DeStInY
Capitolo
uno: Terra in vista
Ecco
che i Mugiwara si erano ritrovati nuovamente in una
situazione assurda, a dir poco incredibile, ma se nel Grande Blu accadevano
cose bizzarre, nel nuovo mondo potevano accadere cose straordinarie ai confini
con la realtà.
Erano
circa un paio di giorni che l’intera ciurma navigava in quelle acque esplorate
solo da pochi e tra le lamentele di Rufy che voleva
del cibo e i battibecchi di Sanji e Zoro, il resto del gruppo si godeva quel momento di
tranquillità, portandosi avanti con le proprie faccende.
Nami si
era chiusa in cabina a disegnare la mappa dell’isola che si erano appena
lasciati alle spalle, Chopper preparava alcuni medicinali che aveva finito
qualche giorno prima, Robin si portava avanti con la lettura di uno dei suoi
libri, Usopp e Franky
trafficavano con le loro creazioni e Brook dormiva
tranquillamente sul ponte dopo essersi esercitato per l’intera mattina al
violino, cercando di creare una nuova melodia.
Tutta
quella pace che ora regnava sulla Sunny ci voleva
proprio. L’ultima terra su cui avevano sbarcato, non era stato uno scherzo e i
pazzi che credevano di avere sotto il loro controllo quel territorio, avevano
dato loro del filo da torcere, nonostante non avessero avuto la meglio. I
ragazzi ne erano usciti vivi grazie agli allenamenti che avevano svolto nei due
anni di separazione, ma questo non aveva permesso loro di uscire dallo scontro
senza nemmeno un graffio. Gli abitanti del nuovo mondo erano molto più forti di
quelli del Grande blu e l’intera ciurma ormai lo aveva compreso, soprattutto Rufy.
Esso
era colui che, come al solito, aveva rischiato di più facendo preoccupare per
l’ennesima volta tutti i suoi compagni. Nami si
ritrovò a ringraziare quel suo potere, datogli dal frutto del diavolo gomu gomu, che gli garantiva una
maggiore resistenza, se no quella volta difficilmente se la sarebbe cavata.
Eppure ora il capitano della nave era li tranquillo, come se niente fosse
successo, nonostante fosse più bendato di una mummia.
“Terra
in vista!” gridò Usopp guardando verso l’orizzonte
con un binocolo. “Ha un aspetto alquanto bizzarro. Vedo delle strane cose
apparire e scomparire in continuazione!” sostenne il cecchino, passando lo
strumento a Ruffy che con una smorfia disse “Ma che
cos’è? Siamo sicuri sia un’isola?”
“Ho
letto qualcosa a proposito, non ricordo molto. Quella dovrebbe essere l’isola
del tempo!” disse tranquillamente l’archeologa avvicinandosi al capitano e
osservando anch’essa l’isola, cosa che fecero anche tutti gli altri dopo aver
udito l’urlo di Usopp.
“Non
so molto sull’argomento, essendo questo un mare da pochi esplorato e ancora meno quelli che hanno avuto la
possibilità di raccontare cosa succede in questo mare. Se la memoria non mi
inganna, quell’isola consente a pochi prescelti di tornare indietro sulle loro
imbarcazioni, dopo che questi si sono avventurati al suo interno!” continuò
pacatamente Robin.
“In
base a cosa sceglie chi far tornare o meno?” chiese Chopper curioso e
intimorito allo stesso tempo, ma Robin scosse la testa, non conoscendo la
risposta.
“Bhe io vorrei evitare di scoprirlo!” cominciò Usopp “Rufy, non avrai intenzione
di sbarcare e di rischiare di non diventare il re dei pirati, vero?”
Usopp
negli ultimi due anni che aveva trascorso lontano dai suoi compagni, aveva
imparato ad affrontare la sua paura e lo aveva anche dimostrato in battaglia
sulla precedente isola, ma comunque preferiva essere prudente.
Rufy non
rispose, al contrario abbassò il
cannocchiale con un gemito, portandosi una mano sullo stomaco.
“Rufy, ti senti male?” chiese Chopper, agitato.
Il
ragazzo prendendo un profondo respiro sorrise e scosse la testa “No, no, sto
bene!”
