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Autore: Stray cat Eyes     08/09/2011    2 recensioni
Un giorno, così a tempo perso, Cadenza si chiese se nessuno se ne fosse mai accorto. Del suo sguardo triste.
Poi si guardò intorno, capì che erano tutti ciechi e gli venne da ridere.
[Cadenza/Luze, onesided!Luze/Luka]
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My dearest, non c’è nemmeno bisogno che te lo dica. Che è la tua ricompensa per aver ascoltato il racconto delle mie disavventure con medici e fumettari, intendo. Ho passato fin troppo tempo a correggerla e modificarla (il tutto inutilmente), ormai era giunta l’ora. Spero soltanto che sia comprensibile, e comunque tu fa’ finta che lo sia, eh?
‘oglio bene. ♥













Sunburn.






Cadenza era un gran bravo osservatore. Non silenzioso, ancor meno amante dell’ombra. Non era il caso di starsene in un angolo a studiare a distanza il nemico: l’apprendimento migliore era quello sul campo.


Sotto la tesa del cappello, Luze aveva uno sguardo immensamente triste.
Al sole diventava inguardabile, un crogiuolo di mostruosità sottili e disperate.
Oh, certo che sì, era bellissimo; bellissimo come può esserlo il demonio. Disperato – in fondo, sotto strati e strati di sguardi – come solo l’umanità sa renderti.
E per notarlo non erano necessarie grandi doti e nemmeno una vista d’aquila; bastava un’occhiata, guardarlo quel tanto da riuscire a distinguerlo da suo fratello - e per quello era sufficiente un attimo, davvero. Perché, se Luka era un mondo distante, Luze era una realtà ancor più surreale.

Un giorno, così a tempo perso, Cadenza si chiese se nessuno se ne fosse mai accorto. Del suo sguardo triste.
Poi si guardò intorno, capì che erano tutti ciechi e gli venne da ridere.





Lasciami.”

E lui, per tutta risposta, gli leccò le dita – un placido invito ad intrattenersi a vicenda, forse con un tè nero, forse lottando fino a sbriciolarsi reciprocamente le ossa come biscottini, forse solo abusando senza pietà delle lenzuola. La lingua rimarcò i polpastrelli, poi scivolò via, pronta a rincorrere le falangi.

“È disgustoso.”

Ah, la gente aveva la brutta abitudine di preferire la sofferenza ad un attimo di crudo divertimento. Tendeva a opporre resistenza.
Persino Luze, lui riusciva ad immaginarselo immerso nel grigiore soffuso del proprio dolore, chiuso in un angolino opaco, costringendo se stesso a rivangare e odiare e amare e a odiare di nuovo quasi fosse stato un essere umano, negandosi qualsiasi tregua, anche il minimo piacere.
Oh, non che qualcuno gli avesse mai detto di no.
Chi aveva tentato si era ritrovato la gola aperta a metà della enne, ricordò con un risolino.

Sei disgustoso. Smettila.”

Cadenza rise. Quando la lingua raggiunse il dorso della mano, il suo no era già un sì.





Luze doveva aver amato suo fratello almeno quanto Luka aveva amato la sua bella signorina – quella bella signorina con cui poi l’aveva tradito, lui e tutta la famiglia. L’aveva capito, quando li aveva rivisti insieme.
Seguendo quel filo logico, lui – Cadenza – doveva essere il tradimento numero due, perpetrato da Crosszeria ai danni del gemello e di se stesso. Una specie di inutile ripicca. Un dispetto di cui lui non sarebbe mai neanche venuto a sapere.
Che idiota.
O forse era solo un tentativo di autodistruggersi, melodrammaticamente, tradendo se stesso.
Che idiota.
Un bravo bambino che giocava a un gioco un tantinello pericoloso, usando lui senza capire di essere manipolato a propria volta. D’altra parte, Cadenza amava giocare con i bravi bambini. Soprattutto perché poi si trasformavano in bambini cattivi. Come con il moccioso dalle spade nere. Un gran bel divertimento.





Al sole Luze diventava inguardabile.
E adesso c’era il sole, e tutto di lui bruciava sull’orlo della penombra di quelle stanze stantie.
Vestito solo di se stesso, acceso di un’intensità che era davvero oltreumana. Inguardabile.
Cadenza si raccolse contro il suo collo, scivolandogli alle spalle senza rumore.
“Cos’è questo?”
Il bianco pallido di una cicatrice, come un rivolo di latte sulla sua pelle, in quel gioco di chiaroscuri che era il mondo all’alba.
“Un graffio.”
Ne seguì i contorni con gli occhi, le mani ferme sulle proprie ginocchia.
“Da ieri? Mi sorprende che sia ancora qui.”
“No.” Sembrava gelido, ma gli suonava ancora terribilmente disperato. “C’è sempre stato.”
Luze fremette, sfiorando alla cieca quel segno poco sotto il collo – doveva conoscerne a memoria la più piccola frangia, forse ormai aveva un solco impresso sotto i polpastrelli –, accarezzandolo con la stessa devozione che per un tesoro che ogni giorno ci si augura di poter gettare via.
Oh. Era un marchio, allora.
Ah, sì – lo vedo, adesso.
C’è il suo nome scritto sopra.

E lui lo leccò via, imponendosi senza riguardi, nascondendolo sulla punta della lingua con languore e un pizzico di prepotenza.
Niisan non me ne vorrà solo per questo, vero?”
Non me ne vorrai solo perché te lo strapperò via dalla pelle, è così?
Ghignò. Luze non gli concesse alcuna soddisfazione; ma, al nuovo sole, la firma che gli aveva inciso sul collo gli scottò la pelle.















Note.
Sono quelle cose che dovrei spiegare all’inizio, in realtà, ma siccome io tendo a dimenticarmi soprattutto delle cose importanti... beccatevele come spiegazioni post-lettura, ecco. XD
Che sono sostanzialmente due, in pratica:
1. La fanfiction è ambientata appena dopo l’ultimo episodio dell’anime (sì, teniamo conto di quello, per questa volta) e, a voler essere più precisi, il giorno dopo. Sì, tutta questa roba qui sopra avviene il giorno dopo. E si conclude il giorno dopo ancora. Confonde un po’ le idee, ‘sta spiegazione. ò_ò
2. Sappiamo che per gli Zweilt vale la regola “la ferita inferta da un compagno è destinata a non svanire mai”. Allora, dato che io non so starmene buona se non penso troppo, ho ipotizzato: “E se funzionasse così anche per gli Opast & Co.? <3”. Ecco perché la cicatrice sul collo di messer Luze, inferta dal fratello – e spero che almeno questo si fosse capito XD –, è lì da anni e non sparisce ancora.
Poi che altro...? Ah, sì, se l’OOC è un reato, ritenetemi come minimo già in tribunale e... uhm... non dovrei avere altro da dire, credo? Mmh...
Okay, fine della storia. XD
Spero possiate non odiarmi, e in particolare tu, meraviglioso consorte. *-*
E state tutti tranquilli, perché non lo farò più. XD
  
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