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Autore: giocacolvento    04/09/2011    4 recensioni
La sera precedente alla la battaglia che vedrà la morte di Patroclo l'eroe chiede ad Achille le sue armi,
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot è parte di una storia piùampia, che sto ancora scrivendo e di cui sono follemente innamorata xD. spero che questo primo assaggio vi piaccia.

Era stanco, Achille. Stanco di quelle spiagge sabbiose, di quell’orizzonte azzurro e sempre uguale, che non lasciava immaginare altre terre, stanco di quelle navi nere, onnipresenti ombre che oscuravano le sue giornate, ma soprattutto era stanco di quell’assurdo uomo che si faceva chiamare re e che annoiava tutti loro con i suoi altrettanto assurdi capricci, e di quelle mura che, immobili, avevano visto la caduta di così tanti eroi e dei suoi anni migliori.

Era partito a diciassette anni, come compagni solo i sogni di gloria e un pugno di uomini e come fratelli la sua spada e Patroclo.
Era salpato dalle belle coste, quella mattina, tra le mani ancora i capelli di una giovane e in bocca il suo sapore. Cosa gli restava ora tra le dita? Cenere, cenere sabbia e una spada ormai stanca, anche se non priva di valore né di ardore.
E in bocca, che sapore aveva? Il cuoio che teneva tra i denti quando gli estraevano una freccia dalle carni e, ancora, la sabbia, quando lanciava al galoppo il suo carro da guerra.
Ma non più ormai, stava per tornare a casa, poco importava della gloria, era stanco di tutto e aveva giurato a se stesso che quell’ennesima offesa sarebbe stata anche l’ultima.
Era seduto sulla spiaggia, in quella fresca sera, e contemplava il mare che si confondeva con il cielo riflettendo le stelle, la luna non era ancora sorta e, ad ovest, gli ultimi chiarori del tramonto stavano svanendo.
Fuochi erano stati accesi tra le tende allungando le ombre danzanti dei soldati che si ubriacavano di  vino e di calore.
Achille sospirò e si passo una mano tra i capelli biondi, scompigliandoli. Aveva ventisette anni, ma ne sentiva molti di più, quella guerra li aveva cambiati tutti, rendendoli maturi certo, ma anche stanchi, terribilmente.
Una figura gli si accostò dall’oscurità e gli si sedette accanto, posandogli una mano sulla spalla, Achille voltò il capo e contemplò il bel profilo di Patroclo che scrutava l’orizzonte -A cosa pensi?- chiese Achille parlando piano per non disturbare la notte che arrivava -E tu?- chiese Patroclo a sua volta guardandolo, verde e azzurro si fusero in una reciproca comprensione che andava oltre i comuni legami di amicizia, o di amore.
Achille si poggiò alla sua spalla -Pensavo alla partenza, andremo via appena le maree lo permetteranno-. Patroclo corrugò la fronte -Non dovremmo abbandonare la guerra, non abbiamo finito- avevano affrontato quel discorso tante e tante volte -Per quanto mi riguarda non abbiamo mai neanche cominciato, questa non è la nostra guerra, Patroclo- rispose Achille stancamente passandosi una mano sugli occhi, aveva bisogno di dormire.
-E allora perché siamo partiti?!- chiese Patroclo con sarcasmo.
-Per la gloria, suppongo, per il bottino, e… per le donne- concluse Achille -Già, e tutto questo lo abbiamo raggiunto solo in parte e lo perderemo se andremo via adesso!- insistette Patroclo.
-Tutto questo non ha più importanza, io non ne posso più!- sbottò l’eroe.
-Della battaglia?- chiese Patroclo -Lo trovo difficile da cr…-
-Della mediocrità- tagliò corto Achille -Ma non sei venuto qui per questo, cosa vuoi?-. Patroclo rise, abituato alla rudezza dell’amico -Non potrei essere venuto per il piacere della tua compagnia?- Achille alzò un sopracciglio, in attesa. Patroclo colse il segnale e tornò a farsi serio -Sono venuto a comunicarti che domani scenderò in campo- Achille ingoiò la collera e la preoccupazione, chiese semplicemente: -Perché?-.
-Perché non credo che per l’erro di Agamennone debbano pagare tutti gli Achei, perché i miei amici stanno morendo sotto quelle mura, e perché, diamine, non ne posso più di stare qui senza far nulla!-. Achille sentì il panico montargli dentro, mentre una sensazione di urgenza e preoccupazione che non riuscì a capire lo invadeva -No!- sussurrò -Non …non andare- Patroclo scosse il capo -Ho deciso, sono venuto per dirtelo e… per un’altra cosa, una richiesta- esitava ora -vorrei, io vorrei combattere con le tue armi, i troiani sarebbero terrorizzati e questo aiuterebbe gli Achei- Achille non aveva parole perché mi chiedi questo, Patroclo? Perché chiedi cose che non vorrei mai darti, ma che non posso negarti?
-Sarei anche più protetto- continuò Patroclo -Le tue armi non hanno pari-
Già, più protetto, ma anche al centro della battaglia e non esiste protezione lì -Non te lo chiederei se non lo ritenessi necessario, mi concederai questo onore?-
No! Non posso farlo, tu resterai con me, al sicuro, e presto partiremo, ti riporterò da tua madre vivo come le promisi dieci anni fa pensò Achille con forza -Sì, ti è concesso, prendile, sono nella mia tenda- disse invece.
Patroclo sorrise -Ti ringrazio- e si alzò in piedi pronto ad andare, Achille lo afferrò per un braccio e lo fece voltare -Vedi di riportarmele tutte intere!- Patroclo rise gaiamente come era solito fare -Ma certo Achille, e ti racconterò come è andata- detto questo si voltò e si incamminò nella notte.
Achille provò una sensazione di vuoto, dolorosa e fredda.

 

  
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