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Autore: Il Saggio Trentstiel    19/09/2011    3 recensioni
Teresa Lisbon si è fregata con le sue mani.
Patrick Jane è, ovviamente, artefice di questa fregatura.
Teresa Lisbon potrebbe sparargli.
Patrick Jane potrebbe evitarlo.
Sette capitoli, sette ore, ed una strana scoperta.
Dal capitolo 7:
Quella scena sembrava un déjà vu.
Un grosso SUV nero sfrecciava per le strade di Sacramento, incurante dei limiti di velocità.
Alla guida, sereno e rilassato, stava Patrick Jane.
Accanto a lui, immersa in un silenzio astioso ed irritato, c'era Teresa Lisbon.
Lei era convinta di avere tutti i motivi per essere irritata con lui.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~5.00 PM
Sede del CBI
 
Da un ufficio provenivano le voci ovattate di due donne, impegnate in un'accesa conversazione.
Non che qualcuno stesse azzardandosi ad origliare, ovviamente!
Per quanto di aspetto femminile e delicato, Grace Van Pelt e Teresa Lisbon avevano più volte dato dimostrazione di coraggio, sangue freddo e... Sì, anche di una certa vendicatività.
Come si sarebbero comportate nei confronti di un eventuale spione?
Decisamente meglio non scoprirlo...
Intanto all'interno dell'ufficio la conversazione era entrata nel vivo: Lisbon stava tenendo banco, ascoltata con attenzione e curiosità da Grace.
"Insomma, io e Cho eravamo lì in incognito, lui ha superato la sorveglianza, si è introdotto nella villa, e..."
Lisbon prese un profondo respiro.
"Ha appiccato il fuoco ad una siepe!"
Grace si portò le mani alla bocca, profondamente colpita: le abbassò poi lentamente, senza staccare gli occhi dal volto della collega.
"E...Cosa è successo?"
Teresa scosse appena la testa, con aria esasperata.
"L'impensabile, Van Pelt: mentre tutti fuggivano, Cho chiamava i pompieri, e io volevo uccidere Jane..."
Van Pelt la interruppe, senza riuscire a nascondere un sorriso.
"Non dirmi che Jane aveva di nuovo ragione!"
Lisbon socchiuse gli occhi.
"Purtroppo sì. Harold Rostand si è lanciato verso le fiamme, ridendo come un ossesso e cercando di farle aumentare rovesciando sulla siepe una tanica di benzina.
E indovina chi aveva distrattamente abbandonato quella tanica nel giardino?"
Grace non si prese neanche la briga di rispondere: quella era una mossa alla Patrick Jane, non c'era alcun dubbio!
Tentò di imbastire un sorriso comprensivo, ma evidentemente gliene riuscì soltanto uno divertito, perché l'espressione di Teresa si indurì di colpo.
La rossa cercò di recuperare quel momento di defaiance.
"Quindi il colpevole era Rostand?"
Lisbon annuì, senza perdere la sua espressione infastidita.
"Sì. Ovviamente lo abbiamo arrestato, e Jane è stato piuttosto prodigo di spiegazioni!" aggiunse con tono sarcastico, proseguendo poi con il racconto ed imitando il tono petulante del collaboratore.
"«Oh, era palese che l'assassino avesse un'ossessione per il fuoco, bastava vedere come le sue vittime fossero state narcotizzate e poi bruciate, per evitare che le loro urla lo distogliessero dalla contemplazione delle fiamme! E Rostand adorava occuparsi della brace durante le grigliate in famiglia, come oggi!» Bah!"
Grace ascoltò la collega a labbra serrate, non tanto per evitare di interromperla quanto per evitare che una risata divertita le sfuggisse inavvertitamente.
Mentre Lisbon borbottava ancora tra sé e sé, respirò a fondo e si costrinse per l'ennesima volta a non ridere.
Riacquistato un certo controllo delle sue azioni tornò a rivolgersi a Teresa.
"Dunque, tutto risolto! A parte le solite azioni sconsiderate di Jane, ovviamente!"
Lisbon si voltò di scatto verso Van Pelt, che si domandò cosa avesse detto di sbagliato stavolta.
"No, non è tutto risolto. L'eventuale colpevolezza di Harold Rostand era così assurda che..."
Abbassò lo sguardo, mentre Grace attendeva sulle spine la rivelazione.
"Ho fatto una scommessa con Jane."
Van Pelt sgranò gli occhi e si avvicinò appena a Lisbon.
"E...?"
Teresa rialzò il capo lentamente.
"Ovviamente ho perso. Stasera dovrò andare a cena con lui."
Il silenzio calò nella stanzetta, rotto soltanto dall'insistente ticchettio dell'orologio da parete che, ormai, indicava le cinque e venti del pomeriggio.
Grace non aveva il coraggio di infrangere quel silenzio, ma l'onere le fu risparmiato dalla stessa Teresa.
"Mi chiedevo, Van Pelt... Hai da fare stasera?"
La rossa si morse il labbro inferiore.
"Veramente sì... Sono stata invitata a cena da mia sorella, non posso proprio dirle di no..."
Lisbon fece un semplice cenno col capo, l'espressione stoica ed indifferente.
"D'accordo, nessun problema. Potrei chiedere a Cho, o a Rigsby..."
Grace annuì, più per educazione che per reale convinzione: pensava che una cena avrebbe potuto ridurre gli attriti che, sempre più frequentemente, c'erano tra quei due.
Improvvisamente un trillo ruppe il silenzio che, di nuovo, era calato nell'ufficio: Lisbon afferrò il cellulare dalla scrivania e si apprestò a leggere il messaggio appena arrivatole.
Man mano che procedeva nella lettura, le sopracciglia le si inarcavano sempre più, finché quasi non sparirono sotto la frangetta scura della donna.
Teresa sbatté il cellulare sulla scrivania, si alzò ed uscì dall'ufficio come una furia: Grace, vinta la sua iniziale indecisione, prese il cellulare della collega e lesse a sua volta il messaggio.
In fondo aveva una vaga idea di chi potesse essere il mittente!
 
"Rigsby è malato, Cho andrà al cinema con Danielle.
Rassegnati :)"
 
Grace sorrise mentre rimetteva il cellulare dove si trovava prima, senza più alcun dubbio riguardo il mittente del messaggio.
Inoltre, se ancora fosse stata incerta, la voce irritata di Lisbon l'avrebbe ulteriormente convinta.
"Adesso origli anche fuori dagli uffici?"
"Sai Lisbon, origliare da dentro un ufficio sarebbe un controsenso..."
Con un versetto di frustrazione Lisbon rientrò nell'ufficio, appropriandosi di giacca e cellulare e facendo un rapido cenno di saluto a Van Pelt, ancora silenziosa.
Patrick si affacciò sorridente nella stanza.
"Allora passi a prendermi alle otto?"
   
 
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