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Autore: Oceanthree    17/09/2011    5 recensioni
“Cosa stai cercando di dirmi papà?” mi guardò negli occhi senza proferire parola: lì, in un solo istante ebbi la riposta. “Per me possiamo restare qui per sempre.” Fece un sorriso soddisfatto, mi diede una pacca sulla spalla e uscì dalla mia stanza tutto fiero. Si vede che ci sperava nella mia risposta: almeno lui ha una buona ragione per sorridere.
Questo era decisamente un segno, dovevo voltare pagina e dimenticare ciò che avevo lasciato in Giappone. O almeno ci dovevo provare.
L'America sarebbe stata la sua nuova casa... e se questo non fosse bastato per opporsi al destino?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Il tempo scorre inesorabilmente. Ancora mi sembra di vedere i colori degli alberi di ciliegio nipponici. Sì, riesco proprio a sentire la stessa sensazione di serenità che si prova vedendo i nostri viali alberati. Quanto mi manca la mia terra natia! I suoi sapori, i suoi odori, i suoi colori, sono così diversi da quelli americani. Los Angeles è proprio una bella città dopotutto, ho conosciuto un sacco di persone simpatiche, diverse da quelle che ero abituato a frequentare; molto attivi, spigliati, delle persone davvero gradevoli... non che i miei vecchi amici non lo fossero ovviamente! Stavo bene in Giappone, ma in un modo o nell'altro, nonostante avessi una ragione per tornare a Tokyo, non mi dispiaceva staccare la spina. Quale sarebbe questa ragione? Quale, se non la mia Sana? La mia fantastica compagna delle elementari? Lei mi ha cambiato la vita...! Mi ha insegnato a vedere le cose con un pizzico di ottimismo, mi ha fatto capire che, infondo, la vita non è quell'inferno che credevo che fosse... ci sono tante cose belle da vedere e da fare! Ciò che conta è credere in sé stessi e nelle proprie capacità, perché “se non amiamo noi stessi, non potremo mai arrivare ad amare qualcun altro”, non ne saremo capaci! Questo mi ha insegnato. Lei è stata l'unica a credere in me, Dio solo sa quanto avessi bisogno di una persona come lei. Forse, dopotutto, non ero proprio il diavoletto che tutti credevano; anche io ho le mie potenzialità, i miei desideri, le mie debolezze, i miei punti di forza. Se solo avessi fatto queste riflessioni a tempo debito, probabilmente ora non mi troverei qui, sdraiato sul mio letto, con un groppo in gola e con la musica a tutto volume per non far capire al resto del mondo il mio stato d'animo. Nella situazione in cui mi trovo ora, probabilmente anche il ragazzo più insensibile si sarebbe lasciato scappare una lacrima. Ma non io. Si possono contare con le dita di una sola mano le volte in cui ho pianto nella mia vita: non perchè non avessi mai sofferto, intendiamoci! forse è proprio per la ragione opposta... Sono nato e cresciuto in una situazione difficile, ed ho imparato a tenere strette le mie lacrime. L'unica volta in cui ricordo di essermi laciato andare a tale emotività è stato prima di partire per l'America: Sana era stata colpita da una grave forma di depressione a causa della mia partenza e non potevo fare a meno di pensare che fosse successo a causa mia. Le avevo tolto la cosa più bella che possedesse: il suo sorriso. Potrei piangere, perché da un lato mi manca l'atmosfera familiare che solo nella mia terra posso percepire, mi mancano gli odori tipici, il suono della mia lingua per le strade, il vero sapore del Sushi; dall'altro lato la mia solitudine è cresciuta a dismisura proprio 5 ore e 47 minuti fa. È incredibile che abbia contato ogni singolo movimento di quelle lancette.

Pronto?” risposi con voce noncurante.
“Ciao Hayama! Sono Sana, come stai?” Il mio cuore fece una capriola. Quanto tempo senza sentire la sua voce! “Sto bene... e tu?”
“Non tanto bene, è proprio di questo che volevo parlarti” aveva una voce strana.
“Che è successo?”
“Io... ecco... io non... io non so se sia il caso di continuare”. Non ero sicuro di riuscire ancora a respirare.
“A cosa ti riferisci Sana?” sperai, in qualche modo, di non aver colto l'argomento.
“Mi riferisco alla nostra storia.” Fece una pausa. “Non mi fraintendere, io sto bene con te, provo un affetto sincero nei tuoi confronti e... le cose non cambieranno tanto presto.”
“Scusa ma non ti seguo. Allora qual è il problema?” Deglutii cercando di non farmi sentire dalla mia interlocutrice.
“Il problema è che io... ecco... non penso di essere in grado di sopportare questa situazione ad oltranza... mi dispiace Hayama, ma ho constatato che non sono abbastanza forte per reggere i tuoi silenzi ora che sei lontano da me. So che sei molto impegnato e che il fuso orario ci da parecchi problemi, non te ne faccio una colpa... so bene che quello che ti sto dicendo ora è frutto di una mia debolezza”... “ci sei Hayama?”
“Mi spiace Kurata, ora devo andare.” Riattaccai.

