. Per il resto io sono spagnolo –
- Perché hai cercato Amaranth? –
- Te l’ho detto – sbuffò continuando – ho avuto come un lampo mentre combattevo e mentre mi ritiravo. E questo lampo era Amaranth, progetto o file o come diamine vuoi chiamarlo. C’era la parola Amaranth che mi ha condotto qui, in questa dannata stanza –
- Sai che per quel file avrai la pena di morte? –
- Voglio prima vederlo, come da patti. E voglio farlo da solo –
- Lo avrai. Dammi due giorni. Li passerai nelle celle del palazzo, anche se sarai trasferito ufficialmente alle carceri di Gorgaback . Ah, e perché tu lo sappia, il piano dei tuoi superiori sta riuscendo perfettamente, in un modo o in un altro –
 
- A che gioco giochi Simon? –
- Non gioco a nessun gioco Alex – il capo dell’Intelligence scandinava appoggiò il bastone di ferro e legno vicino al muro accomodandosi su un divanetto nell’anticamera alla sala del trono prendendo.
- Cos’è Amaranth? Di cosa avete discusso tu e il terrorista mentre la sala era isolata? –
- Di una cosa che non uscirà da quelle pareti, Alex. Ti prego di non chiedere oltre –
- Hai parlato con uno dei peggiori terroristi della storia del mondo intero, facendolo confessare in cambio di un singolo file – la rabbia traspariva da ogni parola del primo ministro – e mi dici che è un segreto? Simon, voglio la verità –
- La verità non è certa. Appena avrò parlato con il re saprò la verità. O almeno spero –
- Voglio esserci – rispose deciso il moro mettendosi dinanzi a lui
- Non questa volta, Alex. Questa volta stanne fuori –
- Riguarda Adrian vero? Lo leggo nei tuoi occhi Simon, non sei più bravo a nascondere le menzogne dopo l’Incidente di Oslo –
- Non lo so se riguarda Adrian – la voce era calma e composta. Dopo una piccola pausa fece per continuare ma un paggio elegantemente vestito fece capolino nella sala invitando ad entrare. Ripreso il bastone Simon si avviò per la sala del trono lasciandosi alle spalle Ground che voltò le spalle ed a passo di marcia si diresse all’ultimo piano. Prese dalla tasca interna della sua elegante giacca un mazzo di chiavi trovandone una dalla forma serpentesca. La infilò nella toppa di una porta di quercia e mogano dove c’era una piccola insegna dorata con la scritta “Adrian” sopra. Appena dentro si richiuse la porta osservando la immacolata stanza. Era rimasta uguale a come lo stesso ex erede al trono l’aveva lasciata. Il letto era stato sistemato ma da li in poi nessuno era più entrato. Le finestre e i balconi erano chiusi, solo leggermente le assi di legno erano state sistemate perché fugaci raggi di soli penetrassero attraverso la polvere accumulata. La scrivania era ancora ferma con la sedia girevole leggermente spostata. Eleganti spade erano sistemate in una vetrina corazzata mentre il computer era fermo con la data al 22 Luglio del 72. Le porte che davano al resto dell’appartamento erano chiuse ma il giovane politico non era interessato a loro. Avvicinato all’imponente letto a baldacchino si gettò a terra estraendo da terra un grosso contenitore di plastica. Immise un codice numero a quattro valori dentro un piccolo schermo aprendo il coperchio e osservando il contenuto. Diari, fogli e CD erano tutti sistemati esattamente come il coordinator dai capelli mori li aveva lasciati due anni prima, dopo la morte del vecchio amico e nemico. Rovistò velocemente fino a trovare il foglio che cercava. Un singolo foglio ingiallito su cui vi era ben appuntata la parola “Amaranth”. Lesse velocemente le poche scritte riponendo di nuovo l’oggetto così come trovato. Riposizionato il contenitore ove inizialmente era fissato uscì richiudendosi la porta alle spalle.
