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Autore: Temari    31/08/2011    6 recensioni
- "C'era un sogno che Misaki faceva, di tanto in tanto. Si trattava di un qualcosa di molto comune... qualcosa che ben si addiceva ad una persona semplice, che viveva senza troppe pretese—qualcuno di comune, appunto, com'era Misaki." -
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
Avete presente quando sapete di dover fare qualcosa, ma all'improvviso vi vengono idee per fare dell'altro? Ecco, a me è successo questo ieri (alle 11.30 di sera). Sono senza speranza, ormai me la sono messa via, gente... pianificare non fa per me - infatti non sono tipo da long-fic! X°D
Comunque, a voi!

Disclaimer: mi appartiene solo ciò che scrivo.

Ja ne,
Temari ;)


The Most Common Dream





        C'era un sogno che Misaki faceva, di tanto in tanto.
        Non era nulla di che a dire la verità  - non si trattava di fantasie erotiche che si facevano largo nella mente, non si trattava di ritrovarsi ad impersonare qualche supereroe dei suoi manga o programmi televisivi preferiti - no, si trattava di un qualcosa di molto comune... qualcosa che ben si addiceva ad una persona semplice, che viveva senza troppe pretese—qualcuno di comune, appunto, com'era Misaki.

        Sognava il futuro.

        Provava, inconsciamente, ad immaginare come sarebbe potuto essere il suo futuro fra dieci, vent'anni.
        Il risultato poteva variare in base a come gli era andata la giornata. Se era andato tutto bene, allora il suo inconscio si sentiva abbastanza sicuro di sé da far immaginare a Misaki di aver ottenuto il lavoro che avrebbe pagato qualsiasi cifra per avere—l'editore di manga. Se al contrario, la giornata era andata storta, allora sognava di essere finito a fare qualche lavoro deludente come il cassiere in un fast food.
        Tutto comune, no?
        Però c'era sempre una costante in quel piccolo sogno che Misaki faceva di tanto in tanto.
        Non aveva importanza da dove tornasse a casa, una volta lì, c'era sempre qualcuno ad aspettarlo. Qualcuno che lo accoglieva con un sorriso a dispetto della giornata buona o pessima che poteva aver avuto... vedere quel sorriso rivolto a lui gli faceva immancabilmente mancare il respiro - si stupiva sempre di quanto fosse bella quell'espressione sul viso della persona che lo aspettava a casa... anche se si trattava di un sogno.

        Misaki a volte sognava della sua vita dieci o vent'anni nel futuro e lì, accanto a lui come l'unica costante che tenesse davvero salda la sua vita - la sua stessa anima - come un'ancora di sicurezza a cui poteva sempre appoggiarsi... non c'era nient'altri che Usagi-san.
        Usagi-san...
        Non più con quei capelli biondi così chiari da sembrare platino, ma con dei magnifici capelli argento spruzzati di bianco un po' meno folti di una volta. Non più con la pelle liscia e perfettamente levigata, ma con delle piccole rughe visibili ai lati degli occhi e della bocca. Non più con il fisico scolpito di un trentenne, ma con una pancetta appena accennata nascosta dalla camicia. Non più con gli occhiali da lettura che metteva solo per scrivere al computer, ma con degli occhiali da vista che portava tutto il giorno.
        Misaki vedeva tutto questo, in sogno, si immaginava il modo in cui lo scrittore sarebbe invecchiato - il tempo sarebbe sicuramente stato clemente - e provava un forte senso di orgoglio nascere dentro al pensiero che lui avrebbe avuto la possibilità di assistere in prima persona, avrebbe potuto osservare meravigliato quelle piccole rughe intorno alla bocca di Usagi-san pensando che erano dovute alla felicità che lui, Misaki, aveva dato alla persona che, in fondo, era l'unica che avrebbe mai voluto accanto fino alla fine dei tempi.

        ... Quello era un sogno che Misaki faceva di tanto in tanto - fantasticare sul proprio futuro con la persona a cui si tiene di più era normale, no?
        Eppure Misaki immancabilmente si stupiva ogni volta che si svegliava, perché quello era sicuramente un sogno che celava un sentimento tanto forte, tanto intenso, che rendersi conto di provarlo davvero lo scuoteva nel profondo. Era paralizzante rendersi conto di tenere così tanto a qualcuno.
        L'unico modo per calmare il furioso battito del suo cuore quando apriva gli occhi dopo quel genere di sogno, era allungare la mano tremante - non di paura, ma di amore - e sentire il battito calmo e rassicurante del cuore di Usagi-san sotto il suo palmo ed affondare il viso nei capelli dell'altro, inspirando il profumo che ne emanava...
        Il profumo di casa, di sicurezza... di eternità.

        E in quei rari momenti in cui Misaki non pensava a nulla perché ancora perso nel ricordo di quel comunissimo sogno, ringraziava il fatto che Usagi-san avesse il sonno pesante—lo scrittore non glie l'avrebbe mai lasciata passare liscia se l'avesse colto sul fatto.

   
 
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