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Autore: Susi Echelon Hu    11/09/2011    0 recensioni
Qualcosa di traumatico è successo a Jenny Humphrey e lei non sa bene come trattare la cosa. Attenzione: contiene materiale MOLTO oscuro.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jenny Humphrey, Nate Archibald
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Disclaimer: Io non possiedo niente eccetto la trama.

 

 
“è davvero necessario?” chiede la giovane donna di fronte a me, giocherellando nervosamente con le maniche.
 
“Sì, lo è.”, rispondo con l’usuale tono calmo e paziente che uso con i pazienti. Premo il pulsante ‘play’ del mio registratore per poi ritornare a lei, dandole tutta la mia attenzione.
 
“Io, uh, non so da dove incominciare”, farfuglia, leccandosi nervosamente le labbra.
 
“Beh, va bene. Questa è solo la prima sessione, perciò se non ti senti pronta a parlare di qualsiasi cosa ti stia facendo preoccupare, allora possiamo parlare di qualcos’altro finché non lo sarai. Che ne dici di quello che hai fatto stamattina?”, propongo, sperando che si apra a me.
 
“Uh, sono andata a correre alle sette di mattina. Ho mangiato un toast per colazione e mi sono fatta una doccia. Mi sono smaltata le unghie e ho cercato di schiacciare un pisolino, ma non riuscivo a dormire, così sono andata avanti e mi sono preparata prima di riordinare la stanza e venire qui”, descrive, rilasciando un respiro ansioso una volta finito. La osservo per un secondo, guardandola giocherellare con le maniche della camicetta, mentre li tira giù fino alle dita.
 
“Dormi bene?”, le chiedo. Alza lo sguardo verso di me, poi, con gli occhi iniettati di sangue, sussurra un tranquillo no. “Insonnia?”, azzardo, tentando di scovare un indizio su quello che non mi sta dicendo.
 
“Qualcosa del genere”.
 
“Quanto tempo riesci a dormire, normalmente?”
 
“Per lo più due ore. A volte quattro, se sono fortunata”.
 
“Che ne dici del mangiare? Mangi bene?” domando, notando il suo esile profilo. L’abito le pende addosso, quasi che fosse trattenuta solo dalle ossa delle spalle.
 
“Mangio, ma in verità non riesco a tenermelo sullo stomaco. Le uniche cose che riesco a tenermi dentro sono toast e zuppa”, risponde con tono incolore.
 
“Che ne dici riguardo allo jogging?”, chiedo, cambiando argomento.
 
“Riguardo al jogging?”, ripete confusa.
 
“Perché corri?”, chiedo lentamente, cercando di invitarla facilmente dentro la questione.
 
“Io n-non so”, risponde balbettando.
 
“Stai correndo verso qualcosa? O via da qualcosa?” domando, chiarendo quello che intendevo prima.
 
“Via da qualcosa”. I suoi occhi azzurri si riempiono di lacrime.
 
“Che cosa provi mentre corri?”, chiedo con curiosità.
 
“Niente”, ammette, suonando quasi speranzosa.
 
“Niente? Proprio niente?”, riprovo, sperando specifichi la risposta.
 
“Già”, conferma con lo sguardo rivolto verso l’orologio, prima di ritornare a me. “Solo il vuoto”.
 
“Sembri felice di questo”.
 
“Sì”.
 
“Perché?”, domando. Giocherella di nuovo con le maniche e si morde il labbro, prima di rispondere alla domanda.
 
“Provo un sacco di emozioni diverse, di recente”.
 
“Che tipo di emozioni?”, chiedo, prendendo nota di questo.
 
“Rabbia. Risentimento. Disgusto”, dichiara, soffocando l’ultima parola.
 
“Disgusto? Cosa ti disgusta?”
 
“Me stessa, più che altro”, ammette, grattandosi la nuca.
 
“Perché sei disgustata da te stessa?”
 
“Beh, mi guardi, dottore. Non sono disgustosa?” chiede, allargando le braccia. “E prima che inizi a pensare che sia anoressica o bulimia, ci ripensi. Non continuo a vomitare volentieri”, afferma con tono ardente.
 
“Da dove pensi che siano arrivate tutte queste emozioni? Non solo la parte del disgusto, ma anche dalla rabbia e dal risentimento che provi”.
 
“Beh, sono arrabbiata con tutti, davvero. Non so neanche il perché. Logicamente so che non dovrei essere arrabbiata o risentita nei loro confronti, ma credo di non poterne fare a meno”.
 
“C’è stato un evento nella tua vita che potrebbe essere la causa di tutte queste emozioni?”. Annuisce, mordendosi di nuovo le labbra. Posso vederle ritornare al rosso a causa della tortura costante a cui sono sottoposte. “Vuoi dirmi qualcosa in proposito?”
 
“è una lunga storia”, risponde col respiro attaccato all’ultima parola.
 
“Perché non incominci dal principio?”, suggerisco spostandomi dalla mia posizione.
 
“Okay”. Si guarda intorno per poi ritornare a fissarmi da sotto la sua frangetta, prima d’incominciare la sua storia.
 

 
Nota dell’Autrice:
Quindi, non avevo intenzione d’iniziare di già questa storia, ma l’idea non smetteva di gironzolarmi in testa, perciò ho deciso di proseguire. Prima che iniziate a preoccuparvi, non ho intenzione di dimenticarmi delle mie altre storie, cercherò di aggiornarle tutte abbastanza spesso. Ah, un altro avvertimento a coloro che leggeranno questa storia: conterrà eventi DAVVERO oscuri, perciò andatevene se vi offendete facilmente o siete sensibili ad argomenti oscuri. Grazie a tutti per la lettura e apprezzerei se lasciaste un commento. 
  
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