Capitolo 18- The end of the circle
“… I know that life won’t break me, when I
come to call, she won’t forsake me, I’m loving angels instead…”--- Robbie Williams
Epilogo
La mattinata si
preannunciava calma e tranquilla, dolcemente piena di sole e teneramente
pervasa dal vento caldo dell’estate. Un’atmosfera vivace e frizzante aveva
preso tutti gli abitanti della città, che camminavano per le strade, respirando
a pieni polmoni la prospettiva del riposo dell’estate, che ormai era molto
vicina. Gruppi di bambini correvano e giocavano nel parco, rincorrendosi con
pistole caricate con acqua gelata. Un piccolo, che stava disperatamente
evitando un altro, che gli stava lanciando contro dei palloncini pieni d’acqua,
sollevò un braccio e salutò una persona, che veniva in direzione opposta e che
sembrava molto affaccendata.
“Buongiorno
maestra!” disse, la voce alta e cristallina, che distrasse per un attimo il suo
compagno di giochi.
La donna sorrise e
agitò la mano aperta, mentre i capelli rosso scuro le cadevano sulle spalle
esili e lasciate scoperte dal top bianco, che indossava.
Riprese a correre,
arrivando davanti ad una casetta di colore giallo ed azzurro, davanti alla
quale l’attendeva una donna sulla cinquantina, che teneva in braccio una bimba
di un anno con i capelli biondi e gli occhi castani.
“Insomma
Strawberry!” le urlò contro, mentre la bambina si agitava per correre incontro
alla donna “Ti avevo detto di non fare tardi! Io e tuo padre dobbiamo andare a
trovare tua nonna, lo sai che si sente molto sola in questo periodo!”.
Strawberry riprese
fiato e disse, il fiato corto: “Scusami mamma… ma la riunione di chiusura
dell’anno scolastico è finita più tardi del previsto…”.
Si avvicinò,
prendendo la bambina tra le braccia, che prese a sorridere e a battere le
manine paffute in segno di contentezza. Lei le diede un bacio sulla fronte e
sorrise, dicendo: “Ciao Katy! Ti è mancata la mamma?”.
La bimba sorrise e
annuì, di nascosto, cercando di non farsi vedere dalla nonna, che alzò gli
occhi al cielo e disse sconsolata: “E’ chiaro che le sei mancata! La vizi
enormemente quella bambina! Per non parlare di tuo marito!”.
Strawberry sorrise
alla madre e annuì, poi si ricordò che andava decisamente di fretta e mise Katy
nel passeggino, dopo aver raccolto una borsa di paglia azzurra, che la madre le
porse.
“Ci vediamo
stasera, mamma!” disse lei, salutandola, mentre ripercorreva il vialetto
all’incontrario. La signora Momomiya rimase un attimo ad osservarla, mentre si
allontanava, poi sorrise tra sé e sé. Quante ne aveva passate sua figlia in
quegli ultimi anni lo aveva scoperto solo di recente, quando lei, un giorno di
cinque anni prima, era tornata a casa, dopo quel suo misterioso ricovero in
ospedale. Non aveva mai capito che cosa le fosse successo, ma fu allora che lei,
seduta sul divano della cucina, aveva raccontato tutto a lei e a suo padre del
suo passato di mew mew e della sua lotta contro gli alieni. La signora Momomiya
aveva tremato nel sentire il racconto delle difficoltà e dei pericoli, che
Strawberry aveva affrontato, ma al contempo, aveva finalmente capito molti dei
tanti segreti della figlia. Le chiese come mai le avesse detto tutto solo
adesso, quando ormai il pericolo era passato, e Strawberry aveva detto che lo
avrebbe capito di lì a poco. Poi aveva sorriso ed era corsa in camera sua. Il
giorno dopo, era tornata all’università e, dopo tre mesi, aveva tenuto tre
esami. I primi di tutta una serie, che l’avevano portata finalmente alla laurea
e ad insegnare in una piccola scuola elementare in periferia. Alle volte, la
guardava quella sua bellissima figlia e sorrideva nel vederla così felice. Ed
era inutile che il padre di Strawberry cercasse sempre di minimizzare tutto,
lei lo sapeva che era tutto merito di suo genero, il marito di Strawberry e il
padre di Katy, la sua adorabile nipote. Era stato per lui che Strawberry aveva
ripreso a vivere ed era ritornata la stupenda persona che era.
Ritornò in casa e
trovò sul mobile vicino alla porta un post it, su cui c’era scritto un piccolo
messaggio con la scrittura di suo marito per Strawberry… Riferisci a tuo marito
che la partita dell’ NBA è terminata 120-118 per noi…
La signora Momomiya
sorrise ancora, mentre si chiedeva perché il marito si ostinasse ancora a non
chiamare per nome il loro genero, quando si vedeva lontano un miglio che gli
era molto affezionato. Scrollò le spalle e ritornò in cucina.
Intanto, Strawberry
camminava tranquillamente per strada, salutando di tanto in tanto qualcuno dei
suoi alunni, che le capitava di incrociare. In realtà, era abbastanza tardi, e
sapeva che si sarebbero arrabbiati con lei, ma si autoimpose che era una
giornata troppo bella per agitarsi, e poi non poteva certo mettersi a correre
con il passeggino di Katy.