Alex sapeva che anche Simon avrebbe fatto esattamente la stessa cosa dopo la riunione con il Re, motivo per cui non si disturbò dal muoversi dal suo comodo studio attendendo il capo dello spionaggio scandinavo fumando un sigaro cubano e sorseggiando un rhum e gin ottimo come pochi. La spia ferita entrò silenzioso nonostante il bastone avvicinandosi al suo vecchio allievo con calma
- Allora, credo tu abbia letto … -
- Si, e mi sorprende che tu ci sia arrivato –
- Ricordavo la parola, niente di più. Non pensavo fosse sopravvissuta a tutti questi anni – si sedette dinanzi il politico che diede una rapida aspirata al tabacco, gettando il fumo nella stanza poco dopo
- Era ben conservata. Credo che ben pochi echi oramai siano rimasti di lui –
- Non sono echi, anzi, direi che sono ombre molto reali –
- Non conta come le definiamo Simon. Come fa quel fottuto terrorista a sapere di Amaranth? –
- Credo che anche tu lo sappia. Non ricordi quelle parole, me le hai dette tu … - sospirò pesantemente mentre gettò una fugace occhiata al paesaggio
- Simon, non contarci. E’ impossibile. Non sarebbe mai e poi mai … -
- Come puoi dirlo, tu che così bene lo conosci? Sai di cosa era capace e mi pare che le prove siano a favore della mia di teoria –
- Resta che è impossibile. Perché così? –
- Forse non sa. Non per forza ne è uscito completamente illeso –
- Ma perché tra loro? –
- Lo avranno riconosciuto – la spia si piegò leggermente fissando negli occhi Alex, deciso come non mai
- Avranno visto in lui le potenzialità per un ottimo agente e ci hanno lavorato sopra. Falsa identità, falsa vita ma vere abilità –
- E perché ora, di tutto un tratto, si ricorderebbe? –
- Non si ricorda. E’ un eco come l’hai chiamato tu, un’ombra se diamo ascolto alla mia di definizione. Una chiave invece. Forse Amaranth è una chiave –
- Amaranth non è neanche certo che esista. Dove sarebbe poi? –
- Solo lui lo sa –
- E pensi veramente che lo lascerei andare? – abbaiò il moro alzandosi in piedi di scatto – non ci contare neanche lontanamente Simon. Questo è fuori ogni dubbio, non con prove così indiziarie –
- Cosa vorresti come prova? Non abbiamo altro, se non la mia intuizione. E nonostante sia ferito ti ricordo che le mie intuizioni ci hanno salvato più di una volta. E poi non deve andare da solo. Mettigli Maxwell e Clarksson alle spalle –
- Non posso chiederglielo. Ha ucciso Jensen. Se li mandassi da solo tornerebbero in due, e tu lo sai – il primo ministro guardò truce la spia tornando a sedersi
- In questo caso, il nostro discorso è finito Alex. Così come anche Marc Drago – il politico alzò appena lo sguardo, osservando vagamente stupito il repentino cambio di discorso e di tono dell’agente
- Cosa intendi dire, Simon? –
- Intendo dire che comunicherò al re che dal nostro discorso abbiamo tratto la conclusione di dare la pena capitale a Marc Drago nonostante l’aiuto fornitoci nelle coordinate di basi operative di Intraworld e delle sue informazioni, le migliori che abbiamo –
- Lo vuoi uccidere? Ma non lo volevi salvare per la tua intuizione? – rispose ironico
- Se tu non gli concedi la libertà finirà molto probabilmente in carcere. Ed è una cosa che eviterò. Se sia o meno lui non lo sapremo mai, ma in carcere farebbe danni, tanti quanti da vivo. Per cui, se non lo vuoi liberare per seguire la mia intuizione, allora non credo che ci resti un’unica opzione: la sedia elettrica -
 
A dispetto della fiducia che Baldwin riponeva nel primo ministro, quest’ultimo non concesse la grazia finale ma firmò il documento che sanciva la pena capitale di Marc Drago appena mezz’ora dopo che il loro discorso finì. Il terrorista ovviamente non fu affatto sconvolto dal sapere di essere destinato alla morte, ma fu quasi sollevato. Rifiutato un prete o un avvocato richiese la classica cena di gran classe il giorno prima di morire. Cena a cui anche Simon venne invitato. Per l’occasione era stato concesso al terrorista di mangiare, rigorosamente sorvegliato, in una sala da pranzo sotterranea risalente al periodo medievale. I due cominciarono la cena nel silenzio più assoluto. Simon osservava il condannato con cipiglio curioso mentre questi si gustava il cibo senza commentare. La situazione restò tale per quasi due ore fino a che, servito il dessert ed attendendo il caffè Simon non parlò
