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Autore: Bloody Alice    26/09/2011    6 recensioni
[Questa fanfiction ha partecipato al contest Autumn Leaves di Evilangel98]
***
L’amore è il miglior peccato che l’uomo possa commettere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 20.38 e il mio cervello ha ancora voglia di sparare cazzate creare fic.
Quindi, signori e signore, beccatevi questa ff sulla coppia yaoi più amata di Inazuma Eleven xD
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IT’S RAINING LOVE AND FALLING STARS


Camminava sotto la pioggia.
Le luci del centro città erano abbaglianti.
Insegne ovunque, di ogni colore.
Il suo ombrello giallo si confondeva tra quelli di altre persone, che si muovevano freneticamente da un lato all’altro della strada.

Prese una via secondaria, che saliva sulla collina.
Ad un tratto si fermò e osservò l’orologio.
Le ventitre e trenta.
Ricominciò a camminare.

Poi, un suono.
Si fermò di nuovo.
Si guardò intorno.
Sotto un albero, in un angolo della strada, una scatola.
Era da lì che veniva quel rumore.

Si avvicinò.
Dentro la scatola di cartone, sgualcita a causa della pioggia, un piccolo gattino bianco, tutto bagnato.
Non ci pensò molto e chinandosi coprì i piccolo felino con il suo ombrello.
Ora però, era lui a prendersi tutta la pioggia.
Poco importava.
Il gattino si era tranquillizzato, ora che era all’asciutto.

Passò qualche minuto, quando nemmeno lui sentì le gocce di pioggia.
Pensò fosse cessata.
Alzò lo sguardo, ma non vide il cielo terso.
No.
In piedi, sotto la pioggia, c’era lui.

-Ciao, Midorikawa–
Abbassò lo sguardo – C-Ciao Hiroto -
Probabilmente era diventato rosso.

Hiroto era da sempre il suo migliore amico.
O meglio, continuava a ripeterselo.
La verità però era un’altra.
Lui ne era innamorato.
Gli piacevano i suoi occhi.
Gli piacevano i suoi capelli.
Gli piaceva il suo modo di fare e relazionarsi con gli altri.

Amava tutto di lui.
Pregi e difetti.
Ma non si era mai dichiarato.
Perché aveva paura di un rifiuto.
In fondo, lui era corteggiato da innumerevoli ragazze e ragazzi.

Se i suoi sentimenti non erano ricambiati, che ne sarebbe stato delle giornate passate insieme?
Che ne sarebbe stato della loro amicizia?
Che ne sarebbe stato di loro?

Stava ancora pensando, quando Hiroto lo riportò alla realtà.
-Forse è meglio andare. Inizia a fare freddo. Così rischi di ammalarti– disse chinandosi in avanti, fino ad arrivare all’incavo del suo collo.
La sua voce aveva quel tono sensuale, dolce e caldo che lo faceva sempre impazzire.
Un’altra cosa che amava di lui.
Dovette fare appello a tutto il suo self-control per non arrossire ulteriormente.
Annuì e si alzò.

Però, nel preciso istante in cui tolse l’ombrello da sopra la scatola, il gattino ricominciò a miagolare.
Midorikawa lo osservò.
Non poteva portarlo con sé.
Diam, il suo compagno di stanza, era allergico ai gatti.

Ma il rosso risolse la situazione.
Prese il cucciolo in braccio e poi sorridendo si rivolse a lui –Andiamo?-
-S-Sì …-

Camminarono in silenzio per parecchi minuti.
Midorikawa continuava a pensare, e solo le fusa del gattino che si strusciava contro il petto di Hiroto lo risvegliava dai suoi ricordi.
C’era una cosa in particolare che gli era rimasta impressa nella mente.


Orfanotrofio Sun Garden, cinque anni prima, estate.
Un bambino con lunghi capelli verdi legati in una coda di cavallo.
Una bambina con capelli bianchi come la neve.
Entrambi, seduti sotto un grande albero.
-Cosa significa la parola amore, Suzuno-chan?-
L’albina rimase in silenzio per alcuni istanti, poi rispose
-Penso che l’amore sia stare bene insieme con qualcuno. Fare sacrifici ma non avere rimpianti, perché l’hai fatto per quella persona-
-Quindi amore è questo, Suzuno-chan?-
-Credo di sì, Ryuuji –



 

Fu in quel momento che si accorse di essere innamorato di Hiroto.
Fu in quel momento che si accorse che l’amore era un sentimento che ti travolgeva sin dal primo attimo.
E quando ormai la tua ragione si era persa in chissà quale universo, allora eri sicuro si essere rimasto intrappolato nel suo vortice.
Si accorse però che l’amore faceva anche male.
Si accorse che l’amore poteva ferire.
Ma non era importante.
E questo, gliel’aveva fatto capire l’ultima persona che si sarebbe mai aspettato.


