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Autore: Elos    01/09/2011    22 recensioni
- Questa persona aveva addosso... un ricordo di Harry e del professor Silente? -
Archer recuperò finalmente il suo muffin, facendone sparire una buona metà con un morso.
- Esattamente. Un ricordo rovinato e frammentato, ma indubbiamente un ricordo contenente Albus Silente ed Harry Potter. Sei sua amica, no? -
- Sì. - bisbigliò Hermione. Teneva tra le mani la lista come se non riuscisse a staccare le dita dal foglio, gli occhi fissi sulla data. - Sì, sono sua amica. -
18 Giugno 1996. La data della morte di Sirius Black. [...]

Sei mesi dopo la fine della Seconda Guerra Magica, il cadavere di una strega è estratto dall'acqua di un fiume nel nord della Scozia. Quando sul cadavere viene trovata un'ampolla contenente un ricordo molto speciale, Hermione Granger, Apprendista Auror fresca di M.A.G.O., e Harry Potter, Uccisore di Tu-sai-chi, Grand'Eroe, Supremo Distruttore di Signori Oscuri e diciannovenne un po' più che lievemente depresso, si trovano di fronte ad un inaspettato problema.
Prima classificata al concorso multifandom Jane Doe indetto da Lely1441.
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Prima di King's Cross'
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Capitolo 15
Il primo nuovo giorno




Era poco più che un ragazzo, pallido ed emaciato, vestito in lunghi abiti neri. Era in piedi al fianco di Albus Silente, nel mezzo della Sala Grande; il Preside gli teneva una mano sulla spalla con malcelata premura. Quattro tavoli di studenti erano rivolti verso di loro, gli sguardi fissi e le espressioni intente, curiose, avide: molti di essi conoscevano la sua storia; altri erano figli, fratelli e sorelle di persone con le quali aveva studiato in quella stessa scuola; ed altri ancora, invece, erano stati suoi compagni di scuola, prima che lui finisse il suo settimo anno ad Hogwarts.
Aveva un'espressione arcigna e chiusa, pensò Harry, assai poco amichevole; gettò una lunga, minacciosa occhiataccia al tavolo dei Grifondoro, e la stretta del professor Silente sulla sua spalla si fece per un attimo più forte.
- Il professor Lumacorno ha deciso di concedersi finalmente un periodo di meritato riposo; gli facciamo i nostri migliori auguri, affinché si goda gli anni della pensione, e salutiamo il nuovo professore di Pozioni: il professor Severus Piton! -
Severus Piton non sembrava affatto contento di trovarsi lì. Sembrava stanco, si disse Harry. Era il 1981, in settembre. Due mesi più tardi, James e Lily Potter sarebbero morti nella loro casa di Godric's Hollow, a causa della profezia che questo giovane, esausto, magro uomo aveva consegnato al suo Oscuro Signore, lasciandosi alle spalle lui, Harry, orfano e segnato.
