Trent – Verde smeraldo.
Era una giornata d'autunno, fredda, molto. Il ricordo di lei mi tormentava come ogni mattina.
Io decisi di uscire, perché effettivamente non avrei ricavato niente dallo stare un altro fottutissimo giorno in casa, il tredicesimo, da quando c'ero tornato, a casa.
E pensavo a quel reality, pensavo che io mi ero illuso di qualcosa che in realtà era stata solo e soltanto aria, che volando aveva portato via ogni dubbio.
E ogni certezza.
Uscii da quella casa che mi aveva sopportato per quasi due settimane in pigiama ventiquattr'ore su ventiquattro. Stavo facendo una passeggiata, quando notai, sotto un albero carico di foglie rossastre, lei.
Mi invitò a sedermi accanto a sé, io non me lo feci ripetere due volte, così mi appoggiai a quella panchina su cui l'avevo vista.
Una foglia pendeva dal ramo più basso di quell'albero, di un marrone spento, quasi a voler cadere subito.
Lei mi parlò, la sua voce era melodiosa, una musica. Non facevo caso a ciò che mi diceva, non mi importava, l'avevo ritrovata, io l'avevo ritrovata, non sarebbe stata più un lontano ricordo.
«...e sì, alla fine è andata così... comunque devo andare, ciao Trent»
La vidi allontanarsi. Un sorriso mi affiorò sulle labbra.
Diedi ancora un'occhiata a quella foglia.
Era verde smeraldo, viva.
Avrei giurato che poco prima non lo fosse!!!