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Autore: Kuruccha    09/09/2011    9 recensioni
Maledisse il ghiaccio che cadeva dal cielo e quello che aveva tutt'intorno. Maledisse il freddo inverno russo, impossibile da sopportare; maledisse le tempeste, che a San Pietroburgo sembravano imperversare più a lungo e più duramente che in qualsiasi altro luogo in cui aveva vissuto; maledisse se stesso e il proprio proposito di intraprendere quel viaggio, e maledisse il giorno in cui aveva preso la decisione di lasciare Parigi per un po'. Per cosa, poi? Solamente per tornare in quel mare di bianco nulla.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia, Dimitri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 - Mi scusi, buon uomo, mi sa dire se questa strada porta fino a San Pietroburgo?
Il passante, pelle arrossata e baffi coperti di neve e ghiaccio, sollevò appena la testa ed osservò con noncuranza quella ragazzina che gli domandava informazioni. Giovane, occhi vispi; una di quelle bambine cresciute con la rivoluzione, che pur sapendo badare a se stesse non avevano idea di cosa sarebbe stato di loro da lì in poi. Ne aveva viste tante.
Mugugnò una risposta affermativa, accennandole quale fosse la giusta direzione da prendere al bivio.
Quell'uomo avrebbe voluto essere in un luogo qualsiasi, purchè fosse lontano da lì. Lontano dalla neve del dicembre russo.
Odiava i giovani. Sempre troppo pieni di energie da sprecare, di calorie da dissipare; così vuoti, così privi di faccende da sbrigare, eppure con così tanto tempo davanti agli occhi.
Si caricò meglio la cesta piena di legna sulle spalle; si tirò il cappuccio a coprire meglio il viso, e borbottando si diresse verso casa.
La sentì ringraziare con voce squillante, ma non se ne curò.

 - Hai sentito? Ha detto che siamo nella direzione giusta!
Dimitri, seduto in mezzo alla neve sul ciglio della strada, la guardò di sottecchi mentre gli si avvicinava. Stava saltellando.
 - Dai, andiamo, muoviti! - lo esortò Anya, tendendogli entrambe le mani. - Voi uomini e le vostre manie. No, non chiedere informazioni, sono sicuro che la strada è quella giusta.... Certo, come no. E poi ci saremmo ritrovati a Mosca - continuò, gesticolando, sempre con le braccia tese. - Ma ora, grazie a me, sappiamo dove stiamo andando. E' già qualcosa, no? Su, alzati!
Dimitri, affondando con i guanti nella neve fresca, si sollevò di malavoglia. Con il primo passo, si trovò le gambe sommerse fino alle ginocchia. I fiocchi freddi si insinuarono sopra al bordo dei suoi stivali alti, e la neve si portò via l'unica parvenza di calore che era riuscito a conservare fino ad allora.
Maledisse il ghiaccio che cadeva dal cielo e quello che aveva tutt'intorno. Maledisse il freddo inverno russo, impossibile da sopportare; maledisse le tempeste, che a San Pietroburgo sembravano imperversare più a lungo e più duramente che in qualsiasi altro luogo in cui aveva vissuto; maledisse se stesso e il proprio proposito di intraprendere quel viaggio, e maledisse il giorno in cui aveva preso la decisione di lasciare Parigi per un po'. Per cosa, poi? Solamente per tornare in quel mare di bianco nulla.
Anya, dieci metri davanti di lui, su quella stessa strada, immersa nella stessa neve, saltava e rideva.
Dimitri sospirò. S'infilò le mani in tasca, scrollò le spalle per liberarsi della neve appena caduta. Qualcuno non era della sua stessa idea, a quanto pareva. Pensò che il mondo era davvero un posto strano, e che gli esseri umani lo erano ancora di più. La ringraziò mentalmente per aver insistito così tanto nell'accompagnarlo in quel viaggio, e s'incamminò dietro di lei.

