Era un pomeriggio piovoso…
Uno di quelli in cui non si sa mai cosa fare…
Si sta chiusi in casa a guardare la tv annoiandosi a morte senza fare niente di particolare…
Debbie si stava annoiando e decise di andare in soffitta…c'era stata pochissime volte, sempre con mamma e papà, e si era divertita moltissimo…era piena di vecchi ricordi… e Debbie adorava i ricordi…adorava il passato…lo trovava una cosa misteriosa da cui imparare…
Certo ora era da sola in casa…ma in fondo mamma e papà non le avevano mai proibito di andare in soffitta…
Prese allora la decisione definitiva…si sarebbe recata in quel luogo misterioso…
Appena aprì la porta vide davanti a se, dall’altro lato della stanza, un baule, chiuso ed impolverato.
Attirata da quell’oggetto misterioso si avvicinò, e, dopo essersi seduta per terra, lo aprì.
Si alzò un immenso polverone. Una volta scomparso, Debbie guardò verso il baule e ci trovò dentro tantissime cose: un vestito bianco molto carino che doveva essere appartenuto alla sua mamma, forse l’unico, a parte quello da sposa, che avesse mai messo, la fotografia di una piccola famigliola, madre, padre, e due bambini, a prima vista sembrava una famiglia felice, ma se si guardava bene, i ragazzi non avevano gli occhi spensierati che hanno tutti a quell’età…c’era qualcosa di triste in quegli sguardi…quella famiglia doveva nascondere un terribile segreto…
Ad un certo punto l’attenzione di Debbie fu catturata da un oggetto, un piccolo libricino, che era nascosto sul fondo del baule, posata la fotografia, lo prese è lo aprì; capì subito di cosa si trattava. Un diario. Non un semplice diario come può essere quello di scuola. Un diario segreto. Uno di quelli in cui ti sfoghi a fine giornata, quei diari che trattengono tutti i sentimenti e che ti conoscono meglio di chiunque altro, anche dei tuoi genitori.
Sfogliò un paio di pagine senza sapere cosa fare, infondo lei si sarebbe molto arrabbiata se qualcuno avesse letto senza permesso il suo diario…figuriamoci sua madre…in effetti non era sicura che appartenesse a lei ma aveva una specie di presentimento… .
Ancora prima di prendere una decisione definitiva sul leggerlo o meno i suoi occhi caddero sul suo nome…ma lei cosa c’entrava…secondo la data scritta in alto, quella pagina era stata scritta più di quattordici anni prima…
E lei aveva solo undici anni…
Incuriosita, decise di leggere.
Caro diario,
oggi
siamo sprofondati ancora più giù nel nostro baratro senza fine.
Sembrava un normalissimo inizio di turno, una donna
trovata morta nel bagno di casa sua, Grissom fu il primo ad entrare… quando
uscì aveva una strana espressione… sembrava……. turbato, rifiutò il mio aiuto
nell’esaminare l’interno della casa dicendomi di analizzare il perimetro della
villetta. Non capivo il perché… mi ostinai, ma lui non ammise repliche; da
bravo agente mi misi ad analizzare il perimetro senza sapere che il cadavere
che si trovava all’interno della casa era la mia copia. Grissom fece di quel
caso un’ossessione, uno di quei rari casi speciali, era sempre dentro quella
casa a cercare prove che non c’erano… l’assassino aveva fatto un bel lavoro. Il
giorno dopo, sparso nei vari bidoni della spazzatura, trovammo il cadavere,
fatto a pezzi, dell’amante i Debbie, così si chiamava la mia sosia. Grissom
trovò un capello da quello siamo risaliti all’assassino: un chirurgo
dell’ospedale in cui Debbie lavorava da infermiera. Volevo presenziare
all’interrogatorio sapevo che le prove erano insufficienti per accusarlo… ma io
sapevo che era stato lui… e volevo guardarlo negli occhi per capire il perché
di quel crimine atroce…….
