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Chiedo perdono, ma devo proprio mettere un’introduzione a questo missing moments.

La ragione è più che lecita.

Avete presente il finale di Eureka Seven, quello della trasposizione animata?

Questo missing moments è ispirato al finale del MANGA di Eureka Seven.

Si, lo metto in caratteri cubitali perché tra il finale del manga e dell’anime c’è una gran bella differenza.

In verità è tutto differente e penso che chi non lo avrà già letto capirà poco e niente : per questo volevo fare una piccola introduzione (ovviamente non racconterò tutto il finale, per carità).

Punto primo : Nel manga, almeno penso, si fa molta più attenzione all’introspezione dei personaggi, per questo viene molto più accentuata la situazione, tragica in tutti i versi, di Anemone e Dominic.

Sono due poli opposti, non riescono a combaciare.

Dominic e Anemone non si baciano mai, non si dichiarano e la loro storia non finisce rosa e fiori.

Eppure c’è un filo portante che unisce questa coppia nel manga : è una piccola storiella che lei racconta sullo spaventapasseri del Mago di Oz, desideroso di voler riaquistare il suo cervello e tornare a danzare. Anemone rivela a Dominic che era inutile che egli desiderasse di tornare a danzare , perché nessuno avrebbe ballato con lui.

Dominic, nell’ultimo volume, prima di fare la sua fine, si propone per ballare con lei, anche se non ci riuscirà a causa di una serie di problemi che non sto a spiegare.

Punto secondo: E qui si arriva al punto cruciale. Nell’anime finisce tutto bene, Eureka e Renton vivono felici e così anche Anemone e Dominic.

Nel manga è diverso : Eureka alla fine scompare dissolvendosi nell’aria, e la terra torna ad essere quella di un tempo. Dominic muore durante un attacco dei Coralians, per difendere Renton e la ragazza che ama. Anemone, nella ultime pagine si vede su una sedia a rotelle vicino a un cimitero, che sorride ad una bambina che le ricorda molto il sorriso di Dominic.

Non strappatevi i capelli, per me è stato bellissimo. Continuo a piangere quando lo leggo.

Mi scuso per l’introduzione più lunga dello stesso scritto, e per aver spiegato le cose male, ma c’è troppo da dire.

Buona Lettura.

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Che senso aveva?

I suoi occhi, vitrei e assenti, si erano assottigliati, increspati come l’erba al vento.

Guardavano indistintamente quella cosa e la terra secca, acerba, di fine stagione.

Indistintamente, tutto ciò che era davanti a lei sembrava non avere nessun significato.

Perché un significato alla fine, non ce l’aveva proprio niente e nessuno.

Né i ciuffi d’erba spuntati in lontananza, né il sole spento di fine pomeriggio, né tutto ciò che aveva vissuto, che aveva sopportato.

Più di tutto, non aveva un significato quella piccola scultura di marmo quadrata, che i suoi occhi dischiusi attraversavano in cerca di qualcosa che non c’era.

Che senso aveva, tutto ciò?

Si strinse il lembo del vestito tra le mani, stringendo gli occhi, forse in tono di sfida, di disapprovazione, o solamente per evitare di guardare di nuovo.

E aveva un groppo secco in gola, che la tormentava ultimamente, che non la faceva dormire.

Non aveva senso.

Per Anemone, quel luogo e quello che era accaduto, non aveva più senso.

Quella frase però, che le si bloccava nella trachea raschiandole le parti interne, un significato ce l’aveva avuto.

Quella frase avrebbe dovuto pronunciarla un bel po’ di tempo fa.

Avrebbe dovuto sillabarla piano, sorridendo e tendendogli la mano, come la principessa fa con un principe.

Come uno spaventapasseri fa con il suo principe.

Che senso aveva?

Che senso aveva rimanere lì, immobile e trasparente, cercando le parole, ingoiando parole, davanti a quella tomba, Anemone non lo sapeva.

Attorno a lui crescevano solo i fiori che amava, quelli che avevano dato a lei un nome.

Ma lui non c’era.

Quella scritta, quell’affermazione di nascita e di morte, quel nome stampato in caratteri cubitali, quel silenzio indelicato, non avevano alcun significato per lei.

Perché?

Lo spaventapasseri aveva riacquistato il suo cervello, ma non aveva le gambe per poter ballare.

E nessuno avrebbe danzato con lei, lui non avrebbe potuto danzare con lei.

Nonostante tutto lei aveva qualcosa da dire, da completare.

Doveva dare una risposta a quell’invito a cui non aveva potuto replicare.

I suoi occhi si riaprirono poco a poco dalla flessura nei quali si erano nascosti, e le sue labbre bisbigliarono - inceppandosi - il nome della lapide.

E nel pronunciarlo, il pezzo mancante le scappò via dalle labbra, riducendosi in una frase chiara impastata da un sorriso che, in passato,non gli aveva mai voluto dedicare.

Aveva inclinato la testa sullo schienale della sedia a rotelle, muovendo piano i suoi capelli color pesca, e ridendo nel suo piccolo atto di libertà.

Per un momento, voleva dimenticare la lapide che le accecava la vista e vedere colui che l’avrebbe fatta danzare.

Fu un come un lungo sospiro.

D’altronde neanche lei aveva un particolare significato.

Ringrazio coloro che, nonostante ancora non ci sia la sezione, hanno letto questa piccola sottigliezza.

Spero che anche loro amino questi due personaggi come me.

Grazie.

(ex _kagura_kaze_)