Perché non le ho parlato? Perché non ho tentato in tutti i modi di non perdere la persona più importante della mia vita? Forse Sana aveva proprio ragione, “non si possono amare gli altri se prima non si riesce ad amare se stessi...”. Infondo mi sento cancora in colpa per tutta la sofferenza che lei sta provando a causa mia. Lei era una ragazza di successo, spensierata, sempre con il sorriso sulle labbra! Ultimamaente, invece, ogni volta che parlavo con lei per telefono riuscivo solo a pensare che era colpa mia se la sua voce non conteneva un po' di ironia, che era colpa mia se aveva abbandonato le luci della ribata, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Proprio così Sana, non ce l'ho con te, e mi odio ogni singolo secondo per non averti preceduto. Questa distanza da lei, in un certo senso, mi ha riportato a quel periodo della mia vita in cui non riuscivo a trovare una vera ragione per vivere; sebbene ora l'abbia trovata, da quando ho lasciato Tokyo, il mio cuore non ha mai smesso di provare quella brutta sensazione. Che Sana avesse percepito il mio disagio? Che pensasse anche lei che sono destinato a diventare solo l'ombra di un uomo? Una persona che non riuscirà mai a trovare uno scopo nella vita, che è troppo debole per costruirsene una? che anche lei, sta distruggendo il suo futuro aspettando un codardo come me? Che si fa aspettare per due anni, che non si fa sentire, che la fa soffrire senza darle nulla in cambio. Solo ora ho capito quanto mi manchi l'amor proprio! Parliamoci chiaro, io sono riuscito ad accettare me stesso solo perché lei vedeva qualcosa di buono in me; non avevo imparato ad amarmi, avevo considerazione di me stesso solo di riflesso! Proprio così: Sana, quella piccola creatura tanto graziosa dal nome di 4 sole lettere, brillava di luce propria ai miei occhi. Il suo bagliore era riuscita ad illuminarmi la vita... ma quando lei si è dovuta allontanare da me in seguito alla mia partenza, quella luce è andata via via ad eclissarsi, lanciandomi la cruda verità addosso. Forse, un giorno, riuscirò veramente a stare in pace con me stesso per il dolore che ho causato a mia madre e ai miei cari, e quel giorno, forse, ci saremo rincontrati. Non credo che potrò mai scordarla; come non scorderò mai il dolore che sto provando... Lacerante, una lama nell'anima.
Ho appena perso l'unica persona che si fidava di me, che mi riteneva capace e che non mi giudicava per quello che traspare, mi capiva davvero. Adesso sono veramente solo in questa città enorme e sconosciuta.

Figliolo?” una voce maschile si sentii a malapena nella stanza. Era mio padre: un uomo di mezza età, con in testa solo il suo lavoro, una delle cose più importanti della sua vita, nonché il nostro unico mezzo di sostentamento. Aveva persino rinunciato alla sua importante carica in Giappone per venire qui, in America, a causa della mia fisioterapia. Entrò nella stanza.
“Figliolo tutto bene? Sono ore che stai chiuso qua dentro... Ti dovrei parlare.”
Non mi girai per guardarlo negli occhi, ma parlò lo stesso. Sapeva che l'avrei sentito comunque.
“Akito, tu sai che siamo più o meno a metà del nostro soggiorno in America” si sedette sul letto, “e non posso fare a meno di cominciare a parlare del nostro ritorno. Tua sorella si trova bene qui, ha fatto molte amicizie e va benissimo a scuola. Io ho appena ricevuto una bella offerta di lavoro e quindi posso permettermi di rimanere.. se tu lo vorrai.” Mi girai verso mio padre, sedendomi sul letto con aria non totalmente disinteressata.
“Cosa stai cercando di dirmi papà?” mi guardò negli occhi senza proferire parola: lì, in un solo istante ebbi la riposta. “Per me possiamo restare qui per sempre.” Fece un sorriso soddisfatto, mi diede una pacca sulla spalla e uscì dalla mia stanza tutto fiero. Si vede che ci sperava nella mia risposta: almeno lui ha una buona ragione per sorridere.
Questo era decisamente un segno, dovevo voltare pagina e dimenticare ciò che avevo lasciato in Giappone. O almeno ci dovevo provare.
Una stanza buia. D'improvviso un odore di limonata, e una piccola luce che si avvicina verso di me nell'oscurità. Non posso esserne sicuro ma sembra proprio una ragazza in miniatura, con le codine.
Si avvicina al mio viso, sempre di più: mi sfiora le labbra. Così capii, era Sana, la mia Sana, o per lo meno quello che era fino a qualche tempo fa. La luce scomparve. Ora l'oscurità e il vuoto. La solitudine.
Quella notte mi svegliai parecchie volte, mi rigirai nel letto per ore ed ore, senza riuscire a prendere sonno. Ero ossessionato da questi strani sogni: tutti diversi in verità, ma con lo stesso oggetto. Ancora quelle quattro lettere stampate a fuoco nella mia mente, che non accennano a cicatrizzarsi.

