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Autore: zero2757    06/09/2011    2 recensioni
«Quale colpo di fortuna che ho avuto! Una creatura nata dall'unione perversa di un Esper e un'umana» disse Gestahl strofinandosi le mani, un sorriso perverso sulle labbra. Guardava la neonata dormire nella culla che aveva appositamente preparato per lei, mentre Kefka gli sorrideva affilando il suo fidato stiletto. «Quale momento più propizio per lei, Imperatore. Mi complimento della sua eccelsa scelta di tenere quest'abominio...» I due uomini continuarono a conversare, finché Terra non aprì gli occhi e incominciò a piangere.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Locke Cole, Relm Arrowny, Terra Branford
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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QUESTA STORIA HA PARTECIPATO AL CONTEST: Infanzie Rubate.

Nickname: zero2757
Titolo storia: Let It All Out
Fandom: Final Fantasy VI
Rating: Verde
Genere: Malinconico, Romantico
Parola scelta: Cancello
Note dell’ autore: Tratta dalla canzone di Miko Fukuhara, così come il titolo, questa storia parla di sentimenti e ricordi che
bisogna affrontare, anche se per farlo devi dare uno schiaffo alla te stessa bambina. Forse non sarà attinente ma considero questa storia come la mia opera più riuscita, spero l'appreziate.
Spero piaccia!



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Let It All Out

{True}







L'odio è il piacere più duraturo; gli uomini amano in fretta, ma odiano con calma.

[George Byron]





La strada sterrata posta di fronte ai suoi occhi pareva immensa.
Terra mosse un passo, sul ciglio di quella strada, una vasta distesa d'erba ricoperta perfettamente da fiori.
Cyan aveva diretto Edgar, Sabin e Celes a Nikeha per fare rifornimento di armi e viveri. Non rimanevano che lei, Loke e Relm a perseguire lungo la via che li avrebbe portati diritto alla torre di Kefka.

Terra si inginocchiò dopo aver compiuto pochi passi, gli occhi pieni di meraviglia intenti a fissare un bellissimo giglio bianco.
«Terra! Sbrigati, fra poco saremo a Figaro Sud!» la richiamò Relm, mentre Locke continuò a proseguire senza proferir parola.
Terra si alzò e cominciò a correre, un dolore anomalo a comprimerle il petto.

Le mura di Figaro si stagliavano tra le dune del deserto, tutti che applaudivano e festeggiavano brandendo calici ricolmi di vino.
Terra, con la mano stretta al petto vagava per i vicoli della città, la sua andatura incerta. Non fece molta strada che cadde
rovinosamente a terra, e l'ultima cosa che vide prima di svenire fu un cancello arrugginito, aperto, che pendeva dai cardini, e al di là di esso un uomo coperto di pelliccia.

«Quale colpo di fortuna che ho avuto! Una creatura nata dall'unione perversa di un Esper e un'umana» disse Gestahl strofinandosi le mani, un sorriso perverso sulle labbra.
Guardava la neonata dormire nella culla che aveva appositamente preparato per lei, mentre Kefka gli sorrideva affilando il suo fidato stiletto.
«Quale momento più propizio per lei, Imperatore. Mi complimento della sua eccelsa scelta di tenere quest'abominio...» I due uomini continuarono a conversare, finché Terra non aprì gli occhi e incominciò a piangere.

Uno schiocco di frusta risuonò nell'aria, fendendola con le sue tante code. Terra cadde carponi sui ciottoli della sala, «Tutto qui quello che sai fare? Impugni un coltello da cucina e pretendi di ferirlo?» chiese iroso il soldato. La fronte madida di sudore, il respiro affannoso, il labbro inferiore spaccato e la schiena fustigata.
La colpa di quella bimba di sei anni appena? Il non aver ferito mortalmente l'anziano cittadino posto di fronte a lei.
Calde lacrime solcavano quelle guance sporche di fuliggine incrostate a sangue rappreso. Terra conosceva più che bene quell'uomo, era il fornaio della città; l'unico ad averla trattata con un briciolo di umanità in quel castello fatto di costrizioni e sofferenza.
«Io.. io non posso!» urlò la bambina, ma un calcio dritto allo stomaco le fece chiudere la bocca. Svenne, ma non abbastanza in fretta da non vedere la morte del fornaio.