Ma arrivai in ritardo, l’interrogatorio era già
cominciato, non volevo entrare così di soppiatto e disturbare tutti, allora
rimasi dietro il vetro ad ascoltare. L’uomo stava per andarsene insieme al suo
avvocato, era stato ben attento a non lasciarsi sfuggire niente che potesse
incastrarlo, ma all’improvviso Grissom iniziò a parlare con un’espressione
indecifrabile nel volto: - E’ triste vero dottore. I maschi come noi. Uomini di
mezza età che hanno permesso al lavoro di consumare la loro vita. L’unico
momento in cui tocchiamo gli altri è quando portiamo i guanti in lattice. Un
giorno ci svegliamo e capiamo che per 50 anni non abbiamo vissuto. Ma poi, d’un
tratto, ci capita una seconda chance. Una donna giovane e bella, per cui proviamo
qualcosa, ci offre una nuova vita insieme a lei. Ma abbiamo una grande
decisione da prendere, perché dobbiamo rischiare tutto quello per cui abbiamo
lavorato per averla.- All’improvviso si bloccò. Aveva una strana espressione
sul volto… sembrava arrabbiato con se stesso. – Io non ce l’ho fatta – in quel
momento mi sentii mancare……quella era la rivelazione che tanto aspettavo, che
speravo ed ora l’avevo avuta, peccato solo che tra di noi c’era un vetro
invalicabile. Grissom continuò il suo discorso: -… ma lei si. Lei ha rischiato
tutto e Debbie le ha mostrato una vita stupenda vero? Ma poi se l’è ripresa, e
l’ha data a qualcun altro, e lei si è sentito perso… così le ha preso l via. Li
ha ucciso entrambi e ora non ha niente – queste parole quasi mi avevano
commossa, ero shockata da quello c Gil aveva tirato fuori. Non era mai riuscito
a farlo con me e ora l’aveva fatto davanti ad un estraneo… . I miei pensieri
vennero bruscamente interrotti dalla voce fredda del dottore che con un tono
glaciale ribatté: - Sono ancora qui! - . mi venne voglia di entrare e spaccare
la faccia a quell’assassino ma Grissom mi precedette:
- Lei dice?! - . A
quel punto il dottore uscì e io mi ritrovai a guardare un Gil Grissom mai
visto… spaventato da quello che lui stesso aveva detto, era sul punto di
scoppiare in lacrime. Sarei potuta entrare, dirgli che lo amavo ce non avrebbe
dovuto rischiare tutto, ma questo volta sono stata io che non ce l’ho fatta. Me
ne sono andata senza che nessuno se ne accorgesse, ed ora sono qui a riversare
tutti i miei sentimenti e l’amarezza di un amore trattenuto troppo a lungo in
uno stupido diario che non potrà mai capirmi a fondo non potrà mai consolarmi,
abbracciarmi o tirarmi su di morale come penso avrebbe potuto fare lui.
Ora come faccio sempre quando ricevo una delusione andrò
nella doccia, lì finalmente potrò sfogami senza che nessuno se ne accorga, sola
con me stessa come ormai sono abituata da tanti, troppi anni.
Debbie era senza parole. Sapeva che la relazione tra i suoi genitori non era sempre stata rose e fiori, glielo avevano detto lo zio Warrick e la zia Catherine… ma non pensava ad una situazione così drammatica… a vederli ora sua madre e suo padre erano totalmente diversi. Non riusciva a capire come il suo adorato papà facesse ad essere così un tempo…’papà una persona che non riesce ad esprimere i suoi sentimenti??!!’ pensava Debbie ‘Impossibile!!! Lui dice alla mamma ti amo almeno una trentina di volte al giorno!!! Sembra che glielo dica da sempre…invece…cosa vengo a scoprire? Che una volta non riusciva nemmeno a dirle che teneva a lei più di una semplice amica o collega di lavoro…che aveva paura dei suoi sentimenti…’ la ragazza era sconvolta. No. Ci doveva essere un errore… quell’uomo non era il suo dolce paparino…era un estraneo per lei… .
Decise di dare un’occhiata a qualche altra pagina, ma invece di andare in avanti, andò all’indietro: ‘Forse tornando un po’ indietro potrò capire meglio perché papà era così…magari avevano litigato…’.
Dopo aver sfogliato il diario all’indietro per qualche secondo trovò la pagina che faceva per lei…:
Caro diario,
oggi
credevo di essere finalmente riuscita a scongelare l’uomo più freddo della
terra, ma come al solito ho capito di essermi solamente illusa di nuovo.
