Chapter #1: The Accident
Owen era intento alla dissezione di un alieno color malva che
avevano rinvenuto quella mattina presto vicino al porto, e che
attualmente giaceva steso sul tavolo delle autopsie di fronte a
sé.
E si stava annoiando a morte.
L’alieno non era davvero nulla di particolarmente
interessante: una specie di blob dotato di organi interni,
fondamentalmente una lumaca da un altro mondo, morta peraltro,
probabilmente di disidratazione; Jack però, per qualche
oscuro motivo, aveva insistito perché fosse sottoposta ad
un’analisi più approfondita. Owen
sbuffò, estraendo una massa giallastra che doveva essere
stato il fegato della creatura, e lo spostò in un
contenitore di metallo accanto al tavolo. Mentre stava iniziando ad
analizzarne un campione per rilevarne eventuali caratteristiche
sconosciute, la porta ad ingranaggio dell’Hub
rotolò da un lato, e l’allarme iniziò a
suonare, come ogni volta che qualcuno faceva il suo ingresso nella
struttura. Owen dedusse si trattasse di Jack e Ianto di
ritorno da una sessione di caccia al Weevil, pertanto non si
preoccupò nemmeno di alzare lo sguardo dalla sua attuale
occupazione.
Si concesse un momento per riflettere sulle cose alle quali lavorare
per Torchwood portasse ad accettare come assolutamente normali, ma
liquidò praticamente subito il pensiero con
un’indifferente alzata di spalle, e si preparò a
tornare alla routine di una giornata senza previsioni di
attività del Rift. O almeno così pensava.
“Ianto, aspetta!”
“Mi lasci in pace, signore.”
Quel breve scambio di parole portò allo spostamento
dell’attenzione di Owen dalla lumaca aliena ai suoi colleghi,
sbirciando dal basso della base medica verso il centro della sala
principale dell’Hub, dove i due erano attualmente in piedi,
uno di fronte all’altro.
“Signore?
Oh, avanti, è stato un incidente!”
Owen ridacchiò tra sé. Probabilmente il Capitano
aveva fatto qualcosa di estremamente stupido; flirtare con qualcuno era
in cima alla lista delle sue ipotesi, seguito dall’aver molestato Ianto in
luogo pubblico o dall’aver osato toccare la sua macchina per
il caffè.
Oh, lui odiava
quando qualcuno lo faceva. L'aveva imparato a sue spese.
“Non credo di poter classificare quello che è
successo come un semplice incidente, mi dispiace!”
La voce di Ianto era così scossa che quasi
preoccupò Owen. Quasi.
Vide Jack avvicinarsi all’altro, e lui evitarlo
allontanandosi velocemente, trascinandosi dietro il corpo svenuto del
Weevil.
“Mi troverà alle celle, e poi in archivio, se
dovesse aver bisogno di me.” Fece una pausa, poi vide la
bocca di Jack aprirsi per parlare. “Ed intendo davvero bisogno di
me, nel caso il mondo decida di finire -di nuovo- ad
esempio.” Precisò, interrompendo il
commento suggestivo che era certo sarebbe uscito dalle labbra del
Capitano.
Detto ciò, la figura di Ianto sparì nelle
profondità dell’Hub. Owen vide Jack abbassare il
capo e sospirare pesantemente, e decise che quello fosse un buon
momento per la sua studiatamente tempestiva apparizione.
Così magari avrebbe potuto infastidirlo un po’:
dopotutto il suo hobby era “torturare
coppie in relazioni felici”. Anche se, a
giudicare dalla scena appena consumatasi di fronte ai suoi occhi, "felici" sembrava
un aggettivo un tantino esagerato.
Salì velocemente le scale che portavano al punto nel quale
Jack sembrava fissato permanentemente, e gli diede una pacca sulla
spalla che lo fece sobbalzare. Strano, considerò: di solito
Jack avvertiva facilmente la presenza di qualcun altro in una stanza
assieme a lui. Non se ne preoccupò particolarmente, poteva
essere semplicemente stanco. Lo fissò, sogghignando.
“Perché teaboy
è così arrabbiato? Con quale specie aliena hai
deciso di provarci, quest’oggi?”
Jack non rispose, continuando a rivolgere lo sguardo verso la massiccia
porta di metallo, ormai chiusa, davanti a sé.
D’accordo, ora Owen iniziava davvero a preoccuparsi.
“Jack?”
“Mi ha ucciso.”
Un silenzio gelido cadde su di loro, la mascella di Owen che scendeva
in maniera assolutamente comica, e Jack ne avrebbe riso, fosse successo
in qualunque altro momento. Non era certo un’espressione
tipica, sul viso del giovane dottore, e non l’avrebbe
lasciato in pace al riguardo per giorni.
Ma al momento non era decisamente dell’umore.
“…Ucciso?” Riuscì finalmente
a chiedere Owen, il suo tono assolutamente incredulo.
Jack annuì.
“Ianto.” Iniziò Owen, convinto di aver
capito male, “Ianto Jones. Il nostro Ianto.
Quello che ti scopa con gli occhi e non solo ad ogni momento libero, ti
ha ucciso.”
Jack annuì ancora, sentendo un piccolo sorriso involontario
farsi strada sulle sue labbra alla definizione di Ianto del dottore.
Quest’ultimo ebbe la netta impressione di essersi perso
qualcosa di importante.
“D’accordo, io sono un dottore e non uno psicologo,
e non ci tengo particolarmente a sapere cosa passa per la testa del teaboy, soprattutto
non quello che riguarda te, ma perché diavolo
è lui quello arrabbiato e non tu?”