Negli applausi un po' incerti della Sala Grande, il ricordo sembrò sfumare. Sparirono i tavoli, sparirono gli stendardi delle case e i professori in piedi. Quando il ricordo riprese forma, Harry scoprì di trovarsi da qualche parte nei sotterranei: non c'erano finestre in vista, ma solo torce appese alle pareti per rischiarare i corridoi umidi e scuri. Si guardò intorno, per un attimo, cercando di orientarsi: e vide Piton procedere verso di lui, passargli attraverso e poi oltrepassarlo, senza notarlo, come sempre accadeva per tutte le persone nei ricordi del Pensatoio.
Harry gli andò dietro: seguì le sue falcate lunghe e secche, con un miscuglio di cupo divertimento e inaspettata nostalgia, pensando che Piton non era affatto cambiato nel corso degli anni. Per niente. Era spaventoso e minaccioso anche da giovane, e aveva l'espressione meno accattivante che Harry avesse mai visto: terrorizzò un gruppo di minuscoli studenti - del primo o del secondo anno, stabilì Harry, non più vecchi di così - con una semplice occhiata, prima di spalancare la porta di una classe e entrare facendosi vorticare alle spalle le vesti.
Gli studenti sgattaiolarono all'interno dell'aula in perfetto silenzio, disponendosi dietro ai calderoni e ai banchi senza osare guardarlo apertamente e gettandogli solo sguardi cauti e furtivi. Harry aggrottò la fronte, adocchiando Severus Piton con aperto sdegno, e fece il giro della classe per poterglisi affiancare: gli diede una strana impressione guardare gli studenti da questo lato della cattedra, non spiacevole, ma bizzarra. Tornò a guardare Severus Piton e scoprì che l'uomo si era voltato verso la lavagna, la bacchetta levata, dando le spalle alla cattedra.
Il suo volto non era più minaccioso, né inquietante, né spaventoso né arcigno. Era, di nuovo, solo molto stanco, e un po' incerto, e soprattutto insicuro: era il suo primo giorno di lezione, quello, realizzò Harry con una punta di sorpresa. Il primo giorno di lezione di Severus Piton. Aveva avuto ventuno anni, all'epoca. Aveva preso il Marchio Nero da poco, e da ancora meno tempo aveva tradito i Potter e confessato tutto a Silente nella speranza di poterli salvare - di poter salvare Lily. Aveva messo a rischio sé stesso, e affidato la cosa più preziosa che avesse ad Albus Silente, accettando in cambio di diventare un traditore, una spia, una pedina nel grande gioco di guerra che il Preside stava preparando.
Non avrebbe salvato Lily, Harry lo sapeva. Aveva salvato Harry, però, infinite volte. Era per Severus Piton che Harry era lì, adesso: non del tutto felice, non del tutto soddisfatto, ma vivo e vegeto. Respirava, camminava, amava e sentiva grazie a Severus Piton. Lui - tutti - l'intero mondo magico doveva la vita a Severus Piton.
Il giovane Piton batté due volte con la bacchetta sulla lavagna e gli ingredienti della pozione per contrastare l'acne apparvero in lettere bianche sull'ardesia scura. Il professore di Pozioni aggrottò la fronte ed indossò il suo miglior cipiglio, gelido e sarcastico, prima di girarsi:
- Siete qui per imparare... - disse. - … la delicata scienza e l'arte esatta delle Pozioni... -