In campo a pochi
minuti, arrivò in una vicina spiaggia, dove si trovavano un discreto numero di
persone in costume da bagno, che prendevano il sole o che giocavano tra le onde
argentate. Si tolse i sandali bianchi e prese a camminare sulla sabbia dorata,
che era abbastanza calda, ma piacevole. Si diresse verso un gruppo di palme
sulla spiaggia, vicino alle quali c’era un discreto gruppo di persone. Sospirò,
preparandosi all’ennesima ramanzina, ma poi si rassicurò. Almeno suo marito non
c’era e quindi non ci sarebbe stata la sua voce ironica ad unirsi al coro di
rimproveri…
La sua voce
ironica e affascinante…
Sorrise,
avvicinandosi alle palme, salutando ad alta voce un ragazzo, che era intento ad
accendere un barbecue.
“Ciao Kyle!” disse
amabilmente.
Kyle si sollevò,
pulendosi, senza accorgersene le tracce di grasso sulla camicia avana,
imprecando a mezza voce quando se ne rese conto. Poi le sorrise e la salutò:
“Ciao Strawberry! Sei fortunata, Mina è appena andata a prendere delle bibite…
si è appena accorta che mancavano…”.
Strawberry sospirò
e disse: “Sta pur certo che mi rimprovererà comunque per qualcos’altro… e Pam,
non è venuta?”.
Kyle annuì
sconsolato, e disse: “Riprese del film in Canada… mi ha detto che finivano
oggi, e che se ci riusciva, ci avrebbe raggiunto oggi pomeriggio… è duro essere
il marito di una famosa star di Hollywood…”.
Lei sorrise
comprensiva, per poi velarsi leggermente, quando Kyle le chiese: “Ma per te non
credo che sia molto diverso, no?”.
“Esattamente la
stessa cosa, ma lui almeno torna nei finesettimana… Pam è molto più impegnata
di lui…”
“Ma neanche lui è
potuto venire, vero?”.
Strawberry sorrise
e disse in tono cerimonioso, scuotendo la mano ripetutamente: “Riunione del
consiglio d’amministrazione, o non so che altro… avrà detto sicuramente
qualcos’altro, ma lo sai che, quando inizia a parlare del gruppo, raramente lo
seguo fino alle fine…”.
Kyle rise, mentre
una voce bassa e profonda interrompeva le loro risate.
“Ho detto Riunione
sulle nuove strategie di marketing… non ho detto proprio niente di difficile…”.
Strawberry sgranò
gli occhi, sorpresa, mentre il suo sguardo si posava sulla figura, che le era
comparsa di fronte.
“Non dovevi tornare
solo sabato?” chiese lei, sorridendo leggermente.
“Certo che dovevo
tornare solo sabato, ma dato che Davis è ansioso di fare il direttore al posto
mio, gli ho lasciato le briglie dell’azienda per questa settimana…” .
Strawberry scoppiò
a ridere, avvicinandosi al marito, che le sorrise affettuosamente. Poi lo baciò
dolcemente sulle labbra e sussurrò: “Mi sei mancato tanto…”.
Ryan sorrise a sua
volta e disse: “Anche tu… anche se a dirla tutta, mi è mancata di più un’altra
ragazza…”.
Strawberry si
incupì, poi si rasserenò, staccandosi dall’abbraccio di Ryan, dicendo: “Bè,
purtroppo so che con lei non potrò mai competere…”.
Ryan la attirò di
nuovo a sé con impeto, e la baciò, sussurrando sulle sue labbra: “Vada per un
pareggio…”. Strawberry rispose al suo bacio, stringendolo a sua volta, mentre
Kyle si eclissava elegantemente. Era sempre così, quando quei due si rivedevano
dopo qualche giorno… baci ed effusioni a non finire, che terminavano solo in
occasione del solito battibecco, che sicuramente avrebbero avuto di lì a poco
per qualche futile motivo. Eppure, non erano certo novelli sposi, ma erano
convolati a nozze due anni prima, appena Strawberry aveva finito l’università,
e l’anno dopo, era nata la loro piccola Kathrine, chiamata così dal nome della
madre di Ryan. Il ragazzo adesso lavorava in America, dove gestiva il gruppo
fondato dal suo nonno materno, che era passato a lui, e viveva a Los Angeles
dal lunedì al giovedì, mentre nel finesettimana tornava in Giappone da sua
moglie e da sua figlia.
Ryan si avvicinò al
passeggino di Kathrine, che lo accolse con una serie di gridolini di gioia. Lui
sorrise e si abbassò all’altezza della piccola, a cui tese un dito, che la
piccola strinse nel suo pugnetto.
“Ciao Katy… stai
bene piccola?” le sorrise. Katy sgranò i grandi occhi castani, gli occhi di
Strawberry, e sorrise, spalancando la bocca sdentata.
Ryan la prese in
braccio, e si avvicinò di nuovo a Strawberry, che gli sorrise teneramente.
Tutto si sarebbe aspettato, tranne che Ryan fosse un padre dolce e attento,
come si era dimostrato.