 - Guarda, Dimitri, c'è una casa laggiù!
 - L'ho vista, l'ho vista - le rispose. Strinse più forte il braccio intrecciato al suo e le sorrise.
 - Magari potremmo chiedere ospitalità per un paio d'ore. Giusto il tempo di scaldarci. Non ci manderanno via, no? La compagna Tossekov, una volta, ci ha raccontato di quando è rimasta bloccata nel bel mezzo del nulla con un gruppo di orfani durante una bufera di neve, e ci ripeteva sempre che... -
 - Sì, però andiamo, sto morendo di freddo - tirò corto lui.
Anya si accigliò ed incrociò le braccia sul petto, offesa.

Un occhio - un unico, singolo, solitario occhio, accompagnato solamente da un'orbita vuota - apparve nello spioncino di legno, il solo spiraglio che permettesse alla padrona di quella minuscola casa senza finestre di vedere all'esterno.
 - Cosa volete?
 - Mi scusi, signora, potrebbe farci entrare... -
A Dimitri non venne concesso di completare la frase. Lo spioncino si chiuse poco distante dal suo naso, e udì solo il suono cupo di un catenaccio posto a sigillare in maniera inesorabile l'entrata.
 - Sì, signora, siamo dei ladri e siamo qui per derubarla, molto gentile da parte sua! - sbottò.
Anya gli gettò un'occhiataccia.
 - Aaah, uomini! Non andremo da nessuna parte, così!
La vide bussare nuovamente sull'uscio. Il secondo tentativo fallì miseramente, così come il terzo e il quarto.
 - Compagna! - chiamò, insistente.
 - Compagna, abbiamo bisogno di un riparo. Il freddo ci sta risucchiando, compagna. Hai un posto caldo da offrirci?
Per lunghi, interminabili secondi non ci fu alcuna risposta. Improvvisamente, lo spioncino si spalancò.
 - La stalla - mormorò la donna, indicando il capanno con un cenno del mento.
Con la stessa velocità con cui si era aperto, lo spiraglio si chiuse.
 - Grazie, compagna! - gridò Anya. - Visto? Andiamo - disse poi a Dimitri, afferrandolo per il braccio.

 - Beh, meglio di niente, no?
Dimitri, seduto sul suolo di fredda terra battuta, si guardò intorno. L'unico, vecchio e malmesso cavallo sbuffò rumorosamente. Tutto il corpo dell'animale era immobile, eccezion fatta per la bocca, che continuava a ruminare rovistando in un mucchietto di fieno. Emanava un calore piacevole, accompagnato però da un notevole puzzo.
 - Sì, beh, profumo a parte - concluse.
 - Sei una mammoletta! - gli disse, spintonandolo fino a mandarlo a gambe all'aria. Allungò le braccia, fissando il soffitto formato da travi e intrecci di paglia. - Ah, sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ho toccato qualcosa che non fosse neve! Non avrei mai creduto che della stupida erba secca mi sarebbe mancata così tanto.
Dimitri, steso sul pavimento, sollevò la testa per osservarla meglio.
 - Sai, anche la neve mi è mancata. Anche la Russia, e anche San Pietroburgo, anche se non siamo ancora arrivati. Però è... è nell'aria. Non saprei spiegartelo in altro modo. Ma a ben pensarci è normale, no? In fondo, è quel che si dice aria di casa, giusto? - continuò Anya, stringendosi nel cappotto pesante. Incrociò lo sguardo di Dimitri.
 - E' ridicolo, non è vero? Odiare questa città, fuggire, scoprire chi sei, e finire poi per tornare nel luogo in cui sei cresciuto. La città che credevi totalmente estranea e che si è rivelata essere la tua madrepatria.
 - E' stata una bella avventura.
 - E tu dove sei nato, Dimitri? - gli domandò, allungandosi e stendendosi vicino a lui.
 - A San Pietroburgo, o almeno credo. La verità è che non mi è mai importato. Ciò che conta davvero è dove si decide di vivere.
 - E allora perchè sei voluto tornare qui?
Dimitri osservò il vecchio cavallo muovere le orecchie, come se avesse voluto scacciare delle mosche. Mera forza dell'abitudine, che si era impadronita anche del povero animale.
 - C'è qualcuno che voglio incontrare.