- Sapevi di Amaranth, ma non sai perché. Sei andato al patibolo per qualcosa che forse non esisteva, sai almeno perché? –
- No. Non lo so minimamente – incrociò le mani sopra al tavolo facendo tintinnare le catene – e non mi interessa in ogni caso. L’ho fatto perché sapevo fosse giusto. Sapevo di doverlo fare. E alla fine almeno una cosa buona sono riuscito a completarla –
- Non hai mai avuto dubbi sulla tua identità? –
- Io? Ogni giorno da qui a due anni. Ovvero da quando ho certa memoria della mia vita. Secondo i medici lo shock mi ha danneggiato la memoria. Io so solo che non ho mai avuto certezze se non forse il sapere che un giorno sarei finito in una stanza simile facendo la mia personale Ultima Cena –
- Perché sei rimasto agli Intraworld? Potevi andartene. Cercare di capire … -
- Si, potevo. Ma sapevo che non dovevo farlo. Era come se ci fossero tre pensieri nella mia testa: il mio, un pensiero che mi spingeva verso Amaranth e che avevo nei sogni e quello che mi spingeva a non andarmene dagli Intraworld. L’ultimo vinceva sempre alla fine, aiutato dal mio pensiero. Solo recentemente il pensiero di Amaranth ha rotto queste catene –
- E tu non te ne penti? – la spia osservò un cameriere portare il caffè già zuccherato
- No. So che era giusto –
- Ma morirai, domani, dinanzi a decine di milioni di spettatori che esulteranno per la fine di un incubo –
- Incubo? Non ho mai visto la mia figura come quella di un incubo. Più di una marionetta di un incubo, il simbolo dell’incubo, mai l’incubo stesso  - scosse il capo divertito sorseggiando il caffè poi continuò – non mi sono mai spiegato il settanta per cento della mia vita. L’altro trenta per cento mi pareva stupido. Non ho mai indagato molto su me stesso, anche se ho imparato ad osservare gli altri. Sai cosa vedo, Simon Baldwin, in te? Vedo rimorso –
- Perspicace – commentò la spia posando la tazza – ma hai ragione. C’è rimorso perché io non potrò andare oltre. Ci sono punti oscuri che avrei voluto illuminare, ma a quanto pare mi è impedito – si alzò con calma stringendo il bastone – Non ti dirò buona fortuna, sarebbe da stronzi. Ti dirò buona morte e felice vita al di la del Velo – il terrorista ringraziò alzando appena la tazza e sorridendo tranquillo prima di bere ancora un po’ di caffè osservando le grigia mura come se si aspettasse qualcosa. Ma, come ogni speranza, venne interrotta da due guardie che lo ricondussero in cella per l’ultimo sonno.
 
Simon Baldwin non lavorava più dal campo da oltre cinque anni, quando ancora Adrian De La Roux era Principe. Era solo da un anno e mezzo però che la sua gamba gli era quasi saltata costringendolo a camminare sempre con un grosso bastone di legno dal pomello in argento ed ad assumere con regolarità degli anti-dolorifici molto potenti per lenire il terribile dolore. L’handicap non lo aveva fermato dal fare il suo lavoro, in special modo da quando la solitudine si era oramai impossessata di lui. Aveva a malapena quarant’anni, ma come tutti dicevano, ne mostrava più di sessanta. Arrivato nel suo appartamento cittadino appoggiò il sostegno della sua mezza età al muro, sorridendo malinconico al pensiero del vuoto che affliggeva quelle mura. Il suo colloquio era andato peggio di quanto potesse sperare, anche se Alex oramai era più che deciso di eliminare dalla sua scarpa il peggior sassolino possibile. Ma quel singolo sassolino era forse l’unico ultimo sogno della spia più esperta del Nord. Quel sogno che silente, nell’ombra, lo struggeva fino alle radici dell’anima, chiedendo di essere esaudito. Perché lui, nel profondo, sapeva che quel sogno non era solo la sua immaginazione all’opera, era anche la sua migliore intuizione. E lui aveva una sola regola: l’intuito non sbaglia mai.