La stavano trascinando, sentiva rumori d'ogni sorta e genere. Rumori di gemiti, di fruste che muovevano l'aria, e cancelli che si aprivano e si chiudevano. Quando si risvegliò, Terra non sentiva più nulla. I cinque sensi erano rimasti intatti, ma ciò che le mancava era qualcosa dentro. L'odore che permeava quelle mura era stagnante e pungente, cercò di alzarsi ma fu tutto vano.
Ando' a sbattere contro le sbarre della prigione durante uno dei suoi molti tentativi, si sentiva intorpidita e fredda.
Un pezzo di metallo a cingerle la testa, ma non se ne curò perché il gelo prese il sopravvento sul suo esile corpo. «La stavamo per perdere, cavolo! Chi è stato quell'imbecille che voleva la mia sconfitta? Chi?! Lo farò giustiziare!» urlò Gestahl. Terra aprì a malapena gli occhi per vedere dove si trovava. La stanza era illuminata a malapena da lampade a olio, le tende del letto a baldacchino color porpora, tre uomini presenti nella stanza.
Terra richiuse gli occhi, un blocco nella testa, nel cuore, nell'anima. «Vi consiglio di calmarvi, vostra maestà. La bambina è viva e priva di intendere e di volere, in fondo -Kefka si piegò sulla bambina e le carezzò la guancia- nessuno vuole la vostra resa, o peggio, la vostra sconfitta! » le ultime parole le sussurrò infliggendo a Terra uno squarcio nella sua guancia destra. La bambina aprì gli occhi ed incominciò ad urlare dal dolore.
Lì incominciò tutto.


«Terra... Terra!» una voce la chiamava, una voce diversa da quelle conosciute. Terra aprì lentamente gli occhi, svelando due zaffiri.
Era a Figaro Sud? Sì, quella era la stessa via da lei percorsa precedentemente. Si alzò, qualcosa era cambiato, tutto era immobile e silenzioso. Non si sentivano le urla e gli schiamazzi della festa, né tantomeno le risa delle cortigiane o dei calici di vino che si scontravano. Pian piano, Terra portò lo sguardo sulla figura che la chiamava dopo aver scrutato con attenzione i dintorni.
Quella persona era oltre il cancello che pendeva pericolosamente dai cardini oramai arrugginiti dallo scorrere del tempo. «Chi sei?» chiese Terra, mentre con fare guardingo afferrò per l'elsa la sua Daga Mangiauomini. «Non avere paura, non sono un nemico» disse l'uomo ancora ricoperto dalla pelliccia, «Svela la tua natura, creatura!» insistette lei ed egli l'accontentò. Con estrema riluttanza e lentezza la creatura si tolse le pelli, svelando una bambina. Lei. «Ma cosa..» ma Terra non ebbe modo di finire di parlare perché la sé stessa del passato la fissava con sguardo spento.
«Chi sei?»Perché sei qui?» domandò Terra con le lacrime agli occhi. « Che fai adesso, piangi? Certo che sei cambiata parecchio... Terra. Perché ti angusti tanto a ricordare ed a cercare dei sentimenti? Non era meglio con la corona della schiavitù, dove tutto era certo e precluso?» sorrise la bimba, i capelli lunghissimi risplendevano del colore della luna se colpiti dai suoi raggi, il viso coperto di terra e sangue rappreso, pieno di lividi.
Gli abiti sbruciacchiati, le mani callose e graffiate così come i piedi e le ginocchia. Terra aveva incominciato a tremare, presa da un'insana paura di sé stessa, ma pian piano il tremolio sparì lasciando posto alla sicurezza. «La risposta alle tue domande è presto detta. Il motivo è... che voglio vivere. Voglio... avere degli amici, voglio innamorarmi, voglio una famiglia. Ecco la mia risposta » mentre parlava, Terra, tenne gli occhi chiusi e la mano posta sul cuore che le batteva all'impazzata.
La bambina era immobile, gli occhi sempre vuoti. Ma qualcosa cambiò, il cancello s'infuocò e con possenti colpi si rimise sui cardini mentre pian piano si chiudeva. «Non potrai cancellarmi, ma una cosa che ti consiglio è questa. Non rimanere prigioniera di queste sbarre a partire da quelle del nostro passato. Chiudi questo cancello che da sui giardini della disperazione... e, Terra, dì a quell'uomo quanto sia importante per te. Addio.» un breve accenno di sorriso da parte della bambina e il cancello si chiuse. Tutto tornò al consueto frastuono, e Terra prese a correre fino a giungere alla piazza e gettarsi su Locke.

«So che il tuo cuore è diviso fra Rechel e Celes, ma sappi che ti amo e non ho intenzione di arrendermi!» dette tali parole, Terra scappo' lasciando un Locke piacevolmente colpito e sorridente.
Le cicatrici che Terra aveva nel corpo e nel cuore non sarebbero mai sparite, con il tempo aveva imparato a convivere con il suo passato e adesso, per ora, andava tutto bene.




FINE

   
 
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