 - Dimitri, Dimitri, eccola!
San Pietroburgo apparve dal nulla, bianca in mezzo al bianco; prima ancora che potessero rendersene conto, si trovarono immersi nel vociare della popolazione, nel quieto vivere di un intero mare di persone. Il vento non aveva smesso di soffiare, e la neve continuava a cadere, ma la città viveva, e nulla era cambiato.
 - Ora dobbiamo solo arrivare alla reggia. Ti ricordi la strada, o devo chiedere informazioni? - lo punzecchiò.
Dimitri strinse più forte la mano di Anya.
 - La ricordo benissimo.

Il palazzo d'inverno dei Romanov era ancora in piedi. Sigillato, perfetto, freddo come l'ultima volta che l'avevano lasciato. Le vecchie travi, inchiodate sulle porte per bloccare il passaggio, non erano ancora marcite. Forse il ghiaccio aveva contribuito alla loro conservazione. Dimitri ne fu felice. Sommando il tempo che aveva trascorso lì da bambino a quello speso per le audizioni nell'attesa di una sosia della Granduchessa, quello era probabilmente l'edificio in cui era rimasto più a lungo in tutta la sua vita. Trovarlo intatto fu un vero sollievo.
Nella grande sala da pranzo, le tavole erano ancora perfettamente apparecchiate e ricoperte dalla polvere degli anni; gli splendidi tappeti non avevano perso i loro magnifici colori. Gli arazzi alle pareti, pur leggermente sbiaditi, conservavano la stessa dignità di tanto tempo prima. Quel posto sembrava migliorare con gli anni, come il buon vino che invecchia.
Anya stava fissando la parete davanti alla quale l'aveva vista la prima volta. Il ritratto della sua famiglia.
Le sorrise, stringendole la mano.
La ragazza ricambiò la stretta. Accarezzò la superficie ruvida del dipinto, e si voltò verso di lui.
Dimitri aveva qualcosa da cercare, e sapeva perfettamente dove l'avrebbe trovato.

Il riverbero del fuoco nel camino illuminava l'interno della stanza privata dello Zar Nicola II. Seduto su una poltrona morbida e polverosa posta davanti al focolare, con l'alluce che faceva capolino dalla calza bucata, un libro tra le mani e un cagnolino steso al suo fianco, c'era Vladimir.
Proprio nel punto in cui avrebbe dovuto essere, e proprio nella posizione in cui se l'era immaginato.
A ben pensare, Vladimir era probabilmente la persona in compagnia della quale, fino ad allora, aveva vissuto più a lungo. Era certo che l'avrebbe trovato lì; anche per lui, quel posto era qualcosa di unico al mondo.
Vlad e San Pietroburgo. Per questo era tornato.
Il suono dei loro passi richiamò la sua attenzione. Pooka avvertì la sua tensione e cominciò ad abbaiare.
L'uomo si voltò bruscamente, ma la sua ansia si sciolse immediatamente per trasformarsi in qualcosa di ben diverso.
 - Ragazzi?! Siete davvero voi? - domandò, incredulo.
Dimitri sorrise, abbracciandolo.
Ho tante cose da raccontarti, pensò tra sé e sé.




*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
9.9.2011
Questa fanfiction è nata da uno dei prompt proposti da AlexielFay nella sua piscina, e precisamente questo:
Dimitri, There are certain people you just keep coming back to [The Fray - All at once]
Ha avuto un tempo di gestazione davvero lungo, ma finalmente è venuta fuori.
Il finale vi ha lasciati un po' allibiti, vero? Me ne rendo conto. XD Ma anche a questo c'è una ragione. Ciò su cui volevo concentrarmi non era tanto la reunion finale tra i personaggi, quanto piuttosto il concetto stesso di "coming back" espresso nel prompt. Non ho idea di cosa sia successo da qui in poi, nè ci ho mai pensato; quel che volevo descrivere erano il viaggio, il ritorno.
Sono complicata, scusate. XD
Non so se sono soddisfatta o meno - o meglio, non so se domani lo sarò ancora - ma per ora mi piace com'è venuta. :) Vi prego di perdonarmi eventuali strafalcioni su San Pietroburgo o varie incoerenze storiche che immagino ci saranno... ho come l'impressione di non essermi documentata a sufficienza ;_; Tornerò a correggere, nel caso.
Buona serata! :D
Kuruccha
   
 
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