Bè, se devo
proprio dirla tutta… erano tante cose, che non mi immaginavo e che poi sono
successe…
Prima di tutto, lei
e Ryan… si erano sposati e avevano avuto una figlia… ancora adesso, quando ci
pensava alle volte, le sembrava incredibile…
ma, nonostante questo, era felice, perché era innamorata di Ryan
esattamente come quel giorno, che si era alzata dal suo letto d’ospedale ed era
andata da lui. Da allora, era stato tutto miracolosamente in discesa per lei,
l’università, il lavoro, il matrimonio e Katy. I suoi genitori, soprattutto suo
padre, avevano fatto una serie infinita di storie, quando aveva annunciato di
voler sposare Ryan Shirogane. Dicevano che non lo conoscevano, insistevano che
lui sarebbe sempre stato diviso tra lei e l’America, dove lavorava, e poi
sostenevano che era troppo presto, che ventuno anni erano troppo pochi per
sposarsi, anche se lei e Ryan stavano assieme da tre anni. Sua madre le diceva: “Pensaci su,
Strawberry… sei stata di più con Aoyama, eppure tu e lui vi siete lasciati…
stai con Shirogane da poco, e se poi i tuoi sentimenti cambiassero?”. Lei
sapeva che non era possibile, semplicemente perché lo amava troppo. E poi
perché sapeva che i loro sentimenti erano indirettamente anche quelli di Elissa
e Leon. Il loro amore non era mai stato piegato né dal tempo, né dallo spazio,
e questo doveva accadere anche a lei e a Ryan. Perciò, aveva sposato Ryan, nonostante
tutto, prima in un piccolo paesino della California, poi, dopo qualche mese,
aveva celebrato il rito religioso nella sua città. E adesso era contentissima
di come erano andate le cose, perché sebbene Ryan, non era con lei dalla
mattina e sera, era il miglior marito e padre del mondo. E poi, considerando i
loro caratteri facilmente infiammabili, un po’ di distanza, forse li avrebbe
anche fatto bene.
Tipo in quel
preciso momento, la stava rimproverando perché non aveva ancora cambiato il
pannolino di Katy.
Lei, come al
solito, esplose: “E non lo può cambiare il papà per una volta tanto?”.
Lui rispose, come
al solito, con la sua voce ironica, incrociando le braccia: “Veramente, il papà
ha sempre messo in chiaro che avrebbe fatto di tutto per la sua bambina, tranne
che cambiare il pannolino, prerogativa assoluta di sua madre…”.
Come era ovvio,
Strawberry rispose a tono, come Ryan, mentre Kyle, sentendo le loro voci, capì
che la fase fru-fru e smack-smack era finita, e che quindi poteva riavvicinarsi
tranquillamente.
In quello stesso
momento, trafelata, arrivò anche Mina, che era finalmente tornata dal bar. Era
anche lei cambiata molto, i capelli adesso cresciuti le davano un’aria molto
più matura, sebbene tra le sue amiche fosse l’unica a non essere ancora
sposata. Viveva a Parigi e faceva l’insegnante di danza classica in una
rinomata scuola di arti sceniche; lì, aveva incontrato un ragazzo spagnolo
della sua stessa età, Pedro, con cui conviveva e che adesso la stava
sostenendo, mentre lei si sventolava un fazzoletto davanti al viso. Certe arie
da aristocratica decaduta non le avrebbe mai perse.
“Mamma che caldo!”
borbottò, poi, notando finalmente Ryan e Strawberry, mormorò: “Bene, allora
signora Shirogane… finalmente si è degnata di arrivare… in ritardo, come al
solito!”.
Strawberry, che
stava borbottando all’ennesima battuta di Ryan, disse semplicemente di sì,
evitando di rispondere altro. Lei e Mina erano rimaste esattamente, come quando
erano adolescenti, due persone, che si volevano molto bene, ma troppo
orgogliose e diverse di carattere per ammetterlo fino in fondo. E poi adesso
non si vedevano più di tanto, avevano due vite completamente diverse, e
Strawberry, a volte, si era chiesta se lei fosse davvero felice. Ma quando le
vide lanciare un rapido e dolcissimo sguardo a Pedro, capì che lo doveva essere
veramente molto con lui, anche se non si erano ancora fidanzati ufficialmente.
Dopo qualche
minuto, arrivarono altri due componenti, questa volta indiretti, della ex
squadra mew mew: Halinor e Mark. Loro due erano stati la sorpresa più grossa
degli ultimi anni. Mentre per altre unioni maturate tra i membri della squadra,
come quella di Ryan e Strawberry, o di Kyle e Pam, si era potuto giustificare
abbastanza facilmente che delle persone che avevano avuto delle esperienze di
vita così particolari, non potevano trovare tra loro delle affinità molto più
intense di quelle che si potevano maturare con altre persone, il caso di
Halinor e Mark era totalmente diverso.