“Rufy, la tua ferità è…” cominciò Nami avvicinandosi a lui preoccupata, ma esso rispose
“Tranquilla Nami, non è niente. Con una bella mangiata
passerà!” disse con i suoi soliti sorrisi, ma la ragazza si accorse del fatto
che fosse un po’ forzato nel suo tentativo di nascondere il dolore.
Sanji
sospirò “Ho capito, vado a preparare qualcosa, tanto è quasi ora di pranzo!”
disse il cuoco recandosi in cucina, pronto a preparare un abbondante pasto per
tutti.
Rufy si
appoggiò al corrimano della nave sentendosi improvvisamente debole. Nami e Zoro lo sorressero e la
ragazza non perse l’occasione di dire la sua “Baka,
come posso stare tranquilla? Ti hanno trafitto nel bel mezzo dello stomaco da
parte a parte. Chopper dice che non è una ferita da sottovalutare. Sei fatto di
gomma, ma se viene colpito un tuo organo vitale, rischi la pelle come tutti gli
altri e ci è mancato poco questa volta!” la voce di Nami
era carica di rabbia e preoccupazione.
“Ma Nami, davvero mi basta una bella mangiata per ritornare in
forma. Questa ferita è un graffio!” cercò di giustificarsi il capitano.
“Non
è un graffio e lo sai. Forse lo può paragonare a un graffio a quanto ti è
accaduto a Marineford e…”
“Nami!” la voce di Zoro tuonò
nell’aria mettendo a tacere la navigatrice.
Rufy
abbassò la testa e nascose gli occhi sotto l’ombra del cappello. Da quando la
ciurma si era riunita, Rufy non aveva ancora
accennato a quanto era avvenuto nella
prigione della marina e di come si erano svolti i fatti che i giornalisti
avevano abbastanza modificato nelle loro pubblicazioni.
Nonostante
fossero passati due anni, quello era ancora un argomento tabù. Era ancora
difficile per lui accettare completamente la scomparsa di suo fratello,
nonostante si fosse ripromesso di continuare il suo viaggio e di realizzare,
almeno lui, i suoi sogni.
Nami
portò una mano alla bocca “Scusa Rufy”
Si
sentì un sospiro “Non importa! Forse hai ragione tu, sto sottovalutando la
ferita!” disse abbassandosi lentamente e adagiando la schiena contro il
parapetto della nave.
Zoro,
dopo essersi assicurato che il suo amico stesse bene, si allontanò per andare a
controllare a che punto fosse arrivato il cuoco, lasciando i due da soli. Nami si sedette accanto a lui a testa china, lanciando
verso Rufy delle occhiate preoccupate di tanto in
tanto.
“Nami, rilassati. Non sto morendo!” disse Rufy sorridendo.
“Avresti
potuto. Perché sei sempre così incosciente. Mi…ci fai
preoccupare!” disse arrabbiata.
“Ti
stai riderendo alla ferita allo stomaco o a Marineford?” chiese Rufy
facendosi serio.
Nami
sussultò. Era la prima volta che sentiva dire dal suo capitano, di sua
spontanea volontà, il nome del luogo dove si era svolta la sua tragedia personale.
“Credevo
fossi morto. Il giornale raccontava le vicende che si erano svolte in quel
postaccio e riportava la notizia delle
tue condizioni disastrate, per poi parlare della tua scomparsa! Cosa avrei
dovuto pensare? Ti sei lanciato in qualcosa di più grosso di te. È stato
imprudente da parte tua!” disse la ragazza stringendo con forza i pugni.
“Cosa
avresti fatto tu, se al posto di Ace ci fosse stata Nojiko?”
Nami
chiuse gli occhi e si morse le labbra, rabbrividendo a quel pensiero “Forse
anche di peggio di quanto hai fatto tu. Ma tu non sai cosa ho provato in quel momento…cosa tutti abbiamo provato. Non eravamo lì con te
per aiutarti e sostenerti!”