Avrebbe potuto prendere il telefono, comporre un numero e dire una semplice frase. Oppure avrebbe potuto utilizzare uno dei soliti diplomatici metodi che amava tanto usare, anche se in quel caso la vittima sarebbe stato un amico nonché diretto superiore. Ma, tutto sommato, sarebbe valsa tutta la fatica? Liberare uno dei più pericolosi terroristi forse anche malato di schizofrenia, attaccando indirettamente il suo stesso stato, per un’intuizione? La cosa sapeva di comico, nei pensieri di Simon, ma anche di terribilmente seria. Ma, al di fuori della serietà della vicenda, oramai a meno di interferenze la conclusione non poteva che essere una ed una sola. Ed ovviamente Simon non poteva di certo sperare negli Intraworld stessi. Per quanto dannatamente efficienti, come ben si era notato negli anni passati, niente poteva penetrare il Palazzo di Stoccolma, a meno di attaccarlo in forze. E quindi, volenti o nolenti, tutti avrebbero assistito alla pena capitale il giorno seguente. A meno di miracoli. E, seppur ateo e di certo non un santo, Simon Baldwin era capace di farli i miracoli.
 
L’unica nota negativa della giornata della pena di morte, almeno per Marc Drago, fu il sentirsi tradito. Stava per morire lacerato sui dubbi sulla sua identità e sul perché di quelle maledette voci nella sua testa visto che nessuno si era fatto vedere, come da patti presi con Baldwin, con il progetto Amaranth. Attendeva ormai sconsolato la fine dei suoi giorni, porgendo l’orecchio verso il corridoio adiacente alla porta di titanio rinforzato che lo separava dal resto del mondo. Tendeva l’orecchio attendendo gli ultimi passi della sua vita. Con sua immensa sorpresa la prima persona ad entrare nella cella fu lo stesso capo dell’intelligence svedese con in mano un piccolo palmare che gli lasciò, silenzioso come era entrato, ai piedi. Prima che chiunque potesse vederlo uscì richiudendosi la porta dietro lasciando il terrorista con l’ultima delle due domande e risposte. Prese il palmare delicatamente, come si fa con gli antichi cimeli, cliccandoci sopra per sbloccarlo. Sentiva il cuore accelerare nascosto, la mente tesa e pronta a carpire qualsiasi informazione fosse recepita dagli occhi. Ma come prima l’eccitazione si era impossessata del terrorista così presto si dissolse come neve al sole.
 
“So che riceverai questo padd senza che nessuno lo controlli, l’ho dato alle persone giuste. Non so tu chi sia, io non so chi tu possa essere ma ho dei sospetti, dei sogni che da tempo mi attanagliano. Io voglio la verità così come la vuoi tu. Ma io quella verità ora come ora non la posseggo. Amaranth è un eco di tempi lontani e per questo voglio che tu possa cercarlo. Dietro il padd vi è un braccialetto. Mettitelo al polso. Sentirai una piccola scarica. Quella scarica indica che il braccialetto ti si è inserito nella pelle. Se tenterai di rimuoverlo morirai. Nel padd ci sono sei kili di esplosivo a basso potenziale. Conto sulla tua bravura per il resto della fuga. Non si attiverà se non ti metterai il braccialetto unico modo con cui potrò seguirti e comunicarti. Se torni dagli Intraworld morirai e se agirai contro la Scandinavia, sappi che lo saprò, morirai a mio comando. Ricorda: tieni il braccialetto e segui le antiche vie dei Coordinator”
 
- Come è fuggito? –
- Nessuno lo sa, Ministro. Pare che in qualche modo abbia fatto entrare esplosivo nel palazzo. Il resto lo ha fatto da solo. Nessuna vittima ma almeno quindici feriti –
- Come si è allontanato? –
- Ha rubato una moto dal garage. Non sappiamo come si è aperto le porte ed è fuggito dalla città prima ancora che emanassimo l’ordine di cattura –
- E il Kämpfer? Almeno quello lo avete preso? –
- No. Non lo abbiamo neanche trovato. Niente di niente. Quindi è possibile che se lo sia preso lui – Alex si mise una mano sul viso come per asciugarsi da fantomatiche gocce di sudore. Trasudava invece rabbia, vergogna e soprattutto stupore
- Voglio sapere come gli è arrivato l’esplosivo, se ci sono talpe qui dentro e soprattutto dove diamine è finito – i soldati nello studio del primo ministro uscirono lasciando solo il moro, Simon Baldwin e il maggiore Maxwell.
