"Mello, stai esagerando".

Matt osservava il suo amico impegnato ad analizzare video, foto, indizi sul caso a cui stava lavorando.

Gli occhi del biondo erano rossi e stanchi, facendogli perdere quella meravigliosa luce cerulea e glaciale che incantava chiunque li osservasse.

I capelli color del grano erano opachi, spettinati. Sporchi.

Il viso smagrito faceva risaltare ancor più la cicatrice che il caso Kira gli aveva lasciato, come marchio indelebile del suo cambiamento interiore.

Era in uno stato terribile.

"Matt, devo lavorare. Non riesci a capirlo?" Rispose Mello, con voce dura, senza staccare gli occhi dal computer.

Non avrebbe mai risposto così al suo migliore amico, un tempo.

Il rosso lo guardò negli occhi. Uno sguardo fermo, deciso.

"Mihael"

Mello deglutì nel sentirsi chiamare così.

Mihael. 

Quel nome così maturo, secco.

E Matt lo rese ancora più fermo.

Il biondo si girò, con un'espressione leggermente ironica, e fissò a sua volta l'amico.

"Mail"

Non usavano quasi mai quei nomi. 

Gli ricordavano troppo la loro vita prima della Wammy's House.

Quei nomi, entrambi dal suono così duro, per loro invece era una dolce rimembranza che aveva dimenticato per anni, ma che tornava sempre, con violenza, come un fulmine che squarcia il cielo.

"Mihael, non ti chiedo di abbandonare il caso, voglio solo che tu ti riposa un attimo"

"E perché dovrei mammina?" Rispose il più grande, canzonatorio.

"Perché fai schifo".

Una frase diretta. Mihael faceva schifo in quel momento, trasandato, sudicio e smagrito.

"Non vuoi uscire? Va bene. Non vuoi mangiare? Mi va bene anche questo. Ma, per favore, fatti una doccia. Subito, Mihael".

Mail incrociò le braccia.

Mordicchio con i denti la sigaretta che aveva in bocca, chiedendosi quale sarebbe stata la reazione dell'amico.

Con suo particolare stupore il minore vide Mello alzarsi dalla poltrona sgangherata con fare rassegnato e dirigersi verso il bagno.

"Eppure un tempo eri un ragazzo pulito"

"Un tempo Mail. Un tempo"

L'acqua fredda gli arrivò addoso in un unico e poderoso getto.

Strinse gli occhi per il bruciore che il liquido aveva provocato a contatto con la sclera infiammata.

Un brivido percorse ogni fibra della sua pelle.

Doveva ammettere che, nonostante i pensieri che gli affollavano la mente, quella doccia non era stata un'idea così malvagia.

Cominciò a frizionarsi il corpo, con delicatezza ma allo stesso tempo con decisione, godendosi quell'attimo di serenità dove solo lo scorrere dell'acqua provocava un rumore costante, ma non fastidioso.

Ma neanche l'atmosfera rilassante riusciva a togliere dalla sua mente quella semplice parola che lo stava ossessionando.

Snake.

Così era stato definito quello psicotico assassino che aveva ucciso tre persone i uno stesso identico modo.

Veleno.

Veleno di cobra egiziano.

Ma non era bastato. 

La cosa più disgustosamente ripugnante era che ai corpi veniva riservato lo stesso identico trattamento.

Mummificazione.

Un rantolo di nausea attaccò lo stomaco di Mello.

Disgusto.

Rabbia.

Erano questi i sentimenti che provava.

Disgusto per quell'essere che uccideva in modo così crudele.

Rabbia nel pensare che Near, sempre così freddo ed impassibile, così spaventosamente calmo, avrebbe potuto superarlo anche quella volta.

Il biondo cominciò a massaggiarsi la capigliatura d'oro con forza, come per smuovere le idee.

Ce l'avrebbe fatta.

Non gli importava più nulla ormai. 

Solo la vittoria.

L'acqua gli scivolava sulla carne, rinvigorendo i muscoli.

Battere Near sarebbe stata un sensazione ancora più piacevole.

NOTE DELL'AUTRICE:

Allora, spero che questo capitolo sia gradito.

Avevo un po' di incertezza nel postarlo, perché ho paura che la caratterizzazione dei personaggi risulti un po' strana.

Vi prego ditemi cosa ne pensate >.<

Baci <3