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Autore: ConradMoricand    13/09/2011    0 recensioni
La psicopolizia invade San Francisco nel momento in cui Allen Ginzberg sta per ideare il testo che libererà la sua generazione dai pregiudizi. ma tutto questo non accadrà a Frisco, perchè la psicopolizia vuole...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Apology for the Death Pregnant. Avevo detto, in una conferenza, che amavo viaggiare in metropolitana, perchè i personaggi che si incontrano lì, sulle soglie della notte, o nel buio artificiale del neon, no si incontrano in nessun altro luogo.  Nelle conferenze dicevo così tante cose che a volte me ne dimenticavo. Negli ultimi tempi però, da quando avevo iniziato a sentirmi pedinato (chissà, per cattiva coscienza o perchè nel sottobosco di Frisco tutti andavano pazzi per le mie poesie deliranti) odiava le persone. Sentiva che lo strisciante desiderio di guardare nel cuore altrui presente in ogni uomo li obbligava a voltarsi verso quell' uomo vesitio di colori sgargianti, che poi ero io.  Non mi fissavano sfacciatamente, certo, ma con quelle occhiate così brevi da tradire i pregiudizi nascosti dietro la cornea.  lo scossone della luce al neon mi riportò alla realtà.  Si sentiva, in lontananza, il rumore delle scintille che sfrogolavano contro i cavi d'acciaio del vecchio vagone, che faceva più scintille di un'autmobilina del' autoscontro.  Di colpo, andò via la luce.  Io, come gli altri passeggeri, caddi nel buio. Sentivo il barbone accanto a me fremere per l'agitazione e il nervosismo.  Il treno rallentò e poi si fermò, sospeso nel sottosuolo cementificato, come una tomba. Si sentivano le persone litigare, le colluttazioni accendersi, i bambini piangere. Io vagavo in quel buio, per nulla intimidito da quelle urla agghiaccianti, con la faccia premuta sul vetro, un contatto certo, assaporavo l'odore di paura che assumeva piano piano il vagone e il mio respiro. Se pure la morte potesse passare accanto a ciascuno di noi, seppure accadde, cosa di cui tuttora non sono certo,  io non la sentii. Ero un bambino nella sua stanza, alieno da tutto il mondo prima, dopo e fuori. Non fu un incubo dormire a occhi aperti nel buio, ma quando la luce tornò, sentii un urlo di donna raggelante, dietro la mia nuca. Non volevo girarmi, sapevo che non dovevo, che mi avrebbe fatto male. Ma forse non lo sapevo ancora quando il cervello ordinò al collo di voltarsi e agli occhi di guardare la scritta che campeggiava sul vetro opposto, scritta rossosangue.

ALLEN GINZBERG ARCHIPENSATORE

mi hanno trovato, mormorai.
Allen ero io.
  
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