- Lo troveremo, questo è poco ma sicuro Alex. Non ha più il supporto degli Intraworld –
- Ma ha dalla sua il Kämpfer – rispose la spia appoggiata al suo bastone che guardò i due con aria rilassata
- Beh, allora credo che stiamo tutti attendendo le tue solite delucidazioni, Simon – il capo delle guardie lo fissò con aria di sfida, rabbioso – o non ne hai? –
- Io? Certo che ho delle tracce. Pare che recuperato il Campione sia corso come un folle fuori dai nostri confini. L’abbiamo perso mentre slittava tra Germania, Francia e Italia sotto ai radar dell’Eurasia –
- Spero tu li abbia informati –
- Mandato tutto, ma è stato inutile. Se è furbo, e lo è, farà in modo che il suo bel mobile suit non si veda in giro per un po’. Mantenere un basso profilo, credo sarà quella la sua parola d’ordine –
- Male, ma significa almeno pochi guai – Ground prese un fascicolo e lo aprì – vi ho chiamato anche per altro. Dopo le stime dei danni e le prime operazioni di recupero e riparazione c’è stata una riunione audiovisiva con tutti i primi ministri delle potenze terrestre, come ben sapete. Quelli dell’Alleanza hanno addossato la colpa ai Coordinator ed a PLANT. Hanno diffuso le immagini di mobile suit di PLANT che mettevano dei flare motors addosso ai detriti di Junius Seven per cui il popolo, diciamo che non è affatto calmo –
- Abbiamo sentito tutti degli scontri Alex – replicò il soldato – cosa c’è oltre? –
- Ecco, oltre ad aver diffuso le immagini pare che l’Alleanza sia interessata a creare una sorta di super-patto tra le nazioni terrestri, onde difenderci dai pericoli dello spazio. Si sono lavorati per bene Oceania e Sud-America, storiche alleate di PLANT. Ho fatto varie chiamate ma credo che molti mi abbiano risposto più per cortesia che per altro. Nessuno mi ha dato ascolto –
- Lo svantaggio del coordinator insomma – Simon si accomodò su una poltrona dinanzi al primo ministro appoggiando a terra il pezzo di legno continuando – le mie indagini stanno continuando a proposito, ma non posso prometterti niente. So solo che siamo messi male. Se il popolo continuerà a dare la colpa a tutti i coordinator nessuno sarà esente da azioni di rappresaglia –
- Stiamo mobilitando la guardia civile e l’esercito nel caso di grossi disordini ed a mo’ di forze di sicurezza preventive. Il Generale Carlo Alberto ha messo in allarme giallo le forze di mobile suit, nel caso che il nostro riottoso vicino voglia vendetta nel sangue. Anche la marina è in stand-by –
- Altre novità? –
- Ci sono stati episodi di violenza vari. La comparsa dei DINN in alcune città, sparatorie contri i coordinator. Manifestazioni violente anche. Credo avremo un bel da fare –
- E poi c’è Marc Drago – riprese Maxwell
- Credo che, ora come ora, un terrorista isolato dal mondo e dai suoi ex compagni non sia quello di cui dobbiamo preoccuparci. Ci sono tutti gli Intraworld ancora a piede libero e soprattutto in forze. Senza contare che presto ci ritroveremo a fare da mediatori tra la Terra e PLANT. Ci conviene muoverci senza pensare al nostro personale gusto di vendetta nei confronti di un uomo – Simon si alzò dirigendosi all’uscita – direi che non ne abbiamo più il tempo –
 
