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Autore: _Lightning_    23/09/2011    5 recensioni
Una volta Chris mi chiese qual fosse il ricordo peggiore che avessi di Villa Spencer. Io risposi che era il Tyrant, quell'essere abominevole che spesso ricorreva nei miei incubi, ogni maledetta notte.
Ma in realtà non erano solo i mostri a popolare i miei sogni...
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Spari. 
A pochi metri da lei.
Jill Valentine sussultò violentemente e affrettò il passo, nonostante una parte di lei avrebbe voluto tenerla inchiodata al suo posto.
Cosa avrebbe visto una volta svoltato l'angolo?
Un altro dei suoi compagni che moriva davanti ai suoi occhi, come Richard? 
Un altro degli orrori che sembravano spuntar fuori da ogni anfratto e zona d'ombra di quell'incubo?
Un groppo le strinse la gola, mentre la paura riemergeva più potente di prima, la paura che non l'aveva mai abbandonata da quando aveva messo piede in quella villa malefica.
Ma la paura era fatta per essere vinta, così la respinse ancora una volta nei recessi della sua mente e svoltò l'angolo senza esitazioni.
 
 
Non avrei mai dovuto farlo...
 

La tensione si sciolse come un cubetto di ghiaccio al sole e si sentì le gambe molli per il sollievo.
Era lui. 
Ed era vivo.
-Wesker!- riuscì ad articolare con voce strozzata, molto più piano di quel che avrebbe voluto.
L'uomo trasalì in modo impercettibile e voltò appena la testa, distogliendo lo sguardo schermato dagli occhiali scuri dallo zombie che aveva appena crivellato di proiettili.
Nel riconoscerla si girò del tutto, abbassando l'arma e stirando appena le labbra in un sorrisetto tirato.
-Jill. Ma allora sei ancora viva.- disse senza scomporsi, con la sua abituale freddezza.
 
 
Sorpreso, eh? Non era andata secondo i tuoi piani: Jill Valentine era ancora a piede libero... che seccatura dev'essere stata per te.
 

Non mi aspettavo di rivederti così presto. 
Perlomeno, non viva.

 
Sembrava che fosse di nuovo alla base della S.T.A.R.S. a chiacchierare tranquillamente davanti a un caffè, piuttosto che in un luogo infestato da creature che sembravano uscite da un film dell'orrore.
 
 
Ti sentivi come se fossi a casa tua; tutte quelle ore passate nei laboratori, facendo esperimenti su esperimenti, per poi usare noi come cavie... il tuo sangue freddo di fronte a quegli abomini era in realtà dovuto all'abitudine, al fatto che ne eri tu stesso il creatore.
 

Sembravi stupita di vedermi così controllato. 
Avrei dovuto fingermi angosciato... ma dopotutto conoscevo quella magione infernale come le mie tasche e sapevo perfettamente come sbarazzarmi di tutti quei mutanti che la abitavano.
Non mi sentivo minimamente spaventato.

 
Avrebbe voluto saltargli al collo e stringerlo con tutte le sue forze, ma fece uno sforzo estremo per rimanere lucida.
Anche se si sentiva prossima a scoppiare per tutte le emozioni di quella maledetta notte, non era autorizzata a lasciarsi andare. Comunque, adesso era con lui ed era un fatto enormemente rassicurante.
Cercò le parole per comunicargli quanto fosse realmente felice di vederlo vivo, ma le rimasero bloccate in gola e si limitò a fissarlo come se dovesse sparire da un momento all'altro, ancora oppressa dal panico di rimanere sola.
Wesker colse il suo sguardo spaurito e mormorò, avanzando verso di lei:
-Scusami. Non ho potuto fare altro per difendermi da quelle... strane creature.- fece un gesto vago con la mano e si voltò di nuovo verso di lei, che era rimasta paralizzata aspettandosi follemente che la abbracciasse, invece l'aveva semplicemente superata piazzandosi di fronte alla vetrata, dalla quale filtrava la luce spettrale della luna.
Abbassò brevemente lo sguardo, dandosi dell'idiota: ma cosa andava a pensare?
Rimase per un altra frazione di secondo in silenzio, il tempo per rendersi conto che il suo Capitano si era appena scusato con lei.
Non era nel suo carattere scusarsi, soprattutto non con un sottoposto, ma probabilmente quel suo cedimento era frutto dell'enorme pressione che aveva provato tutti noi.
 