Stavamo lavorando ad un caso, quando non so bene per quale motivo mi sono messa
ad inseguire Grissom. Ad un certo punto mi sono accorta che non sarei riuscita
a raggiungerlo quindi ho deciso di tornare indietro. Dopo aver fatto neanche
due passi il laboratorio di fianco a me è esploso…non ricordo più di tanto del
‘dopo-esplosione’ ricordo solamente che ero seduta su di un marciapiede e
Grissom ha voluto a tutti i costi farmi curare una piccola ferita che mi ero
fatta… io non volevo, mi opposi, ma lui, testardo come un mulo, non ha voluto
sentire ragioni, ha chiamato un infermiere e mi ha fatto medicare la ferita.
Io come una scema ho creduto che quello fosse un segnale,
uno di quelli che aspettavo da tanto tempo, allora alla fine del turno, non so
con che coraggio, feci uno degli atti più masochisti di tutta la mia vita. Gli
chiesi di venire a cena con me. Lui all’inizio sembrava volesse accettare ma
poi venne fuori con quel no, che se fosse stato da solo……, invece era
accompagnato dalla più brutta frase che lui avesse mai potuto dirmi: ‘…Non so
come comportarmi ’.
A qual punto il mondo mi è crollato addosso. ‘allora non
capisci proprio niente Gil’ ho pensato ‘ non capisci che per uscire si è in due
non in uno solo…anche se non sai come comportarmi posso fare io, io so come
comportarmi!!!’…senza quasi che me ne accorgessi queste ultime parole mi sono
uscite di bocca, seguite da una frase molto amara che solo dopo averla detta,
mi sono accorta di non aver mai detto cosa più falsa: ‘io si… …quando lo
scoprirai potrebbe essere troppo tardi’.
No. Non è vero. Io ti aspetterò Gil, dovessi aspettare
tutta la vita. Ti aspetterò. E quando finalmente anche tu saprai come
comportarti e sarai pronto, allora mi renderai la donna più felice di questo mondo.
Debbie non sapeva cosa dire. Era esterrefatta. Non credeva a quello che aveva letto…sua madre amava, come ama tutt’ora, suo padre in una maniera spropositata e lui sembrava quasi non accorgersene, come se non gli importasse. E non solo. La rifiutava anche!!! ‘No, questo decisamente non è il mio papà’ pensò la ragazzina irrequieta, ‘e se davvero lo è chissà cosa deve aver fatto mia madre per cambiarlo in una maniera così radicale!!!???’
Ad un tratto una voce, quella della sua mamma, la richiamò alla realtà: - Debbie si può sapere dove diamine sei finita???!!! È mezz’ora che ti cerco!!! –
- Eccomi, sono qui mamma…ora arrivo!!! - .
Decise di portare il diario con sé. Quella sera a cena, i suoi avrebbero dovuto spiegarle parecchie cose…
- Debbie!!! Ma dov’eri finita?! Ti ho cercata per tutta la casa!!! -
- Scusa mamma…! E che ero immersa nei ricordi!!! – si scusò Debbie. Non voleva parlarle subito del diario…avrebbe tirato fuori l’argomento solo quando anche papà sarebbe stato presente. Per lei non era solo una semplice curiosità, doveva capire il perché di quel comportamento….,
- Immersa nei ricordi??!! – chiese Sara incredula, - scusa Debbie ma non capisco proprio!!! -
- Ero in soffitta mamma!!! Sai quando adoro quel posto…- disse Debbie. – Sarà… ma io non ci trovo niente di interessante. – ribatté Sara - È solo una stanza che fa da ripostiglio a delle cose che per chissà quale motivo non abbiamo il coraggio di buttare nella spazzatura!!! -
- E per fortuna!!!…mettila così mamma: tutti gli oggetti che ci sono in soffitta sono prove che noi siamo esistiti!!! – disse Debbie sottolineando volutamente la parola prove.
- Pensa se Einstein non avesse avuto una cantina…- prosegui la ragazzina - …la tua adorata fisica ora sarebbe nella spazzatura!!! -
- Uno a zero per te!!! – si arrese Sara – ora di corsa a lavarti le mani che tra dieci minuti arriva papà e si mangia!!! -
- Evviva!!! Ma papà non aveva il doppio turno oggi?-
- Si ma ha chiesto un permesso per stare con noi visto che il prossimo weekend sarà ad una convetion a Philadelphia. – annuì Sara – ma perché me lo chiedi…ti da per caso fastidio che stia con noi??!! -
- No!!! Anzi…sono mooolto contenta…dovevo giusto scambiarci due paroline… a lui e a te…insieme!!! –
- Ma si può sapere che diavolo ti è preso stasera…comunque
corri che papà è arrivato!!! -