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Autore: Skinuzbear    25/09/2011    2 recensioni
-Che ti prende?- lui la fissava quasi scioccato mentre lei guardava i numeretti che uno ad uno si illuminavano.
-John il rosso non esiste.- disse continuando a fissare in alto.
Jane era allibito -Ma che diavo....-
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, questa fic riposava sul mio desktop da un po’ di tempo...l’ho riletta l’altro giorno e mi sembrava abbastanza decente da postare.

Era nata come oneshot, solo che mi sono resa conto che diventava più scorrevole spezzandola...quindi ne usciranno 2 o al massimo 3 capitoli. 

Non so ancora come finirla...forse l’ho finita e ancora non lo so...questa storia non mi parla....uff....

 

Comunque, ENJOY! Aspetto feedback positivi/negativi....mi fa sempre piacere sapere la vostra opinione!

 

Disclaimers: Mentalist è mio....l’ho prestato a Bruno Heller e ancora non me l’ha reso.....maledetto....

 

Capitolo 1

 

Erano da poco passate le 21 negli uffici del CBI, quando Teresa Lisbon spense il computer dopo aver finito il rapporto sul caso di quella settimana. 

 

Era stanca, si sfregò gli occhi e notò allora una cartellina rossa abbandonata nell’angolo più remoto della sua scrivania; il suo contenuto lo conosceva fin troppo bene anche senza aprirla: lettere di lamentela, querele e rapporti negativi relativi al comportamento di Jane durante il caso.

 

Il procuratore aveva preso l’abitudine, da un po’ di tempo a questa parte, di mettere tutto in cartelline rosse così che spiccassero in mezzo alla pila di dossier che Lisbon aveva sulla scrivania facendo sì che non potesse addurre la scusa che li aveva persi o confusi o dimenticati. 

 

E chi se li dimentica. Ormai erano diventati parte integrante del suo lavoro.

 

Sbuffò, di sicuro non ci avrebbe pensato quella sera.

 

Si alzò, prese le sue cose e si diresse verso l’ascensore passando per le scrivanie dei suoi sottoposti che a quell’ora erano vuote, esclusa quella di Cho a cui era toccato il turno di notte e che trovò a leggere un libro.

 

Lo salutò e lui rispose con un cenno.

 

Mentre aspettava l’ascensore l’occhio le cadde sulle scale che portavano alla soffitta. Era già da un paio d’ore che non vedeva il suo irritante consulente vagare in giro per gli uffici e in cuor suo sperò che fosse andato a casa, ma la sua mente la smentiva.

Salì le scale e aprì piano la pesante porta di ferro.

 

Mente 1 - Cuore 0.

 

Jane era sdraiato su quel letto improvvisato intento a leggere un dossier. Sguardo serio e concentrato, la fronte leggermente corrugata, con il pollice sinistro faceva ruotare la sua fede nuziale intorno all’anulare. 

 

John il Rosso. 

 

Ovviamente.

 

Sospirò, lo chiamò piano, lui alzò lo sguardo. 

 

-Lisbon! Non ti avevo sentito entrare...- disse spostando di nuovo l’attenzione sul dossier.

 

Lei rimase a fissarlo; solo pochi giorni prima gli aveva detto che non poteva vivere in quel modo, rinchiuso in una soffitta a leggere e rileggere rapporti e referti in modo ossessivo per poi crollare esausto su quel materasso ammuffito. 

 

Si chiedeva da quanto non si facesse una vera dormita. 

 

-Lisbon, so di essere un uomo veramente affascinante e staccarmi gli occhi di dosso è cosa ardua, ma vorrei tanto che la smettessi- scherzò Jane mostrando uno dei suoi soliti sorrisi sornioni.

 

Lei si destò dai suoi pensieri pur continuando a fissarlo. 

 

-Ok, alzati!- 

 

-Come?- 

 

-Su, muoviti! Alzati!- ripeté enfatizzando con un gesto della mano, Jane la fissava perplesso...

 

-Ora!- il tono perentorio non ammetteva repliche. Jane si alzò, recuperando la sua giacca e oltrepassò la porta che lei teneva aperta.

 

Scesero velocemente le scale fermandosi nuovamente davanti all’ascensore.

 

-Che ti prende?- lui la fissava quasi scioccato mentre lei guardava i numeretti che uno ad uno si illuminavano.

 

-John il rosso non esiste.- disse continuando a fissare in alto.

 

 Jane era allibito -Ma che diavo....- 

 

-Questa sera...- lo interruppe prima che potesse finire -...John il rosso non esiste. Adesso usciamo, ceniamo, facciamo qualsiasi cosa tranne pensare al lavoro poi ti porto a casa e tu dormi, in un vero letto, in una vera casa.- 

 

Non voleva che risultasse come un ordine ma, se fosse stato necessario, l’avrebbe trascinato fuori dal CBI legato mani e piedi.

 

Jane comprese che era solo preoccupata e per un attimo rimase in silenzio. 

 

-Lisbon, io sto bene...- 

 

Lei alzò la testa per guardarlo negli occhi. 

 

-Non prendermi in giro...- il tono era quasi rassegnato, si aspettava che dicesse una cosa del genere -...ascolta, non ti sto dicendo di abbandonare tutto, né di ammettere che stai precipitando in un baratro di cui non vedi la fine. Voglio solo che per una sera tu ti rilassi e faccia qualcosa di diverso perchè diciamocelo, tu non stai bene. Sei pallido ed esausto, indossi questo completo da almeno due giorni e non torni a casa da non so quanto. Considerala una pausa, e se non vuoi farla per te allora falla per me, te lo chiedo come favore personale- 

 

Jane non lo avrebbe mai ammesso, ma si ritrovava sempre spiazzato dalla sincerità di quello sguardo. Quando lei lo fissava in quel modo perdeva qualsiasi capacità di mentire, truffare o prendere in giro. Era la sua cryptonite e lo faceva vergognare del fatto che lui ormai era incapace da anni di rivolgersi a chiunque con una tale onestà.

 

-Ok...- disse guardandosi le punte dei piedi e dondolando sui talloni.

 

Salirono sull’ascensore che li portò al piano interrato del parcheggio.

 

-Certo che, detto da te, “serata di svago” suona particolarmente strano...- disse dirigendosi verso l’auto. 

-Cosa vorresti dire?!- 

 

Lei lo squadrò storto pronta a fargli molto male in caso di risposta errata.. 

 

-Niente!- disse lui veloce superandola e uscendo dalla sua zona di tiro        

 

-Guido io!- urlò poi scuotendo in aria le chiavi. 

 

Lisbon si tastò le tasche trovandole paurosamente vuote -JANE!-

 

TBC...

  
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