Mark, dopo
l’episodio di Strawberry, era completamente sparito dalla circolazione, non
facendosi vedere nemmeno per sapere come procedeva la questione di Profondo
Blu. Sapeva di non potere essere nemmeno d’aiuto alla squadra, e inoltre si
vergognava profondamente per quello che aveva fatto a Strawberry. Lui l’amava
con tutto sé stesso, eppure aveva avuto la forza e il coraggio di picchiarla,
lui che aveva giurato di proteggerla. Si era immerso totalmente negli studi,
fino a riuscire persino ad ottenere una borsa di studio per Berlino, e aveva deciso
di partire per la Germania, dove avrebbe studiato in un centro all’avanguardia
nella ricerca di forme alternative d’energia per uno sviluppo eco-compatibile.
Eppure, qualcosa lo tratteneva, ancora la residua speranza che magari le cose
con Strawberry si sarebbero potute risolvere, e allora aveva deciso di andarla
a trovare per l’ultima volta, aspettandosi da quel colloquio tutte le risposte
sulla sua vita e sui suoi sentimenti, che non voleva ancora darsi. Era andato
al caffè mew mew, e lo aveva trovato semi distrutto, avanzando tra pezzi di
calcinacci e mobili rotti, e lì vi aveva trovato solo Kyle e Pam, che sembrano
strani e molto stanchi. Aveva chiesto loro che cosa fosse successo, e loro gli
avevano raccontato tutto, tutto quello che aveva fatto Strawberry per Ryan, la
stessa cosa che, tanto tempo prima, aveva fatto per lui. Ma stavolta era stata
semplicemente straordinaria, riuscendo a sconfiggere definitivamente Profondo
blu, nemmeno uccidendolo, ma purificandolo e rendendolo una persona nuova con una
nuova vita davanti. E tutto per Ryan, tutto per salvargli la vita. Kyle gli
aveva messo una mano sulla spalla e gli aveva detto che sapeva che lui era un
bravo ragazzo, e che non aveva mai voluto fare del male a Strawberry, ma adesso
la sua vera forza sarebbe stata nel lasciarla e nel continuare a vivere senza
di lei. Aveva annuito ed era corso via. In Germania.
Lì, stranamente
dopo qualche mese di ricerca e di solitudine pressoché totale, il passato era
tornato a prenderlo di peso nella figura di Halinor Akasaka. Lei, dopo la fine
dell’ultima guerra, aveva deciso di accettare un impiego nella città
mitteleuropea in una prestigiosa casa di moda. Si erano incontrati per caso in
un giorno di dicembre nel centro di Berlino, lei che passeggiava alla ricerca di
regali da spedire alla sua famiglia, e lui che cercava un conforto qualsiasi
alla pena che sentiva nel cuore. Era stata lei il conforto, di cui aveva
bisogno. L’aveva portato in posti stranissimi, dove mai aveva pensato di
mettere piede, lo aveva fatto divertire come non gli accadeva da tempo,
facendogli fare tutte quelle sciocchezze che fanno tanto bene, quando si sta
male. E poi lo aveva definitivamente colpito in quella notte così strana,
dicendogli che capiva quanto doveva essere stato male, e che non lo giudicava
male per quello che aveva fatto. Gli aveva detto che aveva commesso un sbaglio,
ma che nella vita era importante non ripetere gli errori già fatti, no non
sbagliare in assoluto. Le aveva soffocato quelle parole sulle labbra,
chiudendole nelle sue, e l’aveva stretta a sé, cosciente per la prima volta di
stare bene.
Le cose si erano
complicate, esattamente nove mesi dopo, quando era nato il frutto di quel
momento di inebriante estasi di effimera felicità. Chiyo, una bella bambina con
due grandi occhi verdi e l’espressione dolce e malinconica di suo padre. Anche
allora l’aveva conosciuta per caso, sua figlia, un giorno caldo di aprile, in
cui aveva incontrato di nuovo Halinor per strada, e l’aveva vista con quella
bambina in braccio. Non la rivedeva da quella famosa sera, non aveva pensato di
telefonarla e nemmeno a lei era passato per la mente, convinta com’era che
quello che era accaduto tra loro, era stato un puro e semplice atto di
amicizia, inquinato da qualche bicchiere di più e da una profonda tristezza nel
cuore. Quella sera, però, aveva lasciato un profondo segno, che aveva le
fattezze di una vivace bambina di un anno, che sorrise felice a quell’uomo,
dallo sguardo confuso, che le venne incontro.
Quel giorno, litigò
furiosamente con Halinor. Non capiva perché non gli avesse detto niente di
questo, e lei gli aveva risposto semplicemente che non erano fatti suoi.
“Vuoi dirmi forse
che non è mia figlia?!” le aveva urlato contro Mark in quel vicolo, dove
l’aveva trascinata, mentre Chiyo piangeva silenziosamente tra le braccia della
madre.
“Vuoi dirmi forse
che non sei ancora innamorato di Strawberry?!Che non torneresti con me, solo
per dovere nei confronti di Chiyo?!” replicò lei, con il suo stesso tono di
voce. Poi, si era voltata ed era andata via, lasciando Mark nel vicolo, che non
sapeva nemmeno che dire e neanche che pensare. Dopo qualche giorno, si era
messo alla ricerca di Halinor, e aveva scoperto che lei si era trasferita di
nuovo in Giappone, assieme a Chiyo.