Il ricordo che Albus Silente aveva lasciato al Prestamente era stato pensato, Harry lo capì mentre scendeva le scale di Hogwarts, lasciandosi l'ufficio della Preside alle spalle, per rammentare a Severus Piton, nel caso in cui questi fosse sopravvissuto alla guerra, il giorno di un nuovo inizio; per ricordargli che aveva sbagliato, e che sbagliare era umano, e che per i suoi errori aveva fatto ammenda. Albus Silente aveva voluto che Piton vivesse.
Ad Hogwarts Piton, come Harry, come Riddle, aveva trovato un rifugio. Non il migliore dei rifugi, sicuro, con i Malandrini in giro e i suoi compagni Serpeverde pronti a consegnarlo a Voldemort al primo segno di debolezza; ma un rifugio lo stesso, un posto per imparare, un posto per crescere. Severus Piton aveva insegnato lì per diciassette anni: i diciassette anni della sua età adulta, sino alla morte. Piton che aveva protetto gli studenti quando Voldemort era salito al potere, Piton che aveva avuto fiducia in Harry - anche se lo disprezzava.
Tenne l'ampolla in mano mentre attraversava l'ingresso e poi i portoni di legno, scendendo i pochi gradini che lo separavano dal parco della scuola e incamminandosi infine lungo le mura di Hogwarts. La pietra bianca del Memoriale apparve fatta poca strada; fronteggiava il lago in lontananza, riflettendo la luce di un mattino soleggiato e privo di nuvole.
Harry ebbe quasi l'impressione, per un attimo, di poter vedere ancora Angie in piedi, lì davanti, con il viso striato di lacrime grosse come chicchi di grandine: ma era solo un'impressione perché, lo sapeva, Angie era già andata oltre.
Si fermò a guardare i nomi sulla pietra bianca molto a lungo, fino a quando le lettere non si fecero sfocate, confuse attraverso il velo di lacrime che gli copriva gli occhi. Allora si asciugò il viso con la manica della maglia, lentamente, prima di sollevare la bacchetta. Tenere tra le dita il ramo di agrifoglio lo fece sentire più sicuro, più fiducioso: sembrava caldo al tatto, più caldo dei raggi del sole che gli colpivano il dorso della mano.
Mosse la bacchetta con cura per scrivere sulla superficie del Memoriale: Angela Abigayle Glancenspark, in fondo alla lista dei nomi di quelli che erano morti a causa di Voldemort. Lei era stata una vittima tra le altre, l'ultima, pensò Harry, mentre un calore improvviso gli riempiva lo stomaco, il suo sarebbe stato l'ultimo nome da aggiungere lì sotto.
Una voce familiare lo chiamò proprio mentre finiva di scrivere l'ultima lettera:
- Harry! -
Harry si voltò e sorrise: i capelli di Ginny splendettero alla luce del sole come una fiamma viva, sciolti e mossi e caotici attorno alle spalle, mossi dal vento. Aveva un'espressione splendente, raggiante e sicura che era l'espressione che il ragazzo più amava su di lei. Aveva avuto quella stessa espressione la prima volta che l'aveva baciata.
- Ciao, Ginny. -
- La McGranitt mi ha mandato a cercarti. - spiegò lei, fermandoglisi di fronte. - Mi ha detto che era sicura che ti avrei trovato qui. - Adocchiò la pietra alle spalle di Harry e il nome di Angie: Harry era sicuro di aver fatto un lavoro migliore di quello che aveva fatto per Dobby, ma la differenza con la grafia pulita e lineare degli altri nomi sul Memoriale era comunque eclatante. Ginny, tuttavia, non fece domande in proposito, e chiese invece: - Resti a cena, vero? -
Glielo stava chiedendo, Harry lo sapeva, nella speranza di poter stare con lui un altro po': il più possibile, il più a lungo possibile, per riuscire, magari, a convincerlo a tornare ad Hogwarts, a lasciare Grimmauld Place, a riprendersi una vita. Gli era occorso un po' di tempo per capirne il senso, ma adesso era lì, in bella mostra, reso così maledettamente evidente dopo aver conosciuto qualcuno che era troppo morto, ormai, per poter riavere una vita per sé.
- Resto e basta. - rispose perciò, con un sorriso enorme. - La McGranitt non te l'ha detto, vero? -
Ginny sbatté le palpebre e lo fissò, frastornata:
- Come? -
- Torno ad Hogwarts. - le disse Harry, senza riuscire a contenere d'un millimetro il proprio sorriso. - Ho parlato con la McGranitt, e lei... be', ha cominciato ad offrirmi Zenzerotti come Silente offriva caramelle al limone, per cui suppongo che fosse contenta. -
Ginny sorrise, poi rise, poi gli saltò al collo: gli buttò le braccia attorno alle spalle e lo strinse forte, prima di alzarsi in punta di piedi e baciarlo.
Harry le posò le mani sui fianchi e si chiese per un attimo come aveva fatto a fare a meno di tutto questo: sui prati di Hogwarts, con Ginny tra le braccia e la prospettiva di un anno in cui la cosa più pericolosa che avrebbe dovuto incontrare a giugno sarebbe stata la commissione dei suoi M.A.G.O.. Niente Pozioni Polisucco, niente Camere dei Segreti, Doni della Morte, Pietre Filosofali e Horcrux, niente gite all'Ufficio Misteri e passeggiate in cimiteri scuri popolati da pentoloni ribollenti di liquidi luminosi e pezzi di corpi. Niente di tutto questo, mai più.
Avrebbero continuato a fissarli, lui e la sua cicatrice, questo era certo. Ci sarebbero stati i soliti che non avrebbero capito, e le domande inopportune, la curiosità e gli ammiratori. Però ci sarebbero stati Ron, e Hermione, sicuro, appena fuori dalle mura di Hogwarts, e Ginny e la McGranitt, Luna e Neville e tutti gli altri; e un giorno, magari, avrebbe guardato le mura di Hogwarts senza ricordare i morti - solo quel che di bello, con quei morti, aveva vissuto.
- E' magnifico essere tornati. - bisbigliò.
E lo pensava.