 

Orfanotrofio Sun Garden, un anno prima, Natale.
-Midorikawa, non lo mangi il panettone?-
-No, voglio restare qui a guardare le stelle-
-Sono le dieci di sera e ci sono tre gradi. Ti ammalerai se rimani in terrazza tutto questo tempo-
-Non credevo ti preoccupassi così tanto per me, Ulvida-san-
-Non sono io a preoccuparmi. E’ il rosso. Voleva ringraziarti per il regalo che gli hai fatto, ma non ti ha visto e si è preoccupato. Ora è occupato a scartare quelli degli altri. Sai, no? Il tuo lo apre sempre per primo-
Annuì - Ulvida-san, tu ti sei mai innamorata?- chiese cambiando completamente discorso.
La ragazza si irrigidì -C-Come mai questa domanda così all’improvviso?-
-Così, volevo solo sapere-
-Beh, se è solo per curiosità … Sì, Midorikawa. Mi sono innamorata. E ti dirò di più. L’amore spesso, troppo spesso, fa soffrire-
Si voltò e osservò la turchesina, che rimaneva in piedi con lo sguardo basso.
Stava per parlare, ma lei lo anticipò.
-Credo comunque che l’amore sia il peccato migliore che l’uomo possa commettere- mormorò sorridendo lievemente.


 

“L’amore è il miglior peccato che l’uomo possa commettere”
Era davvero così?
Nonostante ti facesse perdere il senso della realtà?
Nonostante ti facesse stare male?

Amore, che cos’è relamente l’amore?
Se l’era chiesto tante volte, dopo quello che gli avevano detto Suzuno e Ulvida.

Si stava ancora ponendo quella domanda, quando vide Hiroto che apriva la porta del loro dormitorio.
Intanto aveva cessato di piovere.

Un mare di stelle facevano capolino tra le nuvole, che viaggiavano soffici guidate da lievi soffi di vento.
C’era silenzio.
Una pace idilliaca, ora che era tornato sereno.
Ora che erano lontano da tutto e da tutti.
Ora che i suoni della città erano troppo lontani per essere uditi.

Entrarono.
Midorikawa cercò di aprire la porta della sua stanza, ma si accorse che Diam l’aveva chiusa a chiave.
Perfetto.
Ora non poteva più entrare.
In fondo, era risaputo.
Diam aveva il sonno molto pesante.
Nemmeno due complessi di heavy metal sarebbero riusciti a svegliarlo.

-Se vuoi, puoi dormire con me, questa notte- disse calmo Hiroto.
Il pistacchietto arrossì vivacemente.
Detta in quel modo, la frase poteva avere tantissimi sensi.
“Ok Ryuuji, basta film mentali!” si ripeté nella sua testa e con un ‘sì’ poco convinto entrò nella stanza.

Il rosso prese un paio di cuscini, li mise per terra e vi appoggiò il gattino, che ormai si era addormentato.
Poi si sedette sul davanzale della finestra.
Midorikawa si avvicinò a lui e appoggiò i gomiti sul davanzale.
-Le stelle sono bellissime questa notte, vero?- sussurrò il rosso, rompendo quel lungo silenzio –chissà se ci sono anche e stelle cadenti-

Stelle cadenti …
L’avrebbe mai vista una stella cadente?
E se fosse accaduto, che desiderio avrebbe espresso?
Magari diventare più forte.
Magari trovare una famiglia.
Ma chi voleva prendere in giro?

Non voleva il potere, come ai tempi della Alius, quando per rendere felice il Signor Shiller era arrivato a distruggere il suo vero io.
Non voleva una famiglia, come da piccolo, quando il mondo gli era caduto addosso senza nemmeno chiedergli il permesso.
C’era solo una cosa che desiderava ardentemente, più di ogni altra: l’amore.

Se avesse trovato il coraggio, si sarebbe dichiarato.
Se avesse avuto il coraggio, si sarebbe lasciato andare alle emozioni e avrebbe baciato Hiroto senza pensarci.

Poi, senza un motivo preciso, il rosso iniziò a cantare.


 

yozora ni matataku hoshi-tachi tsuyoku hakanaku kagayaki
taisetsu na egao tame ni
kibou wo egaku ryuusei ni nare


 

Conosceva quella canzone.
Era quella che Hiroto gli cantava quando erano piccoli.
Lo aveva conosciuto grazie a questa canzone.


 

mada hitoribocchi tayorinai hikari demo
mada kurayami ni kiesou na kodoku demo


 

Era una tiepida notte  d’estate, il dieci Agosto.
Lui non riusciva a dormire.
Poi sentì una voce, proveniente dalla terrazza all’ultimo piano.