Ritornò anche lui a
Tokyo, e la trovò che viveva a casa di Kyle e Pam, che si erano sposati nel
frattempo, ma che non avevano ancora avuto figli. Adesso capiva quelle loro
strane espressioni, l’ultimo giorno che li aveva visti… aveva chiesto di
Halinor, e Kyle aveva sbarrato gli occhi, capendo che il padre di Chiyo altri
non era che lo stesso Mark. Aveva indicato la camera di Halinor, e Mark vi era
entrato silenziosamente, mentre la vedeva china sulla culletta di Chiyo, che le
cantava una filastrocca. Aveva sorriso e l’aveva abbracciata di spalle. Lei era
trasalita, poi si era abbandonata al suo abbraccio. Forse, quello era stato
l’unico momento della sua vita, in cui aveva amato Halinor. Poi, tutto quello
che c’era stato dopo, era stato simile all’affetto tra due adolescenti e alla
stima di due genitori non sposati, che convivevano colmando d’attenzioni la
loro unica figlia, che cresceva lentamente, cullata dal loro amore. Doveva
ammettere che, senza Halinor e Chiyo, mai la sua anima sarebbe guarita giorno
dopo giorno. Ma niente di più. Non amore, per quello non c’era più spazio nel
suo cuore, per sempre della sua piccola Strawberry.
Lo capì ancora di
più quel giorno, quando arrivò su quella spiaggia, dove veniva a pensare,
quando aveva delle forti crisi d’amnesia, a causa di Profondo Blu. Vide da
lontano il brillare dei capelli rossi di Strawberry, e un brivido nel cuore lo
fece tremare di freddo. Halinor, accanto a lui, gli chiese se si sentisse bene,
e lui le sorrise, annuendo. Prese in braccio Chiyo, e si avvicinò a loro, mentre
l’anima gli diventava delle dimensioni di una nocciola, mentre osservava di
sottecchi Strawberry, che bisticciava con Ryan, che stava cambiando il
pannolino di Kathrine.
E pensare che
stavolta non posso nemmeno farti una scenata… è fin troppo chiaro che cosa
provi per lui, piccola mia…
Si sedettero
attorno al fuoco, mentre Chiyo e Kathrine, che avevano solo un anno di
differenza, giocavano pensosamente nel box. Un frastuono richiamò la loro
attenzione, parzialmente assorbita dai ricordi del passato. Un gruppetto di
persone si avvicinava a grandi passi, facendo particolare chiasso. Non era
certo difficile capire di chi si trattasse…
Paddy e Tart
arrivarono tutti trafelati, uno reggendo in braccio un maschietto e l’altra una
bambina, entrambi della stessa età di Kathrine. Inutile dire che anche loro due
si erano sposati, e avevano appena avuto quella coppia di scatenati gemelli,
Grace e Nick, che avevano preso tutto il carattere dei loro genitori.
“Scusate il
ritardo!” si scusò Paddy, deponendo Grace tra le braccia di Kyle, mentre si
asciugava la fronte. Era praticamente la stessa, a parte i capelli biondi,
cresciuti molto, e l’espressione più matura.
Anche Tart non era
molto cambiato, a parte che si era irrobustito ed era diventato molto più alto,
ed ora perennemente nel suo aspetto umano. Lasciò Nick nel box assieme a Chiyo
e a Kathrine, che sorrise all’arrivo del compagno di giochi.
Anche per loro, le
cose si erano evolute bruscamente, anche se nel loro caso, era tutto
decisamente più intuibile. Dopo la fine dello scontro con Profondo Blu, lui
aveva deciso di tornare sul suo pianeta, convinto com’era, che non c’era
assolutamente motivo di rimanere lì. La sera prima di partire, aveva confessato
a Paddy i suoi sentimenti, e lei era rimasta attonita, abituata a considerarlo
un semplice amico. Aveva semplicemente balbettato di essere già fidanzata,con
quel ragazzo cinese, che anni prima, era venuto a trovarla e che era stato
scelto da suo padre. Lui aveva annuito, dicendo che voleva semplicemente
farglielo sapere e la mattina dopo era salito sulla sua astronave, assieme a
Ghish, Blanche, Pie e Kivar. La nave stava decollando, quando aveva sentito una
voce urlare il suo nome; si era affacciato dal finestrino e aveva visto Paddy
sbracciarsi per richiamare la loro attenzione. Non riuscendo a capire che cosa
volesse, scese dalla nave, pregando il fratello di aspettare un po’.
Blanche gli aveva
detto enigmaticamente: “Ci vediamo presto, Tart…”.
Lui aveva inarcato
le sopracciglia, mentre lei diceva a Ghish: “Certo, che siete tutti uguali voi
fratelli…”.
Sceso, Paddy gli
era venuta incontro, urlandogli che non poteva partire, che non poteva farlo,
che lei sarebbe andata con lui. Lo aveva abbracciato, e piangendogli sul collo,
gli aveva detto di amarlo. Lui, raggiante, l’aveva scostata da sé solo il tempo
di baciarla sulle labbra.