Note del capitolo: Finisce così.

Chiudere una storia mi lascia sempre un po' di tristezza: e questa mi segue da novembre dell'anno scorso, è ormai quasi un anno che ci ho messo le mani, separarmene mi lascia giù.
Ringrazio Salice, alla quale devo ancora una storia, dierrevi, che mi ha accompagnata lungo l'ultimo tratto, Lely1441, che ha permesso che questa storia nascesse, Leireel che ha chiesto che questa storia venisse inserita tra le Scelte del sito.
Ringrazio tutti voi che vi siete fermati a lasciarmi un parere: sono stati tutti infinitamente apprezzati - specialmente quelli che hanno puntato ad evidenziare i punti carenti di trama e stile, e che mi hanno permesso di cercare di correggerli nelle storie che sto scrivendo ora.
Ringrazio con speciale calore quelli che hanno seguito questa storia dall'inizio alla fine: ho provato a ringraziarvi uno per uno, ma siete tanti, e mi sono persa a metà dell'elenco. Grazie, perciò, punto.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto.

E' il 1° Settembre, gente. L'Espresso per Hogwarts parte stamattina.





Ho dibattuto con me stessa fino all'ultimo minuto. Lo faccio o non lo faccio? Poi ho deciso: lo faccio.
Mi sono buttata in una storia che trovo complicatissima da scrivere, ma che concluderò assolutamente. Vi lascio, perciò, un assaggio del primo capitolo... che, se continuo con questi ritmi, sarà online solo verso novembre.
Sperando di non traumatizzare nessuno. x°D


[...] Mirtilla Malcontenta levò un urlo assordante: “ASSASSINIO! ASSASSINIO NEL BAGNO! ASSASSINIO!”
La ferita sul petto di Malfoy era larga e profonda: Harry vi premette le mani sopra e le sentì affondare nello squarcio. Il respiro del ferito si fece più rapido e spezzato, mescolato ad un lamento soffocato; sembrava emergere fuori stranamente liquido, e i versi che Malfoy faceva erano quelli di un annegato. Harry vide con orrore una schiuma rosata affiorargli sulle labbra e cominciare a colargli sul mento.
“Aiuto... no...” gemette confusamente.
Mirtilla Malcontenta piangeva rumorosamente, appollaiata sullo scarico. Harry si girò e guardò la porta del bagno, disperatamente sperando e pregando che qualcuno arrivasse, che chiunque arrivasse, Hermione o Ron o Silente, chiunque, perché il respiro di Malfoy si stava facendo sempre più debole e lui non sapeva cosa fare.
“Malfoy!” chiamò. Gli sembrava che la sua stessa voce emergesse da un posto lontanissimo. Suonava affannata, debole e tremante. “Malfoy, ti prego... ti prego...”
Malfoy si mise a tremare. Fu un lungo tremito, che lo scosse tutto dalla testa fino alle ginocchia, mentre lui tirava un gran respiro che gli fece risucchiare un po' di quella schiuma insanguinata in bocca. Il fiotto di sangue che uscì dalla ferita arrivò a schizzare Harry fino ai gomiti, e subito dopo Malfoy smise di respirare del tutto.
“Malfoy?” annaspò Harry. Il corpo sotto di lui era orribilmente fermo, adesso. Attraverso le palpebre socchiuse gli occhi avevano quella strana qualità, vitrea, annebbiata, che Harry aveva già visto sul volto di Cedric la notte della Terza Prova, nel cimitero... “No!” boccheggiò Harry, inorridito. “No! No... No, Malfoy, ti prego... Io non...”

“NO!”
  
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