 

aa mitsuketan da mune ni aru ohisama
hatashitai to kokoro kara negau yume

 


 

Salì le scale senza fare rumore.
Arrivato in terrazza, vide un bambino, seduto sulla ringhiera.
Aveva i capelli rossi brillanti e gli occhi color acqua marina.
Cantava una bellissima canzone mentre con lo sguardo osservava la volta stellata.
 

yozora ni matataku hoshi-tachi tsuyoku hakanaku kagayaki
taisetsu na egao no tame ni

 


 

Gli si avvicinò, e lui smise di cantare.
Gli chiese il suo nome.
Poi iniziarono a parlare.
La loro amicizia era spuntata così, dal nulla.
Come un fiore in un prato, durante una dolce giornata di primavera.
 

Terminarono di cantare insieme.

 

kibou wo egaku ryuusei ni nare

 

-Te la ricordi?- chiese Hiroto guardandolo.
-Come dimenticarla- sussurrò lui in risposta, poi sorrise.

Il rosso si voltò nuovamente a guardare il cielo –Guarda Ryuuji, una stella cadente!-
E proprio in quell’istante una linea splendente solcò il cielo, scomparendo a occidente, dietro le nuvole.
Entrambi chiusero gli occhi.

Hiroto scese dal davanzale e si avvicinò all’amico -Cosa hai desiderato, Midorikawa?-  
-Diventare sempre più forte- mentì.
Non poteva di certo dire “trovare il coraggio di dirti che ti amo”.

-E tu, invece? Che desiderio hai espresso Hiroto?- gli domandò.
Il ragazzo rimase per un attimo in silenzio, poi abbassò lo sguardo e arrossendo leggermente sussurrò –che questo momento duri per sempre-
Midorikawa lo osservò interrogativo, ma non ebbe tempo di chiedere spiegazioni.

L’altro lo attirò a sé e fece incontrare le loro labbra.
L’attrazione che provavano l’uno per l’altro esplose come una super nova nel preciso istante in cui le loro lingue si toccarono.
Midorikawa si lasciò trasportare dai suoi sentimenti e senza riflettere intrecciò le sue mani tra i capelli di Hiroto.
Il rosso lo spinse con delicatezza sul letto.

I rumori non avevano più un senso.
La logica non aveva più un senso.
La razionalità non esisteva più.
Il tempo era solo un dettaglio insignificante.

Amore, che cos'è realmente l'amore?
Puoi cercare una definizione sul vocabolario, ma non troverai mai il vero significato di questo sentimento.
Amore è amore.
Non si può spiegare a parole.

E così si lasciarono guidare da quell’emozione così travolgente che gli scoppiava in petto.


 

I sentimenti che esplosero quella notte li ricordo intensi e luminosi come una stella.
Non dimenticherò mai lo scintillio del sogno che abbiamo costruito insieme.
[Ryuuji] 


 


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*Angolo della baka :3*

*sta ancora correndo dietro al rotolo di Evilangel*
*vede che deve scrivere qualcosa alla fine della sua stupenda schieffza (un po' contraddittorio, eh?)*
*frena di colpo*
*va a sbattere contro un Caterpie, mentre volano un mimo e una porta*
E te pareva, il mimo e la porta proprio non potevano mancare xD

Bene Bene, passiamo alla mia fantasmagoricamentefantasmagorica (?) fic!
Fa vomitare :D
No, dai, scherzo u.u
Questa volta sono soddisfatta di me stessa (più o meno =w=")

Ma partiamo dall'inizio!
(sì, voglio sprecare il mio tempo in questo angolo che non leggerà mai nessuno. Perchè? Perchè mi va, ovvio uwu)

l titolo non so da dove sia sbucato.
Ma quando si parla di Hiroto e Ryuuji-chan ci sono sempre di mezzo le stelle u.u

Quindi non poteva mancare nemmeno la canzone di Hiro-kun *-*
Insomma, ha una voce stupenda *-*
E poi, il titolo *-*
Star Line, completamente azzeccato *-*

Detto questo, potete benissimo immaginare cosa hanno fatto Hiroto e Midorikawa alla fine della fic u.u
Avrei descritto volentieri (che pervertita =w=) ma il rating non poteva essere rosso.
Io poi non consoco le mezze misure, quindi il rating giallo o arancione era escluso u.u

Direi che ho sparato abbastanza cavolate per questa sera OwO
Mi ritengo soddisfatta ùwù

Quindi ciao ;D
Lasciate qualche piccola recensione :3

Bye Bye
Bloody_Alice97

*vola una porta*
*la afferra e ci sale sopra*
*se ne va con il mimo in stile Aladin, anche se non c'è un tappeto ma una porta*

Che dire, io sono alternativa x3

   
 
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