Come era ovvio, lui
era rimasto sulla Terra, assumendo la falsa identità di Taruto Mitsuki,
provetto impiegato in una banca. E anche nel loro caso, si erano sposati,
quando Paddy aveva compiuto diciotto anni. Certo, molti avevano criticato
l’atteggiamento di Paddy, che si era sposata giovanissima, molto di più di
quanto non lo fosse Strawberry, quando aveva sposato Ryan. Ma Paddy, come al
solito, non ascoltò nessuno e addirittura lei e Tart si sposarono in segreto,
facendo sapere tutto solo a nozze avvenute. Ovviamente, il padre della ragazza
non era stato d’accordo con questa decisione, ma ricordando che anche la madre
di Paddy, aveva la stessa età della figlia nel giorno delle nozze, alla fine aveva
accettato. Un anno prima, pochi mesi dalla nascita di Kathrine Shirogane, erano
nati anche Grace e Nick Mitsuki.
“Io ho fame!”
eruppe Paddy, mentre ogni tanto gettava un occhio sui figli, che giocavano
assieme a Kathrine e a Chiyo.
“Veramente anch’io…”
disse, sorridendo Strawberry, stretta dal braccio di Ryan sulle sue spalle
“Mancano solo i nostri amichetti alieni… capisco le distanze, ma potrebbero
spicciarsi un po’ prima…”.
“In realtà, anch’io
sono alieno, eppure non sono mica arrivato in ritardo…” commentò Tart,
fingendosi indignato.
“Sai che non ci
avevo mai pensato?” disse Halinor, mentre Mark parlava con Kyle, lontano dalla
compagna “I vostri figli non sono per metà alieni?”.
Paddy sorrise e
disse: “Sì, ma, vivendo sulla Terra, dovrebbero aver perso i loro poteri…
sembra che i bambini piccoli li traggono dalla forza del loro pianeta, e
imparano a farlo nel loro primo anno di vita… se non acquisiscono tale capacità
entro questo periodo, la perdono per sempre… e Tart ha preferito non
insegnargliela…”.
“Perché?” chiese
Ryan “Potrebbe essere utile in futuro, no?”.
“Io oramai ho
deciso di essere un terrestre a tutti gli effetti e voglio che anche i miei
figli lo siano perciò il problema non si pone… non credo che ritornerò più sul
mio pianeta d’origine…” spiegò Tart, alle cui parole corrispose un bacio della
giovane moglie.
Ad un tratto, una
sfera di luce comparve dal nulla, allargandosi progressivamente. I bambini si
misero a piangere, subito calmati dalle madri, mentre un gruppo di figure compariva
dalla luce, spentasi all’improvviso.
All’interno della
luce, erano comparsi due belle donne, una con i capelli castani e due grandi
occhi azzurri, che portava una lunga e aderente tunica bianca, decorata con dei
ricami dorati, e un’altra, con i capelli lunghi ed ondulati, che indossava
anche lei una lunga tunica rosa e che reggeva in braccio un piccolo di pochi
anni. Accanto a loro, c’erano due uomini, uno abbastanza alto, l’espressione
austera, che teneva un braccio attorno alla vita della donna con il bebè, e un
altro un po’ più basso, il viso atteggiato in una perenne smorfia ironica, che
teneva per mano un bel bambino di quattro anni, che si nascondeva dietro la sua
gamba sinistra.
“Lory! Blanche! ”
disse Strawberry, alzandosi da terra e correndo incontro alle due amiche, che
le sorrisero affettuosamente. Si abbracciarono, essendo praticamente quattro
anni, nel caso di Blanche, e due anni, in quello di Lory, che non si vedevano.
“Ciao Strawberry!”
disse Blanche, abbracciandola “Come stai?”
“Benissimo… e voi?”
“Noi tutto bene”
rispose Lory, sorridente, mentre il bambino tra le sue braccia si sbracciava
per essere lasciato libero dalla stretta della madre.
Lory lo mollò tra
le braccia di Pie, dicendo: “Forza, Delet… va da papà adesso…”.
Il caso di Lory e
Pie era stato il più singolare tra le coppie, che si erano formate in quegli
anni. Pie era partito quel giorno di quattro anni prima, e tra lui e Lory non
c’era assolutamente niente. Erano amici e c’era un grado di complicità tra loro
difficilmente esprimibile a parole, ma Lory era ancora abbastanza innamorata di
Ryan e Pie provava per la ragazza nulla di più che semplice stima. Il tempo era
passato e Lory aveva dimenticato completamente Ryan, ma intanto non riusciva a
trovare nessuno che l’amasse e che stesse con lei. Allora, si era buttata a
capofitto nel suo lavoro, e non ci aveva pensato più. Tre anni prima, Pie era
tornato per un breve periodo sulla Terra per venire a trovare Tart e per fare
delle ricerche sulla struttura del pianeta, ma, quando era tornato, per una
strana combinazione molti dei suoi amici non c’erano. Strawberry e Ryan erano
in America, Mina era già a Parigi, Halinor e Mark erano in Germania, Kyle e Pam
erano in Canada per le riprese del film di lei. A Tokyo, c’erano solo Paddy e
Tart, che avevano una casa minuscola per loro due, figuriamoci per un ospite, e
Lory. Inevitabilmente, Tart aveva chiesto a Lory di ospitare il fratello per un
certo periodo di tempo, e lei aveva accettato. Sebbene, infatti, non lo
confessasse, si sentiva sempre tremendamente sola, da quando Strawberry si era
fidanzata con Ryan, e il loro appartamento era spesso vuoto. E poi Pie le stava
simpatico e poi, stranamente, solo allora si era accorta che non era nemmeno
male come ragazzo. Lo aveva ospitato per un po’ e durante quel periodo, lei e
l’alieno erano diventati molto amici, confidandosi tutto quello che li passava
per la testa, e che non avevano mai avuto il coraggio di dire a nessun’altro.