Jack staccò finalmente gli occhi da quel punto invisibile di
fronte a sé per voltarsi verso Owen, che non
mancò di notare subito la ferita non ancora del tutto
scomparsa sulla fronte del Capitano, chiaramente un foro di pallottola.
Jack sospirò.
“Il Weevil sembrava più grande e forte dei soliti,
e non riuscivamo ad avvicinarci abbastanza a lui da spruzzargli addosso
lo spray. Tu lo sai bene che i Weevil non muoiono con un semplice colpo
di pistola, ma abbiamo considerato che probabilmente
l’avrebbe stordito abbastanza da riportarlo qui senza
rischiare troppo. Lui era quello con la posizione più
favorevole per farlo, visto che era praticamente fuori dal suo campo
visivo: io ero troppo vicino a lui, e si sarebbe accorto di
me.” Fece una pausa, sospirando, “Purtroppo, quando
Ianto ha premuto il grilletto, io ero ancora esattamente nella
traiettoria della pallottola. Non mi sono spostato abbastanza in
fretta. Ma non l’ha fatto apposta, non ne poteva niente: non voleva uccidermi!”
Owen sogghignò.
“Ne sei sicuro?”
Jack gli lanciò un’occhiataccia, allontanandosi
dal medico per sedersi pesantemente sul divano accanto alle scrivanie
di Gwen e Tosh. Le due donne erano uscite a comprare il pranzo, e
sarebbero state di ritorno in una mezz’ora. Owen lo
seguì, piazzandosi in piedi di fronte a lui.
“Comunque non hai risposto alla mia domanda:
perché è così arrabbiato?”
Il Capitano prese a massaggiarsi le tempie, imprecando sottovoce.
“Non è arrabbiato, si sente in colpa. È convinto sia stata
colpa sua.”
Owen alzò un sopracciglio.
“E non lo è?”
Il medico ricevette la seconda occhiataccia della giornata, ed
alzò le mani in segno difensivo.
“Ehy, ehy: stavo solo dichiarando i fatti!”
Jack sbuffò.
“Piuttosto ipocrita da parte tua, considerando che, secondo i fatti,
Ianto non è il primo ad avermi sparato in questo team, se la
mia memoria non m’inganna.”
Owen si zittì, spostando nervosamente il peso da un piede
all’altro ed incrociando le braccia al petto.
“Non nego le mie responsabilità.”
Borbottò, evitando lo sguardo di Jack, “Ed ho
chiesto scusa.” Aggiunse sottovoce.
Il Capitano annuì, addolcendo la sua espressione.
“Sì, ed io ti ho perdonato.”
Owen annuì a sua volta, le braccia ancora incrociate al
petto ed il suo solito broncio dipinto in viso. Decise di cambiare
discorso, prima che il silenzio diventasse imbarazzante.
“Comunque, ché intendi fare con Ianto?”
Jack quasi si permise una mezza risata notando come la
“o” finale del nome del suo amante suonasse
estremamente buffa nell’accento londinese del giovane medico
che, come ogni inglese che si rispetti, tendeva ad aggiungere una
“u” and ogni vocale rotonda, rendendola quasi
palpabilmente più dolce.
A dirla tutta, un po’ gli ricordava Rose.
“Sinceramente, non ne ho idea: ho provato a farlo ragionare,
ma è più testardo di Gwen quando vuole, ed ha
preso questa storia molto sul serio.” Sospirò per
l’ennesima volta, “Suppongo che dovrò
aspettare che gli passi, che si senta di nuovo a suo agio con me
attorno. Non ho idea di quanto ci metterà.”
Owen emise uno sbuffo nervoso.
“Tipico del teaboy:
prendersi colpe e responsabilità inutili e che non
ha.”
Jack annuì, rassegnato.
“Ho cercato di fargli capire che sarebbe potuto succedere a
chiunque, ma non ho voluto sentir ragioni.”
Il silenzio che seguì quest’ultima affermazione
non durò che un minuto o due, perché Owen si
illuminò all’improvviso, apparentemente senza
motivo, schioccando le dita entusiasta.
“Jack…”
Il Capitano alzò gli occhi sul dottore, trovandogli stampato
in viso un sorriso vagamente inquietante.
“Owen?”
Il medico gli si avvicinò, piazzandosi davanti al divano a
gambe divaricate e mani sui fianchi.
“Ho la soluzione al tuo problema.”
Fissando il suo ghigno, Jack trovava difficile decidere se sentirsi
estremamente sollevato o estremamente terrorizzato.
ndA: E poi
boh, l’ispirazione chiama nell’ora di filosofia, e
tu non puoi far altro che rispondere.
Questa fic puo’ essere ambientata da qualche parte tra “To the last
man” e
“Meat”, ma non ci saranno grandi
spoiler per nessuno dei due episodi, o per la seconda stagione in
generale. Più avanti conterrà un po' più di introspettività, ma giuro che non sarà mai pesante.
Tanto per essere chiari, io guardo la serie in originale, e non posso
fare a meno di utilizzare alcuni termini inglesi, visto che secondo me
hanno molto più senso e carisma delle loro traduzioni in
italiano. In questo capitolo ho usato il termine Hub, che se non
sbaglio in italiano è tradotto come Nucleo, Rift, che in
italiano é tradotto con fessura,
e teaboy, che se non
sbaglio è tradotto come maggiordomo,
ma che non è propriamente esatto, essendo più che
altro un "soprannome" affibiatogli da Owen.
Mi pare più che evidente che il pairing principale
sarà Janto,
ma chissà, dentro potrebbero finirci anche un po’
di Towen e
Gwys.
Per ora è tutto.
Kisses and
‘til next time,
A_Dark_Fenner