 
Ipocrita. 
Ci avevi abbandonati consapevolmente, perché noi non eravamo altro che pedine nelle tue mani, oggetti da manipolare a piacimento. 
Eppure sembravi così sincero...
 

Era facile raggirarvi. Bastava scegliere con cura poche parole, assumere un'espressione indecifrabile e intessere il tutto con il giusto tono di voce.
Fatto questo, bastava che comandassi per essere obbedito all'istante.

 
Ritrovò finalmente la voce, rendendosi conto che Wesker la fissava con quello che era forse uno sguardo perplesso; le lenti erano ancora lì a coprire i suoi occhi azzurri.
 
 
Quei dannati occhiali. 
Chissà se senza quelli indosso avrei visto nei tuoi occhi la luce del tradimento; chissà se saresti stato capace di fingere e continuare a indossare la maschera del capitano responsabile.
Sono sicura di sì.

 
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima. 
Per sapere se una persona mente o è sincera, basta guardarla negli occhi per smascherarla.
Io sono perfettamente in grado di sopprimere le mie emozioni, di spegnerne la scintilla prima che arrivi al mio sguardo, ma non poter guardare negli occhi il proprio interlocutore mette a disagio chiunque, rende più circospetti e più vulnerabili.
Mentre io sono del tutto inattaccabile.
 

-Capisco. Comunque sono felice che tu stia bene.- le scappò detto, prima che potesse frenarsi. 
Si morse la lingua, scrutando la reazione del suo superiore.
Wesker stette per un secondo in silenzio, come se lo avesse colto in contropiede con quell'affermazione, poi cambiò repentinamente argomento.
 
 
Il fatto che mi preoccupassi per te ti turbava? 
Ti faceva sentire infimo e meschino? 
O trovavi l'idea divertente, un'altra chiara dimostrazione di quanto ingenui e deboli siano gli esseri umani?
 

Sbarazzarmi dei miei sentimenti umani e nascondermi dietro una fredda maschera d'impassibilità è stato il primo passo per diventare ciò che sono. 
Non lasciarmi scalfire da nulla, essere immune e lasciarmi alle spalle le mie emozioni per non cadere mai più in quell'errore.
 

-Hai notato...- cominciò, e la sua voce rimase perfettamente controllata, anche se la sua fronte appena aggrottata suggeriva un leggero nervosismo; non sapeva dire se fosse collegato a ciò che aveva detto o ad altro.
-...che Barry era un po' strano?- completò infine, sfuggendo il suo sguardo per un istante.
-Ora che me lo fai notare...- disse lei, esitante e incrociando le braccia.
Voleva molto bene a Barry, ma il suo comportamento non poteva essere definito normale, né tantomeno rassicurante. 
Chissà cosa aveva in mente.
 
 
Maledetto bastardo. 
Era per questo che esitavi? 
Eppure sei stato lo stesso molto persuasivo... scaricare la colpa su Barry: un modo semplice e insospettabile per sviare i sospetti da te, per riaffermare la figura del capitano preoccupato per i suoi agenti.
Bastardo.
 

Non era difficile raggirarti e sviare i tuoi sospetti: credevi ad ogni mia singola parola e l'idea che potessi essere io il nemico non ti sfiorava neanche: io ero del tutto insospettabile, ero il capitano che stava cercando di salvare la sua squadra ed era bastato richiamare la tua attenzione su Barry per fartelo apparire come un potenziale pericolo.
Persino tu che gli eri forse più vicina l'hai considerato un traditore, perché la mia parola valeva più della sua. 
Perché ti fidavi di me e questa è stata la tua condanna...
 

-Starò in guardia.- affermò, cercando di suonare convincente; nonostante la situazione non voleva apparire debole e terrorizzata, anche se si sentiva esattamente così.
Aveva i nervi a pezzi e anche il suo fisico reclamava riposo; aveva pensato più di una volta di riposare un poco in una delle tante stanze deserte della villa, ma il pensiero di ciò che avrebbe potuto trovare al risveglio glielo proibiva categoricamente.
 