Poi, Pie era stato richiamato sul suo pianeta, e Lory aveva accettato con molta
più tristezza di quello che si aspettava la notizia, e la notte prima della
partenza, era scoppiata a piangere in camera sua, attirando l’attenzione di
Pie, che era venuto per sapere che cosa le prendesse. Lei gli aveva confessato
tutto e lui aveva detto che anche lui non voleva andarsene, ma che doveva
tornare sul suo pianeta, lo amava troppo per lasciarlo. Lory aveva capito di
amarlo, quando si era chiesta nella mente “Lo ami più di quanto potresti
amare me?”. Si era ritratta a quel pensiero, e lo aveva lasciato partire,
per passare i successivi mesi a pensare sempre a lui. Poi, un giorno,
all’improvviso, era successo qualcosa di terribile, ma che, per fortuna, si era
risolto per il meglio: Lory era stata investita da un auto pirata e lasciata
agonizzante sull’asfalto per qualche ora, prima che un bel ragazzo alto dai
lineamenti severi e particolari la venisse ad aiutare da molto lontano. Pie,
sebbene fosse sul suo pianeta, aveva sentito che Lory era in pericolo ed era
corso da lei, per poi vegliare il suo sonno per qualche giorno, rendendosi
conto che non voleva che lei stesse male, che lei soffrisse, perché voleva
prendersi cura di lei per sempre. Glielo disse, quando si svegliò, e lei
rispose che voleva solamente stare con lui per tutta la sua vita. Non si
dissero “Ti amo”, forse perché troppo semplice, o perché troppo difficile per i
loro cuori, non abituati ad esternare troppo i loro sentimenti, ma lo
dimostrarono ampiamente, partendo assieme per Nemesi, sposandosi e avendo
Delet. Le amiche di Lory seppero tutto solo quando lei se ne era già andata,
quando trovarono una sua lettera, che diceva che aveva solo fatto, quello che
il suo cuore le diceva di fare, e che non le aveva avvertite per paura che la
trattenessero.
Su quel lontano pianeta,
all’inizio, Lory era stata un po’ triste, ma poi aveva trovato l’amicizia di
Blanche, che l’aveva aiutata ad ambientarsi e che adesso era la sua migliore
amica, oltre che sua cognata. Anche Blanche e Ghish si erano uniti in
matrimonio, e lei era stata eletta Presidentessa di Nemesi, a causa del suo
rapporto di parentela, reso pubblico durante la sua assenza, con Leon e con
Profondo blu, i due Re del pianeta. Insieme crescevano Kivar, che mai come
allora si mostrava come un bambino assolutamente normale, non come il mostro
che era stato.
Strawberry gettò
uno sguardo curioso a Kivar. Non se lo ricordava più, e adesso doveva ammettere
che le faceva un po’ impressione pensare che lui era null’altro che Profondo
Blu, in un altro corpo, creato da lei stessa dal sangue di Blanche. Ma poi
quella prima sensazione passò, lasciando il posto ad un’altra, di tenerezza.
Quello non era Profondo Blu, era Kivar, un’altra persona, un bambino bellissimo
e timido, che poteva anche assomigliare molto a Profondo Blu, ma che era
un’altra persona, forgiata dal fuoco dell’ amore, non dell’odio.
Si avvicinò a lui,
e si chinò alla sua altezza, dicendo: “Ciao Kivar! Tu non ti ricordi di me, ma
io sono una grande amica della tua mamma e del tuo papà… vuoi conoscere qualche
amichetto nuovo come me?”.
Il bimbo prima si
ritrasse, poi spalancò gli occhi, che si rivelarono non uguali a quelli di
Profondo Blu, ma molto più scuri, di un bel blu penetrante. Assunse
un’espressione di familiarità e disse stentatamente: “Mi-mi ricordo di te… non
tanto, ma mi ricordo di te…”.
Nessuno ascoltò
bene le sue parole, e anche se l’avessero fatto, non ci avrebbero trovato
niente di male o di strano.
Strawberry lo prese
per mano e lo condusse vicino al box, dove c’erano Kathrine, Chiyo, Grace, Nick
e Delet, che giocavano tranquillamente, non sapendo che cosa gli aveva portati
a restare lì nello stesso spazio. Sofferenza, dolore, guerra, odio, rabbia, ma
anche amicizia, speranza, coraggio, forza e soprattutto amore. I bimbi
fissarono lo sguardo sullo sconosciuto, che li fissò sospettoso.