“So
esattamente come ci si sente. Io ero lì eppure non sono stato in grado di
aiutarvi e proteggervi da quel pacifista orso. Vi ha mandato in giro per il
mondo senza che io potessi muovere un muscolo e prima di venire a conoscenza
dei suoi poteri, vi ho creduto morti. Mi sono sentito un debole, un fallito,
non capace di proteggere le persone che più amo, nonostante i duri allenamenti
a cui mi sono sempre sottoposto fin da bambino. E per qualche tempo ho
continuato a sentirmi colpevole di quanto è accaduto!” disse Rufy abbassando la testa “Ricordo come se fosse accaduto
ieri, il tuo sguardo che supplichevole mi chiedeva aiuto. Invece io non sono
stato nemmeno in grado di respirare, figuriamoci salvarti!”
Nami
sussultò sorpresa a quella confidenza “Rufy, tu…tu non hai nessuna colpa di quanto accaduto.
Probabilmente da una parte è stato un bene. Se non ci avessero divisi e fossimo
subito partiti per il nuovo mondo, saremo stati impreparati e a quest’ora
saremmo solo cibo per i pesci!”
“Si,
l’ho pensato anch’io…tante di quelle volte che
speravo mi aiutasse a superare il senso di colpa!”
“Cosa
ti ha aiutato a dimenticarlo?” chiese Nami curiosa.
Rufy la
guardo sorridendo dolcemente “Voi!” Nami sussultò
sorpresa “Nonostante tutto, due anni dopo, tutti quanti avete risposto al mio
appello. Mi avete dimostrato di avere ancora fiducia in me, nonostante la mia
incapacità di proteggervi!”
Nami si
mise le mani ai fianchi e sorridendo in modo furbo disse “Ne dubitavi forse?”
“Dubitavo
di me stesso. Non credevo di meritarmi dei nakama
come voi!” a quella frase Nami non resistette e
stringendo un pugno, con forza, colpì la testa del povero mal capitato “Sei il
soluto baka! Sarai cresciuto e diventato più carino,
ma rimani sempre il solito scemo!”
Rufy
sgranò gli occhi “Mi trovi carino?”
Nami
arrossì “Ecco, io…io volevo dire che…che
nonostante tutto hai perso un po’ di quell’aria infantile che ti
caratterizzava, tutto qui!”
Rufy
rise. Era la prima volta che vedeva Nami impacciata.
Esso allungò la mano e le accarezzò i capelli, cogliendo di sorpresa la
ragazza. “Non solo io sono cambiato. Tutti lo siamo e devo dire che questo
nuovo look ti dona!”
Nami
sentì il suo cuore battere più forte. Percepì una strana sensazione a ricevere quel complimento così diretto sul
suo aspetto fisico da Rufy.
La
porta della cucina si aprì, lasciando uscire Zoro, il
quale, brontolando un “quel cuoco da strapazzo, prima o poi lo faccio a
fette!”, si avvicinò loro dicendo “Ehi voi due, se non sto interrompendo
qualcosa, vi conviene venire a mangiare!”
Nami lo
fulminò con lo sguardo “cosa vorresti dire con “interrompere qualcosa”?”
Zoro
divertito disse “Non sono stupito!Mi sono accorto delle occhiate che di tanto
in tanto voi due vi lanciare all’insaputa dell’altro!”. Questa frase provocò
l’ira di Nami che colpì il povero spadaccino per
fargli pagare quanto appena accennato, soprattutto in presenza di Rufy che poteva benissimo fraintendere. “Certo che stare
due anni sull’isola delle donne, ha risvegliato in te certi interessi. Eh
capitano?”
Rufy
comprese benissimo cosa Zoro volesse insinuare e
alzando gli occhi al cielo disse “Al contrario di come tu e Sanji
possiate pensare, non è successo niente su quell’isola. Mi sono solamente
allenato!”
Zoro
scoppiò a ridere “Rilassati, stavo solo scherzando! Ma ciò non toglie che hai
un certo interesse per la nostra navigatrice!” disse allontanandosi non dando
il tempo a Rufy di controbattere e difendersi da
quanto insinuato.
Il
capitano si sentiva decisamente meglio dopo il pranzo abbondante che Sanji aveva preparato. Non rimaneva che discutere sul fatto
di sbarcare o meno sull’isola misteriosa.