Il mattino seguente i raggi del sole illuminarono il mio letto, facendomi avere un dolce risveglio. Era Sabato mattina. Ed in America le scuole sono chiuse. Il mio braccio ormai era totalmente guarito, riuscivo a sentire tutte le sensazioni possibili fino alle cinque dita della mano. Conscio del fatto che oramai ero tornato pressoché autonomo, ne approfittai per fare una corsa nelle vie del mio quartiere. Le strade erano lunghe e dritte, molto più larghe di quelle che ero abituato a vedere a Tokyo. Provai ad andare per sentieri mai visti prima... Così, avventurandomi nella città vidi un bel prato verde in mezzo alle numerose case di L.A. Era strano trovare un posto così tranquillo e incontaminato in quella città, ma la posizione del mio quartiere, non essendo esattamente centrale, rendeva possibile questa condizione. Mi sedetti sulla grande distesa verde vicino alla strada, con il fiatone di chi aveva appena corso per 10 km. La tensione accumulata in quella notte era quasi andata.
Hey tu!” una voce proveniva dalla strada. Mi voltai. “Sapresti dirmi dove posso trovare la biblioteca? Dovrebbe essere qui da qualche parte.”
“Dovrebbe essere due strade più avanti” urlai per farmi sentire, canzonando le prime due parole. Feci per ricoricarmi.
“A sinistra o a destra?” continuò la voce senza darmi tregua.
“A destra” risposi senza alzarmi a differenza di come avevo fatto per la prima risposta.
“Potresti accompagnarmici per favore? Ho paura di perdermi, non sono di questo quartiere”. Capii ora che era una ragazza più o meno della mia età, poiché per quest'ultima battuta si era avvicinata togliendomi il sole dal viso. La mia isoletta felice era stata violata, ma nonostante questo non avevo intenzione di muovermi da là. Ero decisamente troppo stanco.
“Scusa ma non posso, ho da fare”
“Stare sdraiato sul prato ti impegna troppo per accompagnarmi?” adesso era troppo. Mi voltai e la fulminai con lo sguardo. Il suo viso era controluce, così socchiusi gli occhi per evitare l'accecamento istantaneo. Sembrava impossibile, ma ero sicuro di aver già visto quell'espressione. Forse fu proprio quella dannata mimica facciale che mi fece alzare per accompagnare la misteriosa ragazza davanti all'immensa biblioteca, o forse semplicemente la mia gentilezza, chi lo sa?! So solo che avrei dato qualunque cosa per rivedere quell'espressione che tanto mi era mancata, anche se avevo deciso di dare un taglio netto al passato.
Proprio così, quell'espressione così vivace e solare, così raggiante, l'avevano pochissime persone.
Ti ringrazio per avermi accompagnata...” disse con voce più flebile di prima. “Comunque, io sono Violet! E tu? ”
“Akito” risposi senza pensarci due volte con tono piatto. Avevo detto di aver intenzione di dare un taglio netto al passato, ma il mio carattere non sarebbe di certo mutato!


Angolo autrice

Salve a tutti :) Sono nuova qui, ma leggendo alcune delle storie pubblicate in questo sito, mi sono entusiasmata molto! Così ho deciso di pubblicare anche io qualcosa scritto da me :) La storia è già quasi completa, mi mancano solo gli ultimi capitoli... Quindi conto di essere puntuale nel pubblicare un capitolo a settimana ogni sabato. Spero che la storia vi stia entusiasmando e che continuerete a seguirmi :) un bacio
  
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