Poi Kathrine sia
alzò goffamente sulle gambette tozze e paffute, lasciate in vista dal suo
vestitino rosa, e tese le manine a Kivar, sorridendo. Il piccolo, dopo un
attimo di smarrimento, sorrise e prese tra le sue le mani della piccola, che
scoppiò a ridere. Strawberry sorrise, appoggiandosi a Ryan, che la abbracciò. I
loro pensieri furono gli stessi, di speranza e di fiducia.
Il cerchio
finalmente si è chiuso…
Ma il cerchio è una
figura ben strana… nessuno ci ha mai trovato un inizio o una fine…
Fine
Approfitto di uno dei rarissimi momenti di sanità mentale del mio
computer per pubblicare finalmente l’ultimo atteso chappy di questa fic! Mi
dispiace tanto di aver dovuto ritardarne così tanto la pubblicazione, ma purtroppo
il maledetto pc dà i numeri un giorno sì, e un giorno anche, quindi devo
cercare di cogliere la palla al balzo! Sono quasi commossa del fatto che questa
fic sia finita, considerando che è stata la mia prima fic e considerando anche
che è andata molto bene! Tante persone l’hanno letta, e l’hanno commentata, e
io davvero non me l’aspettavo! Ero invece convinta di doverla cancellare, dopo
due o tre capitoli! Vorrei ringraziare tutti coloro che l’hanno anche solo
letta, o quelli che hanno espresso un parere negativo, perché mi hanno anche
loro aiutato a capire che cosa andava fatto per migliorare quello che scrivevo!
Mi avete aiutato davvero tanto, soprattutto a capire che voglio davvero
diventare una scrittrice, perché è la cosa che mi riesce ad emozionare di più!
Spero davvero di riuscire a scrivere il seguito di questa fic, che mi ha dato
davvero tantissimo! Se lo vorrete leggere, sarò davvero contenta, altrimenti
non importa, sarò davvero contenta in ogni caso!
Dato che sono una persona logorroica, adesso si parte con la
mega pagina di ringraziamenti!
Un mega grazie alla mia cara Nadiottina, la lettrice più
analitica che abbia mai avuto, quella delle recensioni lunghissime e
particolareggiate, che ho riletto un sacco di volte! Grazie anche per sopportare
i miei frequenti scleri! Spero che ci continueremo sempre a sentire!
Un enorme grazie a JunJun per le sue osservazioni e le
sue piccole critiche, per avermi fatto rendere conto di quante cose sbaglio, o
che ignoro, e di cui non mi ero minimamente accorta! Ti eleggo mia correttrice
di bozze ufficiale!
Un grandissimo grazie a Ayachan per essere sempre stata
così dolce e carina con me, per avermi fatto sentire una scrittrice quasi
seria, e per avermi chiesto tanti consigli! La tua fic è proprio bella, mi è dispiaciuto
sentire che non sei stata bene, spero che adesso sia tutto passato!
Un iper grazie a Kashia, per le sue recensioni così
limpide e precise!
Un enorme ringraziamento ad Hermy6, alla mia stellina ed
alla sua pazzia! Il tuo entusiasmo mi ha fatto sempre sorridere, e leggere le
tue recensioni era la cosa che mi ha tirato sempre su di morale, quando ero
giù! Mi raccomando, continua a leggere le mie fic, altrimenti come farò senza
di te?!,
Un grandissimo abbraccio a Pfepfer, alla tua puntualità
nel commentare, e soprattutto alla tua ultra bellissima CHANGE ME, che prima o
poi, riuscirò a commentare, e che tutto l’universo occidentale (ma anche quello
orientale!), dovrebbe leggere!
Un megabacio a MewPam per esserti sempre fatta
trasportare da quello che ho scritto, e per tutte le volte che ti sei
emozionata e quasi commossa!
Dato che però ho ribadito ed ampiamente dimostrato di essere
logorroica, lo dimostro anche nell’ultimo capitolo, no?
Un mega enormissimo grazie a Miyu, 619 (non ti
preoccupare, già il fatto che tu mi abbia fatto sapere che cosa ne pensi, è una
bella cosa, anche se non hai letto la mia fic, sei stata molto onesta, ed è una
cosa rara!), AllisonCam, Sikky, Isilya, Discopupa (la tua critica
mi ha fatto capire davvero molte cose!), Blackpill, Jessy, Strawberry(anche
se ti piace la coppia Mark-Strawberry!), Azzurrina, Strega91,ChibiCia,
Starli, Amylee, Tessa, Killkenny, Meiko, Yuki, Maronchan92, Chibi, Gaia,
Dodochan, SuperfandiRyan, SuperGaia, Ichigochan!
Mi sono rivista tutte le recensioni, quindi è impossibile che abbia dimenticato qualcuno! Mi sto commuovendo di nuovo, sigh, non voglio finire di scrivere! Comunque, spero davvero di riuscire a scrivere quanto prima il seguito, che si chiamerà BREAKING UNIVERSE’S LAWS! Per il totoscommesse, ha vinto Nadia Sakura Kan, che si è avvicinata moltissimo alla trama del seguito!
Bene, adesso mi devo staccare dal computer, altrimenti non lo lascio più!
Grazie tantissimissimo!