“Dobbiamo
scendere. Vi ricordo che dobbiamo registrare il magnetismo dell’isola!” disse Nami sbattendo le mani sul tavolo, al sentir le insistenti
richieste di Chopper e Usopp al loro volere evitare
quell’isola.
“Allora
perché non scendi tu?” cominciò il cecchino “Per registrare il magnetismo non è
necessario che scendiamo tutti! Inoltre hai visto quelle continue scariche
elettriche che di tanto in tanto sbucano fuori da qualsiasi parte dell’isola.
Chissà quali tipi di agenti atmosferici ci sono là dentro, magari qualcosa che
nemmeno conosciamo!”
Robin
mantenendo la sua compostezza prese la parola “Si chiama isola del tempo, ma
non ha niente a che vedere con il tempo atmosferico. Quei fulmini e lampi che
si vedono, indicano solo la nascita di nuove distorsioni temporali, che
inghiottono qualsiasi cosa ci sia sul loro cammino!”
“Meno
male che non ne sapevi molto archeologa!” disse Franky.
“Ho
dato un’occhiata a quel diario di bordo che abbiamo preso alla nave pirata che
abbiamo incontrato qualche settimana fa e su di esso era citata quest’isola.
Sembra che alcuni membri dell’equipaggio che si sono inoltrati all’interno
dell’isola, non siano più tornati indietro!”
“Con
queste distorsioni si può andare in dietro nel tempo o nel futuro, dico bene?”
Non c’è molta differenza dal Grande blu allora. Abbiamo già viaggiato nel
tempo, ricordate little Garden?” chiese Sanji.
“Io
non mi ero ancora unito a voi. Mi sarebbe piaciuto esserci!” disse Chopper
rattristandosi.
“Hai
solo evitato di farti mangiare da dinosauri o di diventare una statua di cera!”
disse Zoro.
“Yohohoho anche se finissimo all’epoca preistorica, i
dinosauri avrebbero ben poco con cui sfamarsi con le mie carni, perché di carne
sulle mie ossa non ne è rimasta Yohohoho!” disse Brook con una delle
sue solite battute sul suo aspetto.
“Era
diverso. Little Garde è un’isola della nostra epoca
dove il tempo si è fermato, non è un mondo parallelo!” disse Nami “Comunque ho notato che il log pose ha preso a girare
freneticamente, quindi sta già registrando il magnetismo dell’isola. Si può
anche evitare di sbarcare!”
Rufy
incrociò le braccia indeciso sul da farsi. Era davvero curioso di inoltrarsi
nell’isola, ma una nuova fitta allo stomaco, gli deve ricordare che per il
momento era meglio evitare eventuali scontri e avventure di cui non si può
conoscere l’esito. Non voleva rischiare che i suoi nakama,
si facessero male a causa della sua irresponsabilità. Ormai aveva imparato la
lezione.
Esso
sbuffò “D’accordo, rimaniamo sulla Sunny, ma sarà una
vera noia!” disse, ma la noia non ebbe il tempo di farsi sentire, che un urlo
proveniente da Nami, fece sussultare e voltare tutti.
Sotto
la ragazza si era aperto un vortice, una distorsione temporale che l’aveva
attirata a sé, senza che la navigatrice potesse fare niente per evitarla.
Istintivamente
Rufy si lanciò al suo recupero, così come gli altri,
venendo anch’essi risucchiati al suo interno. Solo Franky
e Brook rimasero sulla Sunny
a causa della chiusura improvvisa della distorsione.
Salve a tutti.
È da un po’ che manco
da EFP e ancora di più in questa sezione.
Mi viene un po’
difficile inventare storie su i nostri cari Mugiwara,
ma ho voluto tentare di nuovo.
Ho scritto già
qualche capitolo e spero di essere riuscita bene a gestire i mille personaggi
che ci saranno nella storia.
Spero anche che possa
piacervi e che non vi sembri noiosa, dato che si racconterà molto e l’azione
arriverà solo a capitoli avanti (non saprei dire ancora quando).
Bhe che dire ancora?
Buona lettura e
soprattutto fatemi sapere cosa ne
pensate!
Byebye
Neko =^_^=