Sorridimi
ancora.
Ho odiato quel
tuo sorriso, sai Malo?
Non
piagnucolavi come un moccioso, chiamandomi, non urlavi furioso il mio nome,
insultandomi con appellativi irripetibili… ma ridevi. Ridevi – c’era disumanità
in quel tuo riso osceno – ma ridevi con la stesso gusto
di allora.
Sembravi
divertito dalla tua tremenda condizione – o forse neanche ci avevi dato molta
importanza?
Avevi perso del
tutto la tua sanità mentale, o mi stavi prendendo in giro per l’ennesima
volta?
Ero io quella
terrorizzata, io quella piagnucolante, io quella furiosa. Tu eri
felice.
Felice di avermi
lì – da qualche parte persa nel tuo territorio a correre all’impazzata per
sfuggirti, mezza inzuppata e col cuore in gola –, felice di poter fare un nuovo gioco con me. L’ultimo. Per te.
E (forse) anche per me.
“Bonjour…” mi sibilasti
con malizia, quando ti trovasti alle mie spalle.
Urlai. Urlai ed
iniziai a correre senza voltarmi, senza godere dello strazio a cui avevo
sottoposto il tuo corpo, senza appagarmi con la vista delle catene che
ti trafiggevano e dilaniavano le carni, senza perdermi nelle tue orbite vuote,
trovando in esse l’appagamento totale del mio orgoglio. No,
Malo.
Non ho potuto. Non
ho voluto voltarmi.
Al suono della
tua dolce voce, una acuta urlò dentro di me:
“corri!”.
E corsi. Corsi.
Corsi. Corsi… avevo il fiato mozzato, le gambe appesantite, la testa dolorante e
ferite aperte ovunque, ma il rumore delle tue catene e dei tuoi passi pesanti mi
spronarono a correre, correre, correre.
Sai, Malo – tu
non puoi avermi vista, lo so – sono riuscita a salvarmi, ma non
completamente.
Ho sollevato gli
occhi, mentre chiudevo alla veloce la porta (la mia salvezza, unica salvezza) e
ti ho visto.
Non ti stavi lanciando più contro di me come un folle
omicida.
Non stavi più
provando ad azzannarmi a morte come una bestia affamata.
Non stavi più
dimenando all’aria le braccia scheletriche, deturpate dalla tua fame
malata.
Stavi
sorridendo.
… mi hai fregato
un'altra volta, Malo. Un’altra dannata (ultima) volta.
Mi ero salvata,
ma non ero riuscita a salvare un’altra cosa molto più
importante.
Non ero riuscita
a salvare la persona che amo dal mio – stupido, schifoso, ripugnante –
orgoglio.
[
L’ho
odiato
perché
sapevo
che non l’avrei mai
più rivisto. ]
Ti prego,
sorridimi ancora.
… era da
più di un anno che non scrivevo qualcosa, mh.
Era ora
che tornasse, quella dannata
ispirazione!
Allora, questa fic è ispirata al videogioco “Amnesia: Justine”, la seconda versione di “Amnesia: The Dark Descent”
(entrambi poco conosciuti in Italia, sigh), più
precisamente al penultimo livello del gioco, quando la protagonista – Justine Florbelle – deve sfuggire
dalle grinfie del suo terzo, cannibale Suitor – Malo
de Vigny. Per quanto riguarda ai caratteri
dei personaggi (visto che non viene accennato molto), sono
andata un po’, come si suol dire, a
fiuto!
Bene,
spero che in ogni caso sia piaciuta ~
Lasciate
per favore qualche commento: vorrei conoscere la vostra opinione!
A
presto (si spera).