 
Ti sei approfittato della mia debolezza, del fatto che fossi disposta a credere e a fare qualunque cosa pur di uscire da quella dimensione mostruosa. 
E mi hai usata per raggiungere i tuoi scopi.
 

Eri così vulnerabile, così facile da illudere. 
Bastava un mio sguardo o un mio gesto e tu ti ci aggrappavi come un'ancora di salvezza.
Questo ha giocato solo mio favore, stupida ingenua.
 

-Credo sia normale in queste circostanze.- riprese Wesker, guardandosi intorno come se dovesse saltargli qualcosa addosso da un momento all'altro. 
Cosa non poi così improbabile.
-Non è certo un'operazione standard, per noi.- riportò la sua attenzione sulla ragazza, con una leggera scrollata di spalle.
Jill si chiese come potesse rimanere così calmo e sembrare quasi a suo agio, ma scacciò questi pensieri nel sentire le sue successive parole:
-Jill, la priorità è uscire di qui il prima possibile.- Wesker le diede di nuovo le spalle, fissando l'oscurità impenetrabile aldilà del vetro. 
 
 
Non riuscivi più a sostenere il mio sguardo? 
Vacillavi di fronte all'enormità che stavi per compiere?
 

Il tuo sguardo mi disorientava. 
Era un misto di fiducia e speranza che mi faceva sentire quasi a disagio, come se bastasse un mio gesto per svelare il mio doppiogioco.
Ora ero io a sentirmi allo scoperto, vulnerabile.
Ma lo spettacolo non era ancora finito.
 

La ragazza ebbe l'impressione di cogliere un possibile continuo di quell'affermazione: uscirne vivi .
Rabbrividì appena, ma riuscì a mascherare il tremito nella voce.
-Sono d'accordo.- 
Wesker la sbirciò da sopra la spalla e lei si rese conto di aver pronunciato quelle parole con una veemenza tale da lasciarlo quasi sorpreso.
D'altra parte, cos'altro avrebbe potuto dire? Se non fosse stato per quei maledetti cani nella foresta, sarebbe schizzata via all'istante, invece erano bloccati lì, tutti.
In quell'incubo senza fine.
 
 
Pensavo veramente che saremmo tutti morti, nonostante fossi strenuamente attaccata alla vita... non solo la mia.
Volevo che ne uscissimo vivi tutti. 
Soprattutto tu. 
E poco dopo mi sono ritrovata a sperare che morissi, anche se il mio cuore gridava di angoscia e voleva che ti rialzassi.
Tuttora spero che tu possa morire, ma quello spillo che è piantato nel mio petto non vuole smettere di torturarmi.
 

Da quei pochi istanti dipendeva il successo del mio piano... e anche della tua vita, Jill.
Se ti fossi lasciata ingannare senza troppi dubbi ed esitazioni, ne saremmo usciti vivi insieme, volente o nolente.
Ma se ti fossi dimostrata troppo insistente e ficcanaso, eliminarti non sarebbe stato un problema, sebbene la perdita di un'alleata così fedele sarebbe stata enorme.
 

Wesker si voltò ancora una volta verso di lei; sembrava che non riuscisse a rimanere fermo.
 
 
La coscienza ti tormentava, Wesker? Ma ne hai mai avuta una...?
 

Provavo dei curiosi sensi di colpa nel mentirti così spudoratamente, ma li soffocai prontamente, spingendo il mio piano verso la sua ormai vicina conclusione.
 

Indicò la magione che si scorgeva dietro di lui, accennando qualcosa su delle porte ancora chiuse a chiave e Jill annuì appena, ricordando i simboli di elmi e armature impressi sulle serrature e alle loro probabili rispettive chiavi. 
Niente di nuovo. Non lo stava ascoltando veramente.
In quel momento voleva solo dimenticare dove si trovava e l'orrore che era intorno a lei.
Voleva solo stringersi a lui e vivere un attimo di pace nel mezzo di quell'incubo.
Provò l'istinto di prendere l'iniziativa ed avvicinarsi a lui, ma le mancò il coraggio.
Sapeva quel che intendeva Wesker con quei giri di parole: avrebbero dovuto separarsi di nuovo per indagare su due fronti. E non sapeva se l'avrebbe più rivisto; questa poteva essere la sua ultima possibilità.
-Ho cercato di aprirle...- continuò il Capitano lasciando in sospeso la frase, con tono più incalzante e alzando le mani in un gesto d'impotenza.
Aveva notato che Jill non gli stava prestando attenzione e aveva imposto una sfumatura di comando alla sua voce.
"Già..." pensò amaramente "Dopotutto sono solo una subordinata."
 