Esattamente come pensato e anche sperato dai leader scandinavi Marc Drago dovette mantenere il più basso profilo. Dopo aver fatto la sua corsetta tra l’Europa al fine di far perdere le sue tracce mentre poteva osservare al caos che lui aveva contribuito a creare, si diresse verso una delle sue case sicure, messa su nel caso ci fossero stati problemi. Proprio per questo neanche i suoi ex “colleghi” sapevano della sua piccola base segreta nella realtà anche vicinissima alla Scandinavia. Dalla baita segrete si poteva osservare molto bene tutto il Mar Baltico, precisamente il Golfo della Finlandia. La più vicina città era a trenta chilometri per cui non era neanche tutto sommato sperduto il posto. Sotto si trovavano hangar, armerie e tutto il necessario per poter sopravvivere nel remoto caso che qualcuno lo trovasse, cosa che non era mai accaduta. E proprio crogiolandosi in questa sicurezza, apparente o meno che fosse, il giovane terrorista, o meglio, fuggitivo, si era riparato nella comoda baia. Parcheggiato sotto terra il Kämpfer si diresse con calma a farsi prima un bagno caldo e poi a elaborare un piano di azione. Le parole di Simon Baldwin gli erano rimaste impresse in mente. Per motivi a tutti ancora sconosciuti Amaranth era scomparso. Nessuno sapeva cosa fosse, dove fosse e soprattutto chi ne fosse il creatore. Amaranth, il più segreto dei segreti della Cosmic Era, era scomparso alla custodia dei Siders, un gruppo d’élite con il compito di mantenerlo segreto e soprattutto inviolato. E, imprevedibilmente, avevano miseramente fallito. Solo, che in effetti, nessuno aveva mai capito veramente cosa stava proteggendo.

Allora, contro ogni vostra speranza alla fine sono tornato. Peccato vero? XD Ho passato l'estate, superati eventuali problemi e le vacanze londinesi, a pensare: oramai ho detto che farò un seguito, ma come lo faccio? Poi ho visto Deus Ex e le sue musiche e l'ispirazione è saltata alla mente come un missile nucleare. Insomma, dite tutti grazie a Square Enix e co. per il gioco e le musiche.
Cosa ci sarà di differente dal capitolo precedente Ci sar à che la componente thriller sarà maggiore, ci sarà che sveleremo un po' di retroscena della Cosmic Era, proprio come Gundam Unicorn sta facendo con l'Universal Century. Sarà più oscura, più cruda e soprattutto sarà molto ma molto differente da Gundam SEED Destiny. Eccetto il plot scordatevi gran parte di quello che avete visto. Niente più Alleanza che schiera le migliori armi sconfitte da un unico mobile suit, niente mossa alla c***o di cane. Un'Alleanza in gamba, con  un Dullindal che non sarà mai uno stinco di santo e gli echi di alcuni personaggi che continuano a percorrere la Terra di Gundam.
Sarà diverso insomma, ma spero lo stesso che sarà di vostro gradimento.
Una cosa: poiché la stessa storia è a malapena in ordine nella mia testa, certe volte e sottolineo certe potrebbe sembrarvi che ci siano curiosi controsensi tra vari capitoli o nello stesso capitolo. Non vi dovete spaventare chiedendovi: ma questo si fa di crack? Tutto sarà spiegato. Eccetto qualcosa U.U
Ora, vi saluto e vi invito a lasciare un commentino se ve ne va, altrimenti continuate solo a leggere XD  Ci vediamo alla prossima! PS Vedete che questa impostazione grafica è solo per questo capitolo, ho fatto io un disastro con il codice, non vi preoccupate XD
  
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