 
Ti è sempre piaciuto comandare. Si vedeva dall'inflessione che davi alla voce quando eravamo in missione, dal fatto che fossi sempre padrone della situazione. 
Immagino ti facesse piacere avere il controllo quasi totale delle nostre vite: un tuo ordine avventato e saremmo potuti morire.
Ti piace ancora comandare e manipolare vite, ma adesso pensi in grande.
 

Gli uomini sono totalmente incapaci di governare loro stessi.
Hanno sempre bisogno di una guida, di un punto di riferimento; in quel momento, io ero diventato il tuo.
Mi dava una sensazione di potenza incommensurabile sapere che sarebbe bastato una mia parola per spedirti verso l'inferno o la salvezza.
Il mio potere allora era limitato alle vostre poche, misere vite ma adesso... il diritto di essere un Dio sarà presto mio.
 

-Ok. Se è tutto tornerò alla Villa.- si riscosse, alzando lo sguardo su di lui e sentendosi prossima a svenire.
-Conto su di te.-
Quelle parole le provocarono un piccolo vuoto allo stomaco e uno spiacevole pizzicore agli angoli degli occhi.
Avrebbe fatto meglio ad andarsene alla svelta: non ci teneva a crollare di fronte a lui, ma era consapevole di aver assunto un'espressione smarrita e non sapeva dire se Wesker la stesse fissando o meno per colpa di quei maledetti occhiali che si ostinava a portare. Avrebbe tanto voluto strapparglieli di dosso.
Wesker accennò un saluto con il capo e fece per allontanarsi, ma aveva appena fatto un passo che si ritrovò stretto nell'abbraccio di Jill, che aveva gettato al vento ogni esitazione.
Trattenne bruscamente il respiro, colto alla sprovvista, ma la strinse a sua volta istintivamente e lei dovette soffocare la voglia di scoppiare a piangere sulla sua spalla.

 
Ti avevo colto di sorpresa. Non ti aspettavi una reazione del genere; pensavi che avrei obbedito da brava bambina, come al solito.
Chissà se ti eri accorto di quel che provavo, o se fossi semplicemente troppo preso dai tuoi piani per prestarci attenzione.
In ogni caso, anche se io non me ne rendevo conto, era una mossa cruciale che ti aveva messo in scacco.
Non avevi vie di scampo.
 

Esplicitare in questo modo i tuoi sentimenti è stato il tuo più grande errore, Jill.
Quella che prima era un semplice sospetto, era diventata una certezza e questo giocava a favore del mio obiettivo.
Ma ancora non ero del tutto in grado di domare i miei sentimenti, che lottavano prepotenti per riemergere e soggiogarmi, rendendomi loro schiavo.
Era decisamente uno scacco matto.

 
Chiuse gli occhi per calmarsi e lo strinse un po' di più, sapendo in cuor suo di aver appena valicato l'invisibile linea di confine che era sempre esistita tra di loro. 
Inspirò a fondo il suo profumo e tirò un sospiro tremolante, incapace di guardarlo in faccia.
-Jill.- la voce le risuonò profonda nell'orecchio appoggiato sul suo petto e coprì il battito del suo cuore, strappandola dall'attimo di pace che aveva tanto desiderato.
La scostò con un gesto gentile, ma fermo, posandole le mani sulle spalle e Jill si irrigidì improvvisamente, spalancando gli occhi. Si rendeva conto solo ora di quel che appena fatto e temeva la reazione di Wesker, ma lui era come sempre impassibile e distaccato... anche se sembrava esserci qualcosa di diverso nei suoi gesti.
 
 
In quel momento stavi pensando se fosse o meno il caso di uccidermi.
Non potevi permetterti distrazioni o esitazioni: ogni legame che potesse disoglierti dal tuo obiettivo andava troncato senza rimpianti.
 

Non potevo permettermi di sbagliare ora, a costo di apparire debole e sospetto ai tuoi occhi.
Se avessi agito d'istinto, avrei compromesso l'intera operazione, fallendo miseramente.
No, dovevo rimanere lucido e continuare a ingannarti. 
Forse per te ci sarebbe stato tempo, dopo.
 

-Scu...scusami.- balbettò arrossendo violentemente, cercando di sottrarsi alla sua presa, ma lui le impedì di allontanarsi trattenendola per i polsi. 
Il suo viso era immune a qualsiasi emozione, ma le sue soppracciglia corrugate suggerivano indecisione o preoccupazione, come se fosse di fronte a una scelta insostenibile.
Era una situazione paradossale, viste le circostanze; non poteva esserci momento peggiore per un chiarimento di quel genere.
Le lasciò improvvisamente i polsi, come se avesse preso una decisione e Jill era certa che se ne sarebbe andato all'istante, invece le sfiorò la guancia in una carezza leggera; fece per trattenere la sua mano, ma Wesker la ritrasse e sfuggì il contatto, mentre arretrava di un passo come se volesse allontanarsi di lì alla svelta.
 
 
Stavi giocando con me come fa il gatto con il topo.
Forse è stato in quel momento che non hai pensato a me per la prima volta come una semplice marionetta da manovrare a piacimento...
 

Sapevo che non mi avresti deluso, Jill...
 

Si bloccò a metà del gesto e sembrò sul punto di dire qualcosa, poi distolse bruscamente lo sguardo da Jill, imboccando il corridoio e lasciando Jill sola con i suoi confusi pensieri.
 
 
...avevi capito che io avrei potuto liberarmi dai tuoi fili e scegliere di obbedire al marionettista di mia volontà.
 

... finita quella storia, non avresti avuto via di scampo...
 

Wesker, svoltato l'angolo, si appoggiò al muro, cercando di far ordine nella sua testa.
Dopo pochi istanti, un ghigno trionfante si allargò sul suo volto.

 
Ma, quando si è liberi, si può anche scegliere di ribellarsi...
 

... dopo tanto tempo, saresti stata accanto a me di tua spontanea volontà.
 
 
Una lacrima scivolò lentamente sulla guancia della ragazza mentre guardava il diabolico dispositivo impiantato nel suo petto e sentiva quei crudeli occhi vermigli fissi su di lei.
 
 
"Ma ormai è troppo tardi."
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Nota Dell'Autrice:

Ta-daaa! :D Finalmente ho realizzato il mio sogno proibito di scrivere una JillxWesker (o Weskentine ù.ù)
 
So che potrebbe risultare un po' confusionaria per l'impaginazione... chiedo venia, ma non sapevo come impostarla altrimenti .-. Già ho una relazione complicata con l'editor di EFP (e non so neanche se verrà come dico io), ho preferito non rischiare xD

EDIT: Ho modificato l'impagninazione... spero si capisca un po' meglio, ma non so veramente come metterla!!! D:

Allora, cose forse abbastanza ovvie ma che preferisco mettere in chiaro:
 
-Wesker non ama Jill, almeno non dopo che è stato infettato dal T-Virus. Sono i suoi deliri di onnipotenza che lo spingono a desiderarla.
La vede come un suo punto debole, perché in effetti quando erano nella S.T.A.R.S. ho sempre sospettato che ci fosse del "tenero" tra di loro, ma mai in modo esplicito. Una relazione tra le righe, ecco ù.ù
 
-Jill amava Wesker. Dopo che è stata sottomessa alla sua volontà ha cominciato, giustamente direi, ad odiarlo, anche se l'attrazione fatale è sempre lì.
Nascosta, rifiutata, molto meno forte di prima, ma c'è
 
Ovviamente tutto l'ambaradam scritto quua sopra riguarda la mia FF e la mia visione di RE, non è veramente così D:(magari lo fosse! QAQ).
Quindi, sono pronta a lanci di pomodori, frutta e ortaggi vari, tanto ho con me un ombrellino bianco e rosso per proteggermi e c'è un tizio biondo vestito in nero a guardarmi le spalle ò.ò 
